ATP Finals, ecco i 12 faccia a faccia del round robin

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ATP Finals, ecco i 12 faccia a faccia del round robin

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TENNIS MASTERS – Analisi tecnica, tattica ed emozionale degli incontri che ci aspettano nella prima fase del Masters di Londra, al via domani con Nishikori-Murray e Federer-Raonic. Lunedì sarà il turno di Wawrinka-Berdych e Djokovic-Cilic. Luca Pasta

Il sorteggio che ha definito la composizione dei due gruppi delle imminenti ATP World Tour Finals (niente altro che il mitico Masters) è ormai avvenuto; numeri, pronostici, statistiche in queste ore si sprecano. Qui, indipendentemente da questi (anche se certamente non si può prescindere del tutto  dal bilancio dei precedenti relativo ad ogni faccia a faccia), si vuole semplicemente cercare di analizzare in breve, tecnicamente, tatticamente e psicologicamente, ciascuno dei dodici incontri in programma nella fase a gironi, il famoso e contestato Round Robin.

GRUPPO A (Djokovic, Wawrinka, Berdych, Cilic)

DJOKOVIC-WAWRINKA
Sulla carta è uno degli incontri più spettacolari in programma, e, nonostante il netto bilancio di 15-3 a favore di Nole,  gli illustri precedenti degli Australian Open 2013 e 2014 e degli Us Open 2013 ce lo ricordano.  Tuttavia, dato l’ormai persistente appannamento di Wawrinka degli ultimi mesi, rischia invece di essere un confronto squilibrato. Lo svizzero ha la potenza nei due fondamentali per mettere Djokovic alle corde anche da fondo campo, e, vista l’assoluta eccellenza del suo “backhand”, non soffre in modo particolare lo scontro sulla la diagonale rovescia, cosa che contro Djokovic capita invece a molti altri. Il fatto è che Stan non appare attualmente nelle condizioni per reggere il ritmo che il serbo sa imporre e per sostenere gli spostamenti a cui lo costringe. In generale, ed ancora più adesso, per Wawrinka contro Djokovic è fondamentale abbreviare gli  scambi, sia prendendo rischi da fondocampo sia cercando talvolta di scendere e colpire al volo, magari in seguito ad un attacco in controtempo propiziato da un dritto o un rovescio capaci di costringere Nole fuori dal campo. Condizione propedeutica vitale affinchè questo possa avvenire, una elevata percentuale di prime di servizio. Dal punto di vista del numero uno del mondo invece, è tutto più semplice, almeno in teoria: deve essere intenso e profondo da dietro e forzare  Wawrinka ad estenuanti spostamenti laterali. Potrebbe anche convenirgli in alcuni frangenti servire la prima di servizio a tre quarti di velocità, evitando così possibili aggressioni dell’elvetico sulla seconda palla.

DJOKOVIC-BERDYCH
Altro confronto in cui è probabile che Nole non debba preoccuparsi di inventare nulla di particolare. Il bilancio dei precedenti è ancora più duro, in questo caso, 16-2 per il numero 1 del mondo. Molte delle osservazioni fatte per la combinazione Djokovic-Wawrinka valgono anche in questo caso. Con l’aggravante che Berdych si muove lateralmente probabilmente un poco meno bene dello svizzero, pur essendo più potente. In compenso il ceco appare attualmente in una condizione psico-fisica decisamente superiore a quella di Stan, nonostante lo sciagurato finale di partita nella semifinale di Bercy contro Raonic. Anche in questo caso, è solo scambiando il meno possibile, servendo alla perfezione e mantenendo un atteggiamento spiccatamente offensivo  che si intravede per l’avversario di Nole un barlume di speranza. A meno, s’intende,  di un inaspettato ed improbabile calo di rendimento del serbo.

DJOKOVIC-CILIC
A costo di essere monotoni, ribadiamo qui i concetti già espressi nell’analisi dei due precedenti accoppiamenti. Qui poi Cilic non ha mai, dicasi mai, battuto Djokovic in dieci precedenti. Ma quello era il vecchio Cilic. Quello che vedremo a Londra sarà il vecchio Cilic o il nuovo fenomeno di Flushing Meadows? E’ chiaro infatti che se Cilic dovesse avere un rendimento al servizio (e non solo), paragonabile a quello di New York,  il match potrebbe raggiungere l’equilibrio. Ma è del  tutto impossibile capire che Cilic scenderà in campo a Londra contro Djokovic e prevedere se si ricorderà quanto imparato agli Us Open, cioè come si fa “a non avere paura dei grandi”. I segnali autunnali sono stati contradditori. Un Marin al top, si muovo forse meglio di Wawrinka e certamente di Berdych, a parità di capacità di esplodere vincenti. Per Djokovic il compito è sempre lo stesso: essere, tennisticamente parlando, semplicemente sè stesso, il che sostanzialmente equivale, come ben sappiamo, a soffocare l’avversario, giocando in risposta e durante lo scambio costantemente a mezzo metro dalla linea di fondo. A patto che Cilic glielo permetta.

