Muguruza contro Serena: è la miglior finale possibile

Editoriali del Direttore

Muguruza contro Serena: è la miglior finale possibile

Non credo che Agnieszka Radwanska avrebbe avuto le stesse chance della spagnola di far partita contro Serena. Non dico vincere. Maria Sharapova, bastonata per la 17ma volta, non potrà imitare Vitas Gerulaitis

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E’ la miglior finale possibile. Serena Williams meriterebbe di realizzare il Grande Slam. Questo potrebbe essere l’ultimo anno utile. Riuscirà Garbine Muguruza, che non ha nulla da perdere, a sorprendere la grande favorita, come accadde alla diciassettenne Maria Sharapova nel lontano 2004? Ricordo altri finalisti di Slam che nessuno si aspettava vincessero, uno su tutti Guga Kuerten n.66 del mondo al primo dei tre Roland Garros conquistati, lo svedese Johansson in Australia su Marat Safin nel 2002, ma anche su Arthur Ashe nel ’75 qui contro Jimmy Connors puntavano in pochissimi e invece…

Comunque vada a finire, con Serena che potrebbe avvicinarsi sempre più ai 22 Slam di Steffi Graf – eguagliabili già quest’anno in questo caso – questo Wimbledon porta in finale due tenniste che, per motivi diversi, verranno ricordate.

Maria Sharapova avrebbe tanto voluto imitare Vitas Gerulaitis che disse quella famosa frase dopo aver battuto Jimmy Connors al Madison Square Garden e dopo 16 sconfitte consecutive: “Nessuno batte Vitas Gerulaitis 17 volte di fila!”.

E’ rimasta famosa. Purtroppo per lei Maria Sharapova anche oggi è stata bastonata: 62 64. Però con il consueto orgoglio ha lottato fino all’ultimo come se fosse convinta di potercela finalmente fare. L’orgoglio dei veri campioni. Chapeau anche alla sconfitta. E chapeau a Serena Williams che ogni volta che si trova sul 15-30 sul proprio servizio mette a segno un ace. A Murray contro Federer piacerebbe fare la stessa cosa. Chissà se ce la farà. I bookmakers continuano a considerarlo favorito, ma i margini si sono assottigliati proprio per via di questa incertezza sulla sua condizione. Nessuna sorpresa invece sarebbe più clamorosa che una vittoria di Gasquet su Djokovic. Quell’unica volta che lo battè fu in un round robin del Masters 2007 (l’anno migliore di Richard) in cui Djokovic perse tutti i suoi tre incontri. Non era il Djokovic n.1 del mondo di questi tempi. Anche se a Parigi Wawrinka…ma nel tennis non esiste la proprietà transitiva. Il fatto che Gasquet abbia battuto Wawrinka non significa nulla, in relazione alla semifinale con Djokovic, salvo che per il fatto che a Nole avrà fatto piacere quasi quanto a Richard.

La vittoria di Garbine Muguruza che giocherà la finale di Wimbledon rappresenta una ventata d’aria fresca, finalmente, per il tennis femminile che in questi anni ha sofferto di un’assoluta mancanza di ricambio ai suoi vertici.

Si dirà che questo è accaduto anche per il tennis maschile con i Fab Four, ma quelli almeno erano quattro.

Nel tennis femminile a parte Serena, e un pelino Maria Sharapova che comunque è per ora ferma a 5 Slam, non c’è stata nessun altra vera star nell’ultimo decennio, o comunque da quando hanno smesso di giocare Henin, Clijsters, Mauresmo, Capriati, Davenport, Hingis e socie.

Non so se la Muguruza, davvero brava oggi, dopo aver patito il trauma dei sei games perduti consecutivamente dal 62 31 per lei – fino a quel momento non aveva concesso neppure una palla break sul proprio servizio – a reagire coraggiosamente sull’1-0 (e break) per la Radwanska nel terzo set, quando sembrava che la superiore esperienza della polacca ex n.2 del mondo nonché finalista qui nel 2013, potesse prevalere. Invece di perdersi d’animo ha ripreso a giocare con la personalità e la potenza iniziale e recuperato subito il break dal 2 pari ha infilato 3 games consecutivi con un crescendo di colpi sempre più aggressivi.

