Arriva la terra, Fognini adesso o mai più

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Arriva la terra, Fognini adesso o mai più

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Il prossimo 24 maggio Fabio Fognini compirà 28 anni. Quello stesso giorno inizierà il Roland Garros, dove il numero 1 italiano è atteso alla svolta della carriera

Che il ventiquattro maggio “il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti” lo abbiamo imparato alle elementari. Chissà se Fabio Fognini, nato proprio il 24 maggio 1987 saprà, ventotto anni, trarre spunto dal “Fiume Sacro della Patria”.

Oddio, immaginare Fabio “calmo e placido” risulta essere un esercizio di fantasia piuttosto ardito, ma non c’è dubbio che nella stagione nella quale Fognini compirà le ventotto primavere, la campagna sul rosso che si sublimerà dalle parti di Bois de Boulogne fornirà risposte quasi definitive sulle ambizioni dell’azzurro.

Perché sì, lo abbiamo detto e sentito tante volte, Fabio ha (o forse a questo punto sarebbe corretto dire avrebbe) il tennis per giocare bene su tutte le superfici e non sono mancate negli anni sporadiche eruzioni agonistiche del nostro sulle superifici veloci: vittoria su Verdasco a Wimbledon nel 2010, unico scalpo top-ten negli Slam (lo spagnolo era numero 9 del mondo), gran match con Nadal a Pechino nel 2013 quando per un’ora e mezza nascose la palla al numero 2 del mondo (era in vantaggio 6-2 4-2) o i quarti raggiunti a Cincinnati la scorsa estate (per la verità battendo Roger-Vasselin, Lu e Hewitt e racimolando un solo game con Raonic).

Ma a questo punto della carriera del tennista di Arma di Taggia pare corretto definire Fognini un terraiolo che ha saputo, talvolta, adattarsi anche ad altri campi. Del resto le sue ultime performance sul duro sono a dir poco deprimenti.
Nelle ultime tredici apparizioni di Fognini sul cemento il nostro ha vinto solo con Ramos Vinolas a Valencia, lasciando ai posteri gemme come quelle con Wang (553 del mondo a Shangai), Pouille (176 a Bercy), Nedovyesov (130 in Davis) o Alejandro Gonzalez (107 a Melbourme). Per finire con la doppia eliminazione all’esordio ad Indian Wells (ancora ko con Mannarino dopo gli Us Open) e Miami (Sock).

E d’altra parte le statistiche di Fabio a questo punto della carriera parlano molto chiaro. Sul rosso Fognini ha vinto quasi il sessanta per cento delle partire che ha giocato (58%, 130 partite vinte e 94 perse), mentre sul duro vince a mala pena una partita su ogni tre che ne gioca (37,7% con 52 vittorie e 82 sconfitte). Indoor la situazione addirittura peggiora con soli 15 match vinti su 42 disputati (35,7%). Sull’erba, come tutti del resto, ha giocato poco ed è più o meno in parità, undici match vinti e tredici persi.

E dunque, al di là di possibili buoni risultati che Fabio potrà ottenere nei tornei minori che disputerà, è nel trittico Montecarlo-Roma-Parigi (più Madrid, che ha meno storia e prestigio e che comunque ha una superficie meno adatta alle sue caratteristiche) che si giocherà la stagione del numero 1 azzurro che dovrà comunque cercare nel frattempo di difendere la posizione che attualmente gli garantisce una testa di serie al Roland Garros.
Tre tornei chiave che quest’anno Fabio “non deve” sbagliare se non vuole perdere uno degli ultimi treni che il suo talento può mettergli a disposizione.

Per sua stessa ammissione il torneo che Fabio sente come il torneo di casa non è Roma ma Montecarlo e d’altra parte è nato a pochi chilometri dal Country Club.
Nel torneo monegasco probabilmente Fognini ha raggiunto le maggiori soddisfazioni in carriera e peraltro il bilancio di match vinti è di gran lunga il migliore nei 1000 sulla terra con 10 partite vinte e 6 perse. Nella primavera del 2009 il tennis mondiale scoprì uno sbarbatello impertinente che superò Berdych e Cilic e per un set negli ottavi cancellò il numero 4 del mondo Murray dal campo: in vantaggio 5-0, si fece riprendere e trascinare al tiebreak dove sciupò tre set point prima di arrendersi.

Nel 2013 la semifinale raggiunta nel Principato fu il viatico della migliore stagione della carriera e del best ranking: batté due top ten (Berdych e Gasquet) e si arrese a Djokovic. Il torneo preferito non è stato comunque risparmiato dai Fogna-moments: chi ha dimenticato il folle show con annessi insulti al papà che gli costò la partita contro Tsonga lo scorso anno?
A Roma invece Fabio non ha mai brillato, forse bloccato dalle aspettative e dalla pressione del Foro, vincendo solo tre partite (contro Volandri nel 2009, Baghdatis nel 2012 e Seppi nel 2013) in otto partecipazioni (3-7) e quindi mai oltre il secondo turno: francamente, una miseria. Lo scorso anno dopo la sconfitta all’esordio con Rosol il Centrale lo subissò di fischi, complice il suo classico atteggiamento. A Madrid, da quando si gioca su terra, peggio che andar di notte: bilancio di una vittoria (Mathieu 2009) e cinque sconfitte.

Al Roland Garros ( bilancio 12-6 contro il 6-6 di Wimbledon, il 4-7 degli Us Open e il 4-8 di Melbourne) Fabio ha raggiunto il miglior risultato in carriera, i quarti del 2011, dopo l’impresa con Montanes (“In quaranta anni che seguo il tennis non avevo mai visto una cosa simile“, chiosò il Direttore) quando tutto incrampato recuperò da 2-5 nel quinto set scavallando 5 match point e nove falli di piede (quattro sulla prima sui match point), tanto da non giocare il quarto contro Djokovic. Una mancata partita che per qualcuno ha cambiato la storia, Djokovic fino ad allora imbattuto in stagione venne sconfitto in semifinale da un Federer stratosferico, forse privo del ritmo partita…

Da ricordare a Parigi anche le due battaglie con Monfils dall’esito alterno: nel 2010 recuperò due set al transalpino in un match reso epico dall’assurda e sciovinista decisione di ritardare la sospensione del gioco quando oramai non si vedeva più nulla, lo scorso anno invece la “piece teatrale di mediocre livello in cinque atti” (Ubs) tra sceneggiate, insulti ed errori insensati (passerà ai posteri la richiesta di Fabio al Giudice di sedia di spostare il sole reo di averlo accecato) vide l’azzurro arenarsi nel quinto sciupando un’ottima occasione.

Cosa dobbiamo aspettarci allora da Fognini in quella che per un giocatore “normale” sarebbe l’età della raggiunta maturità? Tutto e il contrario di tutto, come sempre del resto.

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