Nadal e Djokovic giganti contro (Martucci), Camila, non piangere Un giorno sarai grande (Valesio), Giorgi, sfuma il primo titolo (Mancuso)

Rassegna stampa

Nadal e Djokovic giganti contro (Martucci), Camila, non piangere Un giorno sarai grande (Valesio), Giorgi, sfuma il primo titolo (Mancuso)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

Nadal e Djokovic giganti contro

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 14.04.2014

Non è solo Rafa & Nole, cioè Nadal e Djokovic. Anche se la classifica dice così, grazie agli ultimi 9 Masters 1000, i tornei secondi solo agli Slam e anche al Masters di Londra, firmati sempre da loro due, proprio da Montecarlo 2013. Non è solo numero 1 contro 2 del mondo, ma anche i finalisti di 12 mesi fa nel Principato che lanciano già la volata con l’avversario diretto. Il serbo, campione uscente al Country Club: «La nostra è già la rivalità più ricca di puntate, 40, della mia carriera e abbiamo ancora tanto tempo davanti a noi: quando affronto Rafa, Roger (Federer), Andy (Murray) sono sempre grandi sfide, ma quella con Rafa è la più grande. Ogni sconfitta ci aiuta a migliorare. lo dimostrano le Partite di Nadal A Montecarlo Nadal ha giocato 50 partite in carriera, vincendone 48 con 2 sconfitte Djokovic: «Quella con Rafa è la sfid più difficile e ogn sconfitta ci aiuta a migliorare» continue serie vincenti, ora per l’uno ora per l’altro. Spero che l’ultima — 3 successi di fila Serbia, dopo il 6/7 Spagna e il precedente 7-0 ancora Serbia — continui». Il mancino spagnolo, re di questa terra dal 2005 al 2012: «Quando penso a Novak non so dove trovare il punto debole. Il rovescio? Non direi. Il dritto? No. Il servizio? Lasciamo perdere. Gli spostamenti, nemmeno quello. Contro di lui devo solo giocare al 100%. E l’anno scorso in finale, lui ha meritato di vincere. Perché ha giocato meglio il primo set. Il secondo è stato più equilibrato, ho avuto le mie chances e non le ho prese». Fiducia Djokovic è sincero: «E’ più facile perdere che guadagnare fiducia. Io l’ho recuperata battendo uno dopo l’altro Federer e Nadal nelle finali di Indian Wells e Miami. Spero di usarla per il resto della stagione sul rosso». Rafa mette tutti i puntini sulle «i»: «Questa è la mia parte preferita della stagione, è un momento importante con tanti tornei Masters 1000 e negli ultimi 8-9 anni ho avuto risultati positivi a Montecarlo e, in generale, sulla terra rossa. Che è la superficie dove mi trovo più a mio agio, d’accordo, ma dove devo ritrovare gli automatismi, perché ci gioco 5/6 tornei l’anno». Troppe precisazioni per il più grande campione del rosso, con 8 titoli al Roland Garros in 9 anni: «In pratica è da Parigi dell’anno scorso che non gioco sulla terra: c’è stata la Davis ma era solo un passaggio dagli Us Open. Perciò non mi vedo come l’uomo da battere, ma con la possibilità di gareggiare ancora e di essere a posto al 100%. Perché ora lo sono, con la schiena, ma dopo l’Australia non mi sono potuto allenare abbastanza, Rio non è *** stato positivo, fisicamente, anche se l’ho vinto». Tattloa Del resto, mettere le mani avanti è un classico della super-coppia Rafa & Nole. O forse è la loro forza perché s’accompagna a reale umiltà?…..

