Australian Open
Federer, 10… senza lode

TENNIS, AUSTRALIAN OPEN – Decima semifinale consecutiva agli Australian Open per Roger Federer. Match con alti e bassi per lo svizzero. Merito anche a Tsonga, che ha dato tutto nel terzo e quarto set. Federer vince 76 46 76 36 63. Ora Murray: sarà la semifinale numero 33 in uno Slam.
Woody Allen confessò un giorno che ormai non vedeva quasi più la televisione. Quel “quasi” indicava un’eccezione. E l’eccezione, manco a dirlo, riguardava Roger Federer: “Guardo la tv solo per vedere se Federer ce l’ha fatta un’altra volta.” E quel demonio di uno svizzero ce l’ha fatta una volta di più. E lo ha fatto soffrendo, rischiando decisamente di perdere, giocando forse la sua peggiore partita del torneo, ad un certo punto teso come se si trattasse di una prima volta, lui che ha raggiunto per la decima volta consecutiva la semifinale in questo torneo. Il suo avversario di oggi è stato bravissimo ma forse la sconfitta di oggi mette una pietra tombale sulle sue speranze di poter diventare un vincitore di Slam, anche se il buon Jo Wilfred Tsonga se lo meriterebbe davvero, e non solo per la simpatia, ma per la potenza, a volte bruta ma a volte delicata, che riesce a spendere nei campi da tennis. Ma purtroppo per lui stasera, come l’altro ieri, come domenica scorsa, come raramente non è successo da dieci anni a questa parte, non c’è stato nulla da fare, il re ha imposto la sua spietatissima legge arrivando a chiudere il quinto set disinnescando del tutto la potenza delle prime palle del francese. Adesso lo aspetta Murray, per la semifinale nobile di questi Australian open. Per Jo era forse troppo chiedere di rivincere al quinto con uno che ha sì battuto una volta nel sacro tempio di Wimbledon ma di cui subisce forse il fascino e che ammira troppo, al punto di copiare il buon Roddick e provare a tirargli la racchetta dopo una palla corta di poetica bellezza.
Federer inizia fortissimo, e arriva immediatamente a due palle break e, sorpresa, per una volta non ne servono altre, alla seconda occasione arriva il break. Jo deve aspettare il terzo game per rompere il ghiaccio. Ma già nel quarto fa capire che non sarà una serata facile per Roger e arriva ad ottenere due palle break entrambe annullate dallo svizzero. Ma al successivo game di battuta lo svizzero crolla sotto i colpi del francese e per la prima volta nel torneo è costretto a cedere il servizio. La partita si ricompone, segue fedelmente la regola dei servizi fino all’inevitabile tiebreak con un unico sussulto sul 4 pari quando Federer andava a palla break con un marchio di casa: il controsmash sullo smash dell’avversario! Colpo di livello di difficoltà 1 miliardo e di alto tasso di spettacolarità. Naturalmente una sola palla break era troppo poco e Federer la sprecava tirando un dritto in mezzo alla rete.
Il tiebreak iniziava con Tsonga che sbagliava un rovescio dopo essere stato costretto dal falco a giocare la seconda. Federer gioca i successivi punti sul suo servizio con attenzione e gira sul 4 a 2. Sul settimo punto tocca allo svizzero affidarsi al falco e lui è più fortunato. Tiebreak deciso insomma dal falco, che nel primo punto manda fuori un servizio di Tsonga e sul settimo giudica dentro quello di Roger.
Il secondo set si apre con Federer che tiene a zero la battuta e con i due che giocano perfettamente i loro turni di battuta fino al 3 pari. Al fatidico settimo game, un Federer poco fortunato con i nastri è costretto a giocare una palla break. Scambio di grande intensità che Roger chiude con un dritto in corridoio, break per Tsonga che si trova poi a servire sul 4-5. Il fantasma di Almagro non abita da queste parti e il francese nonostante metta due sole prime chiude a 15 senza problemi.
Nel terzo set il rendimento al servizio di Tsonga cala e la partita diventa più appassionante perché Federer continua ad avere non pochi problemi per tenere la sua battuta. Dopo un primo game a zero allo svizzero riesce il break (clamorosamente alla prima opportunità…) e va 30-0. Qui si impalla concede 4 punti di fila e cede per la prima volta un punto quando lo scambio supera i 10 tiri. Nel game successivo lo svizzero ha ancora l’occasione di portarsi avanti ma dopo un game lunghissimo è il francese che lo raggiunge sul 2 pari. Dopo i fuochi d’artificio dei primi 4 games la partita si rasserena e i due tornano a tenere il proprio servizio senza troppe difficoltà fino al 6 pari per il secondo tiebreak della serata. Ma se quello del primo set si era deciso su un misero minibreak quello del terzo è un festival di occasioni mancate con Federer sempre avanti e con Tsonga che disperatamente prova a stargli dietro. Già al terzo punto Federer fa il minibreak grazie ad un errore di Tsonga su un robusto passante dello svizzero. Il minibreak è recueprato grazie ad un vero e proprio obbrobrio dello svizzero che a due passi dalla rete su una risposta qualsiasi di Tsonga riesce nella difficilissima impresa di sotterrare la palla: 2-2 e tutto da rifare. Sul 3-3 a Roger riesce una magia: gran botta di servizio del francese, risposta di pura opposizione e sull’attacco di Tsonga splendido passante di dritto. Roger si porta sul 5-3 ma è costretto ancora a cedere il minibreak grazie ad un attacco direttamente dalla risposta, di Tsonga. Ancora il falco salva Roger sul 5-4 : la palla di Tsonga viene chiamata lunga e il francese deve ripetere il servizio. Sulla seconda lo svizzero infila uno splendido rovescio lungolinea che lo porta a due set point. Basta il primo perché Roger è ancora fortunato su un attacco violento di Tsonga smorzato dal nastro: la divin manina dello svizzero fa il resto, passantino molle sul quale Tsonga non può fare molto di più che mettere nel corridoio: 2-1 Federer, festeggiato da un urlaccio liberatorio rivolto verso il proprio angolo.
La Rod Laver Arena si infiamma, vuole chiaramente vedere il quinto set e adesso comincia a sostenere un infuriato Tsonga con una certa convinzione. Il francese decide che è finito il tempo di tergiversare e si getta all’arma bianca: conquista a zero il primo game del quarto set e sparacchia 4 dritti sul servizio di Federer. Quando sembra che la tattica sia davvero suicida, cioè sullo 0-40 del quarto game al francese comincia ad entrare di tutto ed è bravissimo a salvare prima le tre palle break consecutive grazie anche a due servizi vincenti e poi una quarta con un dritto violentissimo che rischia di spezzare il polso dello svizzero. Quando il francese con un ace tiene il servizio lo stadio esplode. Il francese ormai tira su ogni palla, Federer prova ad arginarlo come può ma perde anche la prima di servizio e si ritrova sul 15-40. Ma anche Federer si salva, prima con un gran dritto su cui il francese non arriva e poi con tre prime. Ma adesso è battaglia su ogni punto, Tsonga lascia andare il braccio e ogni scambio è di una violenza inaudita. Allo svizzero non rimane che continuare a giocare di pura opposizione ma al sesto game a Tsonga riesce il break. Federer va facilmente 40-15 si addormenta e Tsonga alla prima occasione su un dritto lungo dello svizzero si porta sul 4-2. Ma nel gioco successivo il francese sbaglia scriteritamente due dritti non complicatissimi e si trova dover fronteggiare altre due palle break. La prima naturalmente l’annulla con un servizio che strappa la racchetta dalle mani di Roger ma nella seconda non riesce a mettere la prima, Roger riesce ad entrare bene nello scambio sulla seconda, gioca con molta diligenza e provoca l’errore di Tsonga con un rovescio tagliato che il francese non riesce a gestire.
