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Rassegna stampa

Fisico, fiducia, famiglia Djokovic sta volando (Martucci), Serena e Djokovic coppia da Grand Slam (Zanni), Si è incattivito Djokovic! (Valesio), L’incredibile record al contrario di Carla Suarez (Clerici), Cercasi avversario per Djokovic almeno sulla terra (Mancuso)

Last updated: 07/04/2015 9:15
By Daniele Flavi Published 07/04/2015
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20 Min Read


📣 Guarda il torneo ATP di Shanghai in streaming su NOW! 

Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Fisico, fiducia, famiglia Djokovic sta volando

 

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 07.04.2015

 

“No non sono solo, e non combatto solo per me. La mia gente mi aiuta e mi dà continuamente forza ed ispirazione”. Quando l’ha dichiarato, Novak Djokovic ha ricevuto tanti sorrisi sardonici. Sembrava l’ennesima puntata della solita campagna marketing. Ma è sincero. GIOCO DI SQUADRA Nole è il papà felice che si spupazza il neonato Stefan. E’ il marito realizzato che discute di romanzi e solidarietà con la mogliettina Jelena. E’ l’eroe della grande famiglia (padre, madre e due fratelli aspiranti tennisti) e dell’orgogliosissima Serbia…… anche domenica a Miami rifilando il decisivo 6-0 set ad Andy Murray, chiudendo il match proprio come aveva fatto al quarto set degli Australian Open di gennaio. E come gli è riuscito — non a caso — sei volte negli ultimi quattro mesi: due al Masters di Londra (Wawrinka e Nishikori), due a Melbourne (Wawrinka e, appunto, Murray) e due a Miami (Dolgopolov e ancora Murray). Perché i suoi nervi vanno anche in tilt — leggi il battibecco con un raccattapalle nel secondo, durissimo, set, perso col «gemello» scozzese —, ma la macchina è talmente ben oleata che torna in fretta a scatenare le sue bocche da fuoco. Rovinando il compleanno del guerriero Ferrer e le nozze (di sabato) di Andy, avversari che soffre per motivi diversi, ma che domina sul cemento della Florida, rispettivamente, per l’ottava e per la settima volta consecutiva. Statistiche importanti, contro il numero 7 e 3 del mondo. Anche se fanno più effetto i record assoluti delle due triplici Melbourne-Indian Wells-Miami e delle tre doppiette California-Florida, e il record eguagliato (di Federer) del bis consecutivo nei due super-tornei sul cemento degli Stati Uniti. Luci abbaglianti nel diadema dei 22 titoli Masters 1000, nel quale spicca il quinto urrà a Miami, fra i 51 titoli Atp. CARPE DIEM Federer e Murray hanno più frecce all’arco della tecnica tennistica: hanno più tocco, varietà e opzioni da fondo, al servizio e anche a rete. Ma Novak ha la lucidità atletica per trovare la soluzione al problema che un match di tennis propone sempre. A Miami, Djokovic è disidratato dall’umidità all’80%. Ma, pur non allenandosi da anni in inverno proprio lì come Murray, ne viene fuori meglio: “E’ stata una battaglia di fisico fra due dallo stesso gioco. Nessuno dei due serviva al meglio, non avevamo punti facili, e quindi dovevamo lottare su ogni “15”. Perciò questo match è stato particolarmente duro»…..

 

Serena e Djokovic coppia da Grand Slam

 

Roberto Zanni, il corriere dello sport del 7.04.2015

 

