A Wimbledon il cambio della guardia. Andy Murray delude il Regno Unito

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A Wimbledon il cambio della guardia. Andy Murray delude il Regno Unito

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TENNIS WIMBLEDON CHAMPIONSHIP – Due semifinalisti nuovi di zecca, Grigor Dimitrov e Milos Raonic vorrebbero liberarsi di tutti i “Fab Four”. E potrebbero farcela con gli ultimi superstiti Novak Djokovic e Roger Federer. Novità anche fra le donne. L’unica Slam-winner è la Kvitova. Ma è lei la favorita?

Se oggi fossi andato a scuola mi sarei dato malato. Perchè sono malato. Niente di grave, ma …metto le mani avanti perchè raffreddato e febbricitante scriverò ancora peggio del solito.
E chissà quanti refusi farò. Spero che il più diligente dei miei collaboratori li corregga.
Forse però Andy Murray stasera è messo peggio di me. Perchè anche se Grigor Dimitrov, vittorioso al Queen’s, non aveva perso ancora un match sull’erba, per molti Andy Murray non era soltanto il campione in carica ma proprio il favorito n.1 del torneo. Qui aveva vinto il torneo olimpico e poi il primo Wimbledon 77 anni dopo Fred Perry. E nel torneo non aveva perso un set, apparendo in ottima forma, migliore rispetto a Nadal (poi eliminato da Kyrgios) e Djokovic, più o meno come Roger Federer che anche lui non aveva perso neanche un set.
Dimitrov è stato inaspettatamente solidissimo, ha sbagliato pochissimo, comandato quasi sempre il gioco con quel tennis elegante che lo contraddistingue, al contrario di Murray che invece oggi è stato irriconoscibilmente falloso. Lui che di solito è un mostro di regolarità.
L’unico momento in cui Dimitrov, approdato dopo solo 3 set (61 76 62) alla sua prima semifinale di Slam si è rivelato ancora inesperto è stato tre minuti dopo l’exploit. Cioè quando ha avuto l’ingenuità di dire ai microfoni della BBC: “Mi sono accorto fin dal palleggio di riscaldamento che Andy oggi non era al meglio”.
Apriti cielo! Dopo, in tutte le interviste che inevitabilmente lo hanno perseguitaro per aver buttato fuori l’idolo di casa, è stato tutto un chiedergli: “Ma che cosa sbagliava Murray nel palleggio? Cos’è in particolare che ti ha fatto capire che non era lui?” E a Murray idem: “Come mai già dal palleggio Dimitrov si è accorto che te non eri in giornata?”.
Al che Murray ha avuto gioco facile nel rispondere: “Veramente nel primo game ho subito avuto palle-break…poi però l’inizio del mio match è stato scarso. E questo gli ha dato fiducia. Avrei dovuto rendere più difficili quei primi games ma non ci sono riuscito. E anche quando sono tornato su nel secondo set, ho avuto le mie oportunità e non ho saputo sfruttarle”.
Devo dare atto a Murray di aver risposto con grande professionalità, gentilezza e disponibilità a una caterva di domande – ben 29! – in conferenza stampa dopo aver vissuto una delle giornate più “deludenti” della sua carriera ed essere passato sotto il filtro di molte tv: “Perdere la finale del 2012 (con Federer) però è stata la mia sconfitta più dura da digerire” ha specificato Andy, esauriente in tutte le risposte come se avesse vinto.
Ho visto tanti giocatori arrivare in sala stampa furibondi subito dopo la sconfitta e rispondere a monosillabi. Mi è piaciuto che Murray abbia reagito alla grossa delusione con grande signorilità.
Dimitrov fa arrabbiare i tifosi di Federer quando qualcuno lo chiama BabyFed, però il tennis che ha fatto vedere oggi contro Murray ha ricordato un po’ Roger: certo più di quanto potrebbero ricordarlo Nadal, Djokovic e Murray. O no?
Murray avrebbe potuto perdere addirittura ancora più nettamente, era indietro di un break anche nel secondo set. “Era flat (“piatto”) ha detto di lui Jimmy Connors che “flat” non è mai stato neppure quando era febbricitante.
Ma mi ha stupito la mancanza di reazione di Andy nel terzo set. Pareva quasi rassegnato.
Per gli inglesi, inclusa la coppia reale William e Kate Middleton presente nel Royal Box, una gran delusione. Alla conferenza stampa pareva d’essere a un funerale.
