Rino Tommasi ci propone la sua visione sul passaggio al professionismo, sul torneo di Montecarlo e sui tennisti italiani impegnati in questa settimana
Il calendario del tennis propone da qualche anno un incrocio fastidioso per chi ha il vizio di seguire il grande tennis. I dirigenti del tennis hanno faticato a lungo per comprendere che il principe degli sport poteva diventare lo sport dei principi, e aveva quindi bisogno di essere amministrato come uno sport professionistico, necessitando di mettere ordine in una disciplina che stava cambiando pelle ed abitudini ed era diventata, per chi volesse e potesse praticarla a buon livello, una professione. Non era stato facile far capire ai signori che potevano permettersi servitù e lunghe vacanze che era arrivato il tempo di rinunciare ad antichi privilegi e soprattutto che se si voleva far bene una cosa bisognava fare solo quella. Così è nato il professionismo.
Il torneo di Montecarlo è rimasto legato per molti anni alle vacanze di Pasqua ma ai dirigenti del tennis bisognava spiegare che non era possibile modificare il calendario per liberarsi dalla schiavitù della Pasqua; il torneo di Montecarlo ha rischiato di morire ma ha dovuto rinunciare alle sue abitudini.
Mi sono accorto di essere uscito dai binari e torno al tennis per spiegare alcune difficoltà di questo mestiere.
In questi giorni l’appassionato di tennis è costretto a scegliere tra il tennis degli uomini e quello delle donne: gli uomini, vale a dire i nostri tennisti, hanno risolto il problema facendosi eliminare subito a Montecarlo, alcuni perdendo contro avversari che dovevano essere alla loro portata. Le ragazze che saranno le protagoniste del week end non hanno avuto una vigilia tranquilla; in primo luogo c’è stato il divorzio di una coppia che ci aveva regalato qualche buon risultato. Per nostra fortuna Venus Williams è rimasta a casa anche stavolta senza farci sapere perché; speriamo bene ma è una storia sulla quale bisognerà tornare.
Rino Tommasi
