Australian Open interviste, Raonic: “Ho il gioco per battere Nole, devo solo tirarlo fuori”

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Australian Open interviste, Raonic: “Ho il gioco per battere Nole, devo solo tirarlo fuori”

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Australian Open. Raonic b. Lopez 64 46 63 67 63. L’intervista del dopo-partita

Come riassumeresti questa partita?
Penso sia stata una buona partita. Sono stato felice dell’atteggiamento in campo. Sono rimasto calmo anche quando le cose non andavano esattamente come avrei voluto. Ho adottato una buona tattica sul mio primo match point, ma lui ha giocato un grande punto. Ho perso tante chance di fare il break, ma tutto sommato non mi posso lamentare troppo. Ho lottato per tutto il match.

Confrontata alle altre partite?
Dipende. Perché lui variava molto. Certamente mi sentivo meglio a giocare contro Becker, ma credo che il livello sia stato bene o male lo stesso. Semplicemente, dato il suo stile di gioco, io ero meno sicuro, e quindi non proprio al mio massimo.

Il meteo simil-canadese ha avuto un impatto sulla velocità del campo?
Era troppo caldo per chiamarlo canadese (sorridendo). Quindi non credo.

Molte delle interviste post-partita vertono sulla storia che stai facendo. Hanno menzionato che l’ultima persona canadese ad aver raggiunto tre quarti di finale è vissuta 100 anni fa. Quando sei in campo pensi alla portata storica di quello che fai? È qualcosa che ti motiva, riscrivere i libri di storia tennistica della tua nazione?
Onestamente non sapevo ci fosse una statistica del genere. No, è meraviglioso raggiungere ciò che sto raggiungendo e che soprattutto stia facendo la differenza. Se guardi molto a fondo fa parte della storia. Ma alla fine dei conti, allo stesso tempo, mi spingo sempre al massimo per i miei obiettivi. È come se mi guardassi allo specchio e mi dicessi: ecco con chi mi voglio confrontare, me stesso.

Come ti sentivi alla fine del quarto set quando non sei riuscito a chiudere la partita?
Mi sentivo bene. Mi sono giusto preso un secondo per ripensare a quello che era successo e per realizzare che nell’ultimo set non ci fosse un tiebreak, e che non pensavo proprio di perdere il servizio. Mi sono sentito a mio agio, quindi ero pronto a combattere fino all’ultimo.

Che ne pensi sul fatto che su tutte le palle break che ha perso, abbia sempre commesso doppio fallo?
È un bonus. Se non riesco io, per fortuna lo fa lui per me.

Ti prendi il merito di averlo messo sotto pressione?
Beh, sì, è stato quello. Anche sul primo break point che ha salvato all’inizio della partita, ne era uscito con un gran servizio sulla T. Un po’ di volte questo l’ha aiutato. Ovviamente quando lo faceva, io mi dicevo: Ok, continua a metterlo in questa situazione, mettilo in condizione di sbagliare prima o poi. Alla fine ha funzionato. Sarebbe potuta essere molto più lunga se non avesse tirato le seconde così forte. Alla fine sono felice di come ho servito e di essere riuscito a mettergli pressione sul suo servizio.

Prima hai detto di non essere riuscito a sfruttare un po’ di palle break. Quando giochi con un altro grande battitore, le opportunità per il break sono rare e lontane l’una dall’altra, per cui quando riesci ad averne una, è più difficile sfruttarla?
In quel momento la vuoi convertire. Ciò in cui sono migliorato è che non ho lasciato che mi condizionasse e che mi entrasse in testa. Ogni occasione mancata la mettevo dietro di me, il che aiuta. Non credo di aver proprio servito al meglio oggi, ma l’ho fatto con un’alta percentuale di prime. È qualcosa su cui abbiamo lavorato tanto in questa off-season. Mi ha aiutato ad affrontare lo stress di non riuscire a convertire le palle break.

Da quanto tempo indossi il copri-braccia ed è a scopo precauzionale?
Da Miami dello scorso anno. Prima era per ragioni mediche. Avevo avuto un eritema e non potevo esporre il braccio al sole, quindi dovevo giocare con le maniche lunghe. Non era molto piacevole, con il caldo di Miami. Poi ho continuato, e da allora mi è piaciuto. Non sento mai troppo caldo. Ma in un giorno fresco come oggi, ti fa sentire riscaldato.

Probabilmente giocherai contro Djokovic sulla Rod Laver, il tuo terzo match lì dopo quelli contro Lleyton e Roger. Come vedi questa partita?
Voglio avere l’opportunità di giocare contro di lui. Non importa su che campo, potete anche metterci sul 23.

Se giocherai contro Djokovic, cosa ti porterai dalle tue precedenti partite contro di lui in Francia ed in Italia?
Penso di stare facendo le cose in maniera diversa. Mi muovo meglio. Credo di avere il gioco per batterlo, devo solo tirarlo fuori. Mi concentrerò come sempre, su me stesso, mi assicurerò di giocare il mio gioco, di essere organizzato, e poi durante la partita vedrò le correzioni che potrò fare.

C’è qualcosa che ti piace nell’affrontarlo?
Io gioco per avere delle chance contro i più grandi nei Grand Slams. Quindi la prima settimana si tratta di vincere i primi round e di riuscire a guadagnarti quella chance. Credo abbia un significato grande già di per sé.

A Roger piace guardare le altre partite quando è qui. Avresti guardato Murray, per esempio?
Non l’ho visto. Ho guardato la fine dell’incontro di Seppi quando sono tornato. Ho guardato due set e mezzo della partita di Murray solo perché mi sono svegliato presto quel giorno, e non negherò di essermi sentito assonnato a  guardare la partita. Ma mi piace in genere guardare le partite durante i tornei.

Guardi da tifoso o da professionista per imparare qualcosa?
Da tifoso, ma non mi dispiace l’opportunità di imparare il più possibile.

Il tuo terzo quarto in un Grande Slam su superfici diversi. Ti sentirai bene per i tuoi miglioramenti.
Sento di stare continuamente migliorando. Sono felice di avere il team che ho intorno a me. Mi sto avvicinando ai miei obiettivi, credo di essere sulla giusta via.

Quali sono i tuoi obiettivi di quest’anno?
Non ho numeri specifici, ci sono troppe variabili. Ma si tratta sempre di riuscire ad avere la chance un giorno di essere il miglior giocatore al mondo.

Pensi mai a quello che sarebbe potuto succedere se i tuoi genitori avessero riempito quel modulo d’immigrazione multi-pagine e fossero venuti in Australia invece che in Canada?
Avrei giocato su campi più grandi lo scorso anno rispetto a quelli in cui ho giocato. Questo è tutto. Per il resto non ci ho pensato troppo.

 

Traduzione a cura di Lorenzo Dicandia

 

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