Ma adesso il servizio non funziona più neanche a Federer e nel gioco successivo sembra diventato un optional, con uno splendido passante di dritto Tsonga si procura un’altra palla break. Se il francese è superiore a Federer in un aspetto del gioco è quello delle percentuali di trasformazione delle palle break: gran risposta sulla linea e attacco perfetto concluso con una volée di rovescio. Le emozioni del quarto non finiscono qui, quando Tsonga va a servire per portare il match al quinto il francese va sotto 15-30 ma poi Federer viene passato da un rovescio un po’ trovato e lui di suo ci mette un rovescio in corridoio. Al primo set point Tsonga piazza l’ace e adesso la Rod Laver è una vera e propria bolgia.
Ma non si è Federer per caso. Primo game tenuto a zero e game di risposta che serve per far capire al francese che aria tira. Roger si porta sul 40 pari ma i due soliti ace del francese (tre nel game) mettono le cose a posto. Ma adesso sulla battuta di Federer si gioca poco, nonostante una percentuale che si mantiene sotto il 65% di prime e lo svizzero concede il bis del primo game. Al quarto game la svolta. Tsonga va sotto 15-40 e e stavolta basta: violentissimo servizio del francese ma Roger risponde e sullo scambio Tsonga mette il rovescio in rete:break, sarà quello decisivo. Tsonga adesso sembra un po’ sulle ginocchia, non riesce più a rispondere al servizio dello svizzero e sul suo va sempre in difficoltà. Federer si procura ancora due palle break grazie ad un meraviglioso drop shot, Tsonga sullo slancio finisce nella metà campo di Federe e, scherzando?, lo manda a quel paese mimando il gesto di tirargli la racchetta. Sulla prima naturalmente lo svizzero combina un vero e proprio disastro buttando in corridoio il più semplice degli schiaffi al volo e sulla seconda la solita botta di servizio seguita da quella di dritto porta il francese in parità. Uno splendido lungolinea di dritto e un errore, sempre di dritto, di Federer consentono a Tsonga di accorciare le distanze. Ma sul servizio di Roger continua a non giocarsi e con una gran gran volée di dritto e si assicura la possibilità di servire per il match. Tsonga sembra già fuori dal match e lo svizzero si trovava quasi senza accorgersene a due match point. Sulla prima la solita botta di servizio del francese e sulla seconda Tsonga rischia una palla profondssima che Roger non riesce a mandare di là. Il colpo successivo fa praticamente crollare lo stadio. Gran prima a 208 di Tsonga, Roger fa finta di niente e risponde profondo, il francese viene a rete e Federere prova a scavalcarlo con un pallonetto che riesce in qualche modo ad addomesticare con una “veronica” che finisce sul rovescio di Federer che a campo aperto si procura la terza palla per chiudere la partita. Adesso è spettacolo vero, perché Tsonga in tuffo annulla anche questa opportunità allo svizzero e si procura per due volte la possibilità di chiudere il game. Ma Federer non molla, vuole forse evitare le insidie di un nuovo turno di battuta e riesce ad andare per la quarta volta a match point. Ma non sarebbe Federer se non sbagliasse nettamente un rovescio spedendolo nel mezzo della rete.
Alla terza opportunità finalmente Tsonga tiene il servizio e costringe Federer ad andare a servire per il match. Lo svizzero arriva a 30 pari con qualche tremore ma si procura il quinto match point grazie ad uno splendido rovescio lungo linea. Stavolta il dritto dello svizzero chiude la partita.
Finisce così una partita non bellissima tecnicamente – anche se ha riservato naturalmente dei colpi di alta scuola da parte di entrambi – ma molto appassionante. Tsonga alla fine non mostrerà di essere troppo deluso, dicendo di aver giocato meglio stasera che nella famosa partita di Wimbledon. Chissà se domani penserà la stessa cosa.
“Sto bene, ho già fatto un massaggio” ha spiegato Federer in conferenza stampa. “Anche se ho dovuto difendere molto e mi sono mosso di più oggi mi sento bene. E’ importante saper difendere, specie su campi lenti. Non ho lavorato su quest’aspetto nello specifico ma è importante ed il lavoro nell’off season chiaramente paga”
“Il torneo era delicato perchè non avendo giocato nelle settimane scorse non sapevo come sarebbe stata” ha aggiunto. “Sono ad un punto in cui non importa più tanto quanti eventi gioco. Se gioco bene qui mi da fiducia per i prossimi tornei ovviamente ma non ho bisogno di giocare tanto per trovare la forma come quando ero più giovane”.
Ha parlato poi della prossima semifinale con Andy Murray: “Guardo solo le ultime volte che ci siamo incontrati. Credo che negli ultimi incontri che abbiamo giocato ci siano delle differenze, soprattutto rispetto alla finale di Wimbledon, che è molto diversa anche per il tipo di superficie. Lui ha un po’ cambiato modo di giocare, sono contento che abbia vinto uno Slam. Mi è sempre piaciuto giocare con lui perchè è molto tattico, ti pone delle domande e ti fa dubitare ed è una sfida che mi piace. Abbiamo giocato spesso contro, è una rivalità che mi stimola”. Gli dicono che non ha mai perso da Murray negli Slam: “Non lo sapevo, non è il tipo di dati che guardo. sapevo che mi ha battuto più volte di quante io abbia sconfitto lui ma ora che mi dici questa statistica mi fa piacere, sento buone vibrazioni per quando torno in albergo (ride)”.
“Cosa farò per recuperare? Sto andando a dormire alle 3 tutte le sere e mi alzo a mezzogiorno. Non faccio colazione da due settimane. Va bene così ma non è una vita normale, saro contento dopo il torneo di tornare ad orari normali. Ma per questa settimana va bene anche se vado a dormire più tardi. Magari oggi vado alle 3.44 e domani dormo fino all’una (ride)”.
“Ho giocato troppi slam per ricordarmi tuti i match” prosegue. “Mi ricordo che ho affrontato tre giocatori da erba a Wimbledon ma non ricordo se ho avuto un tabellone più difficile di questo. Son contento di essere in semifinale indipendentemente da chi incontro. Non credo che aver giocato un match difficile sia un vantaggio. Ovviamente ci sono lati positivi, uscire da una situazione difficile ed essere messo alla prova, ma non so onestamente non ho idea di come sarà in semi. Anzi, vorrei essere nei panni di Andy, arrivato in semifinale senza perdere un set”.
“E’ bello vedere che ci sono ragazzi che ci credono che possono battere i primi” aggiunge, in riferimento ad Almagro e all’amico Wawrinka. “Spero che ci siano più giocatori che credono fino in fondo che possono battere i top players”.
In conclusione, una risposta su Nadal: “Non ho pensato a Rafa. Ora ricordo la semi dell’anno scorso ed è un peccato che non ci sia ma noi andiamo avanti, lo sport va avanti ma il mio istinto mi dice che quando tornerà sarà dura batterlo e sarà a un bene per il Tour”.
ATP
Numeri: il dominio di Djokovic nel tennis maschile dal 2011 ad oggi
Dalle settimane trascorse al numero uno al confronto contro gli altri grandi: Ferruccio Roberti raccoglie alcuni dati che testimoniano chi sia stato il più grande di quest’era tennistica

