Wimbledon, donne: Serena, che brivido! Masha no problem, continua la favola Diyas

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Wimbledon, donne: Serena, che brivido! Masha no problem, continua la favola Diyas

Serena Williams recupera due break nel terzo e a due punti dalla sconfitta rovescia il risultato per avere la meglio su una ottima Heather Watson. Maria Sharapova vince in meno di un’ora e mezza contro la rumena Begu, Lucie Safarova supera la Stephens al terzo. Azarenka passa in due. Zarina Diyas batte anche la Petkovic, Venus in scioltezza sulla Krunic

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Guarda il commento di Ubaldo al Day 5 di Wimbledon

Guarda il commento di Ubaldo e Steve Flink al Day 5 di Wimbledon (in inglese)

[1] S. Williams b. H. Watson 6-2 4-6 7-5 (Stefano Beata)

Match Statistics   The Championships  Wimbledon 2015   Official Site by IBM

Serena Williams, la numero 1 del mondo e grande favorita per la vittoria finale in questa edizione dei Championship, non doveva avere nessun problema a regolare la britannica Heather Watson nel terzo turno del torneo di Wimbledon.

La Williams aveva superato agevolmente ed in modo rassicurante i precedenti due turni, mai nessuno si sarebbe potuto aspettare quello che in realtà si è visto: un incontro equilibrato e, a tratti, spettacolare.

L’americana ha iniziato la partita in modo molto incisivo non permettendo alla tenace avversaria di poter opporre alcuna resistenza. Semplicemente troppa Serena per la Watson: troppo forte, troppo potente, troppo aggressiva, troppo centrata, troppo..di fretta. E così il primo set è andato via liscio per la campionessa statunitense.
Il primo parziale scorre dunque via in modo assolutamente anonimo, e tutti si aspettano che la Williams regolerà la pratica in modo veloce.
Inaspettatamente però, nel  secondo set l’americana si innervosisce (quasi) inspiegabilmente (visto il punteggio) e la Watson, aiutata anche dal rumoroso e partecipe pubblico, riesce a sorprendere tutti (prima fra tutte un’incredula mamma inquadrata più volte dalle telecamere, che non riusciva a capacitarsi di quello che stava combinando la sua bambina). Inquietante il passaggio a vuoto di Serena Williams: fallosissima e con pessimi appoggi sull’erba. In realtà l’americana sembrava averci messo una pezza quando da 2-3 con break sotto era risalita 4-3 (ed ha avuto anche possibilità per affondare definitivamente lo scoiattolo britannico nel gioco immediatamente successivo), ma complice una Watson molto coriacea, complice una Williams pessima e complice un pubblico oramai così partecipe da diventare un fattore nella contesa, il set è andato a sorpresa ad appannaggio della britannica.
Pubblico in visibilio per quello che nessuno si poteva immaginare, ora si che la partita diventa interessante!.
Il terzo set si apre con una Williams in evidente stato confusionale: commette 4 errori non forzati (che si vanno a sommare ai 21 commessi fino a quel momento) che la costringono subito a partire con l’affanno di dover rincorrere.
Bravissima la Watson a mantenere alta la concentrazione e a non sbagliare praticamente mai. Brava anche tatticamente a  mettere a nudo tutte le difficoltà (enormi) di spostamento della Williams con audaci, ma intelligenti palle corte che, anche se quasi mai definitive, vedono un’arrancante Serenona sotterrare puntualmente il colpo successivo. Sullo 0-2 40-15 la Williams commette altri due banali non forzati. Innervosita dalla situazione creatasi (e anche dal vento) l’americana barcolla visibilmente. Tutti aspettano la reazione di Serena che invece affonda nel game con due doppi falli consecutivi assolutamente inimmaginabili. Ora, sullo 0-3, tutto il pubblico del centrale così come quello assiepato sulla “Murray Hill” (una volta Henman Hill) che segue sul maxischermo le gesta della beniamina locale si domanda: “reggerà la pressione?”
Nel game successivo Serena scappa avanti subito 40-15.  In questa situazione di punteggio le telecamere della tv britannica indugiano a immortalare l’inquietudine di mamma Oracene che, abbandonato il suo naturale aplomb, incita rumorosamente la figlioletta a svegliarsi dall’incubo. Ma la figlioletta commette continuamente errori su errori (anche se la Watson annulla la terza palla break in modo formidabile, sintomo del livello suo odierno) che la costringono a sudarsi oltremisura il quarto gioco del set decisivo poi comunque vinto. Ora però Serena può tranquillizzarsi un minimo e iniziare ad imbastire quello che tutti si aspettano e quello che puntualmente si verificherà: la rimonta.
La Watson continua a giocare meravigliosamente bene per le sue potenzialità, ma il treno sembra  passato (il 4-0 era li ad un passo…) e, ritornata la Williams a fare la Williams, le sue possibilità scemano fragorosamente nonostante l’incitamento di un partecipe pubblico. In un batter d’occhio il punteggio si ribalta e dallo 0-3 Serena Williams si issa avanti 4-3. Il primo punto dell’ottavo gioco vinto dall’americana pare essere il preambolo del finale che tutti si aspettano ed invece… cambia nuovamente tutto. La Watson ritorna infallibile, la Williams ritorna imbarazzante e quello che pareva incredibile si concretizza: 8 punti consecutivi della britannica la riportano avanti: 5-4. Il momento è arrivato: la Watson con il pubblico in visibilio, con il suo coach Veronelli che si tramuta nel più scalmanato degli hooligans, con una Williams in evidente stato confusionale, si trova di fronte all’occasione della vita.
Riuscirà nell’impresa? No, non ci riesce perché la Williams ritorna a giocare bene mentre la Watson inizia un po’ a tremare e così i successivi tre giochi vengono vinti dalla numero 1 del mondo che riesce a salvarsi in modo rocambolesco. L’ultimo gioco è un susseguirsi di emozioni con il finale della contesa decretato dall’infallibile occhio elettronico che dà per buona una violentissima risposta dell’americana terminata proprio sulla riga.
E’ vero, oggi Serena Williams ha giocato malissimo, ma è anche vero che una campionessa come lei se vince queste partite poi diventa difficilmente arrestabile. Vedremo nei prossimi giorni se questa sensazione potrà venire confermata.

