Australian Open
Australian Open, donne: Kvitova fuori per mano della Keys! Azarenka ritrovata, bene Radwanska

Niente da fare per la vincitrice di Wimbledon, che in Australia proprio non riesce a trovare il ritmo giusto. Serena Williams cede un set ma poi vince senza problemi. Gran partita della Radwanska, che soffre un po’ nel secondo set. La Muguruza dilaga alla distanza, passano anche Azarenka e Cibulkova
Madison Keys b. [4] P.Kvitova 6-4 7-5 ( di Paolo Fisciano)
Petra Kvitova conferma di non essere un fenomeno di continuità e colleziona un’altra uscita prematura dallo Slam Australiano, dopo quella al secondo turno dello scorso anno.
Pronti via e la ceca è subito in difficoltà, ma ciò nonostante riesce a portare a casa il primo turno di servizio annullando 3 palle break alla sua avversaria. Il set procede senza particolari sussulti fino al nono gioco, quando l’americana con un bel rovescio lungo linea si porta sulla 0-40, e nel punto successivo la Kvitova le regala il break con un goffissimo dritto che arriva a malapena a metà rete. La Keys si ritrova a servire così per il primo set, il braccio non trema, e dopo poco più di mezz’ora di gioco riesce ad aggiudicarsi il primo parziale addirittura con un ace.
Nel secondo set entrambe le giocatrici sono più fallose e fra il terzo e il sesto game si scambiano per ben 4 volte consecutive il servizio. La Kvitova arriva a condurre sul 5-4 e costringe la giovane statunitense a dover servire per restare nel set, ma la Keys si dimostra giocatrice di carattere e non solo tiene il servizio, ma si aggiudica anche il punto più bello del match con un dritto incrociato dopo uno scambio prolungato che lascia di sasso la ceca.
Petra accusa il colpo e nel game successivo cede il servizio con un errore banale di rovescio. Madison non si fa pregare, accetta il regalo di buon grado e dopo poco meno di un’ora e 30 di gioco può alzare le braccia al cielo in segno di vittoria.
La Keys accede così per la prima volta agli ottavi di finale in un torneo del Grande Slam e la sua corsa sembra destinata a non fermarsi qui. Nel prossimo turno partirà infatti sicuramente da favorita contro la connazionale ed omonima Madison Brangle, n°64 del mondo.
“La chiave del match è stata sicuramente il servizio“. Afferma Petra. “Non mi aspettavo di non riuscire a metterne uno dentro. Ed è stato difficile per me perchè giocavo contro una che ha un gran servizio ed io dovevo tenere il mio a tutti i costi“. Petra la prende abbastanza filosoficamente “Alla fin fine ho fatto meglio dell’anno scorso e di quello prima, quindi dovrei essere contenta, ma non lo sono“.
“Ho molto rispetto (per Petra), è una vincitrice di Grand Slam, ma non ero intimidita“. Racconta Madison nella conferenza stampa. “Se entri in campo intimidita meta’ della battaglia è già persa”.
V. Azarenka b. [25] B. Zahlavova-Strycova 6-4 6-4 (di Cesare Novazzi)
Zahlavova-Strycova testa di serie numero venticinque incontra Vika Azarenka. La bielorussa non è certo una sconosciuta a Melbourne Park e cerca conferme dopo un 2014 condizionato da un infortunio.
Inizia il match con le tenniste molto fallose. Al terzo gioco la ceca concede due palle del vantaggio lasciando il comando dello scambio ad Azarenka: la bielorussa cerca l’errore forzato dell’avversaria e ottiene il vantaggio. Fin da subito le giocatrici cercano traiettorie alte, ma è la bielorussa a trovare maggiore profondità con il rovescio. Zahlavova-Strycova cerca di impostare quindi il gioco sulla tenuta fisica e riesce a mandare la bielorussa in giro per il campo ottenendo due palle break. Azarenka sbaglia un rovescio facile in impostazione e restituisce il vantaggio. Al nono game un serve&volley sciagurato da parte della ceca manda Azarenka a palla break. La bielorussa ringrazia e sale 5 a 4. Game abbastanza combattuto dove Azarenka spreca malamente due set point –soprattutto sul secondo si offre al passante vincente dell’avversaria dopo attacco a rete per niente irresistibile- e concede tre palle break. Ancora con il rovescio Azarenka sistema il game e al terzo set point vince il primo parziale con un errore della Zahlavova-Strycova.
Il secondo parziale si apre con la bielorussa in pressione: Azarenka comanda gli scambi e si porta saldamente in vantaggio di due break complici i troppi errori gratuiti dell’avversaria. Zahlavova-Strycova però coglie un passaggio a vuoto della bielorussa e ritorna subito in partita sul 3 a 3. La ceca non concretizza e con un gratuito cede nuovamente il servizio. Settimo game molto combattuto, le giocatrici sembrano sentire un po’ la stanchezza, la bielorussa si procura palla break grazie ad uno smash della ceca che atterra quasi sul cartellone dello sponsor del torneo. Di nuovo break e di nuovo parità al turno successivo. Azarenka sale in cattedra con il rovescio e si procura una palla break con ottima smorzata. Scambio lunghissima dove le giocatrici lasciano andare il braccio. La bielorussa spinge con più intensità ed è break. Azarenka va a servire per il match e la ceca regala il 30 a 0 con una voleè che una tennista sbaglia una volta su cinquanta. Il game è comunque combattuto, ma sono le tenniste a sbagliare l’impossibile. Con un errore ancora al volo su una palla che bastava appoggiare, la ceca mette ampiamente in corridoio ed è match point. Azarenka ringrazia e chiude il match con l’ennesimo gratuito della ceca.
[1] S.Williams b. [26] E.Svitolina 4-6 6-2 6-0 (da Melbourne Robbie Cappuccio)
Giornata perfetta per il tennis, con sole ma caldo non esagerato. Una Rod Laver Arena gremita aspetta la sua beniamina Serena Williams, vincitrice a Melbourne per 5 volte, contro la giovane ukraina Elina Svitolina, alla terza apparizione in Australia, con un terzo turno l’anno scorso battuta dalla Stevens.
Non ha timori reverenziali Svitolina, che parte determinata, servendo bene, rispondendo meglio e comandando il gioco. Dal canto suo Serena appare quasi svogliata e commette parecchi errori non forzati. Elina fa un break in apertura e poi un secondo portandosi sul 4-1 . La risposta caratterizza questo set, in cui il servizio viene strappato in 5 occasioni su un totale di 10 giochi. Finisce 6-4 per Svitolina che compete con Serena in termini di vincenti, ma commette molti meno errori non forzati (7 per l’ukraina, 14 per la statunitense).
Nel secondo set però Serena si sveglia, serve meglio, è più potente e decisa incitata dalla folla non troppo rumorosa, che la sostiene con continui “Go Serena”. Il servizio non entra a Svitolina, che continua a lottare e ogni tanto infila Williams con fendenti di diritto lungo linea e incrociato, ma ora è in chiara difficoltà contro la potenza della Williams che inizia a inanellare vincenti (17 nel secondo set, 45 in totale) e sbagliare di meno: 4-0 senza che Svitolina se ne renda conto. Serena si esibisce anche in alcuni recuperi miracolosi, aiutata anche da Elina che non è capace di chiudere delle drive volley a campo aperto e viene poi punita: cara vecchia volè, questa sconosciuta, nel tennis femminile. Il pubblico, tra un selfie e l’altro che poi viene mandato in onda sugli schermi della Rod Laver Arena durante il cambio campo, continua a incitare l’americana, che a questo punto non ne ha più bisogno. Chiude facilmente 6-2 procurandosi 2 set point consecutivi con altrettante risposte vincenti di rovescio su timide seconde di Svitolina.