E’ capitato solo sei volte nella storia del tennis, al singolare. Divise equamente tra uomini e donne: la prima nel 1938, l’ultima mezzo secolo dopo. Ed è proprio dal 1988 che non succede più, che non si vede un tennista conquistare tutti e quattro gli Slam nell’anno solare. Don Budge (1938) fu il pioniere, Rod Laver (1962 e 1969) l’ultimo tra gli uomini, Maureen Connolly (1953), Margaret Court (1970) e Steffi Graf (1988) il magico tris femminile che è riuscito a completare il Grand Slam. Una impresa che mai come quest’anno potrebbe essere portata a termine addirittura contemporaneamente, in campo maschile e femminile. Novak Djokovic è dato 274, Serena Williams 14-1, quote che però alla fine del Roland Garros potrebbero impennarsi, perchè è fi la svolta, la terra rossa di Parigi. Djokovic e Williams sono i numeri 1, incontrastati e all’apparenza incontrastabili anche per il prosieguo della stagione. 11 serbo dopo aver vinto il primo Slam dell’anno in Australia ha centrato la doppietta Indian Wells-Miami per la terza volta, tris mai riuscito prima, e dopo essersi scusato, anche con un video, con il raccattapalle per le grida al termine del secondo set della finale con Murray, è pronto per il viaggio sulla terra, rossa. Un 2015 che si presenta simile al 201 L l’anno in cui centrò 41 vittorie consecutive con tre Slam? «Spero di sì – ha detto fiducioso il serbo – ma non posso fare nessuna previsione, siamo solo all’inizio e poi non mi voglio mettere addosso una ulteriore pressione. Ci sono già tante aspettative con le quale mi devo confrontare ad ogni torneo». Non ha mai vinto a Parigi, negli ultimi dieci anni, nove sono stati i trionfi di Rafa Nadal, uno di Federer e due le finali di DjokerNole (2012 e 2014) perse con lo spagnolo. Ma il vertice del tennis maschile adesso è solo Djokovic, con Federer che accusa il peso degli anni, Nadal in crisi e il resto, a cominciare da Murray, ben lontano. «Non potevo chiedere di più a questo avvio – ha spiegato ancora – spero di riuscire ad usare tutto ciò per i tornei sulla terra, estremamente importante puntando a Parigi. Probabilmente sto giocando il tennis della vita, so che non può durare per sempre, ma cercherò di lottare per i grandi tornei il più a lungo possibile». Intanto con 141 settimane da n.1 ha eguagliato Rafa Nadal, in attesa di superarlo. CE LA FA. Nel 2013 Rafa Nadal, dopo aver conquistato gli US Open, non aveva dubbi «Penso – disse – che sia impossibile per chiunque vincere i quattro Slam in un anno solo». Oggi non è d’accordo Andre Agassi, ma solo per Djokovic. « Non voglio mettergli pressione – le parole dell’ex campione – ma già alla vigilia degli Australia Open avevo detto che c’erano un sacco di probabilità di vedere qualcuno, perla prima volta dopo Laver, vincere i quattro Slam in un anno solo. Ha le capacità per farlo. In questo momento gioca a un livello superiore a tutti gli altri e può ancora migliorare». SERENA SENZA ETA’. Se Djokovic, 28 anni tra un mese, è nel pieno della maturità, ancora più stupefacente è Serena Williams, che a 33 anni, imbattuta quest’anno (18-0), continua a non lasciare spazio alle avversarie, non importa la carta d’identità. Se sta bene fisicamente chi può fermarla? In questo momento la piccola Halep (168 centimetri) sembra l’unica in grado di impegnarla e non a caso è l’ultima ad averla sconfitta, in ottobre a Singapore. Anche perla Williams la svolta sarà Parigi, lo Slam che ha vinto meno (2002 e 2013) di tutti gli altri. Serena poi insegue anche il record della Court, 24 Slam, lei è a 19. «Tutti quelli che vincono in Australia vorrebbero centrare il Grand Slam – ha detto dopo il successo record, ottava volta, di Miami – io ci sono riuscita sei volte a Melbourne, ma mai ho fatto il pieno in un anno, non dico che questa è la volta buona oppure no, chi può saperlo…». Chi ci pensa è invece Martina Navratilova. «Ci sono tante cose a cui si deve far fronte, non è una probabilità, ma di sicuro una possibilità».

 

Si è incattivito Djokovic!

 

Piero Valesio, tuttosport del 7.04.2015

 

