Wimbledon interviste, Nadal: “Non dimenticate che qui ho fatto cinque finali: non tutti possono dire lo stesso”

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Wimbledon interviste, Nadal: “Non dimenticate che qui ho fatto cinque finali: non tutti possono dire lo stesso”

Wimbledon secondo turno, D. Brown b. R. Nadal 7-5, 3-6, 6-4, 6-4. L’intervista del dopo partita a Rafael Nadal

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Cosa è andato storto?

Una combinazione di cose: come ha giocato il mio avversario, come ho giocato io. Alla fine ho perso: devo accettare la sconfitta e congratularmi con lui.

Le tue aspettative sono cambiate negli ultimi mesi?

Non saprei. Arrivo ai tornei con la giusta motivazione, mi preparo bene. Ho fatto tutto al meglio: avendo perso al Roland Garros sono andato a Stoccarda e al Queen’s, poi sono arrivato qui presto per prepararmi. Ho perso, ma questo è lo sport. Nella mia carriera l’ho sempre accettato. Non è la fine: la mia vita e la mia carriera proseguono.

Pensi di poter mostrare di nuovo a Wimbledon lo stato di forma del 2010?

Nel 2012 e 2013 avevo problemi al ginocchio; l’anno scorso e quest’anno invece non è stato così, non ho problemi di natura fisica. Ero pronto per competere, ma ho perso. Se potrò tornare ai livelli degli anni precedenti non lo so.

È una cosa che ti preoccupa?

No. Voglio tornare a quei livelli, lavoro duro per questo, ma se non dovessi riuscirci comunque posso dire di aver raggiunto la finale cinque volte e di aver vinto due volte il trofeo. Non è male.

Il risultato di oggi è dovuto più al gioco di Dustin o al tuo?

A Wimbledon si incontrano giocatori che non vogliono scambiare da fondo: Dustin è uno di loro. Non puoi permetterti di sbagliare contro un giocatore con quel servizio, che colpisce alla stessa velocità sia la prima che la seconda. Non mi dava ritmo: non ho giocato tre palle uguali una di seguito all’altra. Il primo game del quarto set è stato terribile: due dritti che non avrei dovuto sbagliare. Non avevo giocato quel dritto in tutta la partita, poi quando mi sono trovato a giocarlo l’ho sbagliato e ho perso fiducia. Così ho sbagliato anche il successivo. Dopo ho lottato, ma in risposta non ho avuto chance. In generale ho commesso troppi errori.

Tra il 2006 e il 2011 hai giocato cinque finali consecutive. Dopo invece hai subito quattro sconfitte da avversari fuori dalla top 100. È difficile da digerire?

Sono un buon perdente (sorride). Non ho mai pensato di essere così bravo da non poter ammettere quando qualcuno è migliore di me.

Sembri più deluso di altre volte.

È perché negli anni precedenti non ero pronto a competere, mentre quest’anno sì. Non ci penserò ancora a lungo, ma oggi ovviamente è dura.

Un tempo si diceva che i giocatori da terra battuta arrivavano a Wimbledon senza la determinazione giusta, senza dare tutto per vincerlo. Tu hai cambiato tutto.

In carriera ho fatto qualunque cosa potesse aiutarmi a essere un giocatore migliore, in ogni occasione. Ho sempre sognato di giocare a Wimbledon. Quando ho capito di non essere così male sull’erba, mi sono sentito motivato a competere per la vittoria. Nel 2005, dopo aver vinto il Roland Garros non avevo energie sufficienti per prepararmi a Wimbledon come avrei dovuto. Ho imparato la lezione: l’anno successivo ho iniziato ad allenarmi già il giorno dopo e così ho fatto negli anni successivi, infortuni a parte. Ne sono contento, perché al tempo i giocatori spagnoli non consideravano l’erba una superficie su cui poter far bene.

Come descriveresti la tua relazione con l’erba?

Nel mio cuore ci sarà sempre la finale del 2008. È stato uno dei momenti più importanti della mia carriera e l’ho vissuto qui. Oggi ho perso, ma non dimenticate che ho fatto qui cinque finali. Non so quanto giocatori possano dire lo stesso.

 

Traduzione di Gaia Dedola

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