62 – Il numero percentuale delle settimane trascorse come 1 ATP da Novak Djokovic dal 4 luglio 2011 -giorno successivo alla prima vittoria di Wimbledon che lo proiettò sulla cima del ranking – a oggi. Una cifra di per sé impressionante che probabilmente sarebbe potuta essere ancora più significativa se il serbo non avesse saltato la seconda parte del 2017 e se l’anno scorso non avesse scelto di mettersi nelle condizioni di non poter partecipare a due Slam e quattro Masters 1000 (e a Wimbledon i punti fossero stati assegnati).
Altri numeri aiutano a comprendere meglio quanto fatto dal serbo dalla seconda metà del 2011 ad oggi: dal luglio di dodici anni fa ha vinto 19 dei 42 Slam (il 45,2%) e 29 dei 75 (38,6%) Masters 1000 a cui ha preso parte. In questo stesso periodo ha vinto 190 dei 245 (77.6%) match disputati contro colleghi nella top ten e, più in generale, si è imposto in 670 dei 768 incontri disputati (l’87,2%, una percentuale che sale al 89.3 considerando solo le partite non giocate sulla terra rossa). Della prima top 20 che lo vide al numero 1 sono rimasti sul circuito Nadal, Murray, Monfils, Gasquet e Wawrinka, mentre in quella attuale solo l’immenso campione maiorchino e Carreno Busta erano già tennisti professionisti nel momento in cui Djokovic salì per la prima volta al numero 1 del mondo.
Non per fare inutili paragoni tra campioni che hanno avuto ciascuno la loro fantastica parabola, ma per comprendere meglio questo approfondimento sul periodo che parte da quando Nole è diventato numero 1, si può osservare come solo Nadal, di un anno più grande di Djokovic, ha avuto numeri in qualche modo paragonabili al serbo. In questo lasso temporale Rafa ha comunque vinto dodici Slam e diciassette Masters 1000, occupando la prima posizione del ranking ATP per 107 settimane, ma perdendo 18 dei 31 scontri diretti giocati con Novak e sconfiggendolo solo 2 delle 14 volte in cui lo ha affrontato lontano dalla terra battuta. Ancora più pesante lo score con l’altro leggendario “big three”, Roger Federer: nato quasi sei anni prima di Djokovic, compiva di lì a un mese 30 anni la prima volta che Nole diventava numero 1 e ha inevitabilmente pagato la differenza d’età. Ad ogni modo, l’immenso campione svizzero nel periodo che stiamo analizzando ha vinto 4 Slam e 11 Masters 1000, è stato numero 1 ATP per 25 settimane complessive e contro Nole ha vinto 9 delle 27 volte in cui si sono confrontati.
Quando domenica scorsa ha sconfitto in finale degli Australian Open Stefanos Tsitsipas il serbo aveva 35 anni 8 mesi e 6 giorni, ma non è un record: sei volte è accaduto che tennisti più anziani del serbo vincessero uno Slam (il primato assoluto è di Ken Rosewall, che vinse gli Australian Open del 1972 avendo compiuto da poco più di un mese i 37 anni). Così come non è un record di longevità il ritorno al numero 1 del ranking ATP da parte di Djokovic: Roger Federer nel giugno 2018 lo è stato a meno di due mesi dal compiere 37 anni. Quel che impressiona di Nole è piuttosto come a quasi 36 anni riesca ad avere non solo elevatissimi picchi di rendimento -non impossibili ai campioni come lui- ma anche di continuità, una caratteristica molto più rara per gli over 35 negli sport professionistici. A tal riguardo basti pensare che sconfiggendo Tsitsipas pochi giorni fa il serbo ha vinto 38 degli ultimi 40 incontri giocati (e tutti gli 11 match nei quali ha sfidato colleghi nella top 10).
Par | Tit. | Fin. | Part. Gioc. | Part. Vin. | Part. Per. | % Vitt. | % set vinti | % game vinti | % t.b. vinti | |
Australian Open | 18 | 10 | 0 | 97 | 89 | 8 | 91.8 | 82.9 | 62.3 | 63.8 |
Roland Garros | 18 | 2 | 4 | 101 | 85 | 16 | 84.2 | 77.1 | 60.2 | 55.9 |
Wimbledon | 17 | 7 | 1 | 96 | 86 | 10 | 89.6 | 78.7 | 58.6 | 67.2 |
US Open | 16 | 3 | 6 | 94 | 81 | 13 | 86.2 | 76.0 | 60.0 | 61.4 |
Indian Wells | 14 | 5 | 1 | 59 | 50 | 9 | 84.7 | 76.3 | 59.7 | 69.6 |
Miami | 13 | 6 | 1 | 51 | 44 | 7 | 86.3 | 82.1 | 61.6 | 83.3 |
Monte Carlo | 15 | 2 | 2 | 48 | 35 | 13 | 72.9 | 67.0 | 58.0 | 80.0 |
Madrid | 12 | 3 | 0 | 39 | 30 | 9 | 76.9 | 69.6 | 56.0 | 50.0 |
Roma | 16 | 6 | 6 | 74 | 64 | 10 | 86.5 | 76.0 | 59.6 | 63.2 |
Montreal/ Toronto | 11 | 4 | 1 | 44 | 37 | 7 | 84.1 | 79.4 | 58.0 | 73.3 |
Cincinnati | 14 | 2 | 5 | 52 | 40 | 12 | 76.9 | 71.1 | 56.3 | 61.1 |
Shanghai | 9 | 4 | 0 | 39 | 34 | 5 | 87.2 | 81.4 | 61.4 | 71.4 |
Parigi Bercy | 16 | 6 | 3 | 54 | 45 | 9 | 83.3 | 74.2 | 58.3 | 70 |
O2 Arena (ATP Finals) | 11 | 4 | 2 | 46 | 34 | 12 | 73.9 | 68.3 | 56.5 | 70.6 |
Dubai | 12 | 5 | 1 | 50 | 43 | 7 | 86.0 | 78.4 | 59.8 | 69.2 |
Non c’è un centrale che ha fatto la storia recente del tennis a non aver conosciuto le vittorie di Novak Djokovic, unico tennista ad aver conquistato almeno due volte tutti gli Slam, tutti i Masters 1000 (e le ATP Finals). Il decimo successo agli Australian Open, torneo che in assoluto ha vinto più di tutti, fa supporre che con ogni probabilità la Rod Laver Arena sia il campo dove si giocherebbe la sua partita della vita. Più per ricapitolare qualche numero della sua carriera a beneficio dei lettori che per ricavare un dato oggettivo (nel susseguirsi delle edizioni di uno stesso torneo cambiano in parte le condizioni di gioco, basti pensare ad esempio alle modifiche apportate alla superficie e/o alle palline), sono andato a recuperare alcune sue statistiche nei tornei più importanti del circuito e in quelli nei quali ha giocato un elevato numero di match, come Dubai. Dalla tabella in cui sono raccolti i dati arriva la conferma che in effetti gli Australian Open sono il torneo in cui Djokovic ha il più alto rendimento e non solo perché è quello a cui ha preso parte più volte (18, così come al Roland Garros). A Melbourne il serbo vanta la miglior percentuale di vittorie rispetto ai match giocati (91.8%) e di set vinti rispetto a quelli disputati (82.9%). Ovviamente, non sorprende che un sette volte vincitore di Wimbledon abbia numeri eccellenti anche sui campi di Church Road, mentre un pochino stupisce che gli Internazionali d’Italia – dove vanta un ottimo score con sei successi e altrettante finali – siano il torneo sul rosso dove si esprime meglio e in assoluto uno dei migliori per il suo rendimento. In ogni caso numeri incredibili: solo a Monte Carlo, Madrid e Cincinnati (la O2 Arena dove si giocavano le Finals è un discorso a parte, vista l’altissima caratura degli avversari) non ha vinto almeno l’80% delle partite. Not too bad…
Australian Open
Gli outfit dell’Australian Open: trionfa il mix insolito di colori, ma anche il tocco di fresca eleganza
Dal mélange dei colori sgargianti alla tinta unita, fino al tocco classico e un po’ vintage, ecco le mise indossate all’Australian Open

Un Australian Open esplosivo in campo, in tutti i sensi. Il tennis quasi ingiocabile di Novak Djokovic e la potenza devastante di Aryna Sabalenka hanno sbaragliato gli avversari. Non solo. I due campioni di Melbourne Park vincono anche con i loro outfit. Per freschezza ed eleganza quello di Novak, per vistosità, energia psichedelica e originalità quello di Aryna. Tuttavia, la bielorussa stravince anche per come ha scelto di presentarsi nel consueto shooting fotografico con il trofeo, splendida in un abito rosa, romantico e un po’ vintage. C’è però anche chi non ha brillato, né in campo né con la mise, come nel caso della n. 1 del mondo Iga Swiatek. Ma, del resto, come ha detto la stessa Iga in una conferenza stampa, non si può vincere sempre. O come per Stefanos Tsitsipas che, nonostante abbia disputato un torneo pressoché perfetto fino alla finale, nella partita della vita il suo tennis diventa un po’ scialbo e banale, perdendo energia e brillantezza, all’immagine del completo indossato in questi Australian Open.
Nike – Frances Tiafoe, Aryna Sabalenka


Il completo con il quale Frances Tiafoe è sceso in campo a Melbourne ha fatto il giro del web: canotta e pantaloncini con un’unica fantasia maculata e variopinta che lo faceva sembrare uscito da un festival di Rio piuttosto che dallo spogliatoio di un torneo dello Slam. Un look da Tiafoe: nel senso che per non sembrare ridicolo devi avere i suoi bicipiti e la sua “abbronzatura”. Questo completo non era altro che una sintesi di una collezione di Nike che definire vistosa e colorata è dir poco. Ma d’altronde è l’happy slam, giusto? Quindi perché non osare? E in effetti il brand del baffo ha osato tanto. La stessa fantasia l’abbiamo potuta ammirare nel vestito di Sabalenka, alla quale, bisogna dirlo, i colori sgargianti stanno bene e danno quasi risalto al suo carattere tenace. I longilinei e pallidi Sinner e Korda hanno indossato con meno disinvoltura le magliette dal taglio largo e dalle tonalità vivaci (blu cobalto con pantaloncini lilla per l’azzurro e giallo canarino per il figlio di Petr) di Nike. Una collezione accattivante ma non per tutti insomma. (Valerio Vignoli)
Adidas – Stefanos Tsitsipas, Elena Rybakina


Il caso ha voluto che Adidas a Melbourne vestisse i due giocatori, Elena Rybakina e Stefanos Tsitsipas, arrivati a un passo dalla vittoria. La scelta di Adidas per la collazione dedicata agli Australian Open è ricaduta su un mélange di colori accesi mischiati tra loro in sorta di pennellate di tonalità diverse. Così i pantaloncini di Stefanos e il gonnellino di Elena erano un mix variopinto abbinato per Tsitsipas a una semplice maglia bianca e per Rybakina a una canotta nera. Vista la particolare scelta cromatica del pantalone e della gonna sicuramente meglio il contrasto con un colore scuro che l’accostamento al bianco. Outfit femminile ben riuscito, meno quindi quello maschile dove Adidas avrebbe potuto osare maggiormente anche nella scelta della t-shirt. (Chiara Gheza)
Asics – Iga Swiatek

Minimal e un po’ scontato l’outfit di Iga Swiatek. Per l’edizione 2023 dello slam down under, Asics ha puntato su un abbinamento di canotta e shorts dal color lilla appena accennato; in particolare, la canotta reca leggerissime “pennellate” di un giallo sbiadito. Ne risulta un completo, sì, fresco, che ben si addice al clima torrido australiano ma, forse, un po’ troppo anonimo. Anche se la n. 1 del mondo a Melbourne quest’anno non ha brillato (ha perso agli ottavi dalla futura finalista Rybakina), forse avrebbe meritato una mise di maggiore personalità. (Laura Guidobaldi)
New Balance – Coco Gauff e Tommy Paul


Semplice ma comunque efficace la collezione presentata da New Balance per questi Australian Open, indossata dai due principali testimonial del brand, Tommy Paul e Coco Gauff (anche Ben Shelton ha usato vestiti di questo brand ma non è ufficialmente sponsorizzato). Tutta incentrata sull’accostamento di bianco e nero, accompagnato da colori estivi come pesca e arancione. Per certi versi ricordava l’iconica collezione Nike del 2017, anno di una epica finale tra Federer e Nadal. Ma torniamo al presente. T-shirt girocollo per la sorpresa del tabellone maschile Paul, con bordino con motivo a contrasto e bande orizzontali multicolore. Non male i pantaloncini pesca come idea peccato che la tonalità era troppo tenue e sul bianco si notasse troppo poco la differenza. Canotta bianca aderente con buchi laterali e gonna senza troppi fronzoli per Gauff. A dare un po’ di vivacità la fascia arancioni e le sue scarpe personalizzate. Tutto ben fatto ma New Balance ci aveva abituato a completi più sorprendenti e d’impatto per la giovane tennista afroamericana. (Valerio Vignoli)
Yonex – Caroline Garcia, Casper Ruud


Molto grintoso il vestito della Yonex indossato da Caroline Garcia. La francese, che ha chiuso il 2022 con il grande trionfo alle WTA Finals, è scesa in campo a Melbourne con tutta la sua grinta e grandi aspettative anche se, alla fine, la sua corsa è stata fermata agli ottavi di finale da una delle sorprese del torneo, Magda Linette. Ma la grinta e lo slancio in Caroline non mancano mai e l’outfit dell’Australian Open li esprime al massimo: un vestito semplice, dritto, total black ma con un leggero effetto marmorizzato; la parte superiore, una canotta, reca un solo tocco di bianco sul colletto a polo, sul logo del brand e i nomi degli sponsor. Solo i polsini sono diversi, di colore lilla. Un abito non molto fantasioso, certo, ma di grande personalità e adatto al fisico slanciato e atletico di Caroline. Il nero tita unita invece viene spezzato per l’outfit di Casper Ruud. Il bel campione norvegese, che in questi giorni sta brillando sulla copertina di Vogue Scandinavia, in abbinamento alla polo nera ha sfoggiato degli shorts dello stesso color lilla dei polsini di Caroline. Un accostamento un po’ insolito per Ruud che solitamente veste in modo molto classico. Il colore pastello illumina anche le sue scarpe nere, sulla punta e sul tallone. Scelta originale e inaspettata. (Laura Guidobaldi)
Castore – Andy Murray