Serena è ormai padrona del campo: serve bene (4 ace nel terzo set, 9 in totale, contro 7 doppi falli di Elina), aggredisce l’avversaria da tutti i lati, facendola muovere continuamente, risponde aggressiva un buon metro dentro il campo, trasforma la difesa in attacco. Nulla può Svitolina che sparisce dal campo. La Williams chiude con l’ennesima risposta vincente di rovescio su una seconda di servizio e un bagel.
“Leave me alone ladies – lasciatemi in pace ragazze” dice poi scherzando Serena nell’intervista a bordo campo, riferendosi a tutte le giovani che “sono là a rosicchiarti le caviglie”. Non è ancora l’ora del passaggio delle consegne.
[6] A. Radwanska b. [30] V. Lepchenko 6-0 7-5 (di Raffaello Esposito)
Nel tennis di oggi dominato dalla potenza, il gioco di Agnieska Radwanska sembra giunto in Australia dagli anni ’60 e ’70. La polacca ha anticipo, tocco e tempismo innati. Ha sempre la testa nel match, sa fare tutto ed è in grado in ogni momento di scegliere il colpo adatto alla situazione. Al secondo turno ha annichilito la svedese Larsson.per 6-0 6;1 (“…e scusa se ti ho vinto un game” disse Barazzutti a Borg nel 1978 dopo aver perso la semifinale a Parigi per 6-0 6-1 6-0) . L’americana dovrà essere consistente e continua per evitare la ragnatela della polacca, la quale apre il set al servizio e vince il game a 15 con due dritti vincenti, un ace e uno smash e vola in un attimo tre a zero. Se il buongiorno si vede dal mattino… Radwanska alterna traiettorie alte a colpi corti e incrociati e ha già otto vincenti. La polacca gioca colpi leggeri e Lepchenko non ha mai la stessa palla da colpire.. A zero cinque serve Lepchenko ma l’americana non esiste e cede ancora la battuta. Primo set sei zero Radwanska con quattro ace e 11 vincenti, tutti di tocco e d’anticipo, non di potenza. L’americana al cambio campo non si alza dalla sedia. Dopo l’intervento del medico inizia il secondo set. Serve la polacca e chiude il game a zero; Lepchenko la imita, conquista il suo primo gioco e si procura poi due palle break. La trama di gioco con cui Agnieska annulla la seconda, chiusa da una volée di dritto a campo aperto, è da manuale. Un ennesimo ace aiuta Radwanska a tenere la battuta per il due a uno in suo favore. L’americana sbaglia sempre troppo e perde il servizio per un 4-2 che diventa 5-2 e sembra definitivo. Agnieska si distrae per la prima volta nel match, perde la battuta e in un attimo l’americana la affianca sul cinque pari. E qui vince la testa. La polacca dimentica le occasioni buttate e vince gli ultimi due games per il 6-0 7-5 finale. Sulla palla partita gioca una smorzata che rasenta l’arte.
[24] G. Muguruza b. T. Bacsinszky 6-3 4-6 6-0 (di Carlo Carnevale)
Non si arresta la corsa di Garbine Muguruza, che si impone in tre set sulla svizzera Timea Bacsinsky; l’iberica gioca ancora una volta un tennis rischioso e divertente, bombardando l’avversaria da entrambi i lati del campo, e riesce ad avere la meglio anche sui propri fantasmi, che la colgono nel secondo set sopratutto a causa di una rinvigorita rivale. L’elvetica certifica come la finale a Shenzen di inizio anno e il successo al primo turno sulla Janckovic non siano dei casi isolati, e lo fa mettendo in luce qualità difensive a tratti clamorose, forse un po’ passive nel parziale d’apertura, miste ad una pregevole varietà nei colpi. Proprio la ragnatela di slice, lob e risposte di contenimento permettono alla rossocrociata di rientrare in gioco e impattare nel conto dei set, costringendo la Muguruza a ragionare, mandandola in confusione e prosciugandone quasi le energie nervose; ne è un chiaro segnale il diciottesimo gioco, nel quale la spagnola smarrisce il servizio in preda alla fatica accumulata nel precedente game fiume, durato otto minuti, in cui era riuscita a portarsi sul 4-4 dopo essere stata in svantaggio per tuto il parziale.
Eccezion fatta per la pausa della seconda frazione, la Muguruza comanda quasi sempre, e sorprende per la resa al servizio specialmente nel primo set, che si aggiudica per 6-3 in tre quarti d’ora, nel quale spara quattro ace con il 75% di prime in campo. Buona prestazione della Bacsinsky in ogni caso, che però nulla può nel terzo set, nel quale la catalana torna ad essere una macchina da vincenti (35 totali a fine match) e chiude con il bagel appena oltre la seconda ora di gioco.
Garbine si qualifica quindi per gli ottavi, nei quali probabilmente avrà l’onore del rematch dei French Open 2014 con Serena Williams; sognare non costa nulla.
[11] D. Cibulkova b. [19] A. Cornet 7-5 6-2 (di Claudio Carnevale)
Doveva essere una battaglia, tra due delle più fiere guerriere del circuito femminile; le aspettative sono state rispettate solo per un set, poi Dominika Cibulkova ha fatto valere la sua maggiore fluidità di gioco, e ancor di più il suo incredibile feeling con i campi di Melbourne Park; troppi i 37 errori non forzati della Cornet, che lotta per tutto il primo parziale, mettendo in scena uno psicodramma che sempre più spesso sembra rientrare nel suo repertorio. Avanti di un break per due volte nel primo set, la transalpina spreca sei set points, quattro dei quali con il servizio a disposizione, prima di cedere il proprio turno di battuta in due occasioni consecutive e cedere per 7-5. La Cibulkova mette in mostra la sua sconfinata energia, si incita praticamente ad ogni punto e in situazioni di pressione non trema; salva due delicatissime palle break nel quarto gioco del secondo set e si invola poi a chiudere con un doppio break di vantaggio, in poco più di un’ora e cniquanta minuti. La Cornet non è mai sembrata in grado di fare corsa di testa, neanche quando alla ripresa delle ostilità dopo la pausa tra i due set era salita di tono, specialmente con il rovescio, ed era riuscita a strappare la battuta all’avversaria; troppo remissiva lei, e troppo combattiva l’altra per poter ribaltare un risultato che già in chiusura di primo set sembrava ormai scritto.
La slovacca continua quindi a macinare gioco in quello che per lei sembra essere un ambiente magico, e approda all’ottavo che la vedrà opposta, molto probabilmente, alla rediviva Viktoria Azarenka, con la quale è largamente in svantaggio negli head to head, pur essendosi aggiudicata gli ultimi due; è chiaro però, che in Australia Dominika è una giocatrice diversa.
(in aggiornamento)
Risultati:
[1] S. Williams b. [26] E. Svitolina 4-6 6-2 6-0
[24] G. Muguruza b.. T. Bacsinszky 6-3 4-6 6-0
[11] D. Cibulkova b. [19] A. Cornet 7-5 6-2
V. Azarenka b. [25] B. Zahlavova Strycova 6-4 6-4
[4] P. Kvitova vs M. Keys
M. Brengle b. C. Vanderweghe 6-3 6-2
[18] V. Williams b. C. Giorgi 4-6 7-6(3) 6-1
[6] A. Radwanska b. [30] V. Lepchenko 6-0 7-5
ATP
Numeri: il dominio di Djokovic nel tennis maschile dal 2011 ad oggi
Dalle settimane trascorse al numero uno al confronto contro gli altri grandi: Ferruccio Roberti raccoglie alcuni dati che testimoniano chi sia stato il più grande di quest’era tennistica

