Kimiko Date, il Nirvana nel tennis

Personaggi

Kimiko Date, il Nirvana nel tennis

Pubblicato

il

 

TENNIS PERSONAGGI – La ritrovata sorpresa del torneo Wta di Monterrey è la 43enne Kimiko Date-Krumm. La giapponese incarna quell’ideale di un tennis fatto solo di divertimento e passione, come dovrebbe essere per tutti noi.

“L’importante è giocare per divertirsi!” – ci hanno sempre detto.
“Non pensare alla vittoria o alla sconfitta, l’importante è partecipare!”. E chi più, chi meno, quando si sentiva dire queste parole, lì per lì sussurrava il meno convinto dei “Si,certo..”; che in realtà significava “Partecipare un corno, io voglio vincere!”.
Eppure, in fondo, a mente fredda, chiunque di noi sa che nel tennis, come nello sport, quel monito è vero e bisogna sempre tenerlo presente. Solo che non ce ne accorgiamo, ma dentro di noi l’istinto prevale, e il “divertimento” è l’ultima delle cose a cui pensiamo. E soprattutto quando siamo in una competizione, di quelle serie. Una partita amatoriale, un torneo tra circoli sportivi, un future, un challenger e via dicendo fino ai massimi tornei tennistici. Insomma, pensate davvero che Federer quando pianse agli Austalian Open del 2009 si consolò con un L’importante era divertirsi?”

Al di là dei soldi in palio, del prestigio, della posizione numero uno mondiale, c’è un qualcosa che scatta in tutti noi, nel momento in cui perdiamo una partita, che ci fa dimenticare lo scopo che persegue il tennis, e lo sport in generale: il divertimento. E qui non mi fraintendiate, non dico che bisogna fare gli hippy di turno e al diavolo il risultato e la prestazione. Io parlo di un divertimento diverso. Parlo di un divertimento più generale, che comprende il giocare per esprimersi più che per competere, che comprende l’impegno e il sacrificio che poi ricompensano, che comprende il rispetto per l’avversario.

Mi direte voi: il tennis non può essere una questione solo di divertimento, se vuoi competere ad alti livelli e ambire ai traguardi importanti. Sono d’accordo. E però ritengo anche che, acquisire quella consapevolezza che faccia godere di ogni partita,di ogni game, di ogni punto, di ogni scambio, quella sia equiparabile quasi al raggiungimento della felicità. Purtroppo però, questo non lo capiremo mai da subito, da quando siamo “in fasce”, ma è solo l’esperienza che ci può aiutare a capirlo; tant’è che, oltrepassata una certa età, si entra automaticamente a far parte della schiera di quelli del “Pensa a divertirti!”, lasciando alle spalle l’idea della competizione pura.

Kimiko Date ne è l’esatto esempio. La giocatrice giapponese iniziò a giocare a livello professionistico nel 1989, quando vi era il Graf-dominio e l’entrata prepotente di una Seles non ancora pugnalata. Da lì ne ha fatta di strada. Ha per esempio contribuito al fenomeno di “esportazione” del tennis asiatico, che se ora vede Li Na ai vertici della classifica Wta, un ringraziamento a Kim dovrà farlo. Ha raggiunto 3 semifinali Slam (Wimbledon, Roland Garros, e Austalian Open) e la posizione numero 4 mondiale nel 1995. All’apice della sua carriera però, inaspettatamente, ci fu il ritiro, nel 1996.

Inaspettatamente per il pubblico e la critica giornalistica, non per chi conosceva Kim, e non per sé stessa. Quante giocatrici troviamo che, essendo bravine, vengono scaraventate sul grande palco e immancabilmente non reggono alla pressione? O forse reggono, ma poi perdono immancabilmente quel gusto nel giocare, quel senso del tennis, che piano piano le fa appassire come fiori nel deserto. Kim si conosce. Al diavolo il successo, se non è felice. Al diavolo il soldi, la posizione numero 4 nel ranking, se poi non riesce a godere di quello che fa. Kimiko si ritirò perché semplicemente si era persa. Quella ragazzina mancina divenuta destra pur di giocare a tennis non c’era più, c’era solo la numero 4 del mondo che affrontava un torneo dopo l’altro come fosse una macchina gioca-incontri.

Quanto ci vuole, nella filosofia buddista, per arrivare al Nirvana dei sensi? Azzarderei che non c’è una risposta, ma nel caso di Kimiko ci sono voluti ben 12 anni. 144 mesi in cui Kim si è dedicata solo a sé, alle maratone che ama praticare, ad attività di volontariato nei paesi più poveri dell’Africa, ad insegnare il tennis ai bambini piccoli. Finché non ri-iniziò a guardare qualche match di tennis alla tv, i Grand Slam, e le ri-iniziò a balenarle il pensiero che “Si, il tennis è un gran bello sport, soprattutto per noi donne..”. E complice il marito (da cui deriva il “Krumm” del suo cognome), rientrò nel circuito professionistico.

Era una Kim diversa, quella che rientrò nel 2008, alla veneranda età di 37, quando invece molte altre giocatrici avrebbero abbandonato per sempre. Non era la Kim che giocava per i punti del ranking, per i soldi, per le vittorie. Era la Kim che giocava per giocare, che finalmente giocava per divertirsi. Superati i 30 anni molti tennisti perdono non solo nel fisico, ma anche nelle motivazioni; Kim in questo è un passo avanti a tutti: quando si ama quello che si fa, e ci si diverte, la motivazione non crolla mai. Vedere le altre giocatrici più giovani che ti prendono a legnate può fare anche dispiacere; Kim è saggia, e prende la sconfitta per quello che è, contenta comunque di aver giocato il suo tennis. Prendete per esempio il match di primo turno perso quest’anno contro Bencic, in quello che è stato “lo scontro generazionale”. Kim in conferenza stampa, dopo aver perso, si presentò con un sorriso a 32 denti, e si rallegrò di come una giovane giocatrice come Belinda potesse già calcare questi palchi con una tale naturalezza.

Kim ha davvero raggiunto il Nirvana. Da quel 2008 sono passati 5 anni, e lei continua a giocare come se ne avesse 16, con la stessa naturalezza di un’adolescente unita all’esperienza di una donna di 43 anni. E a chi le chiede se intenda battere tutti i record di longevità nel circuito, lei risponde con il più sincero dei “Non mi importa!”, condito dal solito sorriso. Perché non è una frase di circostanza. Non le importa davvero. E forse il segreto è questo. Il segreto del Nirvana nel tennis è nel “Non m’importa!”. Il segreto per giocare per divertirsi, o per divertirsi nel giocare, è in quella piccola frasetta. Il segreto per giocare per divertirsi è soltanto giocare, e divertirsi. Vero Kim?

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement