ATP Finals, i protagonisti: essere Tomas Berdych

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ATP Finals, i protagonisti: essere Tomas Berdych

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TENNIS MASTERS – Giocatore non tanto amato, Tomas Berdych ha parecchi argomenti da contrapporre ai suoi detrattori. E se per una volta gli riuscisse il colpaccio….

Ma voi passereste buona parte della vostra vita agonistica da numero 5-8 del circuito ATP di tennis, facendo almeno semifinale in tutti i tornei dello slam e vincendo un paio di coppe Davis? Dalla risposta a questa (non) semplice domanda dipende quello che penserete di Tomas Berdych, nato il sempre più lontano 17 settembre 1985 nella stessa città in cui è nato Milos Baros uno stranissimo calciatore talmente geniale da essere definito, nientemeno, “il Maradona di Ostrava”. Del suo concittadino non si può dire che Tomas abbia preso il genio ma, considerata la clamorosa costanza ai vertici del tennis internazionale, neanche la sregolatezza. A Berdych si è spesso imputato di imballarsi nei momenti topici di un torneo, ed è difficile dar torto ai detrattori, considerando che un paio di quelle semifinali slam, forse non erano poi così impossibili. E passi per Wawrinka, che poi vincerà il torneo giocando un tennis meraviglioso, ma trovarsi 2 set a 1 contro Soderling e poi cedere il passo forse dovrebbe fargli venire qualche rimpianto. Ma quanto si può criticare un giocatore che dal 2011 vince regolarmente più di 50 partite all’anno?

Anche quest’anno il giocatore ceco ha timbrato il suo cartellino, raggiungendo la semifinale a Melbourne, i quarti a Parigi e New York, e vincendo un paio di tornei a Rotterdam e Stoccolma. Questo gli è stato sufficiente per raggiungere Londra dove è finito nel girone di Djokovic e dove ritroverà Cilic, che lo ha eliminato negli ultimi due slam. Ma anche con Wawrinka il ceco ha brutti ricordi. Il problema è proprio questo, i brutti ricordi coincidono con sconfitte con giocatori che può battere nei momenti decisivi dei tornei. Perché se batti 6 volte Federer o Murray è perché sai come farlo; e anche con Wawrinka non è che ci abbia sempre perso. Ma allora perché quella maschera di ghiaccio che fino al giorno ha sparato ace e dritti di rara bellezza si squaglia proprio sul più bello come ditrutta da un incontrollato fuoco di passione? Perché estemporanee idee che sembrano buttate lì per svelare tutta l’incertezza del caso, come quella di assumere Lendl senza assicurarsi se il più famoso connazionale fosse o meno disponibile?  Considerazioni che purtroppo per lui lo confinano al rango di seconda fila in un torneo in cui incontrerà solo giocatori di alta classifica e solo in partite importanti. Del resto alle Finals ha poco da stare allegro il nostro Tomas, che solo una volta è riuscito ad approdare alle semifinali. Ma anche in questo caso, Berdych conferma di essere un giocatore indecifrabile, perché mai ha chiuso con 3 sconfitte. Quindi? Quindi niente, ecco che torna il dilemma: essere contenti di una carriera costantemente ai vertici o disperarsi per quello che poteva essere? Non deve essere semplice essere Tomas Berdych. A meno che un giorno, magari a Londra…

 

1. Cilic e la “soluzione Nishikori” 
2. Raonic è finalmente arrivato

 

 

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