A tu per tu con Ray Giubilo, uno dei più grandi fotografi di tennis

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A tu per tu con Ray Giubilo, uno dei più grandi fotografi di tennis

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TENNIS – Intervista a Ray Giubilo, uno dei più grandi fotografi di tennis, che nel corso della propria carriera ha immortalato campioni come Roger Federer e Rafa Nadal. Le sue opere sono esposte in gallerie prestigiose, quali la Proud Gallery di Londra, la US Open Gallery di New York e il Foro Italico di Roma

Per gli addetti del tennis è un punto di riferimento. Per i lettori delle riviste sportive, una presenza costante.

Ray Giubilo da quasi trent’anni svolge la professione di fotografo ed oggi è uno dei reporter tennistici più conosciuti e apprezzati a livello mondiale. I suoi lavori sono stati esposti in tutto il mondo e nelle gallerie più prestigiose come la Proud Gallery di Londra, la US Open Gallery di New York e il Foro Italico di Roma. Le sue foto, mai banali, sanno regalare all’osservatore le emozioni che si respirano nei grandi eventi: da alcune di esse sembrano uscire i “Come on!” o i “Vamos!” urlati dai grandi campioni.

Nato ad Adelaide e cresciuto a Trieste, il reporter italo-australiano ha avuto per anni pianta stabile a Vicenza, per poi fare ritorno a Sydney dove tutt’ora risiede. Ray inizia la professione proprio in Australia, lavorando per un’agenzia pubblicitaria ed esponendo i propri lavori sulle ampie vetrate di un magazzino adattato a studio fotografico. I primi scatti avvengono nel settore della moda ma la sua propensione per la fotografia di movimento ben presto gli porta a conoscere l’ambiente dello sport.

L’occasione giusta arriva nel 1989 quando Ray viene incaricato di seguire per un magazine italiano gli Australian Open, uno dei quattro tornei di tennis più importanti del mondo.

Da allora e per oltre vent’anni, Giubilo ha fatto più volte il giro del pianeta collezionando come fotografo ufficiale quasi 200 eventi di tennis, tra cui oltre 80 tornei del Grande Slam e due edizioni dei Giochi olimpici. Tutt’oggi pubblica regolarmente sulle migliori riviste specializzate italiane ed estere.

Prima della trasferta Nordamericana, Ray ha trovato il tempo per un paio di battute.

Sotto il tuo obiettivo sono passati i più grandi campioni degli ultimi trent’anni, tra cui Roger Federer e Rafael Nadal, ai quali hai dedicato due tuoi libri. A livello fotogenico, chi dei due la spunta secondo te?
Dal punto di vista fotografico preferisco Nadal perché è più vario e più divertente da fotografare. Ma se potessi scegliere di giocare come uno dei due direi senz’altro Federer: a mio parere è il miglior giocatore di tennis che io abbia mai visto dal vivo.

Nel circuito professionistico c’è stato un incremento dei tornei giocati sulle superfici cosiddette veloci. Pensi che ciò possa essere dovuto anche ad un fattore tele-fotogenico?
Non credo sia un fattore di migliore qualità visiva. Direi piuttosto che l’interesse televisivo si sia spostato sui tornei di superficie veloce solo per un fattore economico.

I Paesi dove si gioca principalmente sull’hard court sono gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia e la Cina, che godono di una situazione economica molto migliore dell’Europa. Lì si è potuto investire parecchio sul tennis creando delle strutture ultra moderne e funzionali in grado di ospitare e intrattenere molto pubblico. Di conseguenza sono stati attratti sponsor e organizzati tornei importanti in città che prima non avevano un evento di interesse internazionale.

Che potenzialità offre oggi la fotografia a livello di sviluppo tecnico dei colpi?
Oggi con le macchine fotografiche moderne riusciamo a scattare fino a 12 fotogrammi al secondo in alta definizione e fino a 30 fotogrammi al secondo in bassa definizione. Queste micro-sequenze sono utilissime nell’insegnamento di un colpo perché danno la possibilità di studiare tutte le fasi dell’esecuzione aiutando a correggere gli errori che senza l’aiuto fotografico sarebbero difficili da rilevare.

