Elogio di Gilles Simon, il pifferaio magico del campo da tennis

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Elogio di Gilles Simon, il pifferaio magico del campo da tennis

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Gilles Simon
 

TENNIS PERSONAGGI –  Gilles Simon è uno di quei tennisti che polarizza i tifosi per la sua maniera di giocare: o lo si ama o lo si odia. Si è ripreso da numerosi infortuni e sta risalendo ancora una volta la classifica perché è convinto di valere di più. È rappresentante dei giocatori nel council ATP e le sue parole non sono mai banali

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Qualcuno magari non lo saprà ma molti lo chiamano “Gillou”. Un soprannome più gestibile a livello fonetico di Gilles per chi non è di madrelingua francese. Tutti conoscono però il valore di Simon come tennista e come uomo, un duro sia se c’è da resistere da fondo campo che se c’è da esprimere un’opinione su un tema importante. Questo francese dal fisico esile e dai capelli disordinati è un bel personaggio del circuito. Ha iniziato a giocare a tennis a sei anni, ispirandosi successivamente a Michael Chang. Subito attratto dall’intelligenza del tennista americano, anche Simon si è presto iscritto al partito dei Davide contro Golia sul campo, lui che non ha propriamente un fisico mostruoso. Fattosi conoscere nel circuito per la sua maniera atipica di giocare e ristabilitosi da numerosi infortuni che l’hanno tenuto lontano dal campo per diverso tempo, il tennista di Nizza ha deciso di mettere su famiglia nella fase più importante della sua carriera. Nel 2010 infatti è diventato padre per la prima volta, con la nascita di Timothé.  Valentin è il nome del secondo figlio, avuto sempre dalla compagna Carine Lauret.

Simon è classe 1984 e parlare di lui vuol dire parlare del tennis francese contemporaneo, considerando che Tsonga è del 1985 mentre Gasquet e Monfils sono del 1986. Sono cresciuti tutti assieme e sicuramente Gilles era il meno dotato del gruppo. Almeno così pensava la Federazione locale che si accorse di lui oramai diciannovenne. Dice dei suoi esordi: “Sono stato per molti anni sottovalutato, senza molte persone che credevano in me e quindi ho potuto muovermi sotto traccia. Non ho avvertito molta pressione all’inizio, adesso ne ho di più”. Intanto però i tanti che l’avevano affrontato nei tornei juniores erano già a conoscenza della sua forza. La prima volta che Richard Gasquet si trovò ad affrontarlo in torneo, proprio in età junior, finì per vincere, ma a caro prezzo. “Giocammo per tre ore, alla fine ero distrutto. Fui costretto a ritirarmi dall’incontro del giorno dopo” ricorda Richard. Roger-Vasselin ebbe a dire qualche anno fa di lui in una intervista: “Non ottiene le copertine come Tsonga, Monfils o Gasquet, ma lui rimane uno dei più forti. Gioca da fondocampo e non ha colpi spettacolari come il servizio di Jo, o il rovescio di Gasquet, ma ogni volta che giochi contro di lui sai che sarà un match duro da affrontare”.

Diventato professionista nel 2002, è dal 2006 che comincia a mettersi in luce, entrando nei primi 100 ATP. L’anno seguente arriva il primo titolo ma è nel 2008 che compie il grande balzo, vincendo 3 titoli e centrando la semifinale al Master di Shanghai perdendo da Djokovic, diventando il numero 6 ATP. Riesce inoltre a battere sia Nadal che Federer, uno dei pochi a riuscirci nello stesso anno. Si è infortunato molte volte. Al ginocchio, per uno stop molto lungo e poi anche alla schiena quest’anno; ha addirittura preso la pertosse dal figlio e ha avuto inoltre un problema alla costola. Si è sempre ripreso, tornando a giocare sempre in maniera competitiva, risalendo posizioni nel ranking come in questa ultima parte di stagione, quando è tornato fra i migliori 20 dopo la finale di Shanghai persa lottando contro Federer. Attualmente è allenato da Jan De Witt, coach che condivide con il finlandese Jarkko Nieminen, dopo molti anni spesi assieme a Thierry Tuslasne.

Parlare di Simon tennisticamente si riduce spesso a parlare di un giocatore che non sembra dotato. La pensano in questa maniera i tanti spettatori che lo giudicano come un pallettaro con una gran corsa, considerandolo noioso. Il suo gioco è basato tutto sui fondamentali, mancando di incisività al servizio e non sentendosi a suo agio nei pressi della rete. Alto e magro (183 cm per 70 kg appena), fisico al limite del rachitismo (ma riesce anche a sollevare 100 kg su panca piana), Simon è un concentrato di tenacia che dispensa puntualmente sulla lunga distanza. Fra i giocatori più intelligenti del circuito, è bravo nel tessere la tela nella quale imbriglia giocatori anche più forti di lui, convinti di tenere in mano le sorti del match mentre in realtà è Simon che li porta dove vuole lui, illudendoli di avere il controllo. Il timing pressoché perfetto gli permette di anticipare tantissimo i colpi, con quelle aperture molto pulite da ambo i lati. Specie dal lato del rovescio, che tira praticamente piatto,  viene esaltata la sua compostezza nel colpire.

Giocare contro di lui consuma energie mentali ben prima di scendere in campo. Sono molti i giocatori che una volta sorteggiato il tabellone guardano in quale zona è capitato il francese. In campo i suoi match difficilmente hanno picchi. Simon ama addormentare gli avversari con il suono ossessivo dei suoi tic-toc, il rumore dei suoi colpi che arrivano sempre alla stessa velocità e sempre negli stessi angoli. Lui descrive così il suo gioco: “Non mi piace sbagliare. Ecco perché delle volte gioco piano”. E poi: “Posso perdere da uno più forte, ma posso giocare in diverse maniere, anche giocando pazientemente l’inizio delle partite. Gli avversari sanno che sarà dura battermi. Non sono il tipo che affronta ogni match come una sfida per poter affermare la propria superiorità”.

Ma Simon non è famoso solo per la sua maniera di giocare, un po’ in controtendenza in questo tennis moderno fatto tutto di attaccanti da fondo campo con servizio e diritto e scambi brevi. Fa parlare di sé anche quando rilascia dichiarazioni su temi che altri tennisti affrontano in maniera molto più politicamente corretta. Ad esempio non ha preso bene alcuni commenti da parte di ex tennisti francesi passati a commentare per la televisione. “Sono i peggiori, gli ex giocatori che tirano merda addosso senza essere stati necessariamente meglio di te”.

Ma fra la sue polemiche più famose come non ricordare quella sulla equiparazione del montepremi degli Slam fra uomini e donne. “L’equiparazione del montepremi non funziona nello sport”, dichiarò all’Huffington Post francese nel 2012. “Facciamo più spettacolo delle donne, non trovo giusto dividere quindi il montepremi a metà con loro”. D’altronde, a rafforzare la tesi di Simon, basterebbe dare un’occhiata ai numeri del tennis, sia come spettatori allo stadio ma anche in TV.  Stuzzicato sull’argomento, Simon non ebbe problemi ad ammettere nuovamente: “Penso che il livello del tennis maschile sia più alto di quello femminile. Siamo sul campo il doppio del tempo rispetto alle donne quando giochiamo 3 su 5. Roma è diventato un evento combined per salvare il torneo femminile, di cui ricordo una finale con una ventina di spettatori”. Il francese non è l’unico a pensare queste cose, è però uno dei pochissimi a dirle in pubblico.

Anche sul vertice del tennis ha le idee chiare: “Nadal, Djokovic e Federer avrebbero vinto la metà dei loro titoli se le superfici fossero state differenti. Lui è uno di quelli che è sempre stato contro l’uniformazione delle superfici che consente di giocare oggi alla stessa maniera sia sull’erba di Wimbledon che sulla terra di Parigi. Anche Federer non ha gradito questa uniformazione e Simon ha così commentato: “Roger ritiene di adattarsi meglio rispetto a Nadal o Djokovic. Io sono perché esistano superfici molto diverse, dalla terra lenta all’indoor super veloce, anche se ci sono giocatori che spingono per la ‘superficie unica’. Uno in particolare, molto influente, ma non ne posso fare il nome”.

Della sua carriera ricorda fra i match più belli quello vinto contro Nadal a Madrid nel 2008. Ma anche quello di quest’anno a Roma, sempre contro lo spagnolo con il quale ha un feeling particolare. Ha detto di Rafa infatti: “Mi piacerebbe giocare il doppio con Nadal perché sento che mentre io potrei reggere lo scambio da fondo campo lui potrebbe distruggere gli avversari a rete”. Simon ha sempre difeso Nadal dalle accuse di doping che circolano puntualmente. “Invece di parlare di lui come un tennista che userebbe prodotti dopanti, sarebbe solo da ammettere che è migliore di noi”.

Tennista amabile anche fuori dal campo, va molto d’accordo con i francesi con i quali è cresciuto giocando, ovvero Gael, Jo e Richard, ma anche con Jeremy Chardy. Ama Usain Bolt e andare sui Rollerblade, ascolta i Radiohead e considera casa sua Neuchatel, in Svizzera. È convinto di non aver ancora raggiunto il picco della sua carriera, altro segno della sua straordinaria voglia mentale. “Non è vero che sono al picco delle mie abilità” dice al riguardo. Forse potrebbe aiutarlo a scalare ancora la classifica una modifica al regolamento, di cui lui è ideatore. Simon sogna infatti di cambiare la regola del servizio del tennis con uno stratagemma: “Ho una battuta orribile quindi farei battere una sola palla ma con una modifica: ci si posizionerebbe vicino alla riga di fondo a seconda della propria altezza. Ad esempio: se Karlovic servisse sulla linea di fondocampo, allora io dovrei servire due metri dentro il campo, giusto per fare match pari”. Con questa regola di sicuro salirebbe in classifica ma Simon sa già che non ne ha bisogno. A lui basta tessere la tela e annoiare i suoi avversari, prendendoli per lo sfinimento. Se non è forza questa…

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