L'istinto di Fognini "Non chiamatemi più McEnroe dei poveri" (ROSSI). L'Analisi: Campione e atleta in evoluzione (MARTUCCI). "Il segreto di Fabio? H. cresciuto, ha trovato le persone giuste". Intervista a Flavia Pennetta (SEMERARO)

Rassegna stampa

L’istinto di Fognini “Non chiamatemi più McEnroe dei poveri” (ROSSI). L’Analisi: Campione e atleta in evoluzione (MARTUCCI). “Il segreto di Fabio? H. cresciuto, ha trovato le persone giuste”. Intervista a Flavia Pennetta (SEMERARO)

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L’istinto di Fognini “Non chiamatemi più McEnroe dei poveri” (Paolo Rossi, Repubblica)
L’uomo-Davis tra tennis, battute e flirt con la Pennetta “Con Murray ero ispirato, ma c’è sempre da migliorare” 66.  IL TELEFONINO, il giorno dopo le prodezze napoletane in Davis, trilla senza soluzione di continuità, per Fabio Fognini. S’è stancato di rispondere alle domande? «No, vuol dire che sto facendo qualcosa di buono…». Beh, ha portato l’Italia in semifinale di Davis. «Ma non abbiamo vinto niente, quindi va bene lo stesso». Persino i giornali economici si sono scomodati… «Sì, ma di azioni e obbligazioni parla papà. E’ lui che ha la firma…». Alloraparliamo di tennis: è fatto o no questo salto di qualità? «Beh, contro Murray ero ispirato. Ma il gap c’è ancora, sarebbe inutile nasconderlo». Intanto ha mandato un messaggio al mondo. «Ah sì? E qual è?». Non c’è più Fabio spaccaracchette. «Già, come dicevano? Il McEnroe dei poveri. Direi che col tempo l’etichetta sta svanendo. Ma ci vorrà ancora tempo, immagino». FLAVIA E LA MATURITÀ Sono più maturo, ci metto sempre la faccia. Non vivo per convincere la gente e non smentisco le voci su Flavia 99 Mento di cosa? «Della maturità». Risposta sbagliata. «Non mi farete dire che è merito dei sentimenti o di qualcuno in particolare». Però con Flavia Pennetta qualcosa c’è. «Non smentisco e non confermo, è quello che ho detto a tutti». Aggiungendo anche un’altra cosa. «Che sono domande cretine». Però, con i risultati, essere un personaggio aiuta, e d si diverte anche. «Mah, io sono sempre stato così». Così come? «Istintivo. Ci ho sempre messo la faccia. Sempre, nel bene e nel male». E in fondo questo viene apprezzato dalla gente. «Ne ho le prove. Ma a criticare c’è sempre l’altra metà». E’ che non capiscono. «Cosa?». Che gente come lei e Djokovic aiuta a rendere più leggero il tennis. «Nole, un grande: m’ha chiamato subito dopo il match. Ad ogni modo non è che vivo per convincere la gente». E per cosa? «Per stare bene in salute e combinare qualcosa di buono nel tennis». Intanto regge tensioni e responsabilità. «E’ già qualcosa no? L’Argentina, la Gran Bretagna…». Ora c’è mister Federer. Possibilità? «33,8%». Quello 0,8? «Mi piaceva il numero». Dissacratore permanente. «Sennò siamo troppo seriosi. Come fareste senza di me?». Lo dice anche alla Pennetta? «E ridalli». MasacheperunacomeFlavia, sempre così blindata nella sua privacy, è un grosso passo avanti? «Sono contento per lei». Capitan Barazzutti l’ha baciata come un padre. «Ecco, come un padre. Sottolineiamolo. Scherzo: abbiamo un rapporto che si è consolidato nel tempo». Va bene, che dicevamo della Svizzera? «Che fino a settembre chissà cosa succede, e sto facendo gli scongiuri». Federer non lo avete mai battuto né lei, né Seppi. «Appunto: abbiamo qualcosa da perdere?».

L’Analisi: Campione e atleta in evoluzione (VINCENZO MARTUCCI, Gazzetta dello sport)
La genesi di un campione passa per tanti stadi. Fabio Fognini ricorderà per sempre la coppa Davis a Napoli (e noi con lui), non solo per la rimonta dell’Italia sulla Gran Bretagna, da 1-2 a 3-2 e quindi ilritorno dopo 16anni alle semifinali, non solo per la sua miglior partita in carriera (per importanza, continuità e valore dell’avversario, Andy Murray), ma soprattutto per aver superato la soglia del dolore enelle condizioni più dure. Attenzione, sofferente al costato e quindi handicappato nel rovescio e nel servizio, non solo ha battuto, costretto dal pronostico, un avversario come Ward ma, come dice lui, ci ha messo la faccia in doppio, accanto all’amico Simone Bolelli ancora convalescente dopo la seconda operazione al polso, cercando, invano, di rispettare il ruolo di leader. E così ha fatto anche nel match miracolo contro il mitico re britannico di Olimpiade, New York e Wimbledon. Sempre gestendo dolore e tensione, dimostrando di aver imparato le lezioni di Barcellona: di tennis, di coach Perlas, e di nervi, di sua mogliepsicologa, Ana. Perché vincere giocando male, non gettare la spugna, raschiare il barile di energie che non puoi avere dopo una settimana senza allenamenti, , sono tutte caratteristiche dei campioni veri. Doti che Fabio sta acquisendo per esaltare quelle fisiche, naturali, uniche, nel panorama dei più forti tennisti italiani di sempre. Perché, finora, abbiamo avuto artisti come Pietrangeli e Panatta, gladiatori come Gardini, Merlo, Barazzutti e Gaudenzi, estri a intermittenza come Bertolucci, Cané e Camporese, ma mai un vero atleta. Uno dotato di forza veloce di piedi e di braccia come Fognini, uno sprinter resistente, e anche capace di generare potenza, come dicono le prime di servizio spesso oltre i 190 all’ora contro Murray, uno che gestisce bene i 5 set e le fatiche sulla terra rossa, ed ha una spiccata personalità. La sua educazione non è di certo completa. «Le cattive abitudini», riaffiorano a tratti e rischiano di travolgere gli enormi progressi. Il servizio dovrà dargli più punti facili, come la rete, dove può sfruttare tocco e velocità. Ma adesso ha bisogno di un pizzico di fortuna nei sorteggi: da domenica, a Montecarlo, dove gli scade la prima cambiale importante di punti Atp (dopo la semifinale con Djokovic), e poi al Roland Garros, dove risparmiare energie per la seconda settimana è fondamentale. Verso il nuovo sogno Slam. A suo agio con ragazzi Fognini ieri a Bra insieme ai bimbi del Progetto Kinder Sport : «Bello giocare con loro» ‘.

