Un 1000 in meno per 1 Davis in più?

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Un 1000 in meno per 1 Davis in più?

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TENNIS – Nonostante la presenza, in questo primo turno di coppa Davis, di 22 big su 32 (considerando i primi due giocatori per nazione) la formula del torneo a squadre continua a non convincere del tutto. Come migliorare? Danilo Princiotto

Coppa Davis: un torneo con un fascino e un peso specifico decisamente particolare, un torneo capace di riunire milioni di appassionati intorno ad un’unica bandiera, di far sobbalzare dal divano intere famiglie. Ok, la smetto di esagerare, avete ragione, non stiamo mica parlando della coppa del mondo di calcio (molti sono in tensione già da ora per quello). Se è vero infatti, che che il mondiale pallonaro supera di gran lunga qualsiasi tipo di attrattiva sportiva nel nostro paese (e non solo), a causa dell’italiana (e non solo!) predisposizione “naturale” per il calcio, è altrettanto corretto affermare che le fortune della World Cup si basano su una formula altrettanto semplice quanto vincente: una manciata di giorni, gironi a eliminazione e poi scontri a eliminazione diretta fino alla finale, il tutto preceduto dalle qualificazioni nei due anni precedenti al mondiale.

E’ chiaro che le differenze siano molteplici, lo spazio nel calendario ridotto (usando un eufemismo),  e i match per sfida singola da giocare siano di più. Come risolvere il problema? Innanzitutto evitando di far disputare ogni anno una competizione che rischia di vivere momenti di scarsissimo interesse, i quali non fanno che male ad uno sport come il tennis, che ha bisogno di vivere di luce propria; ogni 4 anni sarebbe eccessivo, ma una Davis Cup con una formula biennale rappresenterebbe la formula ottimale. Il problema non è per nulla risolto, poichè comunque non si eviterebbero le disertazioni dei big, che molto, troppo spesso, tendono a screditare una competizione che potrebbe suscitare un interesse nettamente superiore. Altre soluzioni? Una Davis giocata in 10-15 giorni, con Round Robin a gruppi di 4, al meglio dei 3 match giocati (2 singoli e un doppio) eliminando tutte le varie fasi di Febbraio, Aprile, Settembre, Dicembre (lasciando, ovviamente, lo spazio per i match di qualificazione al World Group), da collocarsi, giocoforza alla fine dell’anno, con la conseguente declassazione di un Master 1000 (altrimenti diventerebbe davvero impossibile tutto ciò). Semifinale e finale, verrebbero giocati con la formula attuale dei 5 match. Non è tutto, perchè per limitare le assenze dei grandi giocatori e frasi del tipo. “Chi se ne importa della Davis? Posso sempre provarci l’anno prossimo” si aumenterebbero i punti ai fini della classifica Atp e i premi messi a disposizione, da dividere tra giocatori e federazione, che avrebbe naturalmente, l’obbligo di investirli in strutture, idee ecc. capaci di incrementare la consistenza del movimento tennistico nazionale. La soluzione non è certo semplice e la suddetta idea comporterebbe una rivoluzione importante nel circuito, sta di fatto che un modo per evitare l’anti-climax attuale della Davis va individuato, per cui, nonostante la differenza da colmare, perchè non provare ad affidarsi a modelli vincenti di sport diversi?

I numeri impietosi e freddi, come sempre, parlano chiaro e difficilmente mentono. Nonostante la presenza di 22 giocatori su 32, prendendo in considerazione i top 2 per ogni nazione, l’assenza di giocatori come Nadal, Djokovic, Ferrer e Del Potro ha determinato l’uscita di scena di nazioni che teoricamente avrebberero avuto le chance di arrivare a giocarsi la vittoria finale (ndr non è detto che con Nole la Serbia fosse passata, anzi). In realtà sembra un ottimo risultato quello di vedere impegnati in Coppa Davis 6 top ten su 10, ma ciò di cui la competizione a squadre avrebbe bisogno, è di vedere la stessa volontà che i giocatori profondono in un 1000 (per non esagerare con lo Slam).

Sviscerando un pò i numeri sugli anni passati, e sulla storia della competizione, ci accorgiamo che la situazione non era molto diversa negli anni ’80 o ’90, e la statistica più impressionante è quella che vede come leader di match giocati in Davis un certo Nicola Pietrangeli con 164 partite in totale e 110 in singolare. Non è questa la stranezza, ci mancherebbe, quanto il fatto che al di là del suddetto e di Nastase (e davvero pochi altri), la top 20 di questa speciale classifica è abitata da semi-sconosciuti, e neanche gente come McEnroe (innamorato della Davis e del suo paese) si avvicina a Lundqvist, numero 20 per l’appunto.

Ecco la classifica completa:

                                                  Match totali/Match in singolare
PIETRANGELI, Nicola (ITA)                  164 110

NASTASE, Ilie (ROU)                              146 96

SANTANA, Manuel (ESP)                       120 86

PAES, Leander (IND)                              120 70

BRICHANT, Jacques (BEL)                   120 79

KOCH, Tomas (BRA)                              118 78

ALMUQAIL, Bader Mohammed (KSA)  115 54

ABDULAAL, Esam (BRN)                       110 66

AL AWADHY, Omar (UAE)                      110 68

MANDARINO, Jose-Edison (BRA)        109 72

TIRIAC, Ion (ROU)                                   109 68

METREVELI, Aleksandr (URS)             105 70

BUNGERT, Wilhelm (GER)                   102 79

SCHMIDT, Ulf (SWE)                              102 69

WASHER, Philippe (BEL)                      102 64

VON CRAMM, Gottfried (GER)              101 68

KEDRYUK, Alexey (KAZ)                        100 60

KRISHNAN, Ramanathan (IND)          97 69

TAROCZY, Balazs (HUN)                      95 62

LUNDQVIST, Jan-Erik (SWE)               91 63

 

Il confronto con alcuni big del passato e del presente:

Match totali/Match in singolare

Edberg, Stefan (SVI)         70 50

Mc Enroe, John (USA)      69 49

Becker, Boris (GER)         66 41

Wilander, Mats (SVE)       61 52

Federer, Roger (SWI)       58 39

Borg, Bjorn (SVE)              56 40

Emerson, Roy (AUS)        38 23

Djokovic, Novak (SRB)     37 33

Lendl, Ivan (USA)              37 29

Agassi, Andre (USA)        36 36

Sampras, Pete (USA)      28 23

Nadal, Rafael (SPA)         29 22

Laver, Rod (AUS)              24 20

Connors Jimmy (USA)    13 13

Non ce ne vogliano i vari Almuqail, Mandarino, Bungert ecc. ma le finali di Davis con i top player hanno certamente un altro fascino e valore, e con la giusta attenzione si potrebbe dar vita ad un evento, nel senso proprio del termine, non ad inutili match col risultato già deciso, a week-end di attesa per uno spettacolo che mai decollerà, a incontri dal peso specifico altissimo, a volte ignorati. La Davis ha le potenzialità per diventare un quinto slam e instaurare un circolo economico e virtuoso, ma le carte in gioco vanno stravolte.

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