Negli anni ’90 il torneo di Miami era a tutti gli effetti considerato il più importante torneo del circuito dopo i quattro Slam, al punto da meritarsi l’appellativo di “Quinto Slam”. Poi la lenta discesa a partire dal 1999 – anno della cessione del torneo al colosso IMG. L’abbandono dei principali sponsor, delle strutture non più all’altezza e un eccessivo immobilismo hanno condotto il torneo nell’attuale situazione di crisi; e adesso il rischio trasloco è davvero alle porte
Fondato nel 1985 da Butch Buchholz, il torneo di Miami è stato inizialmente l’unico a godere del beneficio delle 2 settimane di calendario e di un tabellone a 96 giocatori – prima che lo stesso benefit venisse esteso anche ad Indian Wells. La bellissima sede situata nell’isola di Key Biscayne – Miami (Florida) – in una delle città più importanti del mondo e uno sponsor così importante da identificare il torneo con il suo nome – per anni gli appassionati hanno fatto riferimento al Miami Open utilizzando il nome Lipton – non sono bastate a mantenere lo status acquisito negli anni precedenti.
Nel 1999 Buchholz ha venduto il torneo alla famosa società di management IMG, che se da una parte ha trovato nuovi, importanti sponsor, come Nasdaq, Ericsson e Sony, dall’altra si è seduta eccessivamente sugli allori degli anni precedenti dando vita ad una gestione improntata ad un eccessivo immobilismo dal punto di vista degli investimenti – il riferimento è innanzitutto all’assenza di migliorie ad un impianto ormai datato – che ha portato il torneo ad essere raggiunto e nettamente superato dal torneo gemello di Indian Wells.
Quest’anno, per la prima volta nella sua storia, il torneo è addirittura rimasto senza “title sponsor”, passando dal Sony Open dello scorso anno al Miami Open presented by ITAU dell’attuale edizione.
Nel 2013 l’organizzazione del torneo ha presentato un progetto che prevede la ristrutturazione del campo centrale, la costruzione di 3 nuovi impianti e un generale ampliamento degli spazi, del costo di 50 milioni di dollari, interamente finanziato da IMG. Il progetto, che si prevedeva sarebbe stato realizzato entro il 2017, è stato bloccato da un gruppo di oppositori guidato da Bruce Matheson, membro della famiglia che tanti anni fa donò alla contea di Miami-Dade il pezzo di terra su cui oggi sorge Crandon Park, mantenendo comunque un certo potere decisionale sull’utilizzo dell’area.
L’accordo attuale prevede che il torneo rimanga a Miami fino al 2023, ma se la vicenda non dovessi sbloccarsi, non è da escludere un clamoroso trasloco viste anche le parole del direttore del torneo, Adam Barrett: “Allo stato attuale l’impianto non è in grado di ospitare un evento di così alto livello”.