Per anni hai vissuto a Vicenza, che legame conservi tutt’ora con questa città?
Vicenza come Trieste resta sempre un punto di riferimento per me, e durante la stagione europea del circuito Atp ci passo spesso tra un torneo e l’altro. E’ una città con un’ottima tradizione tennistica nella quale ho  stretto molte amicizie attraverso il tennis. Inoltre qui ho il mio coach di tennis preferito. Vicenza ha un fascino nascosto, per apprezzarla bisogna averci vissuto.

Ci racconti un aneddoto della tua lunga carriera?
E’ una domanda difficile perché ne avrei tanti da raccontare e tanti che non posso raccontare per rispetto della privacy di certi giocatori/trici.

Uno che mi viene in mente è il giorno in cui ho fotografato George Bush Sr. mentre giocava a tennis. Era il 1995 e stavo seguendo per la federazione australiana un incontro di Coppa Davis tra Australia e Francia a Sydney nel leggendario circolo di White City. Alla fine dell’incontro, dopo aver fatto una foto di gruppo della squadra australiana insieme al capitano John Newcombe e al coach Tony Roche, Newcombe mi chiese se fossi stato libero il giorno seguente perché lui e Roche avrebbero giocato un doppio con George Bush Sr e il nipote e avevano bisogno di un fotografo. Chiaramente accettai e il giorno dopo mi ripresentai a White City all’ora stabilita. Il circolo era vuoto: c’erano solo gli uomini della sicurezza americani che dopo avermi chiesto i documenti e ispezionato la borsa delle macchine mi autorizzarono a scattare le foto in esclusiva all’ex Presidente degli Stati Uniti.

Dopo un po’ di attesa arrivò una limousine scortata da una decina di moto della polizia dalla quale scese Bush vestito da tennis. Mi presentai, scambiai un paio di parole e cominciai a fotografare la partita. Durante il match scorsi una persona appostata su un albero e allora feci un cenno agli agenti della sicurezza: improvvisamente l’albero venne circondato da una ventina di body guards con walkie talkie, i quali “fecero scendere” l’uomo che si rivelò essere un fotografo a caccia di uno scoop. La partita fu interrotta per un paio di minuti… il tempo di portare via questo signore terrorizzato. Dopodiché tutto riprese come prima. Alla fine dell’incontro mi misi a fare le foto di rito quando a un certo momento Bush mi disse “Vieni Ray, facciamo una foto insieme”. Io piuttosto timido gli risposi “Certo Mr. President” e lui di rimbalzo “Quale Presidente! Chiamami George, siamo tra tennisti!”. Poi ridendo mi sussurrò: “Mi hai quasi salvato la vita”.

Un fotografo deve trovarsi sempre nel punto giusto al momento giusto e i tuoi scatti ne sono la più ampia dimostrazione. C’è tuttavia uno scatto che rimpiangi di non essere riuscito a cogliere?
Negli anni ho visto tanti scatti bellissimi fatti da colleghi che avrei voluto fare io. Ma non rimpiango nulla perché la fortuna gira, prima o dopo c’è sempre una volta in cui sei tu ad essere nel punto giusto al momento giusto.

C’è una foto alla quale sei particolarmente affezionato e che possiamo ritrovare nei tuoi libri?
Ci sono due foto nel libro Tennis Match alle quali sono affezionato perché sono le prime foto importanti che ho scattato. Una è un salto di Pete Sampras a Wimbledon nel 1996 che è poi diventato un poster storico delle racchette Wilson; l’altra è una foto di Venus Williams che ho scattato dal tetto del centrale di Melbourne nel 1998: un’immagine molto grafica con Venus che sembra avere una gamba sola proiettata attraverso una grande ombra sul campo.

Ray Giubilo in carriera ha immortalato i più grandi campioni di tennis cogliendone i minimi dettagli umani, sportivi e tecnici. I suoi scatti più belli sono raccolti nei libri di fotografie “Tennis Match”, “Rafael Nadal. Il Re della Terra”, “Roger Federer. Il n. 1 di sempre” e “Le ragazze del tennis”, che non possono mancare nelle librerie degli appassionati. Tutti i volumi sono editi da Hoepli.

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