Uno dei protagonisti di questa edizione degli Australian Open è sicuramente Sir Andy Murray. Lo scozzese, seppur uscito al terzo turno, ha dimostrato di avere un cuore immenso nei match maratona vinti contro Berrettini prima e Kokkinakis poi. Andy è vestito dal marchio britannico Castore Sportswear che per lui ha disegnato un completo classico e molto elegante. Pantaloncino verde scuro e t-shirt bianca con una riga verde che l’attraversa in obliquo. Il logo del brand, un paio di ali spiegate, ben in vista sia sulla maglia che sui polsini bianchi che sul cappellino anch’esso candido. Murray a Melbourne spicca quindi non solo per la tenacia sportiva, ma anche per l’eleganza senza tempo del suo outfit. (Chiara Gheza)
Lacoste – Novak Djokovic


Novak Djokovic non ha sbagliato un colpo in Australia. Nemmeno in fatto di vestiti. Il completo a lui riservato da Lacoste per questa edizione del primo Slam stagionale era moderno e riconoscibile ma al contempo classico e non eccessivo. Abbandonato il verde smeraldo per l’azzurro con dettagli in arancione. Niente più motivi minimalisti in favore di una sorta di bandiera a scacchi sventolante che va a ricoprire l’intera polo: in un tono su tono nella versione serale e in azzurro che sfuma verso l’arancione nella versione diurna, forse la più riuscita delle due, anche perché stacca meglio con il pantaloncino azzurro. Solite scarpe colorate, pure quelle con l’abbinamento di colori reso celebre dai New York Knicks nel Basket di oltreoceano. Il tocco del campione è arrivato però al termine della finale, con la giacca con il numero 22 composto da una serie di piccoli coccodrilli. E, visto il dominio mostrato da Djokovic in campo. in quel di Parigi farebbero meglio a prepararne altre con il numero 23, 24, 25… (Valerio Vignoli)
Lacoste – Daniil Medvedev

Il personal branding è ormai ampiamente utilizzato dai giocatori di tennis per promuovere se stessi e la loro immagine. Basti pensare all’iconico “RF” di Federer, per il quale lo svizzero ha litigato con Nike, o alla stilizzazione delle corna di un toro di Nadal. Di recente pure Sinner ha lanciato il suo marchio, raffigurante una volpe. Con l’inizio del 2023 è venuto il turno di Medvedev. Il suo logo, pensato insieme a Lacoste, rappresenta la sua passione per i videogiochi e ricorda i quattro tasti di una playstation, con le sue iniziali nelle icone di sinistra e destra. Ci si poteva mettere più fantasia insomma. Il suo outfit dimostra però che per quanto riguarda i vestiti il brand del coccodrillo dà ancora dei punti a tanti. Una maglietta rosso fuoco (colore ideale sul blu del cemento australiano) con un colletto a v molto particolare, che fa un effetto finta polo, con una riga bianca a contrasto. Maniche in tessuto traforato, pantaloncini bianchi (e neri) e scarpe bianche. Essenziale e rifinito nei dettagli. In puro stile Lacoste insomma. (Valerio Vignoli)
Hugo Boss – Matteo Berrettini

Non è certo uno Slam fortunato per Matteo Berrettini che esce al primo turno per mano di Andy Murray. Peccato per il marchio Hugo Boss che ha trovato nel giocatore italiano un modello perfetto. Anche a Melbourne Matteo si è distinto infatti per classe ed eleganza con un accostamento di colori adatto a ogni occasione: maglietta bianca e pantaloncino nero. Il tocco modaiolo è stato regalato dalla borsa con la quale Berrettini entrava in campo, sulle stesse tonalità del completo ma dal taglio geometrico ed essenziale. La parola “BOSS” ben in vista sul lato della stessa. Come sempre Matteo promosso per quanto riguarda il lato fashion del tennis. (Chiara Gheza)
Giomila – Camila Giorgi

I completini Giomila, il brand ideato dalla stessa Camila e da sua madre, sono sempre un successo. Peccato che tale formula vincente spesso non accompagni anche i risultati in campo e, in Australia, dopo un buon inizio, la tennista di Macerata è stata travolta al terzo turno da Belinda Bencic. Comunque, in fatto di outfit, Camila ha davvero poche rivali. A Melbourne ha sfoggiato un abbagliante completo rosa fucsia che le stava benissimo. Semplice, in tinta unita (c’era anche la variante nel colore beige, più delicata), il completo mette in luce la silhouette perfetta dell’azzurra, simboleggiando tutta l’energia e l’esplosività del tennis della Giorgi. La canotta, lineare e senza frondoli, accompagna il gonnellino altrettanto semplice ma leggermente mosso e leggero. Un completo semplice e frizzante al tempo stesso, che si addice perfettamente al celeste dei campi di Melbourne Park. (Laura Guidobaldi)
DK One – Jelena Ostapenko

Nei commenti dei precedenti articoli in molti ci hanno fatto notare l’assenza di Jelena Ostapenko, i cui completi, griffati DK One, marchio lettone di solo abbigliamento femminile, non sono passati inosservati di recente. E stavolta abbiamo deciso di rimediare a questa nostra negligenza, anche per celebrare il primo quarto di finale in Australia della tennista baltica. A Melbourne la Ostapenko si è presentata con un outfit un po’ slegato: il taglio retrò sottolineato dall’ mplissimo colletto a polo e dalla gonna a pieghe sormontata da una fascia cozzava con l’abbinamento di colori molto sgargianti come corallo e blu elettrico. Un look sicuramente meno azzardato di quello visto al Roland Garros, un patchwork improbabile di maniche in simil pizzo, fantasia piede de poule e dettagli viola. Ma anche meno identificativo. E a questo punto da Ostapenko ci aspettiamo sempre tanto. Vediamo se riuscirà nuovamente ad alzare l’asticella a Parigi, il suo slam preferito. (Valerio Vignoli)
Lo shooting fotografico della campionessa Aryna Sabalenka

