ATP Toronto interviste, Federer: "Che progressi Milos e Genie"

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ATP Toronto interviste, Federer: “Che progressi Milos e Genie”

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TENNIS MASTER 1000 TORONTO – Le interviste di Federer, Djokovic, Wawrinka, Fognini e tutti i campioni impegnati nel primo Master1000 dell’US Open Series che si tiene quest’anno a Toronto

I giocatori canadesi hanno elevato il proprio livello di gioco negli ultimi tempi, specialmente negli ultimi due anni ed ora sono in molti ad acclamare il beniamino di casa Milos Raonic. Quali sono le tue impressioni su questo giovane giocatore ormai affermato?
Come hai detto, Milos si è fatto ben conoscere negli ultimi tempi. Non ricordo esattamente quando l’ho visto per la prima volta, ma ormai ci ho giocato alcune volte e posso confermare che ha fatto ottimi progressi come testimonia la sua classifica. Ha giocato semifinali Slam e ha vinto tornei, giocando sempre più sicuro, settimana dopo settimana. E’ esattamente quello che devi fare per competere con i migliori e per creare opportunità. Con questo suo gioco sarà sempre in grado di mettere in difficoltà i più forti. Credo che per lui tutto ciò sia di grande importanza, per me lo sarebbe. Ora è necessario che si confermi in solidità e che sia in salute, naturalmente deve continuare a cercare di vincere i tornei. Penso che sia tutto ciò che gli serve ora.

Hai appena detto “solidità”. Molti commentatori, esperti, critici ed anche altri giocatori ti hanno definito come uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi. Quando giochi e cerchi rimanere solido, questa etichetta ti mette pressione?
In verità no. Mi vedo tranquillo oggi più che mai, perché in pratica non devo difendere molti titoli. Ho vinto un solo torneo l’anno scorso (Halle, ndt) e in base a ciò, sento di poter guadagnare punti ogni settimana. Mi sento veramente rilassato, come se non dovessi dimostrare nulla a nessuno, nemmeno a coloro che non sono d’accordo con questo mio punto di vista. Per me è tutto sta nella gestione delle motivazioni, di come mi sento in allenamento e come percepisco il mio livello di gioco, non come lo vedono gli altri. Posso analizzare tutto ciò molto più chiaramente di quanto abbia mai fatto. Ed è per questo che mi sento tranquillo. Quando ero più giovane sentivo molta più pressione e credevo di dover per forza fare quello che mi chiedevano le persone, ascoltando tutti. Oggi invece sento di poter proseguire come preferisco e apprezzo molto tutto questo. Amo giocare qui a Toronto ed oggi posso vedere tutti i miei progressi.

Novak Djokovic ha detto che rispetto a sei, sette o otto anni fa, ci sono molti più giocatori in grado di vincere i tornei e molti giocatori che possono ottenere ottimi piazzamenti. Quali sono le tue sensazioni a questo proposito?
E’ un argomento molto ampio, cioè in alcuni casi son d’accordo, in altri no. Provengo da un’epoca in cui c’erano molti numeri uno e diversi campioni di Slam. Verso la fine degli anni ’90 e gli inizi degli anni 2000 c’erano cambiamenti ogni settimana, non abbiamo mai visto così tanti diversi numeri uno giocare tutti insieme e perciò non sono d’accordo con quello che ha detto Novak. Sono d’accordo però perchè che ci sono più ragazzi molto promettenti. Del Potro è stato operato a polso e Murray alla schiena, anche io ho avuto alcuni problemi e tutto questo apre nuovi orizzonti. Poi quando Wawrinka ha vinto l’Australian Open, ha aperto di nuovo la contesa, però non è abbastanza ed è necessario andare oltre. Sono però solo belle parole, occorrono dimostrazioni. Si può aspettare ancora un po’, anche se penso che questo momento del tennis sia molto importante e soprattutto credo che la seconda parte di stagione sia di estremo interesse.

