L’impresa di Melbourne vs La rivincita di Indian Wells

Roger Federer ha vinto l’ottavo titolo ad Halle (2003-2004-2005-2006-2008-2013-2014-2015), il quindicesimo titolo sull’erba su venti finali (137/154 match vinti su questa superficie), il sedicesimo ATP 500 (Halle ha avuto l’upgrade da ATP 250 quest’anno), l’ottantaseiesimo titolo in carriera.

Record di titoli ATP:

Connors 109
Lendl 94
Federer 86 (in attività)
McEnroe 77
Nadal 66 (in attività)

[1] R. Federer b. A. Seppi 7-6 6-4 (da Halle, Roberto dell’Olivo)

Otto finali per Seppi contro le centotrenta di Roger che ne ha vinte ottantacinque, contro le sole tre dell’italiano. Undici le vittorie dello svizzero contro un’unica perla di Andreas agli ultimi Australian Open. Questi i numeri impietosi del pre-finale di Halle, tra la testa di serie numero uno e la sorpresa Seppi, arrivato fin qui grazie anche ai due infortuni di Monfils e Nishikori, ma con all’attivo pure lo scalpo di Haas e Robredo.
Il primo ad entrare in campo è proprio Andreas, a seguire Roger; qui ad Halle in finale usano effettuare l’intervista a centro campo, anche prima dell’inizio del match. Rigorosamente in tedesco, entrambi con qualche sorriso di circostanza per un siparietto cui avrebbero fatto a meno volentieri entrambi.
Malgrado tutti i numeri pro Federer, Seppi sta in campo molto bene in questa loro prima sfida sull’erba. Le armi per impensierire Federer ci sono e Roger lo sa. “Sull’erba Seppi è a suo agio, dovrò fare attenzione” aveva detto ieri in conferenza stampa.

Ed aveva ragione, Andreas tiene senza problemi il proprio turno di servizio. Poi l’interruzione per pioggia sul tre pari, 30-30 e battuta Seppi. Due gocce poco più, ma sufficienti per far chiudere il tetto. Si resta per la verità nel dubbio qualche istante, poi, con Seppi sotto l’ombrellone, ecco l’interruzione. Non è facile riprendere con la dovuta attenzione, ma Andreas lo fa. Il livello sale, Seppi conquista due set point sul 5-4. Federer tiene però l’urto grazie al servizio, anche se continua ad essere in difficoltà, complici le risposte molto efficaci di Andreas. Si arriva al tiebreak. Finalmente una partita “giocata”; contro Karlovic, Roger ha sì giocato due tiebreak, ma oggi si vedono anche molti più scambi da fondo campo e non solo ace, due-tre scambi e via. C’è aggressività, ma anche gioco. Il primo passaggio a vuoto è di Andreas. Il tiebreak vola a favore di Roger, impietoso 7-1, con doppio fallo finale dell’altoatesino.

Lo svizzero prova a spingere sull’acceleratore all’inizio del secondo set, ma la prima palla break del parziale – annullata – capita sulla racchetta di Seppi quando siamo sul 2-2. Andreas continua infatti a tenere da fondo campo, gioca quasi alla perfezione, rispondendo alla grande alle accelerazioni di Federer. È una finale avvincente, tutti e due i giocatori lasciano andare il braccio, sbagliando davvero poco ed il pubblico dimostra di apprezzare.
Il sette volte campione di Halle cerca in ogni modo di ottenere il break. Soprattutto sul 4-3 quando si procura ben tre opportunità ai vantaggi. Qui a Seppi non trema il braccio, la battuta è ok ed i colpi da fondo campo fanno il resto. Certo che la pressione di Federer si fa sempre più sentire e un grande Seppi è costretto alla fine a capitolare. Ci sono altre due palle break che questa volta sono anche dei match ball nel turno successivo al servizio. Federer gioca in modo strepitoso, Andreas corre benissimo, tira l’impossibile, ma si piega alla schiacciata di Roger da fondo campo che chiude il secondo set 6-4. Dopo un ora e quarantotto minuti ci sono solo applausi per entrambi i finalisti. Federer vince così il suo ottavo titolo ad Halle e si conferma sempre più sovrano di Germania.
L’Italia ritrova un Andreas in gran forma. “Ho affrontato un Super Seppi” dirà subito a caldo Federer , rendendo onore al suo avversario.
Il pubblico approva ed applaude in modo convinto con Andreas a ringraziare in tedesco tutti, dimenticandosi che il suo staff, con coach Sartori in testa, parla solo italiano. E allora ecco alla fine il “Grazie Massimo” che fa sorridere anche Roger.