Camila, non piangere Un giorno sarai grande

Piero Valesio, tuttosport del 14.04.2014

C’E’ un precedente che vale la pena di ricordare. Una finale del Foro Italico, correva l’anno 2008. Vinse la Jankovic dalle unghie di fucsia dipinte contro una ragazzina di nome Alizé Cornet, una dal sapore lolitesco che, con quel nome, riportava alla mente una sua connazionale e omonima, che qualche anno prima aveva guadagnato miliardi con un brano dance da sapore french che per l’appunto s’intitolava «Ma Lolita.. La Lolita del tennis perse nettamente quella finale e si attardò a piagnucolare sulla sua sedia. Jelena, una che aveva vieto la guerra vera, figuriamoci se piange per una partita di tennis, ai alzò a maternamente andò a consolare la giovane avversaria. Cosa le disse è impossibile sapere ma si può facilmente intuire e così sintetizzare: ragazzina fatti furba, verrà il tuo tempo. Ieri a partita finita, Alizé si è concessa una lunga conversazione al cellulare, non esattamente una grande manifestazione di stile ma chissenefrega. A pochi metri da lei Camila Giorgi era impietrita, con gli occhi rossi segnati da un pianto non manifesto ma non per questo meno evidente. La Cornet si è ben guardata dal comportarsi come fece la Jankovic con lei: troppo felice, la francese, di aver salvato la ghirba (leggasi: la pellaccia) quando Camila ha sprecato il match-point a suo favore che avrebbe potuto valerle il primo titolo in carriera. Ma la cosa deve confortare Camila: perché il futuro che la attende, dopo la finale persa ieri, è assai più fulgido di quello che la Cornet ha saputo costruirsi da sei anni a questa parte. Cioè da quando perse quella finale romana. Sempre che Ca-mila lavori intensamente su due-tre punti del suo gioco e della gestione men- Solo la gioventù, con tutti i tremori che ne conseguono, ha impedito all’azzurra di aggiudicarsi il primo titolo Wta della carriera tale del medesimo. TREMORI Contro la Cornet Camila ha perso per peccato di gioventù. Meno abituata della sua avversaria a gestire i punti roventi quando è riuscita a guadagnarsene uno (dopo aver rimesso magistralmente in piedi un terzo set in cui era sotto 0-3 con due break) ha tremato e ha spedito una risposta fuori di un metro o giù di lì. La Cornet non è Serena ma in questi sei anni ha imparato che non sempre si può risolvere in un scambio bum-bum, in due colpi. Spesso occorre soffrire da fondo incrinando le certezze dell’avversario. Se Ca-mila farà sua questa conoscenza arriverà molto in alto. Anche perché un conto è battere la Sharapova da outsider sparando tutto lo sparabile che tanto nessuno si aspetta niente; altra questione è giocarsi una finale che invece bisogna provare a vincere. Maggior pazienza nello scambio, più concentrazione nei punti “caldi” e tanto lavoro sul tocco di palla: così non perderà più partite di questo tipo SOPRA Di questi tempi Camila fatica più quando non riesce (come si afferma in gergo) a «passare sopra- alla propria avversaria. Quando non sfonda. A rete non se la cava male ma difetta di tocco come si è visto ieri nell’ultimo game. Tocco che sarebbe per lei un’arma letale visto che, con le botte che tira, diventerebbe molto più facile per lei chiudere il punto stroncando il ritmo dello scambio. Ma poi in fondo c’è un solo grande passo che la Giorgi deve compiere per proseguire la sua scalata verso l’Empireo: far scorrere il tempo che, per sua natura, rende un po’ meno irruenti e un po’ più coscienziosi. La sconfitta di ieri ci dice che la Giorgi è giovane: ma anche che, tanto per citare una poesia di Esenin che Branduardi mise magistralmente in musica, crescerà.

Giorgi, sfuma il primo titolo

Angelo Mancuso, il messaggero del 14.04.2014

La sua prima finale Wta non poteva che essere così: elettrica come il suo tennis. Camila Giorgi, l’Agassi in gonnella made in Italy, non ce l’ha fatta a conquistare a Katowice, in Polonia, il primo titolo nel circuito maggiore, ma il processo di crescita della 22enne di Macerata continua. Si è arresa dopo tre set, un match point sprecato e oltre tre ore di gioco ed emozioni alla francese Alize Cornet, finalista a Roma nel 2008 ad appena 18 anni: 7-6 5-7 7-5 per la tennista di Nizza, che ha così messo in bacheca il suo quarto successo Wta. «Sono sempre stata nel match, devo continuare così» ha poi detto Camila, di poche parole come suo costume. Da oggi sarà a Ostrava: con Sara Errani, Roberta Vinci e Karin Knapp fa parte del quartetto che sfiderà nel week end di Pasqua la Repubblica Ceca di Petra Kvitova e Lucie Safarova nella semifinale di Fed Cup. La Giorgi contro la Cornet ha giocato sempre in rimonta. Nella prima partita ha annullato due set point sotto 5-4 e un altro sotto 6-5, prima di arrendersi al tie break. Nella seconda è stata in svantaggio 3-0 e poi 5-3, ma ha avuto la forza di rimontare e allungare la sfida al terzo set. Stesso andamento nel terzo e decisivo parziale: la Cornet avanti 3-0, la prepotente reazione dell’azzurra, che sul 5-4 ha avuto un match point a favore sprecato con una risposta di rovescio fuori misura, prima di cedere 7-5. Nel corso del torneo giocato in Polonia l’azzurra ha eliminato nell’ordine la Vinci, seconda testa di serie e campionessa uscente, l’israeliana Shahar Peer e in semifinale la spagnola Carla Suarez Navarro, terza testa di serie. Grazie ai 180 punti della finale da oggi ritocca il suo best ranking di n.67 avvicinandosi sensibilmente alle top 50. Soprattutto fa sorridere Corrado Barazzutti: a Ostrava, infatti, si gioca sul veloce indoor come a Katowice. Per il capitano azzurro la conferma che può contare sulla graziosa biondina nata a Macerata, vissuta a Pesaro, Como, Milano, Barcellona, Parigi e Miami, che dal luglio scorso si è trasferita con la famiglia a Tirrenia per allenarsi al Centro Federale. Ad agosto la Giorgi ha eliminato nella prestigiosa cornice dell’ Arthur Ashe Stadium la danese Wozniacki, ex n.1 mondiale e finalista agli US Open 2009, incantando i newyorkesi con il suo tennis coraggioso, ai limiti dell’incoscienza. Poi lo scorso febbraio l’esordio in maglia azzurra nella vittoriosa trasferta di Cleveland contro gli Stati Uniti: emozione zero, 6-2 6-1 a Madison Keys. In quell’occasione Mary Jo Fernandez, capitano della americane, disse: «Se giocasse sempre con questa consistenza e continuità sarebbe già nelle top ten». Complimenti da parte dello stesso Barazzutti: “Non ricordo un debutto del genere di una nostra tennista”. Quindi a marzo l’exploit a Indian Wells, dove ha messo ko un’incredula Maria Sharapova. Segnali di una crescita costante.

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