Il tennis dell’ “Italia che verrà” è stato forse (?) di scena a Genova

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Il tennis dell’ “Italia che verrà” è stato forse (?) di scena a Genova

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TENNIS SERIE A – All’evento organizzato da Ernesto De Filippis, MCA Group fra tanti veterani anche tre tennisti sperabilmente con più avvenire che passato, Matteo Berrettini, Andrea Basso e Francesco Picco. Occhio di bue puntato su loro. E un accenno a Gianluigi Quinzi. Niccolò Ludovici
(Nella foto Andrea Basso)

La finale del Campionato Italiano di Serie A appena conclusasi a Genova, e vinta in campo maschile dalla Canottieri Aniene sul TC Genova, a fianco alla consueta pattuglia di veterani, ha offerto una significativa panoramica su tre giovani del tennis nostrano in Matteo Berrettini, Andrea Basso e Francesco Picco. Quest’ultimo, 23 anni, proprio giovanissimo, peraltro non è.

Ogni finale del Campionato Nazionale a squadre di Serie A, al di là delle ovvie considerazioni tecniche su quel che si vede in campo, più che quelle riguardanti classifiche e standing dei nomi coinvolti, ha offerto, specie in tempi recenti, interessanti spunti di riflessione sul nostro vivaio tennistico.

E’ quanto ormai importante, infatti, capire se, a distanza di ormai quarant’anni dalla meravigliosa cavalcata di Santiago del Cile 1976, dalle imprese del “dio greco dei Parioli”, l’ Adriano Panatta di quella magica stagione, e di quelle dei fidi “scudieri” Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli, capaci di farsi valere in singolare quanto in doppio, insediando da vicino le prime 10 posizioni del ranking per quel che concerne la prima specialità (nel caso di Barazzutti, finendoci dentro con entrambi i piedi), il tennis italiano maschile, saprà un giorno –si spera più vicino che lontano- riproporsi a livelli di eccellenza assoluta in campo internazionale.

Per trovare una risposta a questa domanda, si potrebbe appunto cominciare dalla bella e combattuta finale tra il TC Genova 1893 e il TC Aniene, atto conclusivo del Campionato di Serie A, che ci ha permesso di prendere visione al “tenniscopio” di tre talenti da non sottovalutare nell’ imminente futuro: Matteo Berrettini, Francesco Picco e (soprattutto) Andrea Basso.

Il primo di essi, è, piaccia o no, quello su cui mi sentirei di scommettere di più per il futuro. Romano e coetaneo di Gianluigi Quinzi, del tennista marchigiano non possiede certo il micidiale timing sulla palla (che tanto fa sperare per il futuro tennistico di Quinzi), ma per fortuna nemmeno l’eccessiva spavalderia del ragazzo di Porto San Giorgio apparso un po’ troppo presuntuoso in rapporto ai modesti risultati (pur con gli alibi del caso) fin qui conseguiti nel circuito senior.

Per quanto lo si possa “accusare” di non avere una palla sufficientemente “pesante” (ciò è comunque opinabile, e sempre e comunque in relazione a cosa ci si voglia esplicitamente riferire quando si parla di “palla pesante” o “colpi pesanti”), Berrettini fa sfoggio di una tecnica non certo di scarso rilievo per un giovane della sua età, fatto che non deve in un certo senso sorprendere, se si pensa che a seguirlo (insieme a Stefano Cobolli) è un certo Vincenzo Santopadre, ex-professionista che ha costruito i migliori successi ottenuti in carriera con un tennis di tecnica pura, più che di forza bruta.

Di Berrettini colpisce soprattutto il movimento del servizio, quasi “old school”, un po’ alla Boris Becker, per intenderci, con quel modo di caricare tutto il peso sulle gambe, per poi scaricarlo con forza in avanti con tanto di “saltello” finale, che ha creato non pochi problemi in fase di ribattuta a Francesco Picco nel singolare che li ha visti affrontarsi.