Riguardo Milos, incontrandolo a Wimbledon hai notato dei cambiamenti nel suo gioco rispetto agli inizi della sua carriera?
Aveva già una buona base su cui lavorare e quindi grazie al suo servizio, è molto più semplice focalizzare l’attenzione su ciò che serve realmente. Credo che per lui sia molto importante capire come si sente, come percepisce il suo gioco perché essere in fiducia è un fattore molto importante se vuoi emergere in questa situazione. Credo che fosse molto contento di giocare quella partita, non altrettanto di perderla. E’ il tipo di attitudine che ti piace vedere: mentalità vincente. Certamente saranno anni molto importanti per lui!

Hai parlato prima di equilibrio competitivo e delle necessità di essere solidi, cosa è maggiormente cambiato nel tennis maschile, nel corso della tua carriera?
Bè molte cose sono cambiate, a partire dalla tecnologia. Il più grande cambiamento tra gli anni ’90 e i 2000 è stato quelle delle racchette, poi le corde all’inizio dei 2000. Poi il gioco è stato rallentato un pochino, soprattutto i campi perché credo che i direttori degli impianti si fossero stancati di vedere partite decise dal servizio e da pochi scambi; tutto in favore di partite più fisiche giocate a fondocampo. Così molti giocatori di volo sono scomparsi. Credo che anche gli allenatori in generale abbiano cercato di migliorare il diritto, un po’ il rovescio e il servizio a discapito delle voleè, anche se penso che ci sia sempre tempo per quello, ma diventa sempre più dura. Così i più forti erano i giocatori da fondocampo. Chiaramente tutto ciò è stato fonte di ispirazione per le generazioni seguenti e ora penso che il tennis si trovi ad un bivio, dove le cose stanno un po’ accelerando. Qui a Toronto la superficie è più veloce rispetto a quattro anni fa ed è interessante vedere come le tattiche cambino per un gioco più d’attacco. In più anche i media hanno cambiato l’immagine del tennis da sei anni a questa parte.

Con così tanti impegni familiari ormai, sono sicuro che ti sarà perdonato cercare di meno di copertura mediatica. Hai mai pensato a quanto eri sotto la luce dei riflettori tra tifosi e media nel corso degli anni? Magari avresti preferito un po’ più di tranquillità.
Assolutamente no. Ho sempre amato tutto ciò che ho fatto, come le conferenze stampa in tre diverse lingue alla radio, TV, per riviste e giornali, era la cosa giusta da fare. Magari era un po’ eccessivo fare un’intervista dopo una vittoria per 62 62, ma sono le regole e fanno parte del gioco. Oggi invece sento di essere in un posto dove fare meno ha lo stesso significato perché ormai le persone sanno tutto di me. Queste cose servono anche al giocatore a costruirsi un’immagine per attirare più tifosi possibili. Quindi devo dire che sto facendo ancora molto in quel senso anche se magari non sembra.

Genie Bouchard ci ha raccontato di come vi siete incontrati dopo la sua vittoria a Wimbledon Juniores. Immagino che tu abbia conosciuto tanti giocatori giovani, mi chiedevo però se ricordi quell’avvenimento e cosa pensi dei suoi miglioramenti.
Dovrebbe essere successo alla cena per i vincitori, vero? Ricordo più o meno come l’ho conosciuta, ma come hai già spiegato, c’è sempre tanta gente. Comunque ho sempre prestato attenzione a vincitori del torneo junior, specialmente a Wimbledon, perché l’ho vinto nel 1998. Per me sarebbe stato un vero onore fare una foto con Sampras o con qualsiasi altro campione, la leggenda della serata. Ricordo di essere stato contento di conoscerla e penso che stia facendo veramente molto bene. Lavora duro, si diverte in quello che fa ed ha grande attitudine per il campo. Ad esempio non esulta su ogni punto, cosa che io non sopporto. Sono contento di come ha ottenuto i risultati e spero che possa continuare a fare bene.

Congratulazioni per i tuoi gemelli. Ora hai quattro figli! Cambia qualcosa nella tua vita?
Ah sì (risata), totalmente. Sono stati mesi importanti, bisogna aspettare e sperare che tutto vada bene ed è stato divertente vedere la reazione delle ragazze, tutto per diventare una famiglia. E’ incredibilmente bello ed ecco perché preferisco le settimane dopo Wimbledon per trascorrere il tempo con la famiglia, lontano dai campi da tennis.

Traduzione a cura di Cesare Novazzi

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