TENNIS – Il commento di Rino Tommasi sulle due finali di Roma. Serena Williams che batte Sara Errani e Novak Djokovic che vince per la terza volta a Roma.
La sfida infinita tra i due giocatori più forti del mondo ha mandato in archivio un altro capitolo di grande tennis e di grande sport. La qualità anche umana della loro rivalità si inserisce perfettamente nella storia di questo sport che è stata costruita negli anni attraverso una serie di duelli appassionanti . Personalmente credo che questo duello meriti una valutazione particolare per la signorilità e l‘educazione dimostrata dai due protagonisti ma anche dalla certezza che dietro di loro ci siano già pronti altri campioni di grande qualità umana e sportiva.
Mi piace infatti considerare la splendida partita giocata sabato pomeriggio in semifinale da Novak Djokovic e da Milos Raonic come un omaggio al nostro torneo ed alla nostra città. In fondo si trattava della semifinale di un torneo importante e prestigioso ma la mia impressione è stata che due i due tennisti l‘abbiano giocata con lo stesso impegno e la stessa concentrazione che avrebbero riservato alla finale di Wimbledon.
E’ invece probabile che i campioni, quelli già affermati ma anche quelli che sanno già che lo diventeranno, sappiano istintivamente distinguere quelle che potrebbero influenzare un rapporto tecnico, psicologico o gerarchico molto importante per la loro carriera.
Credo anche che questa edizione degli Internazionali possa già essere considerata la migliore della sua storia anche perché la presenza in finale della nostra Sara Errani premia giustamente un settore del nostro tennis che negli ultimi quattro o cinque anni sta sostenendo un movimento al quale è venuto a mancare il sostegno degli uomini che dai tempi di Adriano Panatta non riescono più a sfondare il muro dei primi dieci.
Purtroppo la giornata conclusiva è stata amareggiata dalle precarie condizioni fisiche in cui la nostra giocatrice ha dovuto disputare probabilmente l’incontro più importante della sua carriera. Non voglio sporcare con l’ipocrisia queste considerazioni e quindi voglio dire che in nessun caso Serena Williams avrebbe potuto mancare, a quindici anni dal primo titolo in una prova del grande slam, il terzo successo nel nostro torneo. Credo anzi di doverla ringraziare per avere accettato (come ha sempre fatto al Roland Garros) di mettere in gioco il suo prestigio e la sua classifica sulla superficie meno adatta alle sue caratteristiche.