Ed è proprio Picco, dei tre, ad essere quello che ha destato le maggiori perplessità. A dispetto di uno stile di gioco abbastanza “sturm und drang”, (quasi) sempre redditizio nel tennis odierno, data ormai la proverbiale lentezza anche delle superfici più veloci, il non più giovanissimo (ha compiuto 23 anni il primo gennaio del 2014) il portacolori del TC Genova è parso a tratti davvero impacciato e disordinato nel gioco in singolare quanto (soprattutto) in doppio, con alcuni imperdonabili errori a rete. Il successo ottenuto su Berrettini, che ha fruttato a Genova il momentaneo pareggio sul 2-2 non deve ingannare: Berrettini ha anch’ egli evidenziato limiti di concentrazione tutto sommato “normali” per un ragazzo della sua età, giocando molto bene nel primo parziale, con Picco che ha sbagliato molto, forse anche troppo (incluse le rotazioni da imprimere alla palla per il veloce indoor del 105 Stadium di Sanpierdarena, in realtà non “veloce” come si potrebbe pensare, ed anzi piuttosto “gommoso” e lento per un indoor) per una giocatore della sua esperienza, per poi vedersi costretto a recuperare, non senza fatica, nel secondo e terzo parziale, con un 6-4 6-3 “bugiardo”, visto l’ impegno profuso da Berrettini a dispetto di un suo notevole calo psicologico.

Per carità, per ammissione di Francesco Picco stesso, questa sua ultima stagione appena conclusasi, è stata qualitativamente molto altalenante, con prove soddisfacenti alternate a momenti di buio (specie ad inizio stagione). Ma con un ranking che lo vede stazionare attualmente al 535mo posto della classifica ATP, con un best ranking di numero 464 (ottenuto a fine settembre), e con un’ età che non gioca certo a suo favore in relazione alla posizione di classifica, sorge quantomeno spontaneo chiedersi quanti e quali margini di miglioramento abbia ancora questo ragazzo, a meno che non si tratti di un autentico “late bloomer”, ovvero di un cavallo di razza a scoppio ritardato.

Discorso a parte merita, invece, Andrea Basso.

20enne, genovese, ed allenato da Diego Nargiso, il mancino ligure aveva fatto già intravedere sprazzi di ottimo gioco sia l’ anno scorso al torneo di Puerto Del Carmen (sconfitto, ma con onore, nonostante il secondo set perso per 6-1, dallo spagnolo Josè Checa-Calvo, autentico mattatore del circuito ITF, con ben 18 titoli Futures in bacheca), che a giugno a Busto Arsizio. Se possibile, quest’ esperienza “casalinga” ha fornito ulteriori, importanti elementi circa le sue reali capacità, soprattutto per quanto s’è potuto vedere in doppio, dove, opposto a Berrettini e ad uno sfavillante Simone Bolelli (che il 2014 abbia sancito la sua definitiva rinascita tennistica?), ed affiancato da uno stentatamente sufficiente Picco, Basso ha praticamente tenuto in piedi da solo la coppia del TC Genova, inanellando punti preziosi che hanno permesso ai due di opporre una tenace e fiera resistenza, specie contro un Bolelli a tratti davvero ingiocabile.

Apparso da subito molto mobile e reattivo, con un gioco di gambe ed una pulizia nella stance sia di dritto, che di rovescio, veramente impensabili per un giovane allenato da un illustre ex-pro tutto “genio e sregolatezza” come Nargiso, il giovane atleta genovese ha messo in luce anche un servizio violentissimo ed altresì carico di rotazione, con punte di 215/220 km/h. Certo, al pari di Berrettini, Basso ha palesato dei limiti a livello di continuità e costanza di rendimento (anche se Berrettini, è doveroso ricordarlo, ha dovuto recentemente fare i conti con un infortunio al polso di una certa entità) in altre partite, ma nella sua Genova, è riuscito a scoccare tutte le sue (non certo esigue) frecce al suo arco nel momento giusto ed al momento giusto, prova che la sua attuale classifica di numero 484 del mondo, non è decisamente indicativa delle sue reali ed effettive potenzialità.

Con la “scusa” della pausa natalizia e con l’ approssimarsi dell’ inizio della nuova stagione 2015, e in attesa di vedere un Francesco Picco finalmente protagonista a livelli più elevati, Matteo Berrettini ed Andrea Basso rimangono dunque due giovani da non sottovalutare affatto, ed anzi, da osservare con estrema attenzione per il futuro del nostro tennis. Sperando solo che i rispettivi coach e staff tecnici permettano loro –com’è peraltro giusto che sia- di cimentarsi in prove dure, ma indubbiamente utili alla formazione di un giovane di talento, come ad esempio quella di affrontare la qualificazione per il main draw di un torneo ATP 250 o 500 o perché no –ma con riserva- quella di un torneo del Grande Slam.

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