[23] Victoria Azarenka b. Kristina Mladenovic 6-4 6-4 (da Londra, Laura Guidobaldi)

Il derby tra le biondissime Kiki Mladenovic e Vika Azarenka va all’ex n. 1 del mondo che, dopo 1 ora e 39 minuti, chiude il match con un doppio 6-4.

Vika non ha avuto troppe difficoltà a far sua la partita con la talentuosa francesina di origine serba, attuale n. 38 del mondo. Nel primo parziale Azarenka sembra dominare, soprattutto nei primi giochi. Vika entra con i piedi dentro il campo e scarica da una parte all’altra fendenti tesi e precisi, mettendo in atto un pressing incessante all’avversaria;  tuttavia, la transalpina le resta attaccata fino al 5-4, cercando di farla correre in avanti con abili smorzate e di spiazzarla con accelerazioni fulminee. Nel frattempo arriva in tribuna stampa Virginie Razzano venuta ad assistere alla performance della connazionale e collega Kiki. Gli errori della Mladenovic sono davvero troppi e la prima frazione va dunque alla bielorussa.

Nel secondo set sembra che il match sia prossimo alla fine, con la Azarenka che sale rapidamente in vantaggio 2-0. Incoraggiata da numerosi tifosi transalpini, la Mladenovic recupera lo svantaggio per poi passare a condurre le danze sul 3-2. Ora gli errori arrivano da parte di entrambe ma, alla fine, è ancora Vika Azarenka a fare la differenza che, nono solo ripareggia i conti sul 3-3 ma finisce ma si dimostra più concreta nel momento opportuno, facendo suo il match con lo score di 6-4 6-4. 23 gli errori non forzati della francese a fronte dei 13 della bielorussa.

Sono counque molto soddisfatta del mio match” ci ha detto Kiki nell’intervista post-match, “è stato sicuramente il mio miglior match sull’erba. Ho avuto un’alta percentuale di prime e, sulle palle break, non ho da recriminare perché è stata sempre lei a fare i vincenti. Ho cercato di farla muovere, di usare tutte le geometrie del campo e di spezzarle il ritmo con lo slice. Ma non per niente ha vinto 2 slam ed è stata n. 1 del mondo. Penso che oggi abbia giocato quasi ai suoi migliori livelli“.