Djokovic più cattivo che si sia mai visto è avviato a battere ogni sorta di record e diventare (ma che bello potersi porre domande del genere, ogni tanto: sembra di tornare bambini) il più forte di tutti i tempi? Lui, essendo atleta dotato di una certa arguzia, si mantiene molto low profile e sussurra: «Mica andrà sempre così». E il “così” sarebbe il battere Murray in un infernale pomeriggio di Miami centrando, primo nella storia, il triple-te di inizio anno perla seconda volta in carriera: Melbourne, Indian Wells e per l’appunto Miami, i tre tornei più importante della collezione inverno-primavera. E riuscendoci pure non essendo sempre al top della lucidità psicofisica. Ma il quesito è lecito per-che siamo alla vigilia delle breve (ma intensa) stagione sulla terra: quella dove il numero 1 al mondo da 141 settimane consecutive deve compiere un ulteriore passo in avanti. E dove mai come quest’anno ha l’opportunità di compierlo, quel passo. Trasformazione Una spiegazione del “serbizzato ” però è d’obbligo. E’ in corso, o almeno così pare di cogliere, una trasformazione del personaggio Djokovic. Una ulteriore trasformazione. Tempo fa esisteva un simpatico ragazzo serbo transitato dall’Italia e cresciuto in Germania che aveva l’hobby delle imitazioni Era celebre quella della Sharapova che poi manco gradiva tanto. Aveva una leggiadra fidanzata che studiava in Italia e somigliava un po’ alla prima signora Montella, quella che campeggiava da Fabio Fazio a “Quelli che il calcio” un’era geologica fa Ora è tutto diverso: quel giocatore, che na l’altro si stancava con una certa facilità in campo, ora è diventato inossidabile passando dall’ovetto ipobarico alla dieta gluten free e ai consigli tecnici di Boris Becket La signora Jelena è diventata la di lui moglie, lo ha reso padre e ora è una donna patinata e assai glamour. Lui, il Noie, pare essere rientrato in possesso di una certa, diciamo così, determina-zione confinante con la cattiveria che è una delle caratteristiche del suo paese d’origine. Ride meno in campo, o almeno ha sicuramente riso meno contro Murray: sopperisce con la furia a certe mancanze tecniche che ogni tanto affiorano nel suo gioco. E ogni tanto si lascia andare e gesti che non gli conoscevamo: a Miami ha preso a male parole uno o più spettatori cui ha rivolto spesso occhiate diaboliche e ha strappato di mano l’asciugamano ad un attonito boy, gesto di cui certo si sarà pentito pochi attimi dopo. Ma il Djokovic che sta provando a mettere assieme una stagione più straordinaria di quella già pazzesca datata 2011 e che vorrebbe raggiungere i numeri migliori di sempre, ha ormai poco in comune con quello del passato. Dibattito La verità è che mai come quest’anno nella barricata Nadal si intravvedono crepe significative. Se Rafa è Rafa vince il suo decimo Roland Garros S S S e quel discorso del più grande di sempre va a farsi benedire, almeno per quest’anno. Se Rafa scricchiola, nel fisico e nelle testa allora Djokovic può riuscire nell’impresa. Conquistare Parigi e poi guardare a Londra e New York passando per tutti quei Master 1000 che possono consentirgli di surclassare i rivali come numeri di vittorie. La domanda che sorge a questo punto è un’al-Ira: saremo felici di ciò? Che il più grande di sempre non sia chi è ammantato dall’aura del mito come Budge o 151-den, che non sia diventato un simbolo come Laver, che non abbia segnato una generazione come Borg, Lendl, McEnroe o Connors, che non sia stato in grado di creare una chiesa sportiva con adepti un tutto il mondo come Federer? Ma un superuomo di quasi gomma che è impossibile mettere in difficoltà? Dibattito aperto.

 

L’incredibile record al contrario di Carla Suarez

 

Gianni Clerici, la repubblica del 7.04.2015

 