Dimitrov è un tipo sicuro di sé, niente sembra scomporlo o sovraeccitarlo. Giocherà, sono quasi sicuro, contro Djokovic nella sua prima semifinale di Slam come se ne avesse giocato dieci. Novak, che potrebbe diventare n.1 detronizzando Nadal se vincesse il torneo, è stato in grosse difficoltà con Marin Cilic, avanti due set a uno. Ma dopo aver giocato maluccio si è ripreso, contemporaneamente ad un vistoso calo fisico di Cilic, allenato come sapete da Goran Ivanisevic (mentre il suo ex coach, l’australiano Bob Brett, è stato ingaggiato dalla federazione britannica e da settembre si trasferirà a Londra). Djokovic ha dominato gli ultimi due set: con Dimitrov ha vinto 3 volte su 4, l’ultima al Roland Garros 2013, 6-2,6-2,6-3, ma ci aveva perso a Madrid.
L’altra semifinale sarà la nona a Wimbledon per Roger Federer, che le ha vinte tutte, e la prima per Milos Raonic, in questi Championships certamente memorabili per il Canada, direi addirittura storici visto che in semifinale hanno anche Eugenie Bouchard che ha approfittato della stanchezza psicofisica della Kerber, com’era facilmente prevedibile dopo 3 giorni di lotte (Flipkens e Sharapova).
Raonic ha sì messo a segno 39 aces, ma non è solo servizio. Ha anche un formidabile drittto e una non meno formidable equipe di tecnici a consigliarlo alle spalle: Riccardo Piatti (ormai americanizzatosi: ha il cappellino con su scritto Piatti team e la felpa…idem) e Ivan Ljubicic. Raonic è stato bravo a non innervosirsi quando il giustiziere di Nadal, Nick Kyrgios, ha vinto il primo set al tiebreak.
Ha vinto agevolmente il secondo set, poi il terzo, ed ha chiuso al tiebreak. Però l’australiano non poteva giocare come ieri, al di là del fatto che Raonic gli proponeva situazioni tattiche completamente diverse (ha fatto solo 15 aces, contro i 35 anti-Nadal).
Con Federer, Raonic ha perso quattro volte su quattro, ma sono incontri datati, tre nel 2012 e uno nel 2013. C’è un solo precedente sull’erba, a Halle e lì Roger vinse 7-6 al terzo. Nel frattempo Raonic è indubbiamente cresciuto. “Sono un altro giocatore rispetto a quando ci ho giocato”.
Dulcis in fundo, Federer: Roger ha perso il primo set ma non si è disunito. Ma dopo aver perso il secondo set Wawrinka si è sentito male, ha chiamato il fisio e il supervisor McKewen, e da quel momento il suo servizio è calato di velocità, una ventina di chilometri in meno, e poi era certamente meno scattante per tutto il terzo e metà quarto set. Sembrava essersi ripreso soltanto nel finale, quando ha mancato un’opportunità per il 5 pari.
Un buon Federer comunque. Su di morale e contento di aver fatto dimenticare Stakohvsky e Wimbledon di un anno fa.
Questo giovedì le semifinali femminili si presentano molto equilibrate in alto, Halep-Bouchard è partita aperta (con la canadese forse leggermente favorita) mentre Kvitova-Safarova (5-0 per la campionessa del 2011) sembrerebbe scontata a favore della Kvitova se non fosse che a Eastbourne un paio di settimane fa la Kvitova vinse soltanto 7-6 al terzo e che la Safarova ha molto meno da perdere e, forse, anche più nervi se le cose si incarogniscono.
Hanno vinto Errani e Vinci il loro doppio e ha vinto fra i giovani Baldi, in singolare e in doppio. Vorrebbe ripercorrere le orme di Quinzi, ma ha un tabellone difficile.
Certo è che comunque questo Wimbledon non è stato male quanto a novità: due semifinalisti nel maschile sono lì per la prima volta, Federer come detto per la nona, Djokovic per la sesta. Più novità ancora nel femminile: a parte la Kvitova nessuna delle altre tre ha mai vinto uno Slam e la Safarova gioca la sua prima semifinale. Mentre la Bouchard alla terza semifinale di fila negli Slam è la più piacevole novità dell’anno: sarà n.8 come minimo lunedì prossimo, come Carling Bassett-Seguso tanti anni fa, ma è destinata a salire ancora.

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