62 – Il numero percentuale delle settimane trascorse come 1 ATP da Novak Djokovic dal 4 luglio 2011 -giorno successivo alla prima vittoria di Wimbledon che lo proiettò sulla cima del ranking – a oggi. Una cifra di per sé impressionante che probabilmente sarebbe potuta essere ancora più significativa se il serbo non avesse saltato la seconda parte del 2017 e se l’anno scorso non avesse scelto di mettersi nelle condizioni di non poter partecipare a due Slam e quattro Masters 1000 (e a Wimbledon i punti fossero stati assegnati).
Altri numeri aiutano a comprendere meglio quanto fatto dal serbo dalla seconda metà del 2011 ad oggi: dal luglio di dodici anni fa ha vinto 19 dei 42 Slam (il 45,2%) e 29 dei 75 (38,6%) Masters 1000 a cui ha preso parte. In questo stesso periodo ha vinto 190 dei 245 (77.6%) match disputati contro colleghi nella top ten e, più in generale, si è imposto in 670 dei 768 incontri disputati (l’87,2%, una percentuale che sale al 89.3 considerando solo le partite non giocate sulla terra rossa). Della prima top 20 che lo vide al numero 1 sono rimasti sul circuito Nadal, Murray, Monfils, Gasquet e Wawrinka, mentre in quella attuale solo l’immenso campione maiorchino e Carreno Busta erano già tennisti professionisti nel momento in cui Djokovic salì per la prima volta al numero 1 del mondo.
Non per fare inutili paragoni tra campioni che hanno avuto ciascuno la loro fantastica parabola, ma per comprendere meglio questo approfondimento sul periodo che parte da quando Nole è diventato numero 1, si può osservare come solo Nadal, di un anno più grande di Djokovic, ha avuto numeri in qualche modo paragonabili al serbo. In questo lasso temporale Rafa ha comunque vinto dodici Slam e diciassette Masters 1000, occupando la prima posizione del ranking ATP per 107 settimane, ma perdendo 18 dei 31 scontri diretti giocati con Novak e sconfiggendolo solo 2 delle 14 volte in cui lo ha affrontato lontano dalla terra battuta. Ancora più pesante lo score con l’altro leggendario “big three”, Roger Federer: nato quasi sei anni prima di Djokovic, compiva di lì a un mese 30 anni la prima volta che Nole diventava numero 1 e ha inevitabilmente pagato la differenza d’età. Ad ogni modo, l’immenso campione svizzero nel periodo che stiamo analizzando ha vinto 4 Slam e 11 Masters 1000, è stato numero 1 ATP per 25 settimane complessive e contro Nole ha vinto 9 delle 27 volte in cui si sono confrontati.
Quando domenica scorsa ha sconfitto in finale degli Australian Open Stefanos Tsitsipas il serbo aveva 35 anni 8 mesi e 6 giorni, ma non è un record: sei volte è accaduto che tennisti più anziani del serbo vincessero uno Slam (il primato assoluto è di Ken Rosewall, che vinse gli Australian Open del 1972 avendo compiuto da poco più di un mese i 37 anni). Così come non è un record di longevità il ritorno al numero 1 del ranking ATP da parte di Djokovic: Roger Federer nel giugno 2018 lo è stato a meno di due mesi dal compiere 37 anni. Quel che impressiona di Nole è piuttosto come a quasi 36 anni riesca ad avere non solo elevatissimi picchi di rendimento -non impossibili ai campioni come lui- ma anche di continuità, una caratteristica molto più rara per gli over 35 negli sport professionistici. A tal riguardo basti pensare che sconfiggendo Tsitsipas pochi giorni fa il serbo ha vinto 38 degli ultimi 40 incontri giocati (e tutti gli 11 match nei quali ha sfidato colleghi nella top 10).
Par | Tit. | Fin. | Part. Gioc. | Part. Vin. | Part. Per. | % Vitt. | % set vinti | % game vinti | % t.b. vinti | |
Australian Open | 18 | 10 | 0 | 97 | 89 | 8 | 91.8 | 82.9 | 62.3 | 63.8 |
Roland Garros | 18 | 2 | 4 | 101 | 85 | 16 | 84.2 | 77.1 | 60.2 | 55.9 |
Wimbledon | 17 | 7 | 1 | 96 | 86 | 10 | 89.6 | 78.7 | 58.6 | 67.2 |
US Open | 16 | 3 | 6 | 94 | 81 | 13 | 86.2 | 76.0 | 60.0 | 61.4 |
Indian Wells | 14 | 5 | 1 | 59 | 50 | 9 | 84.7 | 76.3 | 59.7 | 69.6 |
Miami | 13 | 6 | 1 | 51 | 44 | 7 | 86.3 | 82.1 | 61.6 | 83.3 |
Monte Carlo | 15 | 2 | 2 | 48 | 35 | 13 | 72.9 | 67.0 | 58.0 | 80.0 |
Madrid | 12 | 3 | 0 | 39 | 30 | 9 | 76.9 | 69.6 | 56.0 | 50.0 |
Roma | 16 | 6 | 6 | 74 | 64 | 10 | 86.5 | 76.0 | 59.6 | 63.2 |
Montreal/ Toronto | 11 | 4 | 1 | 44 | 37 | 7 | 84.1 | 79.4 | 58.0 | 73.3 |
Cincinnati | 14 | 2 | 5 | 52 | 40 | 12 | 76.9 | 71.1 | 56.3 | 61.1 |
Shanghai | 9 | 4 | 0 | 39 | 34 | 5 | 87.2 | 81.4 | 61.4 | 71.4 |
Parigi Bercy | 16 | 6 | 3 | 54 | 45 | 9 | 83.3 | 74.2 | 58.3 | 70 |
O2 Arena (ATP Finals) | 11 | 4 | 2 | 46 | 34 | 12 | 73.9 | 68.3 | 56.5 | 70.6 |
Dubai | 12 | 5 | 1 | 50 | 43 | 7 | 86.0 | 78.4 | 59.8 | 69.2 |
Non c’è un centrale che ha fatto la storia recente del tennis a non aver conosciuto le vittorie di Novak Djokovic, unico tennista ad aver conquistato almeno due volte tutti gli Slam, tutti i Masters 1000 (e le ATP Finals). Il decimo successo agli Australian Open, torneo che in assoluto ha vinto più di tutti, fa supporre che con ogni probabilità la Rod Laver Arena sia il campo dove si giocherebbe la sua partita della vita. Più per ricapitolare qualche numero della sua carriera a beneficio dei lettori che per ricavare un dato oggettivo (nel susseguirsi delle edizioni di uno stesso torneo cambiano in parte le condizioni di gioco, basti pensare ad esempio alle modifiche apportate alla superficie e/o alle palline), sono andato a recuperare alcune sue statistiche nei tornei più importanti del circuito e in quelli nei quali ha giocato un elevato numero di match, come Dubai. Dalla tabella in cui sono raccolti i dati arriva la conferma che in effetti gli Australian Open sono il torneo in cui Djokovic ha il più alto rendimento e non solo perché è quello a cui ha preso parte più volte (18, così come al Roland Garros). A Melbourne il serbo vanta la miglior percentuale di vittorie rispetto ai match giocati (91.8%) e di set vinti rispetto a quelli disputati (82.9%). Ovviamente, non sorprende che un sette volte vincitore di Wimbledon abbia numeri eccellenti anche sui campi di Church Road, mentre un pochino stupisce che gli Internazionali d’Italia – dove vanta un ottimo score con sei successi e altrettante finali – siano il torneo sul rosso dove si esprime meglio e in assoluto uno dei migliori per il suo rendimento. In ogni caso numeri incredibili: solo a Monte Carlo, Madrid e Cincinnati (la O2 Arena dove si giocavano le Finals è un discorso a parte, vista l’altissima caratura degli avversari) non ha vinto almeno l’80% delle partite. Not too bad…
Australian Open
Gli outfit dell’Australian Open: trionfa il mix insolito di colori, ma anche il tocco di fresca eleganza
Dal mélange dei colori sgargianti alla tinta unita, fino al tocco classico e un po’ vintage, ecco le mise indossate all’Australian Open