Nella mia lunga vita di giocatore e di guardone, non avevo mai assistito a niente di simile. Un set in cui uno dei giocatori subisca di seguito cinque games vincendo un solo punto. E termini con un finale 6-0. Mi rivolgo, beninteso, a quella metà dei miei lettori che sono anche giocatori. E ricordo che l’insolita circostanza è avvenuta sabato, nella finale del torneo di Miami, tra Serena Williams e la spagnola Carla Suarez Navarro, per la quale io nutro da almeno tre anni un affetto ( paterno ) , per una ragione curiosa. Un giorno in cui la mia nipotina Lea – nome fatidico, sei anni, tennista-mi domandò «Nonno, ma il rovescio non è obbligatorio, a due mani?» mi misi a compulsare la guida Wta, e scoprii che soltanto sette, sulle centoventono ammesse al tabellone del Roland Garros, giocavano ancora a una mano, come tutte facevano prima di Chris Evert. Pervaso da demenza cronistica tentai di intervistarle, ma riuscii solo a parlare con quattro, delle quali la Carla mi diede una risposta che me l’ha resa cara. «Io sono delle Canarie – mi spiegò – e nella nostra isola non si sapeva che il rovescio. Da allora, non ho potuto fare a meno di diventare un suo aficionado, ne ho seguito le vicende, e mi sono messo al televisore, che da vecchio voyeur non amo, sperando in suo successo, che l’avrebbe portata non solo tra le First Ten ( ma grazie al computer ce l’ha fatta ugualmente: da oggi è n. 10) , ma avrebbe cancellato ben tre sei a zero subiti nella quattro precedenti partite contro la “Strega Nera” come la mia nipotina ha denominato Serena, dalla Esse iniziale e da una favola. Qualcuno dirà che dopotutto è normale, per una ragazza che nei precedenti quattro match aveva già subito quattro O-6, e rimediati in tutto dieci games negli altri quattro set. Ma non sono in grado di spiegare perché nel secondo set della finale Carla abbia subito venti punti consecutivi, resi ancor più feroci da un erroraccio di Serena. Non conosco le sue vicende infantili, i suoi sogni, e nemmeno lei, in fondo. Mi era, e mi è simpatica, perla storia del rovescio a una mano. E rimango a domandarmi come siano possibili venti punti di fila. Non è mai successo neppure a me.

 

Cercasi avversario per Djokovic almeno sulla terra

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 7.04.2015

 

Australian Open, Indian Wells, Miami: il vincitore è sempre lo stesso, Novak Djokovic. Magari qualcuno è stufo e sostiene che la finale di due giorni fa in Florida contro Andy Murray non è il miglior spot per il tennis, ma piuttosto una gara di resistenza in cui a soccombere è sempre lo scozzese, meno “tosto” del rivale a sopportare il soffocante caldo umido di Miami. Lo dice il punteggio: 7-6 (3) 4-6 6-0. Come nella finale di Melbourne del gennaio scorso, quando Nole rifilò un altro “cappotto” a Murray nel quarto set dopo un paio di ore di lotta serrata. Segno di una superiorità sempre più netta: per il 27enne serbo è il quinto titolo a Miami, la terza accoppiata “coast to coast” Indian Wells-Miami dopo quelle del 2011 e 2014. Non c’è riuscito neppure Roger Federer, che ora è staccato di 4.310 punti in classifica. Nella graduatoria dei Masters 1000 è a quota 22, a meno uno dallo svizzero e a meno 5 da Rafa Nadal. IL NUMERO 1 Djokovic vince anche quando gioca male, come nei primi turni in Florida, quando ha collezionato richiami e un penalty point. Negli ottavi contro Dolgopolov era sotto di un set e di un break e ha letteralmente frantumato una racchetta. Non è apparso al top neppure in finale contro Murray: ha vinto il primo parziale al tie break e in rimonta rischiando, ceduto il secondo mostrando un nervosismo eccessivo, tanto da rivolgersi in modo volgare ad uno spettatore un po’ troppo rumoroso. Eppure alla fine l’ha spuntata demolendo l’avversario. Questa è la settimana n. 141 da number one: ha raggiunto Nadal e se non accadrà qualcosa di imprevedibile manterrà la prima posizione almeno fino a Wimbledon, quando le settimane diventeranno 150, la metà di quelle di Federer (302). Considerando che Roger e Rafa non hanno più la continuità di qualche anno fa, che Murray si smarrisce sempre sul più bello e ora si prenderà una pausa (sabato sposerà l’amata Kim Sears nella sua Dunblane) e che gli emergenti Milos Raonic e Kei Nishikori ancora balbettano quando si fa sul serio, sembra difficile pensare ad un n. 1 diverso da Djokovic. LA CORSA VERSO PARIGI «Devo sfruttare il momento positivo perché non sempre potrà andare tutto così bene – ha sottolineato Nole dopo il trionfo a Miami – tra non molto ci sarà un ricambio generazionale, i giovani alle nostre spalle crescono». Dopo aver dominato la stagione sul cemento, Djokovic pensa al Roland Garros, l’unico titolo dello Slam (ne ha vinti 8) che gli manca, il suo chiodo fisso, l’obiettivo di una carriera. A fine settimana il Masters 1000 di Monte Carlo aprirà la stagione dei grandi appuntamenti sulla terra rossa, la superficie meno amata dal serbo. Lo scorso anno ha vinto a Roma e perso in finale a Parigi sempre contro Nadal.


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