WAWRINKA-BERDYCH
Due menti relativamente deboli, due giocatori tecnicamente dotatissimi. Il ceco capace di generare ancor maggiore potenza, lo svizzero con una superiore varietà di soluzioni a disposizione, il che è forse il motivo del suo vantaggio di 9-5 nei precedenti. Soprattutto l’eccelso rovescio monomane , accanto ai noti, scintillanti, schiaffi a rimbalzo da fondo, gli può consentire anche di variare con lo slice sia di contenimento che di approccio. La sensazione è quella che un Wawrinka al culmine dell’ispirazione possa alla fine prevalere, ma anche quella che uno Stan al 70% come quello degli ultimi tempi soccomba contro un Berdych consistente.

WAWRINKA-CILIC
Più che mai difficile trarre elementi certi dall’analisi di questo accoppiamento. Anche in questo caso due giocatori dalla tenuta nervosa incerta, capaci di passare da livelli mediocri a livelli celestiali. Cilic capace di generare maggiore potenza, Wawrinka, come nel caso del confronto con Berdych , più fantasioso. Drop shot e slice di rovescio radenti possono costringere a piegarsi ed infastidire il lungo croato, ma anche  un Cilic poco falloso ed esplosivo potrebbe essere devastante.  La sensazione è che, più che mai in questo caso, l’esito dipenda strettamente dalle condizioni mentali dei due giocatori nel giorno del match e, soprattutto, durante il match stesso, piuttosto che dalle caratteristiche tecniche. Il bilancio dei precedenti recita 7-2 per lo svizzero, ma probabilmente in questo caso, fa davvero poco testo.

BERDYCH-CILIC
Due giocatori che per certi versi si somigliano, con il croato non meno potente del ceco ma un poco più mobile e lievemente più vario. Anche in questo caso, importantissime le percentuali di prime di servizio che entrambi sapranno mettere in campo. Ancor di più forse, la condizione fisica. Non essendo caratterialmente due mostri poi, vincere il primo set potrebbe essere importante più che in altri confronti. I precedenti indicano un 5-4 Berdych che segnala grande equilibrio.

GRUPPO B (Federer,Murray,Nishikori,Raonic)

FEDERER-MURRAY
Una grande classica, della quale è sempre affascinante osservare una nuova messa in scena, dopo i 22 precedenti equamente suddivisi in 11 vittorie per ciascuno. Tecnicamente, il confronto è noto: da una parte, la necessità di Federer di variare continuamente il gioco, il tipo di palla proposto allo scozzese, la durata degli scambi (tutti compiti che Roger sa bene come svolgere al meglio); dall’altra quella di Murray di logorare lo svizzero, di inchiodarlo il più possibile sulla diagonale rovescia ove, nonostante la grandissima abilità di Federer  nell’alternare il rovescio slice e quello coperto, Andy ha un certo vantaggio, essendo dotato di uno dei due migliori rovesci bimani del circuito, letale come quello di Djokovic e forse ancor più penetrante in cross. Murray dovrà però anche badare a non essere troppo passivo, come spesso tende a diventare specie con il diritto, perchè contro Federer non aggredire significa automaticamente essere aggrediti, in particolare su una superficie relativamente rapida ed in condizioni indoor. La sensazione è che Murray si presenterà in ottime condizioni tecnico-fisiche, ben diverso da quello battuto quest’anno in due occasioni dallo svizzero. Lo scozzese sarà accompagnato anche dalle motivazioni (ma anche dalle pressioni) supplementari derivanti dal giocare in patria. Federer dal canto suo, appare un po’ stanco e potrebbe avere in parte già la testa a Lilla, ma il Masters è pur sempre per lui uno stimolo rilevante, anche perché nella sua testa appare come il traguardo più realisticamente raggiungibile.

FEDERER-NISHIKORI
Confronto molto intrigante. Come dimostrano i precedenti in parità, 2-2, sulla carta decisamente più equilibrato di quanto la differenza di blasone potrebbe far pensare. I ridotti tempi di reazione di Nishikori, le sua capacità di incontrare palle pesanti, di rispondere bene, di essere solido, reattivo, lucido tatticamente, possono essere per Roger molto pericolose. A Bercy però, il giapponese è apparso spento nella semifinale con Djokovic. Vedremo quanta energia fisica e mentale avrà saputo recuperare in una settimana. Ad ogni modo, qualsiasi sia il livello di Nishikori, nelle condizioni di Londra,  Federer dispone comunque della chiave per battere il più illustre tennista del Sol Levante: è il Federer edizione super-offensiva quello che serve contro Kei, quello istruito da Edberg a scendere spesso e volentieri, non disdegnado il serve and volley a, talvolta, il chip and charge, il tutto utlizzando anche a piene mani le rasoiate slice di rovescio. In questo modo, il computerino Nishikori potrebbe impazzire, mentre regalargli scambi piatti e sostenuti da fondo potrebbe esaltarne le prestazioni e costituire per  Federer motivo di pentimento.

