TENNISPOTTING gennaio: Wawrinka e la fine dell'età adulta del tennis

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TENNISPOTTING gennaio: Wawrinka e la fine dell’età adulta del tennis

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Il giorno in cui Wawrinka smise di fallire
 

TENNIS TENNISPOTTING – Il mese di gennaio è sempre quello del test per i giocatori, che giocano al caldo quando praticamente metà del mondo si copre dal freddo e dorme. Si torna a giocare dopo un mese e più di stop, fra la trepidante attesa dei tifosi per l’inizio di un nuovo anno di tennis, e c’è grande attesa per testare le condizioni dei giocatori anche perché tempo quindici giorni e inizia sùbito l’Australian Open. Il più atteso al banco di prova del nuovo anno, manco a dirlo, era Roger Federer. Dopo un 2013 orribile e pieno di problemi fisici, Roger è tornato in campo a Brisbane, dove ha steccato l’ultima partita del torneo di fronte al solito Hewitt, uno che non ne vuole sapere di smettere e addirittura si ritaglia ogni anno – e nel 2014 ha compiuto 33 anni – attimi di notorietà nel circuito, da ex numero 1 del mondo qual è stato. Gennaio è stato anche il mese in cui Juan Martín del Potro ha vinto l’ultimo torneo della sua carriera (fin qui), a Sydney, prima di iniziare il calvario fisico che l’ha portato ad operarsi al polso. Nadal ha vinto il torneo a Doha, dai suoi amici Emirati Arabi, e Wawrinka è andato a prendersi punti ATP a Chennai, torneo vinto senza neanche perdere un set.  E poi c’è stato l’Australian Open…

A cura di di Claudio Giuliani e Daniele Vallotto

Introduzione Perdiamo tanto del nostro tempo a guardare il tennis. E ci divertiamo a farlo. E allora perdiamo dell’ulteriore tempo riassumendo mese per mese questo rivoluzionario 2014, rifacendoci, per il titolo, al grande Irvine Welsh. Eleggeremo mese per mese il migliore, non necessariamente il più forte, e il peggiore, non decisamente lo sconfitto in finale, la migliore partita, non esattamente la più seguita, il miglior punto, non precisamente il tweener della settimana. Dei premi che per tradizione e prestigio si possono tranquillamente collocare poco al di sotto dei Telegatti. E poi faremo degli addendum sulle cose che ci hanno colpito, consegneremo premi alla sportività e all’educazione, e lo faremo dialogando, trovandoci d’accordo delle volte e in disaccordo in altre, ma motiveremo sempre le nostre opinioni. Sarà una rubrica lunga, perché noi amiamo il “long journalism”, e sarà una rubrica che parlerà solo di tennis maschile. Non ce ne vogliano i lettori, ma Giulio Fedele (giusto per citarne uno) è molto più bravo di noi a scriverne. Ah, ultima indicazione: useremo l’ironia (l’abbiamo fatto poc’anzi).  

GIOCATORE DEL MESE
Claudio Giuliani: Non eleggere Stan Wawrinka a giocatore del mese di gennaio sarebbe veramente dura da giustificare. Non tanto per via del suo primo titolo del Grande Slam (che già basterebbe), ma soprattutto per il merito innegabile di aver rotto la tetrarchia del tennis, dominato fino a tutto il 2013 da Federer, Nadal, Djokovic e Murray, i quali da New York 2009 si spartivano (non in parti uguali) le vittorie dello Slam. Questa epoca era nota come quella dei “Fab Four”. Che Wawrinka avesse le potenzialità per imporsi era già noto. Fisico e colpi sono stati di prim’ordine per molti anni; nel 2013 lo svizzero aveva già mostrato qualche miglioramento anche sul piano mentale, senza soluzione di continuità però. Poi capita che le orbite di braccio, gambe e testa si incrocino proprio nel periodo giusto, quando sei in campo nel torneo più importante dell’anno. Forse era stufo di fallire, forse voleva farsi perdonare per l’assenza prolungata da padre nei riguardi della sua famiglia per inseguire il sogno del tennis. C’è un momento in cui il comprimario dice basta. C’è un momento in cui i complimenti dopo un’ottima partita persa cominciano a pesare. E allora il comprimario si prende la scena. Stan ha quindi conquistato l’Australian Open, con il solito Berdych mai guastafeste dei sogni altrui e anche grazie a un Rafael Nadal acciaccato in finale (bravo a non ritirarsi per non rovinare la festa). In Australia, a gennaio, Stan ha fatto cambiare il vento del tennis. Lo scopriremo dopo: lui, noi, e gli altri

