Federer-Us Open: un rapporto ormai incrinato?

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Federer-Us Open: un rapporto ormai incrinato?

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TENNIS FOCUS – Roger Federer, da quando ha solcato per la prima volta i campi di Flushing Meadows nel lontano 2000, ha sempre fatto registrare numeri da capogiro, migliori anche persino di quelli ai Championships. Con l’avvento di Djokovic, però, negli ultimi anni, qualcosa è cambiato. 

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È sulla bocca e negli occhi di tutti. Anche se non si può dire, i confronti tra epoche diverse non hanno senso. Ma Roger Federer è con ogni probabilità il giocatore più forte e dominante di ogni tempo sull’erba.

Con Wimbledon, e forse ancora più di Wimbledon però, gli Us Open sono lo slam in cui Roger Federer, negli sfolgoranti anni del suo regno, ha spazzato via la concorrenza.

Se sull’erba londinese dal 2003 al 2009 il re svizzero ha centrato 7 finali consecutive e 6 successi, sul cemento americano dal 2004 al 2009 le finali consecutive sono state 6 e gli allori 5. Il Federer degli anni migliori ha quindi vinto un major in meno in America rispetto all’Inghilterra, ma ha forse dominato meglio semifinali e finali. A Londra infatti annullò quattro pericolosissime palle break nei primi due game di servizio del quinto set nel 2007 con Nadal e nel 2009 riuscì a strappare la battuta a Roddick per la prima volta soltanto al 77° game, vincendo infine 16-14 al quinto.

Allo Us Open lo strapotere è stato sfolgorante. Prima della finale con Del Potro del 2009, dal 2004 Federer era stato costretto a giocare il quinto set solo due volte uscendone senza problemi (Agassi quarti 2004, Andreev ottavi 2008). In dieci match giocati tra semifinali e finali nell’arco temporale 2004-2008, Federer ha perso solo 4 set (mai due nella stessa partita), vincendone 30. Statistica identica a quella dei Wimbledon 2003-2007, anche se all’All England Club Nadal lo costrinse al quinto nel 2007.

Per rinfrescarci ancora meglio la memoria, ecco le “cavalcate” di Roger negli anni del dominio a stelle e strisce.

2004. Federer partecipa per la prima volta allo slam newyorchese nel 2000, poi dal 2001 al 2003 perde tre volte negli ottavi di finale: nel 2001, curiosità, “scalda” Agassi nel match precedente l’epico quarto di finale Agassi-Sampras (vinto da quest’ultimo) in cui i due non si strapparono mai il servizio. Nell’occasione Agassi, n° 2 del seeding, inflisse una lezione più che severa al ventenne svizzero con un sonoro 6-1 6-2 6-4.

Nel 2004 arriva però la rivincita. Federer strapazza Costa, Baghdatis (che gli toglie un set al tie-break) e Santoro e approfitta del walk over di Pavel prima di incontrare nuovamente il “kid” di Las Vegas, che lo impegna fino al quinto set: Federer però è cresciuto dal 2001, ha già vinto tre slam e la spunta 6-3 al quinto, vincendo di fatto lì il suo primo Us Open. La semifinale con Henman e la finale con Hewitt (vinta col roboante risultato isoscele di 6-0 7-6 6-0) sono due mattanze.

2005. È uno Us Open di lotta ma di governo per Federer, che batte prima Minar, poi Santoro in tre set lottati, Rochus, Kiefer in un ottavo di finale complicato (6-4 6-7 6-3 6-4). Nei quarti spazza via Nalbandian, poi lotta con Hewitt in semifinale (6-3 7-6 4-6 6-3) e soprattutto con Andrè Agassi in finale, il canto del cigno nella carriera dell’asso americano: i due sono un set pari, Agassi conduce 4-2 nel terzo ma Federer reagisce, recupera e nel tie-break va a giocare “in un posto sconosciuto”, come dirà lo stesso Agassi in “Open”. Il quarto diventa una formalità e consegna a Roger il secondo Us Open.