FEDERER-RAONIC
Come tutti sappiamo, questo film è stato trasmesso a Bercy pochi giorni or sono.  A Londra, a parità di attori, cambierà la trama? Secondo chi scrive, è probabile. Se infatti è vero che Milos a Parigi ha sconfitto il complesso-Federer ed ha avuto dimostrazione di poterlo battere, è anche vero che dentro la testa di Roger a Londra ci sarà quella motivazione supplementare  che sempre spinge il campione consumato a voler ribadire al giovane rampante che la sua vittoria è stata un episodio e nulla più. Raonic contro lo svizzero a Bercy è apparso perfetto, perché accanto al noto, letale, servizio, ed al devastante diritto, è riuscito ad affiancare un buon rendimento con il rovescio, sia in risposta che nel passante. Che a distanza di una decina di giorni si riveda esattamente l o stesso Raonic extra-lusso non è impossibile, ma è tutto da dimostrare. A differenza di quanto è opportuno che faccia nel confronto contro Nishikori, qui Federer non deve probabilmente essere particolarmente offensivo, perché per una volta, è lui, almeno sulla carta, il padrone nello scambio prolungato, colui che sfianca anziché essere sfiancato, colui che ha ottime speranze che il primo a sbagliare sia il suo avversario. Aggressivo quindi sì, ma con giudizio. Se poi di fronte a lui dovesse presentarsi la copia esatta del Raonic di Bercy, ci sarà ancor più da divertirsi!

MURRAY-NISHIKORI
Si potrebbe definire questo incontro quasi come “inedito”, se si considera che ci sono solo tre precedenti, ed il più recente è del gennaio del 2013 a Brisbane. Il 3-0 per lo scozzese è davvero poco indicativo. Nel corso di questi due anni, i progressi del giapponese sono stati enormi. Ma anche quelli di Murray, si potrebbe in parte dire, dopo la cura Lendl, e la prepotente ripresa in questo finale di stagione sotto la guida di Amèlie Mauresmo, che pare dimostrare che quanto acquisito nel 2012 e nel 2013 non è andato perduto.  Potrebbero in parte essere definiti due giocatori “a specchio”, anche se in realtà il giapponese colpisce la palla con maggiore anticipo. Kei non ha però la prima di Murray, né raggiunge il livello dello scozzere nella mobilità laterale (pur buonissima) e nella capacità di recupero. Sulla diagonale rovescio in particolare, si potrebbero vedere scambi a velocità stellare. La sensazione complessiva alla fine, è comunque che solo un Nishikori al top possa fermare Murray.

MURRAY-RAONIC
Altro confronto particolarmente accattivante.  E con un bilancio dei precedenti che non ti aspetti
: il canadese conduce 3-1. Evidentemente Murray soffre più di altri grandi il devastante servizio di Milos e l’assenza di ritmo che egli impone. Ma se si esclude il confronto dello scorso marzo a Indian Wells, gli altri incontri tra i due sono piuttosto datati, risalgono a più di due anni fa. La chiave in questo match sarà forse la facilità con cui Murray riuscirà a tenere i suoi turni di servizio. Se riuscirà a conservare il servizio con agio, la pressione su Raonic aumenterà e prima o poi arriverà il game in cui il canadese potrà contare su meno prime di servizio e fornirà a sua volta la chance di togliergli la battuta. Ma se Andy dovesse avere incertezze al servizio, Raonic potrebbe diventare più coraggioso e quindi molto pericoloso, anche perché la seconda di servizio di Andy non è spaventosa, ed il canadese potrebbe talvolta aggirarla per aggredirla con il diritto.

NISHIKORI-RAONIC
Una futura classica tra due super top players? Può essere…Di certo un match tra (relativamente) nuove leve a cui ci stiamo abituando. Il bilancio di 4-1 per Nishikori indica quanto anche un servizio devastante come quello di Raonic possa diventare contro un grande ribattitore capace di aperture minime un’arma parzialmente spuntata. E la recente finale di Tokyo, anche se piacevole e piuttosto lottata, ci ha confermato tutto questo. Resta il fatto che molte delle sfide tra questi due giocatori sono state appunto estremamente combattute, con il match di ottavi di finale degli ultimi Us Open su tutti.  Il leit-motiv del confronto è abbastanza lineare: il servizio di Raonic, contro la risposta e il ritmo da fondo del giapponese. In condizioni indoor e di medio-alta rapidità della superficie (almeno per gli standard di questi tempi), il canadese potrebbe guadagnare  qualche punto su Nishikori ed essere lievemente favorito.

Compiute queste rapide analisi dei dodici confronti di Round Robin previsti in questo Masters , occorre ovviamente però sottolineare che la formula anomala di questo torneo potrebbe creare condizioni  particolari, in cui le osservazioni e le valutazioni fatte potrebbero essere superate dalla particolare situazione creatasi; è chiaro che a parità di condizioni tecniche, tattiche, fisiche, un match tra due giocatori entrambi in corsa per la semifinale può essere ben diverso da uno nel quale, ad esempio, uno dei due contendenti risultasse già escluso. Non ci rimane dunque che augurarci di assistere ad un torneo spettacolare e nel quale le situazioni di stimoli impari tra i giocatori siano ridotte al minimo.

Luca Pasta   

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