WTA Roma: (s)punti tecnici del giorno, quarti di finale

(S)punti Tecnici

WTA Roma: (s)punti tecnici del giorno, quarti di finale

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TENNIS LAVAGNA TATTICA – E’ sempre più vicina la totale estinzione del rovescio ad una mano, un colpo che ha segnato la storia del tennis WTA con Henin, Mauresmo e Graf. Carla Suarez Navarro, insieme a Vinci, Schiavone e Dominguez Lino, è rimasta una delle ultime esponenti e ieri, a furia di magnifiche sbracciate, ha messo in luce quanto questo colpo sia ancora competitivo.

Il rovescio (ormai scomparso) di Carla

Tolta Francesca Schiavone, che purtroppo ad alti livelli e nelle fasi finali dei grandi tornei si vede sempre più di rado, e tolta anche Roberta Vinci, che utilizza praticamente sempre lo slice, l’unica giocatrice competitiva (classifica 14 del mondo) nel circuito WTA che tira il rovescio coperto a una mano è la venticinquenne spagnola Carla Suarez Navarro. Oltre a lei, a Roberta e a Francesca, l’unica altra tennista monomane nelle top 100 è attualmente la trentatreenne connazionale Lourdes Dominguez Lino (classifica 99 del mondo).

Considerando per forza di cose (purtroppo l’anagrafe non fa sconti a nessuno/a) Vinci – 31 anni, Schiavone – 34 anni, e Dominguez Lino – 33 anni, come avviate verso la fine della carriera, e non essendoci in vista giovani o junior promettenti che non utilizzino la presa bimane, è ragionevole supporre che nel giro di poche stagioni la Suarez Navarro rimarrà da sola, e provando ad andare un po’ più in la’ verso il futuro, quando smetterà o scenderà di rendimento anche lei, ci aspetta un tour femminile completamente privo di un’esecuzione che ha comunque fatto la storia del tennis anche tra le donne. E quando un colpo scompare, per qualsiasi motivo, non è mai un bene. Anzi.

E’ piuttosto comprensibile una prevalenza dell’esecuzione bimane a livello femminile, tenendo presenti le fasi tecniche di impostazione e la progressione didattica dell’insegnamento, e la minor vigoria fisica delle bambine e delle ragazzine che vengono avviate al nostro sport. Ma una cosa è parlare di prevalenza, anche nettissima, ben altra è trovarsi davanti a un’assoluto monopolio. Se poi consideriamo che di esempi vincenti ai massimi livelli di campionesse monomani ce ne sono stati diversi anche in tempi recenti, da Schiavone a Farina (Silvia è stata top-20 fissa per diverse stagioni una decina di anni fa), da Justine Henin ad Amelie Mauresmo, da Alicia Molik ad Anna Smashnova, senza dover arrivare fino a Steffi Graf, il rammarico dal punto di vista tecnico è davvero notevole.

Carla, sconfitta ieri da Ana Ivanovic in una partita molto ben giocata da entrambe, e conclusasi in favore della serba solo al decimo game del set decisivo (6-4, 3-6, 6-4), ha dato spettacolo proprio con le splendide traiettorie del suo rovescio, nettamente più incisivo del suo pur solido dritto. La spagnola, dal lato sinistro, è stata in grado di stringere in cross con grande padronanza e controllo del top-spin, così come ha saputo aprire gli scambi con notevoli chiusure lungolinea a tutto braccio.

La Ivanovic in gran spolvero di questo torneo, giustiziera di Maria Sharapova, non è per nulla facile da mettere in difficoltà, e sta esibendo con sempre maggiore continuità un dritto di qualità strepitosa, con il quale fa i buchi un po’ a tutte sia in lungolinea che con i cross carichi. Ma spostando il gioco sulla diagonale sinistra, Carla è riuscita, a furia di magnifiche sbracciate a una mano con le quali sa variare rotazione e velocità della palla in modo impeccabile, a mettere decisamente alle corde la rivale.

Il movimento a colpire del rovescio della Suarez Navarro è tecnicamente perfetto: impugnatura full eastern, come Schiavone e Mauresmo, preparazione molto compatta in stance semichiusa (cioè non completamente di spalle, ricorda Wawrinka in questo), movimento a colpire e follow-through estremamente fluidi senza però lasciar andare completamente oltre la spalla opposta la testa della racchetta se non nelle accelerazioni strette e nelle botte a chiudere, il cosiddetto “accompagnamento trattenuto”, il più simile in questo è Filippo Volandri.

Ana su quella diagonale ci ha capito davvero poco, ed è stata spesso costretta a rischiare dritti anomali addirittura da oltre il corridoio dal lato del rovescio, colpi alla “o la va o la spacca” perché se non tramutati in vincenti diretti avrebbero portato inevitabilmente al punto perso, con dieci metri di campo lasciati vuoti sulla destra. Aver obbligato ripetutamente una campionessa simile, in gran forma, a tentare soluzioni tanto estreme pur di sfuggire al martellamanto implacabile del rovescio di Carla, è la migliore dimostrazione della qualità che la spagnola è in grado di produrre con il suo colpo migliore. Bella da vedere, e basta.

Non so, da tecnico, quale possa essere – se c’è – una strada percorribile per mantenere in vita un’esecuzione di questo tipo nel tennis agonistico femminile. Al contrario di quello che sta avvenendo in campo maschile, ovvero un progressivo innalzarsi dell’età in cui i giocatori raggiungono la massima competitività, tra le ragazze, pur non essendoci più le baby-campionesse come Martina Hingis (numero 1 della classifica a sedici anni e mezzo nel marzo 1997), si arriva comunque spesso ad alti livelli professionistici prima dei vent’anni.

Questo significa che una giovane avviata alla carriera agonistica, una volta uscita dalle under 14, nei due-tre anni successivi dovrà iniziare a essere competitiva a livello futures, a raccogliere pian piano i primi punti WTA, per poi capire se il salto successivo verso il tennis “vero” è o meno alla sua portata. A 18 anni devi già essere una bella “belva da campo”, tecnicamente completa, e pronta a crescere ancora atleticamente e tatticamente. Risulta quindi molto difficile, per l’ovvia ragione del gap di forza nel braccio, impostare a una mano e proseguire così attraverso questi determinanti anni di formazione agonistica già proiettata alla massima prestazione, ma di formazione fisica ancora incompleta.

Stiamo davvero rischiando l’estinzione definitiva, e credo irreversibile, del rovescio a una mano nel circuito femminile: e a prescindere dai gusti estetici personali, la scomparsa totale di un colpo è ancora più grave e preoccupante della scomparsa di una fase di gioco. Non si scende (quasi) più a rete se non a tirare schiaffoni al volo da tre quarti di campo, e va anche bene, il gioco si evolve e le campionesse si adattano. Ma che un’esecuzione fondamentale, e potenzialmente ancora più che competitiva come ci hanno dimostrato Carla ieri, e diverse sue più illustri colleghe nel passato recente, sia semplicemente stata dimenticata, è qualcosa che fa riflettere, e non in positivo.
Peccato.

One-Handed Backhand appreciation corner

Persa, seppur con onore, la Paladina della Luce Carlita, i tabelloni maschile e femminile di Roma si allineano alle semifinali con la presenza di un solo Cavaliere del Bene, l’Apprendista Bulgaro Grigor, opposto alla Nemesi Bimane Massima Nadal.

L’Eroe col pigiamino a righe ha perso i 4 confronti precedenti contro il Signore dei Sith a due mani, ma lo ha sempre portato al parziale decisivo nei tornei 2 su 3 (Rotterdam 2009, Montecarlo e Cincinnati 2013), e agli ultimi Australian Open per un pelo non è andato due set a zero avanti.

Grigor, fai quello che puoi, e che se sei in forma non è poco: magari non basterà, ma anche in caso di sconfitta, fai vedere a tutti come se ne va, combattendo fino in fondo, un vero Guerriero della presa Eastern.

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