E Novak Djokovic stappò lo champagne mentre Gasquet tornava indietro di 8 anni

Editoriali del Direttore

E Novak Djokovic stappò lo champagne mentre Gasquet tornava indietro di 8 anni

Il rischio adesso, dopo la vittoria di Richard Gasquet su Stan Wawrinka, è una semifinale “zoppa”. Ma con Murray-Federer sono invece pernici. A meno che la spalla dello scozzese non faccia brutti scherzi

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Ubaldo e Steve Flink commentano i quarti di finale di Wimbledon (in inglese)

Sarò maligno se sospetto che stasera Novak Djokovic abbia celebrato due volte? Titolo provocatorio a parte, non è davvero ancora il momento di stappare champagne perchè un n.1 del mondo – già scottato dall’ultima esperienza parigina – lo stappa solo quando vince il torneo e non quando vince una semifinale e ha una finale a portata di racchetta. Però però secondo me stasera ha un sorriso che gli arriva alle orecchie. Scommettere sul fatto che Novak raggiungerà la sua quarta finale è come rubare in chiesa. Per me che mi sto appassionando sempre più a… capire di scommesse, non ha quota.

Novak è troppo intelligente per ammetterlo, ma – dopo aver rischiato non poco contro Kevin Anderson che nel quinto set aveva avuto due palle break per il 3-1 – che cosa poteva desiderare di più il n.1 del mondo e campione in carica a Wimbledon che di qualificarsi agevolmente per le semifinali battendo per la tredicesima volta su tredici Marin Cilic senza nemmeno concedergli una sola palla break per poi ritrovarsi in semifinale un avversario come Richard Gasquet sconfitto 11 volte su 12 e quasi sempre anche nettamente? Tre settimane fa a Parigi gli ha dato 6-1 6-2 6-3. Nelle 11 partite vinte gli ha lasciato tre set, ma due volte dopo averglielo lasciato gli ha affibbiato un 6-1, la terza un 6-3. Insomma pare proprio che per Riccardo Cuor di Leone (si fa per dire, è un nomignolo affibbiatogli semmai perché Cuor di Leone non è quasi mai stato, anche se qui si ricorda che nel 2007 vinse in cinque set contro Andy Roddick) non ci sarà trippa per gatti.

Intanto però oggi Gasquet ha rimontato da sotto due set a uno Stan Wawrinka, il campione dell’ultimo Roland Garros, ed è riuscito a farlo per 11-9 al quinto nonostante avesse servito invano sul 5-3… quando in tanti sul Court n.1 avevano già cominciato a ridacchiare, a mormorare “ecco il solito Gasquet che al momento buono si fa prendere dall’angoscia, non mette dentro una prima palla, e perde una partita quasi già vinta”. Invece, per una volta, il più forte mentalmente è stato lui e potete immaginare con quale soddisfazione, e quante volte, il francese che già a 9 anni era apparso sulla copertina di Tennis Magazine (suscitando generali reprimende nei confronti del direttore Jean Couvercelle per l’eccessiva esposizione mediatica di un ragazzino che già allora veniva dipinto in possesso di uno straordinario rovescio ad una mano… “Lo distruggerete caricandolo di così tanta pressione!” scrissero allora i più, L’Equipe compresa che pubblicava la rivista “Tennis de France” e non aveva gradito il … contropiede) ha ripetuto questo concetto a tutte le tv, le radio e i colleghi che lo hanno intervistato nel suo più grande giorno di gloria otto anni dopo quella semifinale mai più ripetuta. “Veramente ho fatto una semifinale anche all’US Open 2 anni fa… ma ormai mi è stata appiccicata questa fama di giocatore che non ha mantenuto le promesse perché 8 anni fa salii a n.7 del mondo… oggi ho lottato, non ho mai mollato, e ho retto con la testa, mentalmente, e vincere 11-9 al quinto contro uno che ha appena vinto il Roland Garros… beh, sapete, io sono francese, il Roland Garros per noi… beh è meraviglioso! – l’ho sentito dire alla BBC – riuscire a farlo poi nel torneo più importante del mondo, a Wimbledon…”, non finiva più di ripetere, e si grattava la testa come fa sempre quando è un po’ imbarazzato. E quasi per scusarsi dei mancati successi per 8 anni… “In questi anni Federer, Nadal, Djokovic, Murray hanno vinto tutto quel che c’era da vincere…”. Poi è arrivato, negli ultimi due anni, anche Stan the Man, ma stavolta sarà “lo svizzero di scorta” – orribile nickname, ma per anni lo hanno chiamato così – a pensare di non essere stato forte mentalmente. Lui ha perso la battaglia fra i due rovesci più belli del mondo. E proprio con un rovescio finale sbagliato ha suggellato questa sconfitta.

