Andy Murray ancora in corsa. A Federer basta un set

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Andy Murray ancora in corsa. A Federer basta un set

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TENNIS ATP FINALS  – Lo scozzese batte Raonic, ma il canadese può ancora qualificarsi se batte Nishikori e Federer sconfigge Murray. Allo svizzero potrebbero non bastare dieci games per chiudere da numero uno il suo gruppo ed evitare probabilmente Djokovic. All’interno tutte le possibili combinazioni a cura di Ubitennis e… dei suoi lettori!

Dopo aver giocato sei tornei in meno di un mese e mezzo, vincendone tre e qualificandosi alle Finali, chissà quali pensieri si sarebbero affollati nella testa di Andy Murray dopo aver perso la sfida quasi da ‘dentro o fuori’ con il battitore Raonic (più di 1100 prime di servizio vincenti quest’anno). Di ritorno con il taxi d’acqua nell’albergo a Waterloo dove ha scelto di soggiornare – cercando forse quella concentrazione che la casa nel Surrey, e la fidanzata Kim Sears, gli avrebbero in parte sottratto – avrebbe probabilmente ripensato all’infortunio alla schiena, la separazione da Lendl e l’eliminazione a Wimbledon da defending-champion. Transitando sotto alla Torre di Londra, dove venne brevemente imprigionato William Wallace, avrebbe magari rivolto un pensiero (ma nulla di più, per evitare sciocche polemiche) alla sua Scozia. Fortunatamente per lui, però, la convincente prestazione contro Raonic, e gli applausi finali della O2 Arena, hanno velocemente cancellato ogni possibile malinconia.

 

Negli anni pari, lo scozzese ha già raggiunto tre semifinali (2008, 2010, 2012). Nel 2012, fu proprio il suo prossimo avversario – Roger Federer – a sbarrargli la strada per la prima finale. Il suo avversario di questa sera, invece, affrontava le ATP Finals per la prima volta ma, a 23 anni, non solo è il primo canadese della storia a raggiungere questo traguardo (tralasciamo qui, ovviamente, il doppio), ma è anche il più giovane qualificato quest’anno, sopravanzando di un anno quasi esatto Kei Nishikori. I confronti diretti – in generale, e quello di quest’anno al Master 1000 di Indian Wells – sorridevano al canadese (in vantaggio tre a uno) che, contro Murray, cercava peraltro la sua cinquantesima vittoria stagionale.

 

Andy non è stato troppo generoso nell’esegesi del gioco del suo avversario. Prima del match, aveva descritto – in verità, non essendo poi troppo lontano dal vero – il tennis di Raonic come dominato dal servizio, “la parte centrale del suo gioco”, constatando come i miglioramenti recenti del canadese siano forse dovuti più all’abitudine a giocare contro i top-player, piuttosto che a cambiamenti tecnici o ad evoluzioni tattiche. E, naturamente, l’impostazione della partita non poteva che essere quella di far giocare a Raonic quante più palle possibili, impedendogli di entrare in campo e picchiare di diritto, oltreché – cosa ovvia, e non impossibile per un ribattitore eccezionale come Murray – alla capacità di buttare al di là della rete le botte al servizio del canadese.

 

Il primo set, chiuso dopo trentasette minuti al terzo set point, si è svolto secondo il copione che Murray avrebbe scelto, potendo, prima del match. Raonic è stato tutt’altro che letale con la prima: con il 38% soltanto in campo, ed un solo ace (contro i tre dello scozzese), il canadese ha fatto fatica ad entrare nello scambio, i palleggi si sono allugati e, costretto a spostarsi lungo la linea di fondo, sono conseguentemente aumentati gli errori. Dopo aver fallito due palle break nel quarto gioco, non avendo sfruttato tre seconde di fila di Raonic, Murray riesce a brekkare il canadese nel sesto gioco e, tenendo agilmente il servizio, chiude il set.

 

Nel terzo game del secondo set, sono iniziate a sventolare le bandiere della Catalunia, ad accompagnare quella che pareva ormai una cavalcata vittoriosa dello scozzese, dopo il secondo servizio strappato a Raonic. Non è, però, ancora, il momento delle celebrazioni – per i catalani, neppure per il risultato del referendum, solo consultivo – perché Raonic trova immediatamente il contro-break, sfruttando la prima occasione utile. La partita, a questo punto, si regge su un fragile equilibrio, fino a quando, sul cinque pari, Raonic gioca un game sciagurato al servizio e chiude, non certo in bellezza, sbagliando una demi-volée – difficile per uno della sua altezza, ma certo non impossibile – a rete. Dopo un’ora e trentuno minuti, al secondo match-point, Murray approfitta dell’ennesimo errore e chiude l’incontro. Murray non ha giocato male, ma va sottolineato che Raonic ha servito – per gli standard a cui ci ha abituato – davvero malissimo ottenendo, in tutto l’incontro, solo quattro aces (quanti quelli dello scozzese).

Curiosamente, i giocatori più dotati al servizio – Berdych, Cilic e Raonic – hanno tutti servito con percentuali bassissime. Come sottolineato da Tom Tebbutt, un esperto giornalista canadese, questi giocatori sono sì adatti ad un campo indoor, ma sono anche molto discontinui. Sul punto, si rimanda alla risposta di Federer alla domanda di Ubaldo nell’intervista di oggi.

 

Il Murray indipendentista è ormai dimenticato – e il pubblico della O2 (presumibilmente, a maggioranza inglese) gli regala una generosa standing ovation. Come la madre, che ha superato nel week-end l’ennesimo turno di Strictly come Dancing contro ogni aspettativa, Andy spera ancora di strappare la qualificazione. Contro il Federer visto in questi giorni, Murray dovrà però salire ancora di livello. Altrimenti, si aspetterà il 2015, quando Andy dice che si vedranno alfine i frutti del suo lavoro con la Mauresmo.

 

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