Daniele Vallotto: Stan Wawrinka o Stanislas Wawrinka? Questo l’unico dubbio per eleggere il giocatore del mese. Perché quello che era lo svizzero numero due e che per la prima parte di stagione sarà lo svizzero numero uno, gioca un torneo fantastico, al limite dell’imponderabile. Quei tre quarti d’ora di orgasmo tennistico contro Rafael Nadal potevano tramutarsi in un dramma sportivo quando un Wawrinka evidentemente preda delle vertigini stava per rimettere in partita un Nadal che nel secondo set faticava a spostarsi. Ma insomma, l’infortunio dello spagnolo non toglie nulla allo Slam di Wawrinka, arrivato in finale battendo uno che non perdeva a Melbourne da quattro anni. E quell’indice rivolto alla testa ci dice tante cose su quello che accade nei tennisti come Wawrinka prima che Wawrinka vincesse uno Slam. Un’Australian Open da incorniciare, forse il migliore dei quattro Slam nel 2014, che ci ha regalato un tennista (e un rovescio a una mano) da incorniciare. Personalmente, il torneo che mi ha emozionato di più.

PARTITA DEL MESE
Claudio Giuliani: Difficile trovare di meglio di Wawrinka che batte Djokovic 9-7 al quinto set nei quarti di finale in Australia. È la partita che tutti ricordano. Wawrinka e Djokovic hanno una sorta di alchimia tennistica nei loro scontri. Djokovic è il Re d’Australia degli ultimi anni, quattro successi, il più titolato a Melbourne assieme a Federer fra i tennisti in attività. Nel titolo vinto nel 2013, Novak si era salvato da un 12-10 al quinto meraviglioso proprio contro Wawrinka. Lo svizzero aveva ceduto ancora una volta al quinto set al cospetto di Djokovic, nella semifinale di New York 2013. Questa partita dei quarti di finale è quella che gli ha fatto vincere uno Slam più delle altre due che gli mancavano (Berdych in semifinale, Nadal in finale). Battere finalmente Djokovic, e in questa maniera, ha sistemato l’ultima rotella dell’ingranaggio della macchina Stan. Ricordo benissimo dov’ero a seguire il match. Lo seguivo su SkyGo sul mio portatile, godendo del rovescio di Wawrinka che sorprendeva spesso Djokovic sul lato del diritto, con il serbo impegnato a recuperare il centro del campo dopo aver colpito con il colpo ad una mano. Mi chiamano due amiche, sul 7 pari del quinto set. Mi aspettano al bar per l’aperitivo. Era quasi l’una e i due battagliavano da quasi quattro ore. Quel match era la cosa più importante della giornata per ogni appassionato che si rispetti. Il galateo contava meno. Le ho lasciate ad aspettare al bar per un quarto d’ora circa, fino a vedere il sorriso di Wawrinka, con le braccia al cielo. È stato il momento più rivoluzionario del tennis degli ultimi anni.

Daniele Vallotto: Sei stato più fortunato di me perché io quel giorno stavo dando un esame. Quando ho visto dal livescore che Djokovic aveva recuperato lo svantaggio e aveva portato Wawrinka al quinto come quel maledetto ottavo di finale dell’anno prima avevo già messo da parte ogni speranza di vendetta. C’è poco da fare: il 12-10 al quinto del 2013 è stata per me una ferita tennistica difficile da rimarginare. Quel passante incredibile di Djokovic dopo l’ennesimo scambio maratona che annullava in un solo attimo tutti i traccianti con cui Wawrinka aveva tenuto in piedi la partita, era davvero troppo da tollerare. Anch’io, per quel match, feci aspettare – ben oltre il quarto d’ora – qualcuno. Invece a gennaio di quest’anno la facoltà mi intrappolava. Perciò il mio stupore e la mia commozione, ad esame terminato, non sono facili da spiegare quando ho visto il 9-7 nella casella del quinto set. Ho dovuto controllare più volte il risultato, perché sembrava impossibile che quei due fenomeni fossero riusciti ad avvicinarsi – a soli dodici mesi di distanza – allo standard qualitativo di quello straordinario match. Rivedendo il match, ho provato ad invertire i ruoli. Wawrinka che serve sotto 8-7 e 30-40 dopo aver messo in corridoio un colpo relativamente facile su una risposta fortunosa dell’avversario. E Wawrinka che prova un irrazionale serve and volley sul match point, ovviamente fallendolo. Ecco, quella storia era molto più coerente con tutto ciò che sapevamo di Wawrinka e Djokovic prima di quella partita. Che Wawrinka sia riuscito a ribaltare i ruoli, così all’improvviso, è qualcosa di veramente eccezionale.

COLPO DEL MESE
Claudio Giuliani: Credo di non aver mai visto una partita intera di Denis Istomin in vita mia (e non mi biasimo per questo: ho gusto). L’uzbeko è un giocatore istrionico, glielo riconosco – almeno per come si agghinda –  ma non ha certo l’afflato del grande giocatore. Figuriamoci se poteva averlo al terzo turno dello Australian Open contro Djokovic. Istomin scende in campo come perfetta vittima sacrificale del serbo. Perde ovviamente in tre set, giocando in tranquillità e lasciando andare il braccio, come si dice in gergo. Lo fa dapprima con un diritto in corsa passante scagliato da metri con Djokovic inerme a rete, ma lo fa soprattutto poco dopo tirando un rovescio a due mani in lungolinea talmente spostato lateralmente che la palla passa fuori dal paletto. Novak applaude divertito quello che per me è il punto del mese.

Daniele Vallotto: Istomin bene bravo 7+ ma l’Australian Open è lo Slam che mi fa conoscere Nick Kyrgios e non posso ignorare questo fatto. Questo ragazzino, il cui look sobrio e misurato ricorda un po’ la meglio gioventù di Torpignattara, è piuttosto sconosciuto al pubblico meno esperto. Ha vinto gli Australian Open junior, ok, ma il suo nome non suggerisce molto a chi si appresta a vedere il suo match di secondo turno. Siccome ne avevo sentito parlare molto bene e dovevo ancora colmare la lacuna, decido di vedere qualche punto del match con Paire. Nick ha talento e si vede. La partita è molto divertente e Kyrgios è avanti di un set.  Servizio a parte, ha due colpi da fondo campo di una solidità che molti coetanei gli invidiano. E poi ha un asso nella manica: la freddezza nel giocare colpi impossibili nei punti determinanti. Ci darà una dimostrazione di quello che è capace di fare qualche mese più tardi, ma la demivolée con cui annulla un set point nel secondo set lascia già qualche indizio sul futuro. Col pubblico sbalordito attorno a lui, Nick allarga le braccia, un po’ come Istomin. Ma nel gesto di Kyrgios c’è già tutta la consapevolezza del campione.

https://www.youtube.com/watch?v=IHHHY3IKCFM

Nella pagina successiva: Delusione e sorpresa del mese, Addendum, e il tweet più spiritoso

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