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Venus Williams e il Bank of the West Classic dove tutto iniziò

Last updated: 30/07/2014 10:19
By Daniele Vallotto Published 29/07/2014
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8 Min Read

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TENNIS – Oggi Venus Williams, 34 anni, debutterà al Bank of the West Classic, il torneo che la lanciò nel tennis professionistico a soli 14 anni e con tanti dubbi. Un racconto di quei due giorni che l’hanno fatta diventare professionista.

Ha trentaquattro anni, ha vinto quarantacinque tornei di cui sette Slam di cui cinque Wimbledon, è stata più volte sulla soglia del ritiro eppure è ancora lì a lottare con atlete più giovani, più veloci, più forti. Ma il fuoco di Venus Williams, la maggiore delle sorelle che hanno rivoluzionato il tennis tra fine anni ’90 e inizio 2000, non è ancora spento. E a Stanford, contro Paula Kania, è pronto a riaccendersi quel fuoco, dopo un Wimbledon che si è concluso con un’altra sconfitta nei primi turni anche se non è stata una sconfitta come quella, dolorosissima, contro Vesnina nel 2012, o contro Pironkova l’anno precedente. Stavolta Venus ha messo tutta sé stessa su ogni servizio, su ogni dritto, su quel rovescio che riconosceresti anche al buio, su ogni urlo. Non è bastato contro la futura campionessa, Petra Kvitova, che ha deciso di rinascere nel suo giardino preferito contro una che su quel giardino ha vinto tanto, tantissimo, e ancora vorrebbe vincerci se il fisico glielo permettesse. Tocca allora ripartire da Stanford, cioè dal Bank of the West Classic, ossia il torneo dove tutto iniziò.

A giugno del 1994 Venus Williams deve ancora diventare professionista ma il tempo stringe: la WTA sta per varare la “regola Capriati”, quella che impedisce alle tenniste di esordire nel circuito a 14 anni. Il padre, Richard, ha preferito non farla giocare nel circuito junior e la fa allenare, assieme alla sorella minore Serena, da Rick Macci, che ha lavorato con Nick Bollettieri, l’artefice di Monica Seles e Andre Agassi. Macci, che ha perfettamente capito il potenziale di Venus, parla con Richard e gli chiede di far esordire la figlia il prima possibile nel circuito prima che la WTA si metta a comandare su quanti tornei possa giocare Venus durante l’anno. Arriva così una wild-card per il Bank of the West Classic, un torneo che si gioca ad ottobre ad Oakland, California, a più di 3000 miglia da Palm Beach, Florida, dove Venus si allena con Serena.

Da giugno a ottobre Venus si allena con un solo obiettivo: il primo turno del Bank of the West. Non è abituata a competere (il padre l’ha ritirata dai circuiti junior mentre stava spadroneggiando con un record di 63 vittorie e 0 sconfitte) e si allena con ragazzi più grandi di lei che la battono ripetutamente. Macci è pieno di dubbi: come reagirà ad una vera partita contro una professionista con tutto il pubblico a guardarla incuriosito? Ma arrivati ad Oakland Venus spazza via tutte le preoccupazioni del suo coach: si allena davanti a 300 persone e dà il meglio di sé. Macci nel suo libro “Macci Magic: Extracting Greatness From Yourself And Others” definisce la Venus che si prepara ad esordire tra le professioniste “un leone in gabbia“. Prima di esordire nel torneo, Macci fa allenare Venus con Gerard, un ragazzo che la batte sempre 6-0 o 6-1. Questa volta però Rick chiede a Gerard di giocare con meno mordente e far vincere Venus senza che lei se ne accorga. Venus vince 7-6 senza sospettare che ci sia un trucco e fa il pieno di fiducia per il torneo.

Il primo match che Venus Williams gioca in un torneo WTA avviene il 31 ottobre 1994. L’avversaria di Venus è Shaun Stafford, ex-campionessa NCAA, ex-numero 20 del mondo e allora numero 57 del ranking. Per l’occasione Richard dipinge la racchetta di Venus senza un logo e compra un’outfit nuovo per sua figlia, pure questo senza logo. Secondo Macci “mancava solo il cartello “Affittasi”! “. Venus gioca la notte di Halloween e il dritto della quattordicenne è spaventoso come le streghe che affollano la notte delle zucche: anche se l’avversaria è infortunata alla spalla, la grinta e la potenza che si sprigionano da ogni colpo fatto partire dalla racchetta senza loghi di Venus impressionano tutti i presenti. Un servizio a 115 miglia orarie (185 chilometri orari) spiega meglio di ogni altro il potenziale della ragazzina, che vince 6-3 6-4. Una vittoria irreale per chi non ha mai potuto competere veramente contro qualcuno prima di quel match. È talmente poco abituata ai ritmi di una partita vera che ai cambi campo non si siede perché questo non le viene permesso alla Rick Macci Academy. Per cui tra una pausa e l’altra se ne sta in piedi come un pugile nel suo angolo, scalpitante in vista del prossimo round.

Il giorno dopo Venus rischia di far saltare il banco quando affronta la numero due del mondo e che di lì a qualche mese sarebbe diventata numero uno WTA, Arantxa Sanchéz Vicario. Con tutta lo scriteriato entusiasmo che solo una debuttante può avere Venus sale 6-3 3-1 e Macci, al fianco di Bud Collins, sentenzia: “Questa potrebbe essere la più grossa sorpresa nella storia dello sport“. Ma le luci della ribalta sono ancora troppo forti per Venus: Arantxa vince un paio di game ai vantaggi, chiede un toilet break che dura oltre dieci minuti e venti minuti dopo la partita finisce senza che Venus abbia più potere di controllo. 3-6 6-3 6-0. Una lezione molto dura da digerire ma che sarà il primo mattoncino di una carriera fantastica. Quella sera arriverà il primo contatto con uno sponsor e qualche mese dopo arriverà un accordo da capogiro con Reebok, un contratto da due milioni e mezzo di dollari all’anno per cinque anni. Per rivedere Venus in campo ci vorranno otto mesi e per rivederla vincere una partita occorrerà aspettare esattamente dodici mesi. Ancora il Bank of the West Classic, ancora Oakland. 823 match dopo Venus si ripresenta nel torneo che la lanciò, grazie ad una wild-card. Vent’anni fa ebbe una wild-card per iniziare, oggi l’ha ottenuta per ribadire che non è ancora finita.


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