Più forte lo choc per la Coppa Italia che per l'ultima vicenda di Fognini

Editoriali del Direttore

Più forte lo choc per la Coppa Italia che per l’ultima vicenda di Fognini

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TENNIS EDITORIALI – “Io sto con Raciti”. Altro che “a carogna”! I felici ritorni al successo di Francesca Schiavone, Sara Errani, Simone Bolelli. I timori su Gianluigi Quinzi. Stasera (ore 21) a Report, su Rai 3, un’inchiesta dal titolo “Malagò e l’impero del Coni” sul CONI, la formazione sportiva…e si parlerà anche di FIT e di Supertennis. 

 

– Meno male che mi piace di più il tennis e di quello prevalentemente mi occupo. Mi ha choccato più quanto accaduto a Roma per la finale di Coppa Italia che quanto accaduto a Monaco di Baviera a Fabio Fognini contro Martin Klizan, attore slovacco che Moliere avrebbe certamente ingaggiato per il suo “Malato immaginario”. Una performance da premio Oscar (se anzichè teatro avesse fatto cinema).

 

– Che vergogna. Per il Paese, più che per il calcio che sopporta gli ultras ed è con loro connivente da anni per vergognosi intrecci di interessi, business, malaffare, conenso foraggiato. Tutto mi aspettavo che potesse accadere, anche il peggio del peggio, fuorché Genny ‘a carogna’ che si sostituisce allo Stato per garantire la “disputa pacifica” di Napoli-Fiorentina.

 

– Beh, dirà qualcuno, ma lo Stato mica può occuparsi d’una partita di calcio! Eppure era presente in forze all’Olimpico, premier, questore, prefetto, presidente commissione parlamentare antimafia – ah ecco forse non è ancora stato nominato un presidente commissione parlamentare anti-camorra…e nemmeno quello anti-‘ndrangheta – presidente Coni, presidente FIGC (federazione italiana…genny carogna?)…, un bel po’ di ministri, senatori e deputati.

 

– Genny ‘a carogna, indossando orgogliosamente la t-shirt con su scritto “Speziale libero”, ha preteso prima informazioni dettagliate dai colleghi del povero Raciti (l’agente vittima di Speziale) sulla sparatoria avvenuta fuori dallo Stadio Olimpico tra romanisti e napoletani e sulle condizioni di salute di Ciro Esposito.

 

– Il resto lo sapete. E’ stato Genny a’ Carogna, un nomignolo che è tutto un programma e che impazza sui social networks raccogliendo frizzi e lazzi ma anche migliaia e migliaia di stupefacenti “mi piace”, a evitare la rivolta dei tifosi napoletani pronti altrimenti a scatenarsi chissà come. Dopo aver calmato i propri sudditi, si è erto a parlamentare. Prima con l’intimidito capitano azzurro Hamsik (rapinato di orologi e quant’altro a più riprese: guai a rifiutarsi), poi con i “capi” della Curva Fiesole (fiorentini) – ricevuti in sale dell’Olimpico dove di solito avviene tutt’altro genere di riunioni e di personaggi – cui ha chiesto di non srotolare gli striscioni, di non sventolare le bandiere, di non fare il tifo per la Fiorentina. Invito poi disatteso da buona parte della tifoseria viola (quella più sana). Ragazzi, mi cadono le braccia. Povero nostro Paese. Come si fa ad avere fiducia? Tutti si scandalizzano per un paio di giorni, poi non cambia nulla. Non si vede, non si sente, non si parla. Perchè per cambiare le cose ci vogliono le palle. E non sono quelle da tennis.

 

– Se avessi soldi farei stampare t-shirt con su scritto: “Io sto con Raciti”. E le distribuirei negli stadi. Qualche società di calcio avrebbe certamente i soldi per farlo. Ma non lo farà. E nemmeno la FIGC.

 

– In questo contesto parlare di Fognini e della sua ennesima racchetta fracassata e partita buttata, proprio non mi va. La famiglia Fognini, i suoi tifosi (per fortuna assai diversi da quelli che abbiamo appena citato) mi chiede di lasciarlo in pace. E io ce lo lascio. Conosco alcuni ragazzi fortementi appassionati di tennis ma con pochi mezzi che farebbero carte false pur di avere una racchetta (integra) di Fognini. Se invece di rompere le prossime due o tre me le dà – lui o la sua famiglia – prometto che le regalo a loro e che Fabio riceverà altrettante lettere di ringraziamento.

 

– Non so che cosa farà Francesca Schiavone contro Sara Errani nel prossimo derby. Entrambe hanno ripreso a giocar meglio. Mi fa piacere per tutte e due, ovviamente, ma in particolare per Francesca che aveva subito una tale serie di batoste quest’anno che temevo possibile un suo prossimo ritiro. Aver battuto la Vesnina, e dopo oltre tre ore di lotta, la persuaderanno invece a continuare. Coraggio. Quanto a Sara …la separano soltanto 100 punti dal decimo posto della Cibulkova (già sconfitta a Madrid dalla Stosur). Coraggio anche a Sara (che ultimamente mi ha dato la sensazione di avercela con me…per via dei commenti non sempre benevoli che alcuni lettori di questo sito fanno su di lei. Che ci posso fare?)

