Fiona Ferro, il futuro del tennis parla (anche) italiano

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Fiona Ferro, il futuro del tennis parla (anche) italiano

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TENNIS – La più giovane giocatrice in tabellone con i suoi 17 anni, Fiona Ferro ha papà italiano ma gioca per la federazione francese che le ha concesso una wild card per il Roland Garros. Lei ha ricambiato, mostrando le sue doti con la Lisicki.
Fiona Ferro era sicuramente uno dei volti  copertina del “Day 2” del Roland Garros, segni particolare: 17 anni, la più giovane giocatrice nel tabellone principale.
La tennista francese, con papà italiano, usufruiva di una wild card messa a disposizione dalla federazione francese, concessa un po’ per coccolarla e proteggerla dalle possibili tentazioni della federazione italiana, un po perché davvero  crede in lei e nelle sue capacità di crescita.
La sua età, la sua nazionalità, e la sua “buona fama” non hanno fatto altro che attirare su di lei mille attenzioni dalla stampa dalla critica e dagli appassionati stessi. Il tabellone l’ha accoppiata con la numero 17 del ranking mondiale, Sabine Lisicki, finalista di Wimbledon nel 2013, non certo l’ultima arrivata anche se non in uno splendido momento di forma. La giovane tennista, catapultata in un mondo a lei così poco familiare come un torneo dello slam e l’attenzione che ne deriva, ci ha messo un po per sciogliere il braccio e far vedere ciò che è in grado di fare. Dopo aver infatti perso senza storie il primo set, nel secondo è stata anche in vantaggio 4-1 dopo di che però la pressione e la stanchezza, più nervosa che fisica, hanno fatto che si che venisse rimontata anche nel secondo parziale e che lo perdesse nel rush finale.
Non ci si poteva aspettare sicuramente che portasse a casa il match la giovane tennista, ma ci si aspettava che dimostrasse di valere una wild card ad un torneo così importante, ed anche se solo per sprazzi di match, lo ha fatto. Una giornata comunque da ricordare ed incorniciare per lei. Passando ad un analisi più specificatamente tecnico-tattica della ragazza italofrancese possiamo classificarla come una classica “giocatrice moderna” che picchia da fondo con solidità e profondità. Le sue sortite a rete sono riservate solo per occasioni speciali, o per meglio dire, inevitabili.
E una giocatrice che  colpisce molto bene sia lungolinea che incrociato, la caratteristica forse più improntate nel tennis femminile odierno. Tralasciando la disamina tattica della tennista proviamo a concentrarci solo sull’età ed a capire come i tempi cambiano e con essi le situazioni. Il tennis sta diventando sempre più “un gioco per vecchi”. Questa e un iperbole, chiaramente, un esagerazione. Che ha però un fondo di verità. Stiamo infatti davanti ad una ragazza giovane, giovanissima, ma non certo di fronte ad un esordio record come quello di Mary Joe Fernandez che calcava per la prima volta i campi del torneo parigino alla tenera età di 13 anni. Nè tantomeno stiamo parlando di Chang o Monica Seles  che rispettivamente negli anni 1989 e 1990 alzavano il trofeo a 17 anni lo statunitense e a 16 la croata.
Discorso diverso anche dal più “recente” Nadal, che più o meno all’età della transalpina odierna faceva il suo esordio al torneo mettendo sin da subito le mani sullo stesso. Insomma il tennis cambia e la maturazione completa dei campioni, ovvero coloro che disputano per la vittoria di una Slam, avviene sempre più tardi. La domanda “perché?” sorge spontanea. La risposta nessuno la sa e nessuno la può sapere. Si può azzardare a parlare di un cambiamento generale del tennis, derivante dal cambio di modo di intendere il gioco, dal cambio radicale dei materiali usati, o più semplicemente si può dire che nel tennis, come in tutti gli ambiti della vita, la maturazione completa si raggiunge più tardi rispetto a qualche decennio fa, e quindi tutte le varie fasi della vita, sociale e tennistica, sono spostate in avanti.
Stefano Gaudino
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