Simone Bolelli, a 30 anni forse il bello deve ancora venire?

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Simone Bolelli, a 30 anni forse il bello deve ancora venire?

Il tennista di Budrio festeggia quest’oggi 30 anni. Una carriera costellata da tanto bel tennis, quella di Simone Bolelli, ma mai culminata nel grande exploit. Ma in un’era in cui i trentenni stanno dando il meglio di sé, sarà in tempo per compiere una grande impresa?

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Sappiamo che a Roger Federer piace allenarsi e palleggiare con lui. Non c’è da stupirsi. Simone Bolelli possiede una velocità di braccio, un impatto con la palla e un’esecuzione dei colpi tra i più belli ed efficaci del circuito. Il suo rovescio ad una mano, modello di fluidità e raffinatezza, seppure un po’ falloso, incanta il pubblico sensibile al tennis d’antan e all’estetica. Il dritto, rapido e coordinatissimo, può essere un’arma micidiale da fondo e in attacco. Senza contare l’abilità nel giocare sul veloce e nel chiudere al volo.

Peccato, peccato davvero che un giocatore dalle qualità tecniche di Simone, non sia riuscito a farsi largo nel fior fiore del ranking e, senza per forza accedere all’Olimpo del tennis, non abbia potuto nemmeno apporre il proprio sigillo in tornei prestigiosi o raggiungere la tanto agognata Top 10. Il tennista di Budrio, pur continuando ad offrire sprazzi di ottimo tennis in singolare e sfoderando doti eccellenti in doppio, approda oggi ai 30 anni con tante soddisfazioni, certo, ma anche con tante occasioni mancate e circostanze sfortunate.

Il periodo più proficuo della sua carriera resta, finora, quello del sodalizio con Claudio Pistolesi, dal 2005 al 2009. Con il coach romano Simone approda al n. 36 della classifica Atp, suo best ranking; nel 2008 si issa in finale a Monaco di Baviera e in semifinale al torneo di Zagabria. Sempre nel 2008, approda al terzo turno al Roland Garros così come a Wimbledon. In particolare, a Church Road supera l’allora n. 14 del mondo Fernando Gonzales. Nel 2009 sconfigge per la prima volta un top 10, battendo l’allora n. 6 del mondo Gilles Simon nella Hopman Cup. Insomma, stava nascendo una nuova stella nel firmamento del tennis italiano.

Alcuni dissapori con la Federazione – poi superati – per non aver dato disponibilità a giocare in Davis e la separazione da Pistolesi, coincidono con un periodo meno fortunato per il “Bole” che non riesce a cavalcare l’onda delle performance promettenti di cui era stato protagonista. Nel 2009 raggiunge tuttavia i quarti ai tornei di Umago e New Haven, mentre il 2010 sarà un anno alquanto povero di risultati.

L’infortunio al polso nel 2013 complica ulteriormente le cose; Simone è costretto a subire un intervento chirurgico che lo tiene lontano dalle gare fino al 2014, scendendo vorticosamente in classifica. Quando rientra è oltre la 300a posizione ma, con il passare dei mesi, e dopo aver ricominciato a competere in doppio, riesce a ritrovare la Top 100 in singolare, portando a 12 le vittorie nei tornei Challenger, di cui 4 vengono conquistate nel 2014. Ottima la performance a Wimbledon in cui, dalle qualificazioni, il bolognese si issa al terzo turno trovandosi, per ben cinque volte, a due punti dal match contro Kei Nishikori.

Nel 2015 arriva il secondo exploit contro un top 10, poiché,  a Marsiglia, sorprende il canadese Milos Raonic per 6-4 3-6 7-6 in un match condotto perfettamente sul piano tattico e mentale dal bolognese. Bolelli raggiunge nuovamente il terzo turno nello slam parigino, superato da David Ferrer, dopo aver portato lo spagnolo al quinto set in una match ricco di emozioni e di tennis ad altissimo livello da parte dell’azzurro. A San Pietroburgo, arriva per lui la terza vittoria in carriera su un Top 10 poiché ha la meglio per 7-6 6-4 sul n. 1 del seeding, nonché n. 5 del mondo, Tomas Berdych.

Tuttavia, il suo più bel risultato lo ottiene in doppio – in cui in totale conquista quattro titoli – in coppia con l’amico Fabio Fognini. Nel 2015 gli azzurri infatti trionfano all’Australian Open sconfiggendo in finale i francesi Pierre-Hugues Herbert e Nicolas Mahut con un doppio 6-4. Un’impresa storica per il tennis tricolore poiché Simone e Fabio sono i primi italiani ad imporsi in doppio in uno slam, dopo il trionfo di Pietrangeli e Sirola su Emerson e Fraser al Roland Garros nel 1959.

Insomma, tanti gli aspetti positivi nel tennis di Simone Bolelli e, se ci fosse un ulteriore miglioramento alla risposta e negli spostamenti laterali, chissà che non arrivi la partita della vita o un’altra magia italiana… Non necessariamente con la vittoria di uno slam, ma magari con una semifinale o una finale, oppure un trionfo Atp. Un titolo Simone se lo meriterebbe davvero, per le sue numerose doti tennistiche e caratteriali e per il costante e duro lavoro svolto in questi ormai 12 anni di attività professionistica.  In fondo tennisti trentenni e ultratrentenni come Wawrinka, Schiavone e Pennetta, negli slam, e altri come Robredo, Ferrer, Karlovic, Garcia Lopez, Estrella Burgos nei tornei Atp, sono riusciti a trovare la chiave per accedere all’eccellenza e al successo.  Perché non potrebbe riuscirci anche Simone? Noi glielo auguriamo di cuore.

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