 

– In settimana è stato annunciato l’aumento del montepremi di Wimbledon (cui faranno seguito analoghi aumenti di tutti gli altri Slam). Il 10 per cento. Chi vince più di 2 milioni, chi perde al primo turno circa 46.000 dollari, quanto il montepremi di un challenger (che distribuisce punti Atp in proporzione). Il tennis non è mai stato uno sport troppo democratico. Ora forse esagera. I primi 10 vivono da nababbi, anzi da emiri. Fuori dai primi 150 si è affamati di punti impossibili da conquistare e si fa…la fame. Rispetto a 10.000 calciatori che vivono di pallone, 150 che vivono di tennis sono davvero troppo pochi.

 

– Per la prima volta (e spero che sia anche per l’ultima visto che sono, con Rino Tommasi, il più anziano collaboratore di questo sito e quasi tutti sono per loro fortuna giovanissimi) è morto uno dei collaboratori di Ubitennis, Tino Cianciotti. Aveva cominciato a collaborare nel gennaio 2010. Ultimamente aveva avuto problemi personali che lo avevano un po’ allontanato. Ma ne ho un grande ricordo. Di collaboratori ne ho, e ne ho avuti tanti qui a Ubitennis. Tanti hanno imboccato, prevedibilmente e inevitabilmente, altre strade. Un turn-over, per usare una brutta parola di gran moda, incessante. Ma con tutti, chi più e chi meno ho condiviso qualcosa, contatti, momenti, chiacchierate, trasferte, email, rimproveri e complimenti. Il mio più grande cruccio è che con tanti non ho trovato il tempo, il modo, di essere più vicino. E quanto è avvenuto adesso con Tino ha accresciuto il mio desiderio di approfondire i rapporti con quanti dedicano parte del loro tempo a Ubitennis, una creatura alla quale sono attaccato ormai più per i miei collaboratori che per me stesso per via della tanta stanchezza accumulata in tutti questi anni senza tregua e dell’impossibilità di regalarsi un break.

 

Bolelli che vince il secondo challenger di fila (a Tunisi stavolta) e rientra tra i top 200 piazzandosi a n.163 è certamente una miglior notizia di quella che vede invece Gianluigi Quinzi perdere 15 posti. Va detto che fino a pochi giorni fa non c’era un solo teenager fra i primi 250 del mondo -notizia da verificare, ma che mi è stata segnalata – e questo fatto la dice lunga sulla difficoltà e il lungo camino che un giovane oggi deve affrontare per emergere (e rendersi economicamente autosufficiente). Quinzi per fortuna è ben assistito economicamente sia dalla famiglia sia, mi risulta, dalla Federtennis che giustamente punta sui pochi elementi sui quali può puntare non essendo stata in grado – purtroppo – di produrne di propri. Non bisogna panicare se Quinzi non ha fatto ancora importanti balzi in avanti, il processo di maturazione fisica, mentale e tecnica, non si costruisce in una stagione. Però il discorso tecnico va affrontato seriamente per tempo. Ho letto di un coinvolgimento dell’ex coach di David Ferrer, Javier Piles. Sicuramente è un coach che dal proprio allievo, non dotatissimo inizialmente, ha tirato fuori il massimo. Spero che Piles – se sarà cofermata questa voce – non si sia nel frattempo troppo imborghesito. Certo la sua fame non sarà la stessa di quando cominciò con David.

 

Del polso di Novak Djokovic e delle preoccupazioni che un infortunio del genere comporta per un tennista è già stato scritto. E’ per solito un problema assai delicato. Mi auguro che per Nole, futuro sposo e futuro padre, non lo sia troppo. Intanto auguri e figli maschi. (boh perchè maschi non lo so, in verità. Si fa per dire…)

 

– Tomas Berdych è da tempo un top-ten ed ha colto troppi risultati importanti per essere considerato un tennista incostante. E’ vero però che troppo spesso perde partite che non ci aspetta che perda. Chi lo ha soprannominato Perdych ovviamente è stato ingeneroso ed ingiusto. Magari il tennis italiano avesse avuto un …perdente come lui in tutti questi anni, e non lo scrivo solo perchè ha vinto due coppe Davis ed ha fatto una finale a Wimbledon che nessun tennista italiano ha mai raggiunto nella nostra storia. Però è vero che con lui si ha sempre l’idea di un giocatore non completamente espresso, non al top del suo potenziale. Come per Fognini -fatte le debite proporzioni – bisogna secondo me concludere con la solita banalità: il tennis non è solo braccio, non è solo potenza e tecnica, ma è anche testa. E per testa si indica anche la capacità di stare concentrato al massimo per 250 giorni all’anno, di saper adottare un piano B se il piano A non funziona, di sapersi adattare alle condizioni avverse (non solo quelle atmosferiche), ad un avversario che ti ponga inattesi problemi etcetera etcetera. Fa parte, insomma, del repertorio di un campione avere tutto ciò.

 

– L’Italia giocherà la semifinale di Coppa Davis a Ginevra, stesso palasport nel quale Federer e Wawrinka hanno sconfitto i kazaki, rimontando da 1-2. Una sconfitta come quella kazaka, 3-2, sarebbe a mio avviso più che onorevole. Ma ipotizzabile?

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