Tennis e cappelli: una strana idea in testa

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Tennis e cappelli: una strana idea in testa

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Storia dei copricapo all’interno della storia del tennis: dal borsalino alla paglietta, dal basco alla rivoluzione di Ivan Lendl e il suo cappello da legionario, che ora è adottato dai giudici di linea degli Australian Open

 

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Il copricapo è da sempre un accessorio utile ed estremamente estetico. Presente in commercio in tantissimi modelli e tessuti, viene usato in ogni stagione a seconda della temperatura, generalmente con lo scopo di riparare dal freddo, dalla pioggia o dal sole, oppure di essere esibito come un semplice accessorio glamour. Quello di coprirsi la testa è anche un uso antico che permane ancora oggi, come sinonimo di moda e originalità.

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Tuttavia, quella del cappello è una storia lunga che affonda le sue radici nel passato: dalle origini in Egitto, in Grecia, in Asia fino all’epoca più moderna quando in Europa si diffonde la moda del cappello elegante. In quasi tutte le civiltà del mondo è per molti un simbolo culturale che influenza i codici comunicativi di ognuno di noi.

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Diapositiva14 A seguito della nascita delle prime Associazioni sportive, in molte Nazioni, il copricapo entrò a far parte delle divise femminili e maschili e il suo utilizzo veniva spesso associato allo sport del Canottaggio, del Baseball, del Golf e del Cricket come parte integrante della divisa.
Anche nel Tennis ci sono stati tantissimi campioni che ne hanno fatto uso, persino il grande Fred Perry si lasciò tentare, lui che per la capigliatura brillantinata aveva un culto quasi maniacale.
Ancor prima, negli anni Venti, taluni tennisti ostentavano il più blasonato tra i cappelli, il “Borsalino”, mentre per quasi mezzo secolo, tra l’800 e il ‘900, si e fatto uso della “Paglietta” ovunque si giocasse a tennis.

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Contrariamente a chi colloca l’uso della stessa negli anni Venti, la paglietta risaDiapositiva26le già al 1870. Infatti, era solito notare le giocatrici e i giocatori indossarne una, soprattutto tra i giovani e così era anche tra gli arbitri.

Tra i grandi personaggi del nostro amato sport vanno ricordati alcuni nomi che, grazie alle loro gesta, il copricapo da loro indossato divenne moda. Uno su tutti, il francese Renè Lacoste, il papà delle mitiche Polo con il coccodrillo sul petto. La sua immagine quasi sempre lo ha raffigurato in calzoni lunghi e l’immancabile coppola, il tutto rigorosamente in bianco.

Della stessa epoca  faceva parte il suo connazionale Jean Borotrà, egli era un basco nato dentro la frontiera francese, ad Arbonne, vicino a Biarritz, pertanto, in onore delle sue origini volle vestire per tutta la vita un “Basco”. Diapositiva28

Uno strumento scenico più che un cappello. Borotrà se ne serviva per ritardare il gioco, perdendolo più o meno volontariamente durante gli scambi; se lo toglieva con gesto di ammirazione quando l’avversario metteva a segno un punto o quando faceva la sua comparsa in tribuna qualche famosa bellezza.

Del cappello fecero uso tanti giocatori australiani: da Norman Brooks che nel 1900 vestiva una splendida coppola di lana a Ken Rosewall che negli anni ’50 ne ri-lanciò la moda alla pescatora. Quest’ultima, spopolò soprattutto tra il pubblico che accorreva allo stadio in quegli anni e ancora oggi è molto diffusa in tutto il mondo. Inoltre,sono state tante le Aziende del settore che dei cappelli ne facevano omaggio distribuendoli come Gadget. Storica rimane la paglietta della Davis ‘76 a Santiago del Cile.

 

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Diapositiva34Tra gli atleti adepti del copricapo c’è stato chi ne lanciò mode a dir poco bizzarre: uno su tutti, Ivan Lendl, il quale trovò conforto riparandosi dal sole e dal caldo usando un berretto da legionario. Diapositiva35La grande giocatrice americana Hazel Hotchkiss, conosciuta meglio come la Signora Wightman, al quale va l’onore di avere inventato l’omonima competizione, all’inizio del Secolo scorsoDiapositiva36 osò sfidare le sue avversarie scendendo in campo con un cappello dalle caratteristiche tipiche del Sombrero. Anche tra i giudici, l’uso del cappello è sempre stato oggetto di gran moda. Queste e tante altre bizzarrie sono state adottare dai giocatori/giocatrici del nostro amato tennis, forse per attrarre l’attenzione di qualche fotografo, cosa non molto rara già nei due precedenti secoli, o forse solamente per il piacere d’indossare oggetti di moda unici e stravaganti, c’è da dire che di fatto mai nessuno più ha osato tanto nel tennis praticato a livello agonistico se non per prendersi gioco di qualcuno. Oggi il cappello, dopo vari periodi bui sta lentamente tornando alla ribalta, anche grazie alle nuove tendenze vintage proposte dagli stilisti e grazie anche agli Australian Open, che ha dotando i giudici di linea di un insolito cappello, il mitico sahariano lanciato qualche decennio fa da Ivan Lendl.

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Salvatore Sodano
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