Yannick Noah con Le Coq Sportif canta "Oh Fiorentina di ogni squadra ti vogliam regina" in versione rock (Video)

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Yannick Noah con Le Coq Sportif canta “Oh Fiorentina di ogni squadra ti vogliam regina” in versione rock (Video)

L’ex campione francese Yannick Noah si diverte a cantare l’inno della Fiorentina in chiave rock

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Ebbene sì, non ho potuto resistere dal pubblicare questa flash e questo video, perché erano 16 anni che aspettavo la mia adorata Fiorentina in testa alla classifica del campionato – da quando Gabriel Omar Batistuta purtroppo si infortunò gravemente mentre quel disgraziato del talentuosissimo Edmundo aveva abbandonato i viola del Trap per andare al Carnevale di Rio, era la ventiduesima giornata del campionato, era gennaio 1999 – e spero che i lettori di Ubitennis mi perdoneranno questa debolezza, anche se l’inno viola cantato da Narciso Parigi per me resta il migliore, unico e inimitabile.
Quando la Fiorentina ha battuto 4-1 l’Inter a San Siro – e ho visto Fabio Fognini inquadrato dalla telecamere lì a San Siro – ho mandato un sms a Fabio Fognini, via Flavia… perché ho il telefono di Fulvio Fognini ma non di Fabio, sfotticchiandolo un po’…
Insomma proprio quelle cose che fanno i tifosi un po’ infantili di squadre purtroppo poco abituate a vincere!
Torno sull’esibizione canora di Yannick, è evidente che se non fosse stato per Le Coq Sportif, Yannick non si sarebbe esibito in questa performance. Di Yannick conservo una maglietta di Le Coq Sportif anni ’80, a righe orizzontali bianche  e rosse, grandi, grandissime, assolutamente fantastica. Anche se non l’ho quasi mai messa, perché non ho il suo phisique, e  con le righe orizzontali sembravo… un cubo!
È vero però che a Yannick Noah mi legano tanti ricordi. Lui, classe 1960 come Ivan Lendl, mi chiese – e mi sembra un anno dopo rispetto a quando venne a Firenze Ivan e battè Robertino Lombardi: Ivan era in anticipo su Yannick come “promessa” – una wild card al torneo ATP di Firenze di cui allora ero il direttore.
Resistendo alle pressioni della FIT di allora, che non era troppo diversa dalla FIT di oggi e pretendeva che le wild card fossero date soltanto a tennisti italiani anche se questi erano scarsi sebbene ci fossero “prospect” stranieri straordinari quali a me parevano diciottenni come Ivan Lendl e Yannick Noah, detti la wild card a Yannick nel ’79. Vi pare che mi sia sbagliato?
Yannick per l’appunto si imbattè al primo turno in un altro francese, Francois Jauffret, n.1 di Francia, ma ormai trentaseienne. Aveva esattamente il doppio degli anni di Yannick.
Jauffret  era nato nel 1942, e oltre ad avere battuto grandi campioni come Nastase – ben due volte in Coppa Davis! – Vilas, Orantes e Okker – era la bestia nera di Adriano Panatta: lo attaccava sul rovescio e lo battè più di una volta, direi 3 su 4, una in Davis nel ’75 a Parigi quando gli dette tre set a zero, 61 64 86 in prima giornata…e poi in terza sul 2 pari battè anche Barazzutti 63 al quinto pur avendo già 33 anni.
Yannick, più fresco e già grande atleta, vinse in rimonta alla distanza dopo aver perso il primo set, 57 62 61.
Da allora con me Yannick è sempre stato incredibilmente affettuoso, anche dopo che è diventato una star acclamatissima in Francia. È stato sempre lui il primo a salutare, a venirmi incontro, anche se circondato da gente molto più importante del sottoscritto.
Credo che lo farà anche ora che è tornato a sedersi sulla sedia di capitano della Davis francese, come  nel 1991 quando portò alla vittoria l’equipe di Forget e un Leconte (che aveva “ripescato” da un infortunio persuadendolo a rientrare in campo) sugli USA di Sampras e Agassi, più Flach e Seguso. La Francia rivinse la davis 57 anni dopo i “Moschettieri” Cochet, Lacoste, Borotra e Brugnon, e Noah capeggiò l’impresa conclusa con una passerella canora di tutta la squadra che intonava il suo ultimo disco (Saga de Africa? non ricordo con certezza il nome).
Ricordo bene come a Forest Hills, in un torneo che Yannick vinse in finale su Vilas nell’86 (si giocò su terra battuta…e io commentai la finale per le reti Mediaset, credo fosse Italia Uno,  insieme a Rino Tommasi da Forest Hills: Yannick aveva perso da Vilas almeno 9 volte, una anche in finale al Foro Italico, vincendo fino ad allora soltanto due), si alzò proprio in piedi nel salotto dell’elegante club del West Side Tennis Club dov’era seduto per venire a stringermi la mano.
Sono cose che fanno piacere e che non si dimenticano, perché tanti ragazzi che diventano campioni – e anche parecchi di quelli che campioni non diventano – spesso non si comportano così. Con la stessa educazione, la stessa umiltà
Un anno accadde anche un episodio curioso perché io con la Vespa e lui con una moto rombante, mi pare fosse una Harley Davidson, arrivammo proprio insieme affiancati al Roland Garros, in Boulevard d’Auteuil, con lui che attirò la mia attenzione  e parcheggiammo accanto. Nemmeno a lui avevano dato – perché certo  non si era preoccupato di richiederlo – un posto nel parking sotterraneo sotto al Philippe Chatrier  che invece negli ultimi anni viene dato perfino al sottoscritto! Mi domando però perchè allora, quel giorno, lui fu fermato all’ingresso da decine di fans che gli chiedevano l’autografo e a me neppure uno
Sono stato poi, proseguendo adesso nei miei ricordi su Yannick (che adesso che canta l’inno della Fiorentina è quindi inevitabilmente sempre più un mio idolo!), ad un paio di suoi concerti od esibizioni a Forte dei Marmi e a Parigi. Al di là delle sue canzoni, la sua interpretazione della hit di Bob Dylan “Knocking on Heaven’s door” è una roba da sballo. Molto meglio, mi costa ammetterlo, di “Oh Fiorentina, di ogni tua squadra ti vogliam Regina”.
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