Tennishipster a Wimbledon: ed io avrò Kudla di te

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Tennishipster a Wimbledon: ed io avrò Kudla di te

Gli ultimi giorni di Wimbledon sono densi di passione: quella di Nikoloz Basilashvili, costretto ad arrendersi al potere della lametta, e quella del tennishipster, che torna a studiare anche se è cominciata davvero l’estate. Ma per fortuna c’è Denis Kudla

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Come da tradizione, non sono molti gli eroi a cui appigliarsi nell’ultimo giorno di Slam del tennishispter. Esauriti i primi due turni, durante i quali si può pescare a piene mani senza timore di ferirsi, resta un terzo turno in cui le gemme sono ormai offuscate e difficili da scovare. Occorre dunque armarsi di pennello, ripulirle con cura e godersi questi ultimi raggi di sole prima che il buio del tennismainstream venga a ricoprire, more solito, un palcoscenico che da lunedì sarà precluso a tutti i tennishipster.

Non è una ricerca facile, specie con il caldo che fa boccheggiare sempre più il fanatico e che se si domanda se abbia poi senso uscire per cercare un po’ di refrigerio in qualche lago sperduto fuori città. Ma quando apre la finestra e viene investito da un tir di aria calda, il tennishipster capisce che è meglio tornare subito alle sue sudate carte e ai suoi sudati streaming. Il sabato di Wimbledon – da pronunciarsi rigorosamente con la “e” a precedere la “l” – inizia come meglio non potrebbe: sul campo 12 scendono in campo l’ultimo iscritto al club dei prediletti, Nikoloz Basilashvili, e l’ultimo spagnolo rimasto in competizione Roberto-Bautista Agut. È uno scontro di stili, ma non certo per come giocano: Basilashvili, con quella barba incolta quel look a mezza via tra il trasandato e il poeta maledetto, gioca infatti in maniera abbastanza simile al rasatissimo Bautista-Agut, che sembra l’ultimo prodotto di una campagna marketing per prodotti di cura del corpo. La partita, il tennishipster già lo sa, non ha speranze di andare in maniera diversa da quella che ci si aspetta. Ci sono almeno due certezze nella vita: gli Animal Collective non sono più gli stessi dopo il successo di “Merryweather Post Pavilion” e Roberto Bautista-Agut non perderà mai una partita che deve vincere.

Che si arrivi al tie-break, non è una sorpresa: il tennishipster conosce molto bene le doti del georgiano (ah, quel match incredibile con Ignatik al Challenger di Andria! Come potrà mai dimenticare le emozioni di quel giorno?) e sa che Nikoloz non cederà mai facilmente le armi ai lobbisti della Gillette. Il mini-break sul 5-4 che decide il primo set, però, ha il sapore inedito di una resa rovinosa e poco onorevole. Ad ogni cambio campo, Bautista-Agut sembra controllare che sul viso non gli sia spuntato qualche proletario peletto, mentre Basilashvili, in evidente stato confusionale per quelle guance così glabre, comincia a sbagliare tutto quello che c’è da sbagliare. L’accademia contro il dilettante, l’improvvisazione contro la regolarità: è già un miracolo che ci sia stata un po’ di competizione. Ma Basilashvili, che certo non difetta d’orgoglio, si porta comunque a casa un ultimo game prima di lasciar strada a Bautista. A lui ci penserà uno che alla Gillette ha venduto l’anima. Chi di lametta ferisce…

Ad ogni modo, nel Manic Monday, il giorno più mainstream che i reazionari organizzatori di Wimbledon potessero concepire (perché non regalarci una domenica in cui aggiungere alla voluttuosità di un succo di carota, l’intimità e l’esclusività dello spettacolo che solo il campo numero 12 può regalare?), ci sarà comunque un pezzettino di hipsterismo a rappresentare questa corrente di outsider: Denis Kudla. Arrivato in sordina fino al terzo turno, questo ragazzino non dovrebbe suscitare molta simpatia nel tennishipster a causa del suo passaporto. Ma essendo nato nella terra di Dolgopolov e Stakhovsky, si può passar sopra a queste discriminazioni territoriali. E poi vederlo giocare è divertente: già l’anno scorso, quando vide Marsel Ilhan muoverlo per il campo come un burattino, provò della sana simpatia per lui e alla vigilia di questa edizione il suo nome è stato opportunamente cerchiato e inserito nella lista dei “ne sentirete parlare”. Dopo aver battuto un tennista della sua scuderia, Teymuraz Gabashvili, e la giovane promessa che già promette di annoiare, Alexander Zverev, Denis ha battuto anche Santiago Giraldo, la troika fatta tennis, e ha raggiunto la fatidica seconda settimana, territorio inesplorato e affascinante quanto temibile e sconosciuto. Non è una sorpresa, del resto: i tennismainstream che guardano con sufficienza il tabellone e si chiedono come possa essersi spinto fin là non hanno certo controllato gli ultimi risultati sull’erba di Kudla. Una finale e una vittoria sui prati del circuito challenger (che nulla ha da invidiare al cosiddetto circuito maggiore, beninteso): il tennishipster li aveva avvertiti, ma le sue previsioni, pur non essendo sciagurate, rimangono sempre inascoltate come quelle di Cassandra. Pazienza, si dice il nostro fanatico, mentre ripiega il tabellone che ha stampato e compilato minuziosamente durante questa settimana londinese. Quando domani tutti si stropiccerano gli occhi per Kudla, lui starà già seguendo qualche altro torneo in vista del cemento americano: l’etica di chi si deve sempre distinguere non va mai in vacanza.

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