Rafael