TENNIS – Lo svedese Stefan Edberg, attuale allenatore di Roger Federer, deplora il fatto che oggi il tennis sia diventato più difensivo e il serve&volley faccia ormai parte del passato. Una conversazione insolita con un ex leader del ranking ATP, di solito silenzioso, durante una sessione di stretching dello svizzero. Scritto a memoria. Perché non registrato? Ecco il motivo…
Ciao. Va bene se prendi una pausa durante gli esercizi di Roger, se parliamo un minuto?
Possiamo parlare quanto vuoi, l’importante è che non venga registrato (guarda il registratore nella mia mano).
Perché?
Non mi piace rilasciare interviste, perché credo di non avere molto da dire. E ad ogni modo non parlo molto, sono piuttosto silenzioso, come tutti gli svedesi.
Uno svedese che vive principalmente a Londra. Ti trovi a tuo agio con gli inglesi?
Non mi lamento, anche se a volte parlano troppo. Sono abbastanza chiassosi, soprattutto la sera, ma posso sopportarli.
Anche Roger Federer è un uomo abbastanza taciturno. È per questo che hai deciso di aiutarlo come allenatore?
Anche Roger parla più di me, ma mi trovo bene in sua compagnia. Questo non vuol dire che sia taciturno.
Stai aiutando Federer a tornare ad uno stile più aggressivo di serve&volley?
Nel tennis di oggi sarebbe un suicidio. Al momento non conosco un tennista che va costantemente a rete.
Il polacco Lukasz Kubot lo fa spesso, non durante tutto il match, ma fa molti punti a rete.
È il tennista che ha perso i quarti di finale a Wimbledon contro Janowicz? È quel quarto di finale tutto polacco?
Esatto. Cosa ne pensi del gioco di Lukasz?
Ho seguito un po’ quella partita in TV. Ha un gioco abbastanza misto, a tratti simile al tennis che si giocava sull’erba qualche anno fa. Ma sfortunatamente, fa parte del passato. Oggi, un eccesso di immaginazione in attacco indica delle tendenze suicide. Le palline sono diventate più lente e pesanti, e anche il tennis in generale, così un difensore ha molto più tempo per preparare una risposta letale. Ai miei tempi le possibilità erano a metà, oggi sono al 70% a favore dei difensori.
Ti dispiace che la strategia del serve&volley sia superata?
Si, ovviamente, anche perché in questo modo le partite sono più lunghe. Non ho molto tempo per seguirle. Specialmente le maratone sulla terra. Non mi è mai piaciuto molto lo stile difensivo da fondocampo, ma bisogna anche accettare i cambiamenti.
Roger è uno dei pochi giocatori completi. Che altro può migliorare nel suo tennis?
C’è sempre un aspetto da migliorare, o almeno da correggere. Devi adattarti alle tendenze, altrimenti ti ritroverai sempre sul marciapiede quando il treno parte.
Ed esattamente tu cosa puoi migliorare?
Non posso rispondere, perché ho alcuni obblighi contrattuali.
Credi che Federer possa tornare ad essere numero uno ancora una volta?
Perché no? Con quel talento e con così tanto potenziale credo possa ancora rientrare nella lotta fra Nadal e Djokovic.
Ma è più probabile a Wimbledon che qui a Parigi?
Chi lo sa, ma se non lo pensassi, non sarei mai venuto. Credo che al Roland Garros sia ancora tutto aperto e Roger può essere uno dei candidati.
Il coach di Djokovic è Boris Becker, con il quale ti sei incontrato sul campo. Hai accettato la proposta di Roger per poterlo sfidare anche dalla panchina?
No. Ho accettato questa sfida interessante perché mi ha permesso di lavorare con uno dei migliori tennisti della storia.
Sembra che invece tu abbia molto da raccontare.
Chi, io? No, è un’illusione. Sono svedese e come tutti gli svedesi sono taciturno per natura.
Cosa pensi del tuo connazionale ed ex rivale Mats Wilander?
Beh, forse ha cambiato nazionalità (appare un sorriso sul suo volto). Credo sia così perché adesso è una star della TV ed ha un programma su Eurosport. Io non mi sarei sentito a mio agio.
Perché?
Perché sono uno svedese silenzioso.
L’avevo dimenticato, perché abbiamo avuto una conversazione davvero interessante, che pubblicherò felicemente. (sulla terrazza del circolo appare Federer).
Va bene, ma non hai registrato.
Ma ho un’ottima memoria.
Adesso devo andare, mi dispiace di aver solo farfugliato (sorride).
Qui il link originale dell’intervista (in polacco) e qui la traduzione in inglese.