Lorenzi fa il colpo, la Giorgi sprinta, Fognini è già eliminato (Crivelli). Pennetta e Fognini sconfitta di coppia: subito eliminati in Australia (Semeraro). La Pennetta si arrende, il derby va alla Giorgi (Clerici). Ci vuole un algoritmo per tutelare chi gioca meglio (Giua)

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Lorenzi fa il colpo, la Giorgi sprinta, Fognini è già eliminato (Crivelli). Pennetta e Fognini sconfitta di coppia: subito eliminati in Australia (Semeraro). La Pennetta si arrende, il derby va alla Giorgi (Clerici). Ci vuole un algoritmo per tutelare chi gioca meglio (Giua)

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Lorenzi fa il colpo, la Giorgi sprinta, Fognini è già eliminato (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

L’inglese, che è una lingua pratica, attribuisce una sfumatura di romanticismo al sacrificio dei lavoratori più umili, definendoli journeymen, uomini in viaggio. Sono gli operai giornalieri, quelli che cercano la fortuna da un posto all’altro, consapevoli dei propri limiti ma sempre disposti a migliorare, a non troncare le loro ambizioni. Paolo Lorenzi, romano di ottima famiglia e studi eccellenti (papà chirurgo, e pure lui si è iscritto a Medicina) poi trapiantato a Siena, del tennis è sempre stato un onesto manovale, spaccandosi la schiena nei Challenger di tutto il mondo per costruirsi reputazione e classifica, con cuore sereno e valigia sul letto.

PREMIO Nel mondo sotterraneo dei circuiti minori Paolino è un califfo (16 tornei vinti) non ha mai smesso di pensarsi alla pari di chi vive nel paradiso dell’Atp anche quando per 13 volte consecutive è stato respinto al primo turno di uno Slam. Qualche altro giocatore, su quel record al contrario, avrebbe costruito una macchietta, ma non certo lui, fervente appassionato della Fiorentina, capace di affinare i discreti talenti ben oltre i trent’anni. Così, agli Us Open di agosto, battendo il giapponese Nishioka, si è finalmente tolto dalla spalla la maledizione dei Majors, meritandosi qui in Australia il premio più dolce al sudore di una vita. L’accoppiamento con Dolgopolov, l’ucraino genio e follia che è numero 23 del mondo, sembrava un’altra porta chiusa in faccia al destino, e invece il toscano adottivo si offre la vittoria se non più bella, certo più significativa di una carriera di pane duro.

OBIETTIVI Dolgo forse non sta bene (ginocchio) e forse non voleva giocare, però Paolino gli toglie ossigeno servendo benissimo e colpendo con grande pulizia (solo 11 gratuiti). Il match così scorre rapidissimo sotto il totale controllo di Lorenzi il Magnifico, che a novembre in Perù si era beccato una polmonite fulminante tanto da costringersi a cominciare molto tardi la preparazione invernale: «Per questo sono contento, è stato un avvio di stagione piuttosto difficile, ma non ho mai perso di vista l’obiettivo di migliorarmi ancora. Probabilmente Dolgopolov non era al massimo, però a inizio terzo set ha mandato due racchette ad accordare, vuol dire che ci credeva ancora». Credere, il suo verbo più amato: «Io non ho il colpo che spacca, perciò devo continuamente applicarmi e crescere con il servizio e il gioco a rete, ma se mi avessero detto tre anni fa che sarei stato 49 del mondo (marzo 2013, ora è 64, n.d.r.) e avrei vinto partite dello Slam, li avrei presi per matti. Un po’ come quelli che pensano che Mario Gomez (centravanti dell’amata Viola, n.d.r.) sia un brocco».

FOGNA E BRUTTO DERBY Il sorriso della fatica mitiga così la brutale giornata di Fognini, un altro capitolo di una discesa agli inferi che pare senza fine. Vinto facile il primo set contro il numero 107 del mondo, Alejandro Gonzalez, che giocherà tutta la partita appunto da numero 107, Fogna si incarta ancora nei suoi pensieri neri affossandosi con 77 gratuiti in 37 game, in pratica una partenza da 0-30 ad ogni gioco: «Non ritrovo più il mio tennis, ma la stagione è lunga. Sono deluso, non abbattuto». Pomeriggio nero per la famiglia: nel derby con la Giorgi, la fidanzata Pennetta si inabissa dopo un primo set infilato d’esperienza. Dal 2-2 del secondo, però, Camila cambia marcia e Flavia non trova più contromisure per rivoltare una sfida a chi tirava più forte troppo nervosa e decisamente bruttina (…)

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Pennetta e Fognini sconfitta di coppia: subito eliminati in Australia (Stefano Semeraro, La Stampa)

In programma c’erano due derby: quello azzurro, contro Camila Giorgi. E quello con se stesso, prima ancora che contro Alejandro Gonzalez. Flavia Pennetta e Fabio Fognini li hanno persi tutti e due, rotolando subito fuori dagli Australian Open. Almeno in singolare, visto che entrambi sono impegnati in doppio, e magari lo saranno in doppio misto, la specialità che ultimamente riesce meglio alla Premiata Ditta Penna e Fogna, coppia d’oro nella vita e sul campo. Per avvicinarsi al primo Slam stagionale si erano concessi una vacanza-lavoro insieme, in Tailandia e poi alla Hopman Cup di Perth, ma l’amore – testimoniato dai tanti tweet – evidentemente non basta.

Flavia, n.12 Wta in cerca di un’altra stagione magica, prima si è schiantata contro l’eterna incoscienza di Camila Giorgi, la regina del tennis on-off, o la va o la spacca. Tre set bruttarelli, macchiati dai 16 doppi falli di Camila che alla fine l’ha spuntata. «Lei è così – ha sospirato la Penna – quando è in giornata batte la Sharapovava o la Wozniacki, ma poi può perdere da chiunque. Ha bisogno di più continuità. Se può arrivare fra le prime 10 del mondo? Perché no…». Ma far ragionare Camila, oggi n.33 Wta, sul campo è difficile almeno quanto imbrigliare il bipolarismo cronico di Fabio, battuto in quattro set dal n.107 del mondo, nel torneo che l’anno scorso l’aveva visto arrivare fino negli ottavi e in rottura prolungata dopo i quarti di Cincinnati 2014 (…)

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La Pennetta si arrende, il derby va alla Giorgi (Gianni Clerici, La Repubblica)

AI MIEI tempi tutti i tornei erano femminili e maschili, non mancava mai una specialità chiamata doppio misto, e simile amicizia, spesso amorosa, continuava fuori dal campo, nei limiti consentiti dal secolo scorso, che non erano spesso sessuali, ma sentimentali. Non mancava mai, a bordo campo, la compagna di doppio misto e, al di là degli abituali incitamenti, nemmeno mancavano le liti, fondate su ragioni tecnico-tattiche, ancor prima che intime. Cosa ne avrebbe pensato il tennista Freud, chissà cosa ne dice la maggior psichiatra tennista, Marcella Marcone. Giunge dall’Australia notizia dell’eliminazione contemporanea dei due migliori tennisti italiani, Flavia Permetta e Fabio Fognini, entrambi in primo turno, entrambi contro tennisti di inferiore classifica, il sudamericano Gonzalez, e Camila Giorgi, per di più italiana, anzi addirittura l’italiana più giovane e le auguro dal più brillante futuro.

Non avendo assistito ai due match, causala miopia collegata al fuso orario, lo Scriba rimane a domandarsi, senza attendersi risposte, se un match abbia in qualche modo condizionato l’altro, se la inattesa sconfitta di Fognini, in sintonia con il suo secondo semestre negativo dei 2014, non abbia in qualche modo irritato o scoraggiato la prestazione di Flavia che giocava dopo il suo, come chiamarlo, boyfriend. Al di là del permanente mediocre rendimento, che farà addirittura uscire Fabio dai primi Venti, rimangono i precedenti di una sola vittoria e due sconfitte della Pennetta contro la Giorgi, che non dovrebbero quindi far gridare alla sorpresa Camila, che tra l’altro appare in condizioni atletiche perfette, anche in seguito a due interventi del ben noto chiropratico Alfio Caronti: non solo sulla spalla squilibrata, ma sul materiale del manico, una composizione naturale chiamata SI 28, lontanissima dalla odierna scoperta Babolat, sorta di computer detto Aeropro Drive, che spero un giorno esser in grado di decifrare, povero vecchio scriba che usa la penna. Preso nota del duplice insuccesso della coppia, dell’affermazione di una bambola nella quale prevale nei giorni pari lo squilibrio, in quelli dispari il genio, lo scriba rimane a interrogarsi sul futuro del nostro gioco (…)

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Ci vuole un algoritmo per tutelare chi gioca meglio (Claudio Giua, repubblica.it)

Se anziché l’antico sorteggio che di fatto tiene conto solo delle teste di serie, per compilare il tabellone dei grandi tornei si usasse un algoritmo continuamente aggiornabile (date tre giorni agli gnomi di Mountain View e sarebbe bell’e pronto per WTA e ATP) non accadrebbe che al primo turno Flavia Pennetta, pugliese numero 12 al mondo, si scontri con Camila Giorgi, marchigiana globe-trotter numero 31. Perché, al di là della comune nazionalità, entrambe hanno nella testa e nelle gambe le fase finali degli Slam.

Pennetta l’ha ampiamente dimostrato arrivando ai quarti l’anno scorso a Melbourne e alla semifinale nel 2013 a Flushing Meadows. È una delle tenniste più complete del circuito, con successi in dieci grandi tornei tra cui Indian Wells 2014, con quattro Fed Cup, con un trionfo più due finali, una semifinale e due quarti in doppio negli Slam. Giorgi, 23 anni appena compiuti, non ha ottenuto alcuna vittoria nei maggiori tornei pur approdando due volte alla finale ma non ha alcun timore reverenziale nei confronti di avversarie top come Sharapova, Azarenka, Wozniacki, Cibulkova, già sconfitte.

Due così, che dovrebbero potersi misurare dal secondo turno in poi, oggi si sono giocate il destino del loro Slam australiano sul campo 6 del Melbourne Park. Match teso. Senza un sorriso in un tardo pomeriggio grigio ma bollente dove di gelido c’erano solo loro, persino nell’abbraccio finale che m’ha ricordato il passaggio di consegne a Palazzo Chigi tra Enrico Letta e Matteo Renzi un anno fa. Se qualche emozione di tanto tanto è affiorata sul viso e nei gesti di Flavia, Camila non ha mai dato segno di soffrire nei momenti difficili (che non sono mancati, soprattutto a causa dei doppi falli: 16!), né di esaltarsi sull’onda del vantaggio.

Camila impone subito tempi strettissimi, la sua palla corre sempre veloce e Flavia non tenta affatto di rallentare. Anzi. Rispetto al passato, e forse nonostante i consigli del babbo-coach Sergio, la maceratese sembra ora più attenta agli aspetti tattici, mentre difetta nelle strategie a medio termine. Nel primo set si fa raggiungere e superare (4-6) perché spreca e concede troppo. Nel secondo (6-2) impone il proprio gioco potente mentre Flavia non riesce a trovare le adeguate contromisure. Nell’ultima frazione (6-3) approfitta della stanchezza della brindisina e si prende due break ma poi si deconcentra (è evidente che all’assenza di segnali fisici non corrisponda affatto l’atarassia) e rischia, avanti per 5-1, di farsi raggiungere. La sensazione è che Pennetta avrebbe potuto con pochissimo, a questo punto, ribaltare il risultato. Non c’è riuscita.

Le statistiche ci descrivono Giorgi più efficace nelle risposte, negli attacchi a rete e nei vincenti, il doppio di quelli di Flavia. Ancora troppi, tuttavia, i suoi errori “gratuiti”: 47 nel corso di 27 game in un’ora e 55 minuti. Nel secondo turno Camila troverà una delle giovani di cui si dice meglio, la ceca Tereza Smitkova, vent’anni, WTA 68. Da non prendere sottogamba: rischio peraltro sconosciuto per una che affronta con la stessa grinta la numero 1 e la 220.

Non tedierò i miei pochi fedelissimi con stantie considerazioni fogniniane. Fabio, numero 16 del seeding, ha perso malamente (6-4 2-6 3-6 4-6) contro il colombiano Alejandro Gonzalez, 25 anni, grande frequentatore di Challenger e Futures sudamericani che non s’è mai avvicinato ai Top 50. Il dati più impressionanti ed eloquenti riguardano gli errori di Fognini, 77 in 37 giochi, e la sua incapacità di trasformare in punteggio positivo l’enorme differenza di classe testimoniata dai vincenti, 41 contro i miseri 13 del ragazzo di Medellín. Ho visto solo il terzo e quarto set, quindi il mio punto di vista è limitato: certo non ho mai avuto la sensazione che il ligure, demotivato più che svagato, avesse qualche possibilità di raddrizzare l’ultima di una lunga serie di giornate storte.

Bravissimo invece Paolo Lorenzi, che non s’è fatto intenerire dalle evidenti cattive condizioni di Aleksandr Dolgopolov, l’ucraino testa di serie numero 21, regolato per 6-4 6-3 6-2. Nulla da fare per Francesca Schiavone contro l’americana Coco Vandeweghe (6-2 6-2). Il declino della milanese ha qualcosa di amaro che fatico a giustificare.

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