TENNIS ATP MADRID – Gran partita sul campo 3, alla fine vince il “guru”, ma ottima prestazione di Fognini. Il ligure però non rinuncia alle solite sceneggiate. Tra Errani e Schiavone non c’è storia: la numero 1 italiana domina in poco più di un’ora.
Dolgolopov b. [13] Fognini 75 46 63 (Roberto Salerno)
In una giornata dominata dal mistero Federer – cosa diavolo sta combinando lo svizzero? – e dal match che ha attirato folle di seguaci di un vecchio dottore viennese tra un lettone e un polacco, il nostro Fognini era chiamato, come sempre, a spiegare se in campo avesse trascinato il mite ragionier Fabio o il terribile mister Fogna. In verità l’avversario di oggi non si è mai troppo distinto per regolarità ed equilibrio e in genere i confronti tra due tipi così finiscono col far prevalere quello con maggior talento o – a volte – quello che perde dopo la testa.
I precedenti non erano certo esaltanti: quattro volte i due si erano incrociati e Fognini, meno giovane di 18 mesi, non solo non aveva mai vinto, ma a parte il primo set giocato tra i due e conclusosi al tiebreak, l’ucraino non gli aveva neanche permesso di arrivare a 5 game. L’ultimo match tra i due, nemmeno due mesi fa, aveva avvilito al tal punto l’italiano da fargli borbottare qualcosa del tipo “questo qua gioca a casaccio”, in verità piuttosto ingeneroso.
Era dunque con qualche timore che ci si avvicinava al match.
L’inizio era promettente, dopo un paio di servizi agevoli Fognini giocava tre splendidi punti di fila sul servizio dell’ucraino – grandissimo un dritto lungolinea dalla parte sinistra del campo – e nonostante un primo recupero da 0/40, Dolgolopov era costretto a cedere alla quarta palla break grazie ad un buon passante di Fognini che confermava il break tenendo a zero il servizio.
Purtroppo era l’ottavo game quello che rivedeva la comparsa di mister Fogna. Nonostante tre palle game, l’italiano crollava alla seconda palla break per via di un rovescio tagliato controllato molto male e, purtroppo, accompagnato dalla solita palla scagliata in tribuna con conseguente fischi del pubblico e warnign di mister Lahyani. Sembrava una visita breve perché Fabio riusciva a rimanere nel match e portarsi sul 5 pari, ma una caratteristica di questo dannato problema è quello di riaffiorare proprio quando sembra superato. 56, 40/0, tutti pronti al tiebreak e cosa fa il nostro? Riesce a cedere 5 punti di fila, il game, il break e il set.
Ci sarebbe stato da restare basiti per il secondo set se non fosse che i due ci hanno abituati da tempo a vedere tutto e il contrario di tutto. Così prima Fognini lamenta un misterioso malanno che serve solo a far perdere la pazienza al fisioterapista, al supervisor e – sembra – anche a Dolgolopov; poi l’ucraino, chiaramente infastidito, gioca molto male i primi due turni di risposta e al terzo è scellerato nel non approfittare di un Fognini che sembra sul punto di abbandonare; quindi al settimo game Fabio torna improvvisamente in piena efficienza fisica e capace di riprendere un incredibile smash dell’ucraino ottiene il break. Infine, “saltano gli schemi” e dopo tre break di fila, con la partita che è una bagarre, anche se a tratti davvero bella, alla fine Fabio incamera il secondo set.
Il terzo si apre con un game splendido, in cui Fabio ha l’opportunità del break ma uno strepitoso Dolgo gioca un paio di punti pazzeschi – un dritto al volo, una palla corta e, per chiudere il game, tre accelerazioni di rovescio consecutive – e tiene il servizio. Nel quarto game Fognini è bravissimo a mantenere la calma – anche la sciocca minaccia “ci saranno seri problemi se perdo il game” tutto sommato è figlia del momento – dopo che Lahyani non gli concede un punto che porta Dolgo a palla break e ad annullargliela con un gran servizio. Purtroppo però Dolgo è “on fire” e con un’accelerazione di dritto strappa il servizio all’italiano.
I due continuano a giocare uno splendido tennis, ma Fabio non riesce più a costruirsi opportunità sul servizio di Dolgopolov che chiude tenendo il servizio zero al primo match point con la solita accelerazione di rovescio. Nel finale Fognini persevera e dice a Lahyani: “Voglio parlarti ora. Non avere paura“.
Non ingannino i vari passaggi in cui si è sottolineata la solita incostanza dei due giocatori. Quella di oggi è stata una gran partita che avrebbe meritato molto di più di un semplice primo turno. Al di là di ogni considerazione, se ha vinto Dolgolopov – 5 a 0 adesso gli H2H – è perché oggi, tra i due talenti, quello ucraino è un filino migliore. A Roma chissà.
[10] S. Errani b. F. Schiavone 6-3 6-1 (Daniele Vallotto)
Tre finali Slam in due e un unico precedente, peraltro giocato proprio a Madrid e vinto dalla più esperta in tre set. Non ci si aspettava una vittoria della Leonessa milanese ma era sicuramente atteso qualche segnale di Schiavone davanti a chi ha preso il suo posto come leader delle tenniste italiane. Invece il derby di secondo turno si è giocato praticamente solo al primo set e c’è stata poca battaglia. Un break ad aprire e un break a chiudere. In mezzo sette turni in cui Errani non rischia mai di perdere il servizio e Schiavone che cerca una solidità che però sparisce al momento di servire per restare nel set. Schiavone fa vedere tutta la stoffa che ha e prova a spostare magistralmente la sua avversaria ma quando è chiamata a chiudere a rete palesa tutte le insicurezze di chi ha vissuto tempi migliori. Errani, invece, applica perfettamente il piano senza sbagliare se non sporadicamente. Su questo piano, quindi, non c’è partita. E lo dimostrano le statisitiche: Errani vince il 76% dei punti con la prima e il 100% con la seconda. Troppi.
Il secondo si apre con otto punti consecutivi di Sara che sembrano chiudere la partita. L’urlo di Francesca Schiavone sullo 0-40 sembra essere un urlo di resa e invece è segnale di riscossa. Ma è una riscossa troppo breve da sembrare quasi malinconica. Recupera un break, Schiavone, chiudendo a rete come ai bei tempi ma cede di nuovo il servizio quando sembrava che potesse tornare indietro nel tempo. Sara brekka di nuovo e non si volta più indietro. Se lo facesse, vedrebbe una Schiavone sempre più sfiduciata. La partita finisce 6-3 6-1 con la milanese che manda fuori un dritto neanche troppo complicato.