2006. Federer perde soltanto due set lungo il suo cammino: uno con Blake nei quarti (7-6 6-0 6-7 6-4) e uno con Roddick in finale (6-2 4-6 7-5 6-1). Un torneo dominato dall’inizio alla fine.

2007. Anche qui un paio di set lasciati per strada in match poi dominati: con Isner al terzo turno (sempre 7-6, molti dei set persi da Roger in America sono tie-break) e con Lopez negli ottavi. La finale con Djokovic rimarrà l’unica a livello slam tra i due fino al Wimbledon di un mese fa. Vince Federer 7-6 7-6 6-4.

2008. Nell’anno del sorpasso di Nadal, gli Us Open rimangono l’ultimo e unico slam che Federer può vincere nella stagione: l’asso svizzero trema agli ottavi con Andreev (6-7 7-6 6-3 3-6 6-3) annullando ben 13 break point su 15 concessi, poi porta a termine una battaglia con Djokovic in semifinale (saranno 4 consecutive tra i due tra 2008 e 2011) vincendo col punteggio di 6-3 5-7 7-5 6-2. Nel giorno conclusivo ci si aspetta la terza finale slam di seguito con Nadal dopo Roland Garros e Wimbledon, ma Murray sorprende lo spagnolo e diventa la vittima sacrificale dello spietato Federer americano: la finale termina col punteggio di 6-2 7-5 6-2. In cinque finali vinte consecutivamente dal 2004 al 2008, Federer ha perso nel complesso soltanto due set. A Wimbledon tra 2003 e 2007 ne aveva persi quattro.

2009. Combatte con Hewitt al terzo turno e soprattutto nei quarti con Soderling dove rischia molto perdendo il terzo set (guarda caso ancora al tie-break). La semifinale con Djokovic è poesia pura (leggendario il tweener con cui arriva a match point), ma inaspettatamente arriva la sconfitta in finale con Del Potro, dopo aver sprecato un vantaggio di due set a uno e ancora una volta a causa di un maledetto tie-break. Dopo cinque anni King Roger cede il trono di New York perdendo 3-6 7-6 4-6 7-6 6-2. Non riconquisterà più né il trono né la finale.

Fin qui, il dominio. E poi? Poi ci sono state le finali soltanto sfiorate nel 2010 e 2011 e le brucianti quanto premature sconfitte del 2012 e 2013. Tutti conosciamo la china (comunque invidiabile) che ha preso la carriera di Federer dalla fine del 2009 in poi: su 19 slam disponibili dall’Australian Open 2010 a Wimbledon 2014 Federer ha colto solo 4 volte la finale, vincendone 2. Per avere un termine di paragone, nei 19 slam precedenti al 2010 (da Us Open 2009 andando a ritroso fino a Roland Garros 2005) Federer aveva centrato 17 finali vincendone 11. Sono cresciuti sia i rivali che l’età, nulla di che stupirsi. Anzi, forse c’è da sorprendersi del contrario, di come l’asso svizzero sia ancora in grado di dire la sua anche nei tornei più importanti, come hanno dimostrato l’ultimo Wimbledon e le quattro finali Master 1000 della stagione.

È però singolare constatare, dato il suo dominio precedente, come lo Us Open sia l’unico torneo dello slam in cui il recordman svizzero non sia mai riuscito a completare nuovamente un vero e proprio exploit. Negli altri slam qualche magia è sempre uscita fuori dal cilindro di Basilea: ad esempio la vittoria all’Australian Open del 2010 (ma era ancora aperta un striscia di finali consecutive) e forse ancor di più, per costanza, le quattro semifinali dal 2011 al 2014 (sono 11 consecutive dal 2004); o la finale al Roland Garros nel 2011, quando sconfisse Djokovic in una semifinale memorabile e andò vicino più che in ogni altra occasione a battere Nadal; meno inattesi ma pur sempre eccezionali i risultati di Federer a Wimbledon 2012, vinto, e Wimbledon 2014, con la finale che ancora tutti abbiamo negli occhi.

Ma agli Us Open? Lo slam nel quale lo svizzero ha dominato più di chiunque altro? Cosa si è incrinato nel rapporto tra New York e Federer? C’entra un terzo incomodo?

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