Ma torniamo… allo champagne di Djokovic, quello ancora non stappato. La sola volta che Richard Gasquet era riuscito a sconfiggere Djokovic, otto anni fa e pochi mesi dopo che il francese di Beziers – allora ventunenne – aveva raggiunto la sua prima ed ultima semifinale a Wimbledon, è stata in un round robin delle Atp World Finals di Shanghai, nel Masters di fine anno insomma. Entrambi avevano perso il primo match. Però -siamo onesti – oggi la sensazione generale, la più diffusa quantomeno, è che i Wimbledon Championships rischino di avere una semifinale zoppa. Meno male che l’altra invece è la migliore che ci potessimo augurare: Federer-Murray. Il campione svizzero di 7 Wimbledon contro l’unico britannico capace di trionfare sui questi lawns dai tempi di Fred Perry (autore del tris 1934-1936) che, non posso stancarmi di ripetere rivolgendomi ai più giovani, non è soltanto una maglietta con su l’alloro sul petto… L’equilibrio che regna fra Federer e Murray, entrambi vincitori in tre set rispettivamente su Simon e Pospisil lo testimonia da solo il bilancio dei confronti diretti: 12-11 per lo svizzero che ha vinto anche le ultime tre sfide, ma sull’erba è pareggio: 1 a 1. Un pareggio maturato a poche settimane l’una finale dall’altra: Roger vinse in 4 set (46 75 63 64) la finale del Wimbledon tradizionale nel 2012, Andy dominò quella del Wimbledon olimpico (62 61 64).

Contro Federer Simon si è tolto la soddisfazione almeno di strappare un servizio a Roger che non lo perdeva da Halle con Kohlschreiber e 116 turni… ma “mago” Federer l’aveva predetto… “Chissà che Simon non mi interrompa la striscia”, aveva detto l’altra sera dopo aver battuto Agut. Contro Murray Pospisil ha avuto una sola palla break, ma ha dovuto inghiottire un boccone amaro quando l’arbitro affetto da eccessivo patriottismo gli ha chiamato una time-violation assurda (mi pare sul 5 pari 30 pari ne secondo set, ma chi ha fatto la cronaca sarà stato preciso, di me non fidatevi) quando stava scoccando il 30mo secondo. Innervositosi Pospisil ha perso il servizio e, di conseguenza, il set. Avrebbe perso lo stesso, ma non c’era bisogno di fargli – senza il minimo preavviso – cotanta porcata.

Ho 24 ore di tempo per sbilanciarmi in un pronostico per questa semifinale. Non so però se in queste 24 ore riuscirò ad avere delle “inside information” sulle condizioni della spalla di Murray. Oggi ha servito troppe volte intorno ai 160/170/180 km orari (da 104 a 115 miglia orarie) quando lui è tranquillamente capace di battere sopra i 200. Una spalla dolorante – ricordate l’MTO ch si prese nel match con Seppi – è una brutta bestia. Soprattutto se uno deve affrontare un certo Roger Federer. Un giorno di riposo e di cure basterà a Andy? Chi può saperlo? E chi lo dirà mai? Andy ha fatto capire di esserne preoccupato, e non credo che abbia messo le mani avanti per procurarsi un alibi. Per quanto mi riguarda posso solo dire che sono contento che il mio padrone di casa non sia riuscito ad entrare da Coral, il negozio di bookmakers di Southfields: gli avevo consigliato di scommettere sui quattro favoriti (anche se in realtà conveniva scommettere su solo 3 di loro perché Murray era dato talmente strafavorito su Pospisil che non sarebbe convenuto inserirlo nella martingala) visto che a prenderli tutti per dieci sterline puntate ne avrebbero date 400 (o giù di lì).

La vittoria di Gasquet, oltre a farlo soffrire per 3 ore e 28 minuti, avrebbe mandato in fumo qualunque cifra avesse scommesso e io mi sarei sentito in colpa. Non stappo champagne come Djokovic, quindi, ma vado a letto più tranquillo. Sarà eccitatissimo invece Richard Gasquet.

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