Intervista a Ion Tiriac: "Il più ricco? Sono solo il più intelligente" (Martucci)

Rassegna stampa

Intervista a Ion Tiriac: “Il più ricco? Sono solo il più intelligente” (Martucci)

Pubblicato

il

 

Intervista a Ion Tiriac: “Il più ricco? Sono solo il più intelligente” (Vincenzo Martucci, Gazzetta dello Sport)

«Il più ricco, io? Queste cose si dicono o se uno muore o se vende tutto, e non è mia intenzione di fare niente del genere. La verità è che sono un povero comunista che lavora come un pazzo da 40 anni e non sarà mai ricco come Bill Gates o Berlusconi. Ma non auguro a nessuno dei miei tre figli di lavorare quanto ho fatto io». Ion Tiriac dribbla così l’etichetta di «ex sportivo più ricco di sempre», coi suoi 2,4 miliardi di euro, come dicono le sue molteplici attività imprenditoriali.

Tiriac, come si diventa miliardari partendo da Brasov, uno dei posti più poveri del mondo? «Come dicono i francesi mi sono trovato “a cavallo”, al momento giusto ero un promoter quando era il momento del business nello sport, non solo nel tennis. E, venendo dallo sport, sapevo che cosa volevano atleti, spettatori, sponsor e tv. E poi mi sono inventato un paio di cose».

Quali sono state le sue operazioni più riuscite? «Ho saputo mettere tutte le parti insieme per ottenere il risultato più importante: la pubblicità del tennis. Ho convinto gli investitori che avrebbero risparmiato il 90% andando direttamente al tennis invece che versare i loro soldi negli spot tv: minor spesa, maggior ritorno».

Non ha fatto soltanto questo. «Ho fatto produzione tv io stesso, con spese molto minori: lì dove i colossi tv hanno bisogno di 1000 persone, io sono riuscito con 55». Non ha fatto soltanto questo. «Sono stato manager di atleti. Il più importante per portare il tennis nelle case e renderlo uno sport popolare è stato Ilie (Nastase, ndr): con lui, anche la gente più povera ha cominciato a giocare a tennis. Infatti è ancora uno dei più amati».

Anche Becker, altro suo pupillo, è molto amato. «Boris è stata la prima star, in Germania, dopo la guerra. Ed ha avuto un manager con i coglioni che ha permesso a quel Paese di sfilare negli Stati Uniti con una bandiera lunga 6 metri quando Boris ha battuto McEnroe in coppa Davis nell’87, dopo quasi 7 ore, dimostrando che lo sport deve superare ogni barriera».

Lo sport ha aiutato l’imprenditore? «Lo sport insegna fondamentalmente a perdere: se impari a non ripetere gli errori,vincerai domani. Non c’è Harvard, non c’è Princeton, non c’è scuola che ti insegni quello che ti inse gna la scuola della vita del tennis».

Qual è il campione migliore? «Quello che sa vincere nella peggior giornata. Tutti ci riescono quando giocano perfetto e fanno la cosa giusta. Ma quando le cose vanno male e porti a casa la vittoria allora sei forte forte».

II suo più grande campione qual è stato? «Il più grande tennista di tutti i tempi è stato Vilas. Bisogna avere grande rispetto quando una Fiat 600 batte una Ferrari. Guillermo non aveva il talento di Nastase, la potenza di Becker e la velocità di pensare di Panatta, ma si allenava 6/8 ore al giorno, tutti i giorni. Ed è arrivato al numero 2».

Venendo dalla Transilvania, col suo aspetto, e i suoi modi decisi, l’hanno chiamata «Conte Dracula». «Ho fallito in molte cose perché il tennis, a differenza di altri sport, è molto complicato, è in mano a tante organizzazioni diverse: Itf, Comitato del Grande Slam, Atp, Wta, federazioni nazionali. E poi c’è il sindacato giocatori che, come negli Usa col baseball, chiede sempre più soldi. Non credo che arriveremo ad un altro sciopero, ma non so davvero dove andremo a finire (…)

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement