Boris Becker: "Il politically correct è un male per il tennis"

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Boris Becker: “Il politically correct è un male per il tennis”

L’allenatore del numero uno del mondo si scaglia contro la tendenza ad esprimersi sempre in termini pacati all’interno del panorama tennistico internazionale: “Djokovic e Federer non possono starsi simpatici, ma nessuno dei due ha il coraggio di dirlo”

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Non le manda certo a dire Boris Becker, da sempre un personaggio senza peli sulla lingua, sia da giocatore che da allenatore. Il tedesco, nella sua ultima autobiografia (“Wimbledon: la mia vita e la mia carriera all’All England Club”) esprime il suo dissenso per un tennis off-court, diventato troppo formale e politically correct: “La gente si lamenta con me sul fatto che il tennis oggi sia più noioso rispetto a ieri. Quando io chiedo il motivo, loro mi rispondono dicendo che oggi non ci sono più i caratteri di una volta. In realtà c’è gente di carattere sul circuito, che però non può mostrare quello che realmente pensa. Non si può nemmeno manifestare la tua frustrazione in campo perchè la serie di microfoni installata, renderebbe il tutto di dominio pubblico”

Il discorso si sposta poi sulla rivalità Federer-Djokovic: “Roger e Novak non si piacciono particolarmente l’uno con l’altro. Roger vende bene la sua immagine, ma sarebbe così apprezzato se dicesse davvero ciò che pensa?”

Oggi Becker vive a Wimbledon, sei mesi l’anno lontano dalla sua Germania: “Lo faccio perchè in Germania vengo spogliato della mia privacy, i tedeschi credono che io gli appartenga, mentre in Inghilterra mi lasciano vivere, si fermano al massimo ad un ‘ciao è bello che tu sia qui'”.

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