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Da Binaghi a Tavecchio, quando l’Italia resta la stessa

Last updated: 12/08/2014 17:44
By Enrico Serrapede Published 12/08/2014
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5 Min Read

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TENNIS – Carlo Tavecchio è il nuovo numero uno del calcio italiano, dimostrando ancora una volta che nel nostro paese le cattive abitudini non muoiono mai. Gli appassionati di tennis lo sanno più che bene dopo essere arrivati al tredicesimo anno di Binaghi.

 

 

“È la solita Italia” verrebbe da dire, quella che parla parla ma poi alla fine non cambia, che avrebbe la chance di cambiare rotta ma invece le manca il coraggio. Rimane ancorata alle cattive abitudini, la nostra Italia, le peggiori da abbandonare. L’ultima testimonianza è avvenuta proprio ieri con l’elezione di Carlo Tavecchio come presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Vecchio DC, uomo del fare, fino a ieri numero uno della Lega Nazionale Dilettanti Tavecchio è stato scelto dai poteri del calcio per essere il nuovo monarca dello sport più amato dagli italiani. “Si scrive Tavecchio, si legge Galliani – Lotito” ha scritto qualcuno sui social network e come dargli torto. Il programma del nuovo presidente è lungo 11 punti nei quali su per giù ci sono solo ovvietà: sicurezza negli stadi, no alla violenza, difendere i giovani atleti italiani, modello di integrazione degli extra-comunitari da copiare agli inglesi (come se in Italia avessimo la stessa cultura).

L’elezione di ieri è stata solo la ciliegina sulla torta, una torta però uscita male che puzza di marcio già in partenza. La gaffe sui “mangia banane” non può che esserne la prova evidente. Il fatto grave non è l’offesa in se per se, quelle evidentemente è stata solo frutto della sincerità del neo presidente. L’azione gravissima è stata invece la difesa, l’accettazione delle scuse. La passata stagione l’Italia è stata la nazione con il maggior numero di DASPO inflitti per offese o cori razzisti, e adesso il futuro premier del calcio italiano si rivela anche lui tale. Si può tranquillamente dire che c’erano tutti i presupposti per un DASPO a Tavecchio, e invece no, perché lui ha chiesto scusa. Qui sorge il dubbio però, ma allora tutti i tifosi (o ultras, chiamateli come volete) puniti con DASPO per offese razzisti, nel caso in cui si presentino in questura a chiedere scusa, magari con una bella lettera piena di rimorsi, si vedrebbero revocata la restrizione? Logica conseguenza porterebbe a rispondere “si”, ma non sarà così. Sarebbe troppo bello e brutto allo stesso tempo.

Questa è l’Italia dunque, gli appassionati di tennis lo sanno bene avendo vissuto la trasformazione da presidente a Re del tennis di Angelo Binaghi. Illustre signore che in un modo o nell’altro da tredici anni è seduto (ancorato?) sulla poltrona più importante del nostro sport. Tra bilanci di federazione, società satelliti che gestiscono Super Tennis ed elezioni anticipate atte a rendere impossibile qualsiasi candidatura concorrente alla sua figura il tennis non è di certo messo meglio. Tavecchio quantomeno è all’inizio, certo non il migliore degli inizi, ma può comunque far ricredere tutti i suoi detrattori. Angelo Binaghi non più, può solo vantarsi dei successi di Francesca Schiavone prima e Sara Errani poi, peccato però che soprattutto la seconda non svolga attività in Italia e sia dovuta volare in Spagna per fare il salto di qualità. Di italiano Sara porta solo la bandiera di fianco al nome, per carità con orgoglio, lo stesso che ci mettiamo noi appassionati a tifarla, ma non valevole di vanto da parte della federazione. Può ancora vantarsi di Gianluigi Quinzi, vincitore di Wimbledon junior un anno fa, omettendo però che viene trattato già come trofeo a 18 anni mentre dovrebbe iniziare a farsi le ossa nel circuito ATP invece di giocare i tornei che la federazione gli impone.

Insomma che sia calcio o tennis sembra non ci sia gran futuro per lo sport italiano, i posti a sedere sono sempre gli stessi prenotati sempre dalle stesse facce. Le stesse che fin quando avranno fiato in corpo si opporranno all’infinito al cambiamento. Ma d’altronde si vive una volta sola, loro stanno ballando in pista centrale e si sentono probabilmente in diritto di difendere la carica da chiunque possa ostacolarli. Sembra una guerra, non ci sono parole…


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TAGGED:Angelo BinaghiCarlo Tavecchio
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