Aryna Sabalenka non trionfa solo in campo conquistando il tanto agognato primo titolo slam ma è vincente anche nella scelta della mise in occasione del tradizionale shooting fotografico con il trofeo. Aryna è uno splendore in un modello romantico, color rosa antico in tinta unita, lungo a tre quarti, semplice ma arricchito quanto basta da decorazioni floreali dello stesso tessuto dell’abito, applicati ai bordi delle mezze maniche e sul collo alto, quasi a formare un collier di fiori. Questi recano un tocco di vivacità anche sulla parte laterale destra del vestito. Lo arricchiscono quanto basta, senza scadere nel kitch, anzi. E poi l’acconciatura, una meraviglia. I capelli sono raccolti in uno chignon dietro la nuca e leggermente appiattito, in stile Ottocento, molto molto raffinato. Insomma, se in campo Sabalenka sa essere una veria furia di potenza e aggressività, nel festeggiamento del giorno più bello della sua carriera, ha scelto di privilegiare grazia, eleganza e romanticismo. (Laura Guidobaldi)
Australian Open
AO Donne, Steve Flink: “Sabalenka ha fatto grandi progressi, sono un po’ preoccupato per Iga Swiatek” [VIDEO ESCLUSIVO]
Il giornalista e Hall of Famer risponde al direttore sul tennis femminile: “Nei prossimi due-tre anni vedremo la migliore Coco Gauff”