TENNIS, RINASCITA ITALIA. “Il segreto di Fabio? H. cresciuto, ha trovato le persone giuste” Intervista a Flavia Pennetta (Semeraro, La Stampa)
NAPOLI. Flavia Pennetta, lo sa che è tutta «colpa» sua? «In che senso?» 17 agosto 2009, lei diventa la prima top-10 italiana e fa scattare la grande stagione azzurra. Si sente la madrina della rinascita in Davis? «Ma no, non fatemi parlare dei ragazzi. Il merito è tutto loro, io non c’entro». Non vorrà negare che il tennis italiano sta vivendo un grande momento. «Questo sì. E una vittoria importante in un periodo molto bello. Sara Errani è n.11, io 13, Roberta Vinci n.16, Fabio Fognini n. 13. Non so quante nazioni possono vantare record del genere. E poi ci sono i giovani come Quinzi che stanno spingendo». Corrado Barazzutti, che è anche capitano di Fed Cup, ha detto che è felice peri ragazzi, perché le donne stavano scappando troppo avanti… Barazzutti è un gran capitano, c’è del suo nei nostri trionfi. Basta però con la rivalità tra donne e uomini «Corrado è un gran capitano, c’è del suo in questi trionfi. Però non fatemi parlare sempre di rivalità fra uomini e donne, di noi che li abbiamo trainati. Ora devono parlare loro». Parliamo allora del suo possibile ritorno fra le top-10? «Vuole la verità? La classifica non mi interessa troppo. Io penso a migliorare il mio tennis e a giocare bene, il resto verrà». Dopo Indian Wells fa un pensiero a Roma e Parigi? «Sì, l’ho fatto fin da piccola. Sono tornei che vorrei vincere. Mi aspettano settimane intense: Stoccarda, Madrid, Roma e Parigi». Chiusa la carriera, le andrebbe di dare una mano al tennis italiano? «Certo, a fine carriera mi renderò disponibile. Mi vedo bene in campo». Qual è il segreto della sua longevità sportiva? «Adesso, la serenità. Vivo come in un altro mondo». Merito anche della love-story con Fabio Fognini? «Sa che di questo non parlo». Perché? Non è un segreto. «Perché ne parlo con la mia cerchia, quando ne ho voglia, a casa mia. Sono cose che devono rimanere private». Ci può dire almeno cosa c’è dietro il boom di Fabio? «Ha trovato le persone giuste, Corrado Barazzutti un clan che sa aiutarlo. Io sono sempre stata più “quadrata”, lui lo è diventato. E cresciuto, a Napoli si è visto. Dopo il doppio voleva riscattarsi, anche per il pubblico. E ci è riuscito perché è un campione». Magari voleva fare colpo su di lei… «Ma per piacere, io non c’entro. Sono venuta per vedere il match, non ho fatto nulla». Fabio quando vince disegna nell’aria le lettere «BN»: è qualcosa dedicato a lei? «Chiedetelo a lui (pare invece si tratti di un’imminente iniziativa commerciale, ndr)». Lei ha 32 anni: ha fatto un pensiero alla maternità? «Certo, mi piacerebbe avere dei bambini. Ma ogni cosa a suo tempo. Non è ancora il momento giusto». Non ha ancora trovato l’uomo giusto? «Come?…». Dicevamo, forse… «Come?… Mi scusi, non ci sento proprio da questo orecchio, arrivederci… (risata)». *** Sfida con la Svizzera L’azzurro: «Federer? Tutto è possibile» Fabio Fognini ieri ha rispettato l’impegno preso prima dell’exploit in Davis e ha trascorso due ore fra i giovani dell’Accademia del tennis Match Ball di Bra (dove sono cresciuti Golubev, Donati, Eremin), testimonial per il «Trofeo Kinder più Sport Ferrero»: «Ai giovani dico di divertirsi con il tennis». Poi è tornato sulla vittoria di Napoli: «Sono contento, non ho fatto arrabbiare mio padre, questa volta si è commosso. In semifinale affronteremo la Svizzera. Anche con Federer e Wawrinka tutto sarà possibile. Ora penso ai tornei eu ropei. Giocherò a Montecarlo. Ma prima mi riposo a casa, in Liguria». Ci sarà anche una compagna con lei? «No, non c’è, (Flavia, ndr) è a Barcellona. Però.. No, scherzi a parte. Ora penso al riposo».

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