Un Australian Open esplosivo in campo, in tutti i sensi. Il tennis quasi ingiocabile di Novak Djokovic e la potenza devastante di Aryna Sabalenka hanno sbaragliato gli avversari. Non solo. I due campioni di Melbourne Park vincono anche con i loro outfit. Per freschezza ed eleganza quello di Novak, per vistosità, energia psichedelica e originalità quello di Aryna. Tuttavia, la bielorussa stravince anche per come ha scelto di presentarsi nel consueto shooting fotografico con il trofeo, splendida in un abito rosa, romantico e un po’ vintage. C’è però anche chi non ha brillato, né in campo né con la mise, come nel caso della n. 1 del mondo Iga Swiatek. Ma, del resto, come ha detto la stessa Iga in una conferenza stampa, non si può vincere sempre. O come per Stefanos Tsitsipas che, nonostante abbia disputato un torneo pressoché perfetto fino alla finale, nella partita della vita il suo tennis diventa un po’ scialbo e banale, perdendo energia e brillantezza, all’immagine del completo indossato in questi Australian Open.
Nike – Frances Tiafoe, Aryna Sabalenka


Il completo con il quale Frances Tiafoe è sceso in campo a Melbourne ha fatto il giro del web: canotta e pantaloncini con un’unica fantasia maculata e variopinta che lo faceva sembrare uscito da un festival di Rio piuttosto che dallo spogliatoio di un torneo dello Slam. Un look da Tiafoe: nel senso che per non sembrare ridicolo devi avere i suoi bicipiti e la sua “abbronzatura”. Questo completo non era altro che una sintesi di una collezione di Nike che definire vistosa e colorata è dir poco. Ma d’altronde è l’happy slam, giusto? Quindi perché non osare? E in effetti il brand del baffo ha osato tanto. La stessa fantasia l’abbiamo potuta ammirare nel vestito di Sabalenka, alla quale, bisogna dirlo, i colori sgargianti stanno bene e danno quasi risalto al suo carattere tenace. I longilinei e pallidi Sinner e Korda hanno indossato con meno disinvoltura le magliette dal taglio largo e dalle tonalità vivaci (blu cobalto con pantaloncini lilla per l’azzurro e giallo canarino per il figlio di Petr) di Nike. Una collezione accattivante ma non per tutti insomma. (Valerio Vignoli)
Adidas – Stefanos Tsitsipas, Elena Rybakina


Il caso ha voluto che Adidas a Melbourne vestisse i due giocatori, Elena Rybakina e Stefanos Tsitsipas, arrivati a un passo dalla vittoria. La scelta di Adidas per la collazione dedicata agli Australian Open è ricaduta su un mélange di colori accesi mischiati tra loro in sorta di pennellate di tonalità diverse. Così i pantaloncini di Stefanos e il gonnellino di Elena erano un mix variopinto abbinato per Tsitsipas a una semplice maglia bianca e per Rybakina a una canotta nera. Vista la particolare scelta cromatica del pantalone e della gonna sicuramente meglio il contrasto con un colore scuro che l’accostamento al bianco. Outfit femminile ben riuscito, meno quindi quello maschile dove Adidas avrebbe potuto osare maggiormente anche nella scelta della t-shirt. (Chiara Gheza)
Asics – Iga Swiatek

Minimal e un po’ scontato l’outfit di Iga Swiatek. Per l’edizione 2023 dello slam down under, Asics ha puntato su un abbinamento di canotta e shorts dal color lilla appena accennato; in particolare, la canotta reca leggerissime “pennellate” di un giallo sbiadito. Ne risulta un completo, sì, fresco, che ben si addice al clima torrido australiano ma, forse, un po’ troppo anonimo. Anche se la n. 1 del mondo a Melbourne quest’anno non ha brillato (ha perso agli ottavi dalla futura finalista Rybakina), forse avrebbe meritato una mise di maggiore personalità. (Laura Guidobaldi)
New Balance – Coco Gauff e Tommy Paul


Semplice ma comunque efficace la collezione presentata da New Balance per questi Australian Open, indossata dai due principali testimonial del brand, Tommy Paul e Coco Gauff (anche Ben Shelton ha usato vestiti di questo brand ma non è ufficialmente sponsorizzato). Tutta incentrata sull’accostamento di bianco e nero, accompagnato da colori estivi come pesca e arancione. Per certi versi ricordava l’iconica collezione Nike del 2017, anno di una epica finale tra Federer e Nadal. Ma torniamo al presente. T-shirt girocollo per la sorpresa del tabellone maschile Paul, con bordino con motivo a contrasto e bande orizzontali multicolore. Non male i pantaloncini pesca come idea peccato che la tonalità era troppo tenue e sul bianco si notasse troppo poco la differenza. Canotta bianca aderente con buchi laterali e gonna senza troppi fronzoli per Gauff. A dare un po’ di vivacità la fascia arancioni e le sue scarpe personalizzate. Tutto ben fatto ma New Balance ci aveva abituato a completi più sorprendenti e d’impatto per la giovane tennista afroamericana. (Valerio Vignoli)
Yonex – Caroline Garcia, Casper Ruud


Molto grintoso il vestito della Yonex indossato da Caroline Garcia. La francese, che ha chiuso il 2022 con il grande trionfo alle WTA Finals, è scesa in campo a Melbourne con tutta la sua grinta e grandi aspettative anche se, alla fine, la sua corsa è stata fermata agli ottavi di finale da una delle sorprese del torneo, Magda Linette. Ma la grinta e lo slancio in Caroline non mancano mai e l’outfit dell’Australian Open li esprime al massimo: un vestito semplice, dritto, total black ma con un leggero effetto marmorizzato; la parte superiore, una canotta, reca un solo tocco di bianco sul colletto a polo, sul logo del brand e i nomi degli sponsor. Solo i polsini sono diversi, di colore lilla. Un abito non molto fantasioso, certo, ma di grande personalità e adatto al fisico slanciato e atletico di Caroline. Il nero tita unita invece viene spezzato per l’outfit di Casper Ruud. Il bel campione norvegese, che in questi giorni sta brillando sulla copertina di Vogue Scandinavia, in abbinamento alla polo nera ha sfoggiato degli shorts dello stesso color lilla dei polsini di Caroline. Un accostamento un po’ insolito per Ruud che solitamente veste in modo molto classico. Il colore pastello illumina anche le sue scarpe nere, sulla punta e sul tallone. Scelta originale e inaspettata. (Laura Guidobaldi)
Castore – Andy Murray

Uno dei protagonisti di questa edizione degli Australian Open è sicuramente Sir Andy Murray. Lo scozzese, seppur uscito al terzo turno, ha dimostrato di avere un cuore immenso nei match maratona vinti contro Berrettini prima e Kokkinakis poi. Andy è vestito dal marchio britannico Castore Sportswear che per lui ha disegnato un completo classico e molto elegante. Pantaloncino verde scuro e t-shirt bianca con una riga verde che l’attraversa in obliquo. Il logo del brand, un paio di ali spiegate, ben in vista sia sulla maglia che sui polsini bianchi che sul cappellino anch’esso candido. Murray a Melbourne spicca quindi non solo per la tenacia sportiva, ma anche per l’eleganza senza tempo del suo outfit. (Chiara Gheza)
Lacoste – Novak Djokovic


Novak Djokovic non ha sbagliato un colpo in Australia. Nemmeno in fatto di vestiti. Il completo a lui riservato da Lacoste per questa edizione del primo Slam stagionale era moderno e riconoscibile ma al contempo classico e non eccessivo. Abbandonato il verde smeraldo per l’azzurro con dettagli in arancione. Niente più motivi minimalisti in favore di una sorta di bandiera a scacchi sventolante che va a ricoprire l’intera polo: in un tono su tono nella versione serale e in azzurro che sfuma verso l’arancione nella versione diurna, forse la più riuscita delle due, anche perché stacca meglio con il pantaloncino azzurro. Solite scarpe colorate, pure quelle con l’abbinamento di colori reso celebre dai New York Knicks nel Basket di oltreoceano. Il tocco del campione è arrivato però al termine della finale, con la giacca con il numero 22 composto da una serie di piccoli coccodrilli. E, visto il dominio mostrato da Djokovic in campo. in quel di Parigi farebbero meglio a prepararne altre con il numero 23, 24, 25… (Valerio Vignoli)
Lacoste – Daniil Medvedev

Il personal branding è ormai ampiamente utilizzato dai giocatori di tennis per promuovere se stessi e la loro immagine. Basti pensare all’iconico “RF” di Federer, per il quale lo svizzero ha litigato con Nike, o alla stilizzazione delle corna di un toro di Nadal. Di recente pure Sinner ha lanciato il suo marchio, raffigurante una volpe. Con l’inizio del 2023 è venuto il turno di Medvedev. Il suo logo, pensato insieme a Lacoste, rappresenta la sua passione per i videogiochi e ricorda i quattro tasti di una playstation, con le sue iniziali nelle icone di sinistra e destra. Ci si poteva mettere più fantasia insomma. Il suo outfit dimostra però che per quanto riguarda i vestiti il brand del coccodrillo dà ancora dei punti a tanti. Una maglietta rosso fuoco (colore ideale sul blu del cemento australiano) con un colletto a v molto particolare, che fa un effetto finta polo, con una riga bianca a contrasto. Maniche in tessuto traforato, pantaloncini bianchi (e neri) e scarpe bianche. Essenziale e rifinito nei dettagli. In puro stile Lacoste insomma. (Valerio Vignoli)
Hugo Boss – Matteo Berrettini

Non è certo uno Slam fortunato per Matteo Berrettini che esce al primo turno per mano di Andy Murray. Peccato per il marchio Hugo Boss che ha trovato nel giocatore italiano un modello perfetto. Anche a Melbourne Matteo si è distinto infatti per classe ed eleganza con un accostamento di colori adatto a ogni occasione: maglietta bianca e pantaloncino nero. Il tocco modaiolo è stato regalato dalla borsa con la quale Berrettini entrava in campo, sulle stesse tonalità del completo ma dal taglio geometrico ed essenziale. La parola “BOSS” ben in vista sul lato della stessa. Come sempre Matteo promosso per quanto riguarda il lato fashion del tennis. (Chiara Gheza)
Giomila – Camila Giorgi

I completini Giomila, il brand ideato dalla stessa Camila e da sua madre, sono sempre un successo. Peccato che tale formula vincente spesso non accompagni anche i risultati in campo e, in Australia, dopo un buon inizio, la tennista di Macerata è stata travolta al terzo turno da Belinda Bencic. Comunque, in fatto di outfit, Camila ha davvero poche rivali. A Melbourne ha sfoggiato un abbagliante completo rosa fucsia che le stava benissimo. Semplice, in tinta unita (c’era anche la variante nel colore beige, più delicata), il completo mette in luce la silhouette perfetta dell’azzurra, simboleggiando tutta l’energia e l’esplosività del tennis della Giorgi. La canotta, lineare e senza frondoli, accompagna il gonnellino altrettanto semplice ma leggermente mosso e leggero. Un completo semplice e frizzante al tempo stesso, che si addice perfettamente al celeste dei campi di Melbourne Park. (Laura Guidobaldi)
DK One – Jelena Ostapenko

Nei commenti dei precedenti articoli in molti ci hanno fatto notare l’assenza di Jelena Ostapenko, i cui completi, griffati DK One, marchio lettone di solo abbigliamento femminile, non sono passati inosservati di recente. E stavolta abbiamo deciso di rimediare a questa nostra negligenza, anche per celebrare il primo quarto di finale in Australia della tennista baltica. A Melbourne la Ostapenko si è presentata con un outfit un po’ slegato: il taglio retrò sottolineato dall’ mplissimo colletto a polo e dalla gonna a pieghe sormontata da una fascia cozzava con l’abbinamento di colori molto sgargianti come corallo e blu elettrico. Un look sicuramente meno azzardato di quello visto al Roland Garros, un patchwork improbabile di maniche in simil pizzo, fantasia piede de poule e dettagli viola. Ma anche meno identificativo. E a questo punto da Ostapenko ci aspettiamo sempre tanto. Vediamo se riuscirà nuovamente ad alzare l’asticella a Parigi, il suo slam preferito. (Valerio Vignoli)
Lo shooting fotografico della campionessa Aryna Sabalenka

Aryna Sabalenka non trionfa solo in campo conquistando il tanto agognato primo titolo slam ma è vincente anche nella scelta della mise in occasione del tradizionale shooting fotografico con il trofeo. Aryna è uno splendore in un modello romantico, color rosa antico in tinta unita, lungo a tre quarti, semplice ma arricchito quanto basta da decorazioni floreali dello stesso tessuto dell’abito, applicati ai bordi delle mezze maniche e sul collo alto, quasi a formare un collier di fiori. Questi recano un tocco di vivacità anche sulla parte laterale destra del vestito. Lo arricchiscono quanto basta, senza scadere nel kitch, anzi. E poi l’acconciatura, una meraviglia. I capelli sono raccolti in uno chignon dietro la nuca e leggermente appiattito, in stile Ottocento, molto molto raffinato. Insomma, se in campo Sabalenka sa essere una veria furia di potenza e aggressività, nel festeggiamento del giorno più bello della sua carriera, ha scelto di privilegiare grazia, eleganza e romanticismo. (Laura Guidobaldi)
Australian Open
AO Donne, Steve Flink: “Sabalenka ha fatto grandi progressi, sono un po’ preoccupato per Iga Swiatek” [VIDEO ESCLUSIVO]
Il giornalista e Hall of Famer risponde al direttore sul tennis femminile: “Nei prossimi due-tre anni vedremo la migliore Coco Gauff”

0:04 Ubaldo: parlando del torneo femminile, credo si possa dire che, anche se non molti si aspettavano una nuova sconfitta negli ottavi di finale di Iga Swiatek, abbiamo avuto una delle più belle finali degli ultimi anni a livello Slam. Tra Sabalenka e Rybakina abbiamo avuto del buon tennis con pochi break, cosa che accade spesso nel singolare femminile. Abbiamo avuto una finale tra la numero 2 del mondo e una numero 10 che con i duemila punti del successo a Wimbledon sarebbe una top five.
1:09 Flink: Ubaldo sono arrabbiato con te!
1:13 Ubaldo: come mai? (sorride)
1:16 Flink: mi hai tolto le parole di bocca! Sono d’accordo, è stata una splendida finale, e come hai detto tu, è stata una sfida tra due ottime battitrici. Nel primo set Sabalenka ha ceduto il servizio sul quattro pari, e quindi ha perso il il set; ma poi non ha più perso la battuta, e ha vinto con un break per set. Aryna ha messo in campo diciassette ace e solo sette doppi falli, dati molto buoni per lei. Inoltre, il livello di gioco è stato alto, condotto da entrambe in maniera aggressiva. Entrambe hanno giocato molto bene da fondo, soprattutto Sabalenka; non potrei essere più d’accordo sul fatto che questa finale spicca tra quelle giocate nei Major durante l’ultimo biennio. Per come è stata giocata, perché è stata combattuta. Rybakina ha dimostrato che la sua vittoria a Wimbledon non è arrivata per caso, e Sabalenka finalmente c’è l’ha fatta.
L’ho vista più calma, più composta; persino quando ha servito un doppio fallo sul match point nell’ultimo game, non si è disunita. È rimasta concentrata su quello che doveva fare, ha preso un bel respiro e ha chiuso il match; sta crescendo come giocatrice e agonisticamente. Rybakina ha un bel temperamento; possiede un delle migliori prime palle del circuito, e deve migliorare forse la seconda nel kick, altrimenti le migliori ne trarranno vantaggio e lei potrebbe vacillare un attimo, ma aver giocato due finali Slam nell’ultimo anno con una vittoria e per lei incoraggiante. Sabalenka è sempre stata frenetica, sovraeccitata durante i match importanti; questo è un momento fondamentale per lei, non credi Ubaldo? Non dico che vincerà tutti gli Slam, ma ora crede di più in sé stessa.
3:36 Ubaldo: sì, ho visto Sabalenka perdere al Roland Garros da Camila Giorgi; ha commesso tantissimi doppi errori, proprio senza testa, senza voler offendere. E ora, come tu dicevi, aver vinto uno Slam dopo aver perso tre semifinali, le darà una grande fiducia. senz’altro potrà anche migliorare la seconda palla, se consideriamo che ha giocato nella finale un colpo molto piatto; un effetto in kick le permetterebbe di risparmiare qualche doppio fallo.
4:50 Flink: non è stato così male, certo può migliorare. Ha iniziato con un doppio fallo, e ne ha fatto uno sul match point, ma servire solo 7 doppi errori in tre set relativamente lunghi non è male, soprattutto se consideriamo che ha servito 17 ace.
Deve migliorare il kick sulla seconda, ma gioca già bene lo slice; sta migliorando, lo scorso anno ne faceva anche venti a match.
5:35 Ubaldo: se non ricordo male lo scorso anno ha servito 428 doppi errori: una media di 8 a match. Ma alcuni match sono finiti 62 61, quindi era come iniziare da 0-15 ogni turno di servizio!
6:03 Flink: sì Ubaldo, ma non credo che lo vedremo più così. Lei migliorerà ancora, anche negli altri aspetti del gioco. Un particolare a suo favore nella finale è che ha difeso meglio, ha colpito meglio da fondocampo. Puoi fare più cose di Rybakina da entrambe le parti del campo. È davvero completa, sa colpire sopra il capo, sa volleare.
6:48 Ubaldo: dal momento che ama prendere dei rischi, forse la terra battuta è la superficie più pericolosa. Se non riesci a chiudere nei primi quattro scambi, allora più provi più rischi di sbagliare. Comunque come dicevi tu è completa e gioca bene sia dritto che rovescio, mentre il dritto di Rybakina non è tra i migliori.
dal punto di vista di un americano, e stata più brutta la sconfitta di Pegula o di Gauff?
7:40 Flink: Pegula ha avuto un ottimo inizio d’anno; ha battuto Iga Swiatek e in tanti si aspettavano facesse grandi cose; per Coco dobbiamo sempre ricordarci che è giovanissima, quindi una sconfitta è comprensibile. la gente si dimentica la sua età e crede che abbia 25 anni solo perché è nel grande tennis da almeno cinque. Quindi è stata più deludente Pegula.
8:18 Ubaldo: in termini di potenziale chi vedi meglio tra le due?