0:04 Ubaldo: parlando del torneo femminile, credo si possa dire che, anche se non molti si aspettavano una nuova sconfitta negli ottavi di finale di Iga Swiatek, abbiamo avuto una delle più belle finali degli ultimi anni a livello Slam. Tra Sabalenka e Rybakina abbiamo avuto del buon tennis con pochi break, cosa che accade spesso nel singolare femminile. Abbiamo avuto una finale tra la numero 2 del mondo e una numero 10 che con i duemila punti del successo a Wimbledon sarebbe una top five.
1:09 Flink: Ubaldo sono arrabbiato con te!
1:13 Ubaldo: come mai? (sorride)
1:16 Flink: mi hai tolto le parole di bocca! Sono d’accordo, è stata una splendida finale, e come hai detto tu, è stata una sfida tra due ottime battitrici. Nel primo set Sabalenka ha ceduto il servizio sul quattro pari, e quindi ha perso il il set; ma poi non ha più perso la battuta, e ha vinto con un break per set. Aryna ha messo in campo diciassette ace e solo sette doppi falli, dati molto buoni per lei. Inoltre, il livello di gioco è stato alto, condotto da entrambe in maniera aggressiva. Entrambe hanno giocato molto bene da fondo, soprattutto Sabalenka; non potrei essere più d’accordo sul fatto che questa finale spicca tra quelle giocate nei Major durante l’ultimo biennio. Per come è stata giocata, perché è stata combattuta. Rybakina ha dimostrato che la sua vittoria a Wimbledon non è arrivata per caso, e Sabalenka finalmente c’è l’ha fatta.
L’ho vista più calma, più composta; persino quando ha servito un doppio fallo sul match point nell’ultimo game, non si è disunita. È rimasta concentrata su quello che doveva fare, ha preso un bel respiro e ha chiuso il match; sta crescendo come giocatrice e agonisticamente. Rybakina ha un bel temperamento; possiede un delle migliori prime palle del circuito, e deve migliorare forse la seconda nel kick, altrimenti le migliori ne trarranno vantaggio e lei potrebbe vacillare un attimo, ma aver giocato due finali Slam nell’ultimo anno con una vittoria e per lei incoraggiante. Sabalenka è sempre stata frenetica, sovraeccitata durante i match importanti; questo è un momento fondamentale per lei, non credi Ubaldo? Non dico che vincerà tutti gli Slam, ma ora crede di più in sé stessa.
3:36 Ubaldo: sì, ho visto Sabalenka perdere al Roland Garros da Camila Giorgi; ha commesso tantissimi doppi errori, proprio senza testa, senza voler offendere. E ora, come tu dicevi, aver vinto uno Slam dopo aver perso tre semifinali, le darà una grande fiducia. senz’altro potrà anche migliorare la seconda palla, se consideriamo che ha giocato nella finale un colpo molto piatto; un effetto in kick le permetterebbe di risparmiare qualche doppio fallo.
4:50 Flink: non è stato così male, certo può migliorare. Ha iniziato con un doppio fallo, e ne ha fatto uno sul match point, ma servire solo 7 doppi errori in tre set relativamente lunghi non è male, soprattutto se consideriamo che ha servito 17 ace.
Deve migliorare il kick sulla seconda, ma gioca già bene lo slice; sta migliorando, lo scorso anno ne faceva anche venti a match.
5:35 Ubaldo: se non ricordo male lo scorso anno ha servito 428 doppi errori: una media di 8 a match. Ma alcuni match sono finiti 62 61, quindi era come iniziare da 0-15 ogni turno di servizio!
6:03 Flink: sì Ubaldo, ma non credo che lo vedremo più così. Lei migliorerà ancora, anche negli altri aspetti del gioco. Un particolare a suo favore nella finale è che ha difeso meglio, ha colpito meglio da fondocampo. Puoi fare più cose di Rybakina da entrambe le parti del campo. È davvero completa, sa colpire sopra il capo, sa volleare.
6:48 Ubaldo: dal momento che ama prendere dei rischi, forse la terra battuta è la superficie più pericolosa. Se non riesci a chiudere nei primi quattro scambi, allora più provi più rischi di sbagliare. Comunque come dicevi tu è completa e gioca bene sia dritto che rovescio, mentre il dritto di Rybakina non è tra i migliori.
dal punto di vista di un americano, e stata più brutta la sconfitta di Pegula o di Gauff?
7:40 Flink: Pegula ha avuto un ottimo inizio d’anno; ha battuto Iga Swiatek e in tanti si aspettavano facesse grandi cose; per Coco dobbiamo sempre ricordarci che è giovanissima, quindi una sconfitta è comprensibile. la gente si dimentica la sua età e crede che abbia 25 anni solo perché è nel grande tennis da almeno cinque. Quindi è stata più deludente Pegula.
8:18 Ubaldo: in termini di potenziale chi vedi meglio tra le due?
8:29 Flink: Gauff. Nel lungo periodo; lavorerà molto e migliorerà la seconda palla e il dritto, mentre il rovescio è già ottimo adesso. Ha uno splendido atteggiamento sul campo, sa stare calma. Il suo dritto è traballante, e la sua seconda palla. Le ci vorranno due o tre anni. Pegula può andare meglio quest’anno, ma nei prossimi cinque anni scelgo Coco.
9:21 Ubaldo: parlando di delusioni, Iga Swiatek ha perso 64 64 da Rybakina, mentre Ons Jabeur ha ceduto a Vondrousova 61 57 61, risultato deludente per una numero 2 del seeding.
9:52 Flint: delusione perché abbiamo visto Jabeur perdere la finale di Wimbledon da Rybakina e la finale degli US Open da Swiatek, e quindi ci aspettavamo di più da lei. Nel suo puzzle ci sono così tanti pezzi; colpi bellissimi, il servizio la palla corta. Se non è ispirata accadono cose come quelle in Australia. Ma non sono preoccupato per lei, saprà rifarsi più avanti nella stagione.
Riguardo Swiatek, l’anno scorso ha vinto 37 match di fila fino a Wimbledon. durante la sua striscia vincente ha trionfato a Parigi. Poi ha vinto gli US Open. Non credo la vedremo dominare in questo modo; certo vincerà ancora altri Slam e rimarrà a lungo tra le prime tre o quattro del ranking. Per la consistenza del suo gioco. Ma punto di più su Rybakina. Iga si affida molto al suo gioco in difesa; prova ad essere più aggressiva, cosa che le serve per restare al top, ma non è a suo agio. È stata così convincente a Miami e Indian Wells, e poi a Parigi.
Quest’anno per lei sarà in altalena; potrebbe rimanere numero 1 del mondo, ma non rimarrei scioccato se alla fine della stagione fosse terza o quarta. Sono curioso di vedere cosa combinerà quest’anno; non ha vinto agli US open e adesso ha cominciato l’anno con questa caduta. Sono un po’ preoccupato per lei.
11:56 Ubaldo: penso che non sia facile continuare a vincere per chi non ha nel dritto il proprio colpo migliore. Tu puoi avere il miglior rovescio del mondo; guarda Djokovic. Lui ha probabilmente il miglior rovescio del mondo, specialmente il lungolinea e la risposta, ma i vincenti più importanti li ottiene con il dritto. È anche il limite di Rybakina, che ha un gran rovescio ma un dritto da migliorare.
Steffi Graf invece aveva un rovescio non tra i migliori, ma giocava un dritto straordinario; è difficile dominare a lungo senza un gran dritto.
13:23 Flink: sono d’accordo. L’anno scorso Swiatek ah ha migliorato il colpo e ha giocato diversi vincenti…
13:36 Ubaldo: sulla terra forse, dove hai più tempo per colpire.
13:47 Flint: no, anche agli US Open, ma sono d’accordo su quanto dici sulla terra battuta. Il dritto è importante un po’ per tutte; Rybakina ha un ottimo servizio e quindi può compensare in un game con tre punti diretti. Swiatek ha un servizio buono, non un grande servizio, e quindi non può ricavarci gli stessi punti.
Hai parlato di Steffi: il suo rovescio non era una grande arma, ma sapeva tenere lo slice molto basso per poi riuscire a colpire con il dritto, e lo sapeva fare in maniera meravigliosa.
Il dritto di Swiatek è la chiave; avrà bisogno di migliorarlo del 10-20%.
14:48 Ubaldo: grazie mille Flint, abbiamo spaziato su diversi argomenti di questi Australian Open. Un’ultima cosa: chi vincerà i singolari al Roland Garros?
15:10 Flint: tra le donne dico Swiatek, che gioca sulla sua superficie preferita, dove ha vinto due volte negli ultimi tre anni. Tra gli uomini forse ti aspetti che io dica Nadal per il suo quindicesimo trofeo. Ma non è al meglio, e in Australia si è infortunato ancora, contro McDonald. Penso che Djokovic potrà fare il colpo. Se Nadal sta bene può farcela. Cosa ne dici Ubaldo?
16:02 Ubaldo: che non è più il miglior Rafa; non lo vediamo al meglio da almeno sei mesi. Il favorito sarà Djokovic, anche se è difficile dirlo quattro mesi prima.
16:34 Flint: se Rafa non torna in condizione, Djokovic sarà il favorito. Inoltre, se nemmeno quest’anno potrà giocare negli Stati Uniti, ne trarrà giovamento dal punto di vista fisico, perché si presenterà fresco per la stagione sulla terra battuta.
17:12 Ubaldo: si ritroveranno a Montecarlo.
17:17 Flint: sì, non farà troppa differenza se Djokovic salta due tornei sul duro. Lui è determinato, ha vinto il suo secondo Roland Garros due anni fa e l’anno scorso ha perso nei quarti da Nadal. E’ dura batterlo, anche sulla terra rossa. È il secondo giocatore del mondo sulla terra battuta.
17:41 Ubaldo: grazie Flint, ottimo amico grande collega e… altri complimenti te li farò in privato!
Danilo Gori