US Open, (s)punti tecnici: la reattività frenetica di Camila Giorgi

(S)punti Tecnici

US Open, (s)punti tecnici: la reattività frenetica di Camila Giorgi

Con una rapidità di piedi incredibile, Camila Giorgi vola sul campo e anticipa tutto

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Rispetto al clima di “relax regolare”, ovvero una generale e costante sensazione di assenza di stress tipicamente “aussie”, con tutto che funziona e procede in modo liscio e privo di scossoni, che avvolge da subito chiunque abbia la fortuna di passare del tempo agli Australian Open, godendo della splendida ospitalità di Melbourne Park, qui a Flushing Meadows siamo agli antipodi, non solo dal punto di vista geografico. Si parte la mattina presto, come è ovvio che sia, in relativa tranquillità: nessuno o quasi in giro per l’impianto fino alle nove e mezza/dieci (a parte i giocatori che si allenano, i loro coach, e un tipo strano vestito da tennis con bicchieroni di cappuccino Lavazza), e fin qui l’atmosfera potrebbe quasi ricordare gli ovattati risvegli allo Slam “Down Under”.

I primi indizi che non è tutto proprio “easy” come in Australia, però, a parte la mezz’ora di traffico da affrontare con i bus navetta da Midtown Manhattan fino al parco di Flushing (che è proprio il nome della località, da cui Flushing Meadows = Prati di Flushing), sono le prove di amplificazione degli impianti che più tardi cominceranno a sparare musica a volume gradevole per l’ascolto, ma al limite per chi gioca a tennis. Gettonatissime le hits anni ’70, a partire da “Don’t let me be misunderstood”, cover di Nina Simone dei Santa Esmeralda, nella versione extended tratta dalla colonna sonora di “Kill Bill Vol.1”. Sole, caldo, tennis e musica disco d’annata: non riesco a immaginare una partenza migliore della giornata.

Dopodichè, il crescendo è fantastico: gli spettatori arrivano a fiumi, il volume della musica (onnipresente) si alza ancora, dal vicino aeroporto “La Guardia” decolla un jet al minuto, gli “happening” si susseguono uno dopo l’altro, spaziando da DJ set a dimostrazioni di cucina, da giochi a tema per bambini a passerelle di celebrità assortite, il tutto immerso in una delle folle più allegre e festanti che abbia mai visto, tra l’altro instancabile: parliamo di 35-40.000 persone al giorno, comprendendo la night-session, che non smettono di mangiare, bere, ballare, cantare, inseguire giocatori per gli autografi, e ovviamente guardare tennis con una passione che sinceramente non penso possa avere eguali altrove. “Larger than life”, ma davvero.

Osservando con grande interesse l’allenamento delle 9.45 sul campo 8 della nostra “trottolina terribile” Camila Giorgi, non ho potuto fare a meno di pensare che il modo di stare in campo e di interpretare il tennis della ventitreenne marchigiana fosse perfettamente in sintonia con l’ambiente che la circondava: veloce, frenetico, senza pause, e forse anche a causa di questo senza concessioni alla riflessione e al ragionamento. Il padre-allenatore argentino Sergio, persona gradevolissima, scambiando due chiacchere con me prima di entrare in campo con la figlia e lo sparring, mi ha raccontato che le tante occasioni mancate quest’anno per fare il salto di qualità definitivo ai massimi livelli mondiali (l’attuale classifica di Camila, comunque buona, è 36 WTA), è solo questione di testa, nel senso di consapevolezza e maturità: “è ancora ragazzina mentalmente”, mi diceva con il suo irresistibile accento sudamericano.

Ragazzina o meno, comunque, se parliamo di tecnica la Giorgi è uno spettacolo di intensità e rapidità di esecuzione: molto semplicemente, tira tutto in anticipo estremo, sempre, su ogni palla, e anche se ultimamente ha saggiamente inserito nei suoi schemi di gioco un minimo di fase di contenimento almeno quando è assolutamente necessario, rimane una delle giocatrici più aggressive sulla palla che io ricordi. La base di questa sua incredibile capacità di gestire in frazioni di secondo l’azione-reazione necessaria ad assalire qualsiasi colpo senza indietreggiare nemmeno a morire, è una velocità dei piedi assolutamente fuori dal comune.

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Nel mezzo secondo durante il quale un giocatore “normale” esegue un singolo step (saltello a piedi paralleli con esclusivo appoggio dell’avanpiede), che sia di posizionamento o in dinamica a seconda dei casi, la Giorgi ha letteralmente rimbalzato tre volte, come avesse le caviglie di gomma. Non è quello che fa con le gambe che è diverso o speciale, ma la frequenza con cui lo fa: al confronto, le altre sembrano andare a ritmo di valzer, mentre Camila viaggia proprio come il pezzo dance, accelerato in versione latino-americana, che stamattina arrivava sparato dalle postazioni dei DJ poco più in là.

Contatto con il terreno impercettibile, non ho visto appoggiare un tallone per più di tre decimi di secondo a passo/saltello, neanche il campo scottasse, e come conseguenza, una reattività e una velocità di esecuzione che si trasmette a tutto il corpo fino ad arrivare all’azione del braccio, che diventa fulminante: semplicemente, la possibilità di subìre un colpo avversario non è contemplata, a costo di incorrere in qualche errore, e anticipando anche i raccattapalle. Rischio calcolato, che sta pagando sempre di più, e se la consistenza mentale – come auspicato da papà Sergio – finalmente diventerà di livello superiore, con tali doti fisiche e tecniche non vedo come Camila possa non insediarsi stabilmente tra le migliori del mondo.

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