Plexicushion Prestige e la sua storia. E' davvero più rapido degli anni scorsi?

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Plexicushion Prestige e la sua storia. E’ davvero più rapido degli anni scorsi?

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TENNIS-Alla vigilia degli Australian Open ripercorriamo i vantaggi della superficie installata nel 2008 al Melbourne Park e la conseguente lentezza di gioco, provando a fare chiarezza sulle voci di una maggior rapidità susseguitesi in questo inizio d’anno.

Plexicushion Prestige: la superficie prediletta dai giocatori, secondo alcuni addetti ai lavori, nonchè secondo gli inventori del sistema Plexipave. “Una superficie più fresca, che rende il gioco più prevedibile, meno pericolosa e gommosa e forse più veloce del Rebound Ace e vicina al Deco Turf degli US Open”. Parlava così il direttore del torneo australiano, Craig Tiley, al momento dell’annuncio della nuova copertura sui campi di Melbourne Park, il 30 Maggio del 2007. In realtà nel corso degli anni le cose non sono andate propriamente come si aspettava il Tournament Director, con una superficie che è diventata sempre più lenta e lavorata, gommosa nel vero senso del termine, con i giocatori di serve and volley sempre più svantaggiati ( se mai ci fosse la possibilità di vedere ancora un pò di sano gioco d’attacco).

In realtà il Plexicushion Prestige ha portato importanti innovazioni dal punto di vista della salute dei giocatori stessi. Il sistema in questione, introduce in maniera originale e mai vista in precedenza sui campi australiani, un organizzazione multistrato che riesce a combinare un consistente rimbalzo con l’eccezionale durata dei campi Plexipave e la sicurezza, per il giocatore, di avere, in ogni momento, i piedi ben piazzati sul campo di gioco. Il risultato è una superficie che risponde in maniera dinamica all’impatto con il corpo e riduce in maniera importante, la fatica e le sollecitazioni a gambe, piedi, caviglie, articolazioni. Non male insomma per la salute dei principali protagonisti.

Ma qual’è il segreto di una superficie così performante e longeva, e dove sta la differenza con il trapassato Rebound Ace, che fino al 2007 aveva coperto la Rod Laver Arena e il resto dei campi? E’ presto detto. Il sistema plexicushion può godere di un organizzazione a strati (6 per la precisione) che permette, innanzitutto di ammortizzare, come già detto, le sollecitazioni fisiche per i giocatori, grazie soprattutto al substrato del terreno, (la parte non visibile del campo, per intenderci), formato da una speciale miscela di lattice, gomma e plastica. Il 100% acrilico con cui si copre il campo, permette di ottenere un rimbalzo coerente ed uniforme, al contrario del Rebound Ace, il quale, non godendo della stratificazione appena descritta, presentava avvallamenti (quasi impercettibili si intende) e non permetteva uno sviluppo di gioco pulito, per non parlare della muscolatura degli atleti. Una speciale formulazione di colore, inoltre, permette di mantenere vivo il colore dei campi, non soffrendo gli UV del cocente sole australiano.

Ulteriore vantaggio del Plexicushion è l’utilizzo di materiale post-industriale riciclato, il quale permette di ridurre al minimo lo sfruttamento di risorse petrolifere e di legname.

 

Fin qui nulla di nuovo, se si considera il già citato discorso, di un gioco eccessivamente lento e di un rimbalzo che, anche grazie al tipo di palle utilizzate nella terra dei canguri, non permette certo di mettere in pratica un gioco votato all’attacco. Il risultato sono partite come la finale del 2012, storica da diversi punti di vista, ma che gli esteti del serve and volley, e dunque di un tipo completamente differente di gioco, potrebbero non ammirare molto. Voci, infatti, su un possibile aumento di velocità della superficie, hanno preso piede, specie con l’inizio dei tornei australiani. In termini poveri, molti, un pò tutti hanno detto la loro, dando vita ad opinioni decisamente discordanti.

 

Craig Tiley, durante l’ultimo torneo di Shangai, aveva auspicato una velocizzazione dei campi australiani, affermando che i Fab Four non dureranno all’infinito e, dunque, dare la possibilità a giocatori in rampa di lancio, di mettere in mostra un gioco offensivo e veloce. Indirettamente Tiley ha affermato dunque la voglia di proseguire con questo tipo di superficie, fino a quando finali come quella tra Nadal e Djokovic attireranno milioni di persone da ogni angolo del mondo; il tutto si riduce a mero merchandising (non potrebbe che essere così). Solo quando i suddetti appenderanno la racchetta al chiodo, si potrà dunque pensare ad una velocizzazione della superficie?

 

In realtà i rimbalzi clamorosamente alti, e l’imbarazzante lentezza dello scorso Australian Open, potrebbe aver portato ad un leggero cambiamento in quel di Melbourne. Il nostro inviato, Stefano Sensini, ha ottenuto importanti informazioni a riguardo: secondo gli addetti ai lavori, i campi sono stati rifatti di recente, nel mese di dicembre, e questo potrebbe permettere alla superficie di essere leggermente più rapida. Interessante anche il parere di Lleyton Hewitt, uno che questi campi li conosce bene: “Non mi sembra che il design dei campi sia cambiato di molto. Di certo Brisbane presenta una superficie più veloce, e la Rod Laver Arena è più simile ai campi di Sydney. Sono le palle ad essere diverse, nonostante il brand sia lo stesso, le palle di quest’anno sono più leggere e veloci”.

 

Craig Tiley ha affermato che nulla è cambiato dallo scorso anno e i tornei preparatori dell’Australian Open utilizzano la stessa identica superficie del primo Slam dell’anno: il Plexicushion Prestige. Ciononostante la sensazione di partenza è che il gioco possa essere un tantino più rapido dello scorso anno; nulla di trascendentale, si intende. Il multistrato e il materiale gommoso con cui si eliminano eventuali dislivelli della cementificazione, rende inevitabilmente il campo più adatto ai terraioli che agli erbivori.

 

In attesa di nuove dichiarazioni, specie nella conferenza stampa pre-torneo, l’augurio di un buon Australian Open, griffato Plexipave system.

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