8:29 Flink: Gauff. Nel lungo periodo; lavorerà molto e migliorerà la seconda palla e il dritto, mentre il rovescio è già ottimo adesso. Ha uno splendido atteggiamento sul campo, sa stare calma. Il suo dritto è traballante, e la sua seconda palla. Le ci vorranno due o tre anni. Pegula può andare meglio quest’anno, ma nei prossimi cinque anni scelgo Coco.
9:21 Ubaldo: parlando di delusioni, Iga Swiatek ha perso 64 64 da Rybakina, mentre Ons Jabeur ha ceduto a Vondrousova 61 57 61, risultato deludente per una numero 2 del seeding.
9:52 Flint: delusione perché abbiamo visto Jabeur perdere la finale di Wimbledon da Rybakina e la finale degli US Open da Swiatek, e quindi ci aspettavamo di più da lei. Nel suo puzzle ci sono così tanti pezzi; colpi bellissimi, il servizio la palla corta. Se non è ispirata accadono cose come quelle in Australia. Ma non sono preoccupato per lei, saprà rifarsi più avanti nella stagione.
Riguardo Swiatek, l’anno scorso ha vinto 37 match di fila fino a Wimbledon. durante la sua striscia vincente ha trionfato a Parigi. Poi ha vinto gli US Open. Non credo la vedremo dominare in questo modo; certo vincerà ancora altri Slam e rimarrà a lungo tra le prime tre o quattro del ranking. Per la consistenza del suo gioco. Ma punto di più su Rybakina. Iga si affida molto al suo gioco in difesa; prova ad essere più aggressiva, cosa che le serve per restare al top, ma non è a suo agio. È stata così convincente a Miami e Indian Wells, e poi a Parigi.
Quest’anno per lei sarà in altalena; potrebbe rimanere numero 1 del mondo, ma non rimarrei scioccato se alla fine della stagione fosse terza o quarta. Sono curioso di vedere cosa combinerà quest’anno; non ha vinto agli US open e adesso ha cominciato l’anno con questa caduta. Sono un po’ preoccupato per lei.
11:56 Ubaldo: penso che non sia facile continuare a vincere per chi non ha nel dritto il proprio colpo migliore. Tu puoi avere il miglior rovescio del mondo; guarda Djokovic. Lui ha probabilmente il miglior rovescio del mondo, specialmente il lungolinea e la risposta, ma i vincenti più importanti li ottiene con il dritto. È anche il limite di Rybakina, che ha un gran rovescio ma un dritto da migliorare.
Steffi Graf invece aveva un rovescio non tra i migliori, ma giocava un dritto straordinario; è difficile dominare a lungo senza un gran dritto.
13:23 Flink: sono d’accordo. L’anno scorso Swiatek ah ha migliorato il colpo e ha giocato diversi vincenti…
13:36 Ubaldo: sulla terra forse, dove hai più tempo per colpire.
13:47 Flint: no, anche agli US Open, ma sono d’accordo su quanto dici sulla terra battuta. Il dritto è importante un po’ per tutte; Rybakina ha un ottimo servizio e quindi può compensare in un game con tre punti diretti. Swiatek ha un servizio buono, non un grande servizio, e quindi non può ricavarci gli stessi punti.
Hai parlato di Steffi: il suo rovescio non era una grande arma, ma sapeva tenere lo slice molto basso per poi riuscire a colpire con il dritto, e lo sapeva fare in maniera meravigliosa.
Il dritto di Swiatek è la chiave; avrà bisogno di migliorarlo del 10-20%.
14:48 Ubaldo: grazie mille Flint, abbiamo spaziato su diversi argomenti di questi Australian Open. Un’ultima cosa: chi vincerà i singolari al Roland Garros?
15:10 Flint: tra le donne dico Swiatek, che gioca sulla sua superficie preferita, dove ha vinto due volte negli ultimi tre anni. Tra gli uomini forse ti aspetti che io dica Nadal per il suo quindicesimo trofeo. Ma non è al meglio, e in Australia si è infortunato ancora, contro McDonald. Penso che Djokovic potrà fare il colpo. Se Nadal sta bene può farcela. Cosa ne dici Ubaldo?
16:02 Ubaldo: che non è più il miglior Rafa; non lo vediamo al meglio da almeno sei mesi. Il favorito sarà Djokovic, anche se è difficile dirlo quattro mesi prima.
16:34 Flint: se Rafa non torna in condizione, Djokovic sarà il favorito. Inoltre, se nemmeno quest’anno potrà giocare negli Stati Uniti, ne trarrà giovamento dal punto di vista fisico, perché si presenterà fresco per la stagione sulla terra battuta.
17:12 Ubaldo: si ritroveranno a Montecarlo.
17:17 Flint: sì, non farà troppa differenza se Djokovic salta due tornei sul duro. Lui è determinato, ha vinto il suo secondo Roland Garros due anni fa e l’anno scorso ha perso nei quarti da Nadal. E’ dura batterlo, anche sulla terra rossa. È il secondo giocatore del mondo sulla terra battuta.
17:41 Ubaldo: grazie Flint, ottimo amico grande collega e… altri complimenti te li farò in privato!
Danilo Gori