Il doppio è molto importante per Kristina. In coppia con Nestor ha vinto i Championships nel 2013 e l’anno scorso ha disputato la finale insieme a Timea Babos contro Sara Errani e Roberta Vinci. Le abbiamo chiesto cosa ne pensa della separazione tra Sara e Roberta: “È stata certamente una grande sorpresa. Erano n. 1 del mondo per giunta e molto amiche. Ma non si sa quello che succede nei rapporti tra le persone. Ma certo non me lo aspettavo. Certo il doppio è molto importante per me. Se sto migliorando nel singolare è anche grazie al doppio. Con Timea abbiamo vinto 3 titoli quest’anno. Inoltre, ho la fortuna di disputarlo con la mia migliore amica”.

[6] Lucie Safarova b. Sloane Stephens 3-6 6-3 6-1 (da Londra, AGF)

Con Safarova e Stephens si fronteggiano due giocatrici dai fondamentali simili: ottimo servizio, grande dritto e rovescio meno sicuro. Ma dato che una delle due é mancina la situazione si inverte: e così Safarova predilige la diagonale sinistra, Stephens la destra. In realtà bastano pochi scambi per capire che nessuna delle due ha intenzione di impostare il gioco sul punto debole dell’avversaria. Hanno piuttosto in mente di aprire le geometrie per insistere sulle parti sguarnite di campo, praticando così un gioco più arioso e spettacolare per il pubblico.

La partita è tecnicamente pregevole, ma blanda sul piano agonistico; per tutti i primi game sembra che entrambe si accontentino di tenere il proprio servizio. Nessuna ombra di palla break e game che filano via spediti.
Il clima è caldo ma non caldissimo; ogni tanto si alza qualche folata di vento, che però raramente disturba le giocatrici. Tutto è fin troppo tranquillo. In verità non meraviglia che in una situazione del genere ad approfittarne sia Stephens, che delle due è la giocatrice che fatica di più a caricarsi agonisticamente. Un solo break (ottenuto a zero) fa la differenza: nel sesto gioco Sloane non solo risponde bene, ma riesce a scambiare con eccezionale profondità spingendo lontano dalla linea di fondo Safarova, e facendola sbagliare. Dal 4-2 si prosegue senza scossoni sino al 6-4.
Non dico che da Safarova ci si aspettasse la grinta agonistica di una Sharapova, ma quello che sorprende è la difficoltà di Lucie ad emozionarsi, e a mettere in campo tutta se stessa sul piano caratteriale. Sembra avviata su una brutta china, e le cose rischiano di complicarsi terribilmente quando nel secondo set sull’1-1 deve fronteggiare una palla break. In seguito ad un drop shot Lucie scende a rete ma viene scavalcata da un lob al volo di Sloane, a sua volta venuta avanti. Il punto sembra fatto, ma con una vera e propria prodezza Safarova si inventa un passante di rovescio no-look che le fa vincere lo scambio e la salva dal break.

Il punto più bello del match è anche quello di svolta della partita. E’ probabilmente la scarica di adrenalina che ci voleva per svegliare Lucie dal torpore e farla tornare ad essere la giocatrice energica dei momenti migliori. E infatti nel game successivo sfodera un paio di belle risposte di rovescio, e si procura la prima palla break del match, subita convertita, visto che Stephens manda fuori misura un dritto incrociato (3-1).
Anche nel secondo set un solo break decide il set (6-3), ma ormai la partita è chiaramente indirizzata. Nel terzo set il rovescio lungolinea di Lucie torna a funzionare come nei momenti migliori, e Stephens perde di convinzione, accrescendo i gratuiti (soprattutto di dritto). Il 6-1 registra puntualmente l’andamento di un match che nella seconda parte ha perso di equilibrio.
La mia impressione è che in questo Wimbledon Safarova stia faticando a mettere in campo lo stesso livello di intensità agonistica mostrato a Parigi, e che abbia bisogno di uno sprone per reagire. E’ successo contro Alison Riske e in parte la situazione si è ripetuta anche in questo turno contro Stephens. Non voglio certo mettere in discussione il valore di Safarova, ma secondo me avrà bisogno di qualcosa di più sul piano nervoso per andare avanti nella seconda settimana.

Nota divertente a fine match: dopo aver vinto e ricevuto i classici applausi di rito, Safarova viene chiamata di nuovo in campo dal suo coach, Rob Steckley, che sporgendosi dalla balaustra scatta un selfie insieme a lei.

Ho avuto la possibilità di fare la stessa domanda ad entrambe le giocatrici: ho chiesto se ritenevano il punto vinto da Safarova sull’1-1 secondo set quello della svolta del match. Lucie ha detto di sì: ”Dopo quel punto ho tenuto la battuta e subito dopo l’ho brekkata. Ho cominciato a giocare meglio, con più aggressività e le cose sono passate decisamente dalla mia parte”.
Sloane Stephens ha dato una risposta aperta: “Difficile dirlo, ma se hai avuto quella sensazione non voglio contraddirti, perché effettivamente lei nel secondo set è cresciuta e quindi potrebbe anche essere vero”.

A Safarova ho poi chiesto se in questo momento ha bisogno di sentirsi spronata da punteggi a rischio per dare il meglio di sé. “E’ vero che contro Riske sono arrivata ad un passo dalla sconfitta, ma nel secondo turno ho vinto più facilmente. Bisogna riconoscere che Alison stava giocando bene e io facevo fatica a trovare il giusto equilibrio tra aggressività e gestione degli errori non forzati”
Dopo Parigi hai recuperato mentalmente?
“Non è mai facile affrontare due impegni tanto importanti a poche settimane di distanza, ma c’è il giorno di riposo e sarò pronta per affrontare Vandeweghe”

 

[16] Venus Williams b.Aleksandra Krunic  6-3 6-2 (Ciro Battifarano)

La più grande delle sorelle Williams dopo 4 anni approda nuovamente alla seconda settimana dei Championships che l’hanno vista trionfare 5 volte in singolare ed in doppio e lo fa in maniera convincente. La serba Aleksandra Krunic, dopo aver eliminato in serie le azzurre campionesse uscenti del doppio, non riesce nell’impresa di estromettere dal torneo anche la pluricampionessa americana. La partita è stata in equilibrio soltanto fino a metà primo set, con entrambe le giocatrici che hanno conservato facilmente i propri turni di battuta. Nell’ottavo gioco, quando arrivano i punti importanti, Venus fa sentire la maggiore pesantezza dei suoi colpi, alla terza occasione strappa il servizio all’avversaria e va a servire per il set. Smarrisce temporaneamente la prima di servizio e concede anche lei le sue prime palle break, ma lo smarrimento dura poco, con il servizio e un paio di rovesci potenti e precisi recupera e chiude il set. Oggi la venere nera è particolarmente ispirata, si muove con l’agilità dei tempi migliori e prende la strada della rete appena può: da quelle parti del campo è sempre magistrale! L’americana strappa così di nuovo il servizio all’avversaria in apertura di secondo set e nel terzo gioco, nei suoi turni di battuta non concede praticamente nulla. Venus anche nel quinto gioco ha palla break che sarebbe preludio del bagel ma la serba resiste e prolunga la partita fino al 6-2 finale che consegna Venus all’ottavo più alto del tabellone, in attesa della sorella che nel frattempo è costretta agli straordinari sul campo centrale dalla beniamina di casa, Watson.

Zarina Diyas b.  [14] Andrea Petkovic 7-5 6-4 (Milena Ferrante)

La ventunenne Zarina Diyas, in rapida ascesa verso le vette della classifica WTA (da 163 a 34 nel 2014), alla prova del nove con una top 20. La kazaka giostra essenzialmente con il dritto, mentre la Petkovic è in costante pressione per sfondare un’avversaria evidentemente meno dotata sul piano della potenza. Peccato che al momento di chiudere i punti, la tedesca mostra qualche bizzarro complesso emotivo, dando fondo a tutto il repertorio di errori non forzati. Diyas usa con efficacia la palla corta per liberarsi dal tergicristallo impostole dalla tedesca e con notevole intelligenza tattica rintuzza le occasioni di break dell’avversaria sul 2-3. Diyas tiene testa con tenacia, infine comincia a rispondere sulla seconda e di nuovo con la palla corta destabilizza l’avversaria. Chiude il primo set con autorità 7-5. La tedesca, in cerca di una reazione, si porta 0-40 all’inizio del secondo set ma sciupa tutte le occasioni: la Diyas si fa quindi strada meritatamente e con autorità in un incontro dominato tatticamente in cui totalizza sorprendentemente un numero di vincenti nettamente superiore all’avversaria. Troverà ora la Sharapova.

Qui l’intervista a Stefano Baraldo, coach italiano che segue Zarina Diyas

[4] Maria Sharapova b. [29] Irina-Camelia Begu 6-4 6-3 (Alberto Prestileo)

Maria Sharapova approda al quarto turno battendo piuttosto agevolmente Irina Begu, numero 31 del mondo e testa di serie numero 29 del tabellone. La bella siberiana vince 6-4 6-3 in poco più di un’ora ed un quarto, confermando quanto di buono fatto in questa prima settimana di torneo. La numero 4 del seeding è sempre abbastanza solida con il servizio, vincendo il 76% di punti con la prima e lasciando così poche possibilità alla rumena di potersi giocare la partita alla pari. Solo nel primo set Begu tiene a bada la Sharapova, quando è riuscita a recuperare il break di svantaggio subìto in apertura. Alla fine però, prevale la maggiore esperienza e tecnica della siberiana che chiude con il break nel decimo gioco e nel secondo del secondo set. Agli ottavi adesso le toccherà Zarina Diyas, giustiziera della nostra Flavia Pennetta al primo turno.

[30] B. Bencic b. [Q] B. Mattek-Sands 7-5 7-5 (Diego Serra)

Vince Belinda Bencic un incontro che sembrava preludere a una sconfitta catastrofica. Decisivi per la svizzera quei dieci minuti alla fine del quinto game del primo set, sul 4 a 1 per Mattek-Sands, in cui è stata in mano al fisioterapista, che le ha curato il ginocchio destro malandato. Applicandole per altro un cerotto gigante. A dire il vero del suo ce l’ha messo pure l’americana Mattek-Sands con un set point buttato via, con servizio a favore, sul 5 a 2. E poi con due set point non sfruttati sul 5 a 3, stavolta battuta Bencic. S’inizia quindi con due break della Mattek-Sands nel secondo e quarto game, risposta in break della Bencic e pausa del fisioterapista. Altro break americano, ma poi due break di seguito della Bencic tornata alla piena mobilità e scempio di set point dell’americana.  Chiusura della Bencic sul 7 a 5, al secondo set point. Secondo set più lineare con le giocatrici che si scambiano il servizio nel settimo e ottavo game, con l’americana che fatica però a tenere il servizio.  Decisiva all’undicesimo game la seconda palla break sfruttata dalla Bencic. Si chiude anche qui per 7a 5, dopo il servizio svizzero. Ora negli ottavi per Bencic l’Azarenka. Per la Mattek-Sands rinascita a trent’anni riuscita solo a metà.

C. Vandeweghe b. [22] S. Stosur 6-2 6-0 (Giovanni Vianello)

Cade l’ennesima testa di serie nel femminile di Wimbledon 2015, è infatti uscita sconfitta nel proprio terzo turno Sam Stosur, tds 22 e n.23 dell’attuale ranking, contro Coco Vandeweghe, n. 47 della classifica. La sorpresa è tuttavia relativa, perlomeno nell’esito finale, visto che la statunitense era avanti negli scontri diretti 2-1, e che la Stosur non è mai andata oltre il terzo turno a Church Road. La partita è stata tale solo fino al 2-2 del primo set. L’avvio sembrava addirittura promettere un successo dell’australiana, che ha sfruttato un inizio poco incisivo dell’americana e si è portata avanti 2-0 nel primo set, ma poi la Vandewewghe ha trovato la concentrazione ed ha infilato 12 games consecutivi, riuscendo a chiudere sotto l’ora di gioco in 59 minuti. Per l’ennesima volta l’australiana, vincitrice dell’Us Open 2011, ha dimostrato la propria scarsa attitudine all’erba, superficie su cui il proprio servizio in kick ed il proprio dritto piuttosto arrotato fanno poco male; alla Vandeweghe è bastato sbagliare poco, in una giornata in cui Stosur è sembrata assente dal campo.

Risultati:

[1] Serena Williams  b. Heather Watson 6-2 4-6 7-5
[4] Maria Sharapova b. [29] Irina-Camelia Begu 6-4 6-3
[6] Lucie Safarova b. Sloane Stephens 3-6 6-3 6-1
[16] Venus Williams b.Aleksandra Krunic  6-3 6-2
Coco Vandeweghe b. [22] Samantha Stosur 6-2 6-0
[23] Victoria Azarenka b. Kristina Mladenovic 6-4 6-4
Zarina Diyas b.  [14] Andrea Petkovic 7-5 6-4
[30] Belinda Bencic b.  Bethanie Mattek-Sands 7-5 7-5

 

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