Adesso Garbine sogna di imitare Conchita Martinez. Conchita, che per anni aveva snobbato Wimbledon convinta di non poter vincere sull’erba – lei che ha trionfato 4 volte a Roma – aveva vinto a sorpresa questo torneo nel ’94, quando tutti parevano tifare per la quasi trentaseienne Martina Navratilova che aveva già vinto 9 Wimbledon e puntava al decimo.

Certo è che non si può non invidiare la Spagna, fortunata a “pescare” la Muguruza – nata a Caracas da padre venezolano e madre spagnola – convincendola con un po’ di euro a giocare per il Paese iberico anziché per il Venezuela: come si è appannata la vena di Rafa Nadal, cinque volte finalista in questo torneo (con due trionfi), e come hanno dato segni di stanchezza anche David Ferrer, Feliciano Lopez, Tommy Robredo e Fernando Verdasco che non sono più ragazzini in crescita mentre davvero Bautista Agut e Carreno Busta non sono al livello dei tennisti della generazione sopra ricordata…ecco che spunta all’orizzonte ispanico questa ragazzona d’un metro e 82 per 73 kg – oltretutto belloccia e simpatica! – che, a dispetto del suo ranking ancora modesto (n.20), centra la finale nel torneo più importante e difficile di tutti, Wimbledon. Dove due anni fa aveva perso al secondo turno e l’anno scorso al primo, senza lasciar presagire dunque che potesse diventare un’ erbivora. Di lei mi piace tutto, il tennis, i colpi, la personalità, l’attitudine dentro e fuori del campo, la simpatia, la naturalezza, l’umiltà, l’assoluta mancanza di presunzione, la gentilezza, l’educazione, la disponibilità, il sorriso, gli occhi e anche il fisico…sebbene, consentitemi questa minima libertà espressiva per un giudizio di tipo estetico, il confronto con Ana Ivanovic -cui lei è stata spesso paragonata – non regge.

In tutto ciò, spero tanto che il successo – e questo è un po’ il primo vero successo per lei che nel suo palmares ha soltanto una vittoria nel piccolo torneo tasmaniano di Hobart 2014 – non le dia alla testa, non la cambi come è successo a tanti e a tante. Ma non mi sembra il tipo.

Vi immaginate cosa sarebbe successo da noi se quel traguardo l’avesse raggiunto Camila Giorgi? Da noi che ci siamo entusiasmati e abbiamo scritto tutti quanti titoloni intonando peana per lei quando 3 anni fa (2012) Camila raggiunse a 20 anni e mezzo gli ottavi di finale (dove perse 62 63 proprio da Agnieszka Radwanska)…

Mi pare giusto ricordarvi, a questo punto, che Garbine Muguruza – che un anno fa a Parigi dette 62 62 a Serena Williams – ha soltanto 21 anni e mezzo. I 22 li compierà l’8 ottobre.

Non oso pensare che cosa avrebbe detto in questi giorni papà Giorgi se al posto di Garbine ci fosse stata sua figlia (“che vincerà Wimbledon in uno dei prossimi tre anni, se non già quest’anno…”).
Stefano Semeraro, collega sempre arguto, si è lasciato scappare una battutina che mi permetto di riferire: “Garbine? Al tennis italiano in fondo è mancata soltanto una…”e”!”

Per chi non l’avesse capita – e fra questi all’inizio c’ero anche io – la spiego: Stefano alludeva alla nostra simpatica Tatiana Garbin. Che ha sì battuto Justine Henin n.1 del mondo al Roland Garros, ma purtroppo una finale di Slam a Wimbledon non l’ha sfiorata.

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