TENNIS ROLAND GARROS – E’ la sorpresa più inaspettata delle ultime settimane: Muguruza trasforma Serena Williams in una giocatrice normale. Proviamo a capire perchè può essere considerata come una delle tre sconfitte più dure da lei subite in un torneo dello Slam.
“Day 4: giornata di ordinaria amministrazione per i big, negli uomini come nelle donne. Dopo la sorprendente sconfitta di Na Li, non ci sono le premesse per l’uscita di un’altra big: Sharapova non dovrebbe rischiare, forse Venus. Serena non prendiamola neanche in considerazione”.
Ecco il banale ragionamento che un comune intenditore di tennis avrebbe potuto fare, dando un occhiata ai match odierni di secondo turno qui a Parigi. La sorpresa in realtà è arrivata, e che sorpresa: la campionessa uscente Serena Williams è stata letteralmente sbattuta fuori dal Roland Garros da una Garbine Muguruza in forma eccezionale, tanto da meritarsi i complimenti della sua avversaria (“Non ho mai visto nessuno giocare come lei”). 6-2 6-2. Un risultato netto che non lascia spazio ad interpretazioni, a dubbi, a rimpianti, subito per mano della giocatrice numero 35 del ranking, che ha dettato le sorti dell’incontro, dal pirmo all’ultimo punto. Nei primi due turni dunque, sono out le prime due teste di serie del tabellone femminile;, un dato storico se si considera che mai nella storia del tennis moderno, i primi due giocatori del mondo, sia tra gli uomini che tra le donne, hanno entrambi abbandonato un torneo dello Slam , prima del terzo turno.
Giornata nera anche per l’altra Williams, Venus, che ha ceduto in tre set alla diciannovenne Schmiedlova, mettendo in risalto come le giovani rampanti (nonostante questo rimanga più un circuito per ultratrentenni), anche Muguruza ha vent’anni, abbiano più spazio e futuro nel femminile.Non è la prima volta che Venus e Serena preparano le valigia anticipatamente e in contemporanea, qui a Parigi. E’ già successo 2 volte: nel 2004 (Serena sconfitta da Capriati; Venus da Myskina) e nel 2008 (Pennetta batte Venus; Srebotnik ha la meglio su Serena). L’ultima volta però era stata a Londra, nel 2011, dove la Bartoli e la Pironkova fermarono prima la favorita Serena e poi la sorella maggiore.
Ma restiamo ancorati alla numero uno del mondo; proviamo a capire se quella odierna può essere considerata la sua più pesante sconfitta in uno Slam, in termini di punteggio e in termini di risultato raggiunto. Anzitutto bisogna sottolineare che è la prima volta in assoluto che l’americana non raggiunge la seconda settimana in uno Slam, da numero uno del mondo. Era già successo in passato, proprio a Parigi, con la Razzano, ma allora Serena deteneva la testa di serie numero 5. Proprio quella è stata una delle debacle più inaspettate che il pubblico di Parigi abbia mai visto, una sconfitta che ha scioccato la stessa Serena, la quale si ritrovò incredibilmente fuori al primo turno, dopo aver condotto il match per larghi tratti (più avanti l’americana dichiarerà di aver imparato molto da quel match). 4-6 7-6 6-3 all’esordio a Parigi, dalla numero 111 del mondo. Più fragorosa di così la caduta non avrebbe potuto essere. Altro stop da numero 5 del mondo, sempre sui campi francesi, è da registrarsi nel 2008 con la Srebotnik, all’epoca numero 24 del mondo, che estromise in due set (6-4 6-4) Serena, al terzo turno.
Altri pesanti capitomboli da numero uno, la statunitense li ha messi in fila al Roland Garros nel 2010 contro Sam Stosur (8-6 al terzo in quarti), lo scorso anno a Wimbledon contro la Lisicki in ottavi, in un torneo che, agli antipodi, Serena avrebbe dovuto vincere a mani basse, secondo le agenzie di scommesse, e quest’anno in Australia da Ana Ivanovic ancora in ottavi e in tre set (la favorita del sottoscritto per la vittoria finale, ma questo è un altro discorso).
Sul podio, sale il match di ottavi di finale, perso da Serena con la Makarova (allora numero 56) in Australia con un punteggio inequivocabile, molto simile a quello odierno: 6-2 6-3. Rispolverando gli articoli risalenti a quella data, si intuisce come la sensazione degli addetti ai lavori fosse stata quella di una Williams strafavorita per la vittoria finale, nonostante la dodicesima piazza in classifica. Ad onor di cronaca, c’è da dire che Serena lamentò dei problemi fisici, specie sugli spostamenti laterali, che oggi non sembra si siano presentati. Da citare, sul cemento australiano, le vittorie di Stephens nel 2013 ai quarti di finale (con Serena anche qui visibilmente limitata da difficoltà motorie), Jankovic nel 2008 (6-3 6-4 con la serba numero 4 e Serena settima), e Hantuchova nel 2006.
A completare la lista, si aggiunge anzitutto la sconfitta con la Stosur in finale agli Us Open del 2011. 6-2 6-3 il punteggio definitivo, con la beniamina di casa che proveniva però da un periodo difficile costellato da assenze e tornei non giocati, tant’è che si presentò come testa di serie numero 27, mentre l’australiana era numero 10 del mondo. Ma non è tutto; come non citare il miracolo belga della neo-mamma Clijsters che estromise nel 2009 (6-4 7-5), proprio a Flushing Meadows, una Serena in versione numero 2 del mondo, nel famoso match degli insulti al giudice di linea, o la sconfitta in finale a Wimbledon per mano della Sharapova (6-1 6-4) nell’ormai remoto 2004.
Di certo, in ordine ai game ottenuti (4: è record in negativo negli Slam), e al turno dove la sconfitta si è concretizzata, l’odierna impresa della Muguruza, può essere catalogata nella personalissima “top three Slam horrible matches” della numero uno del mondo, alle prese con una stagione da gestire, soprattutto psicologicamente. Gli obiettivi sono ancora tanti e la sconfitta ci può stare: “It is not the end of the world” ha confermato la stessa Serena, in conferenza stampa. Nonostante la prematura uscita, rimane la certezza che sull’erba londinese arriverà più carica e rabbiosa che mai, ed allora sarà qualcun altro a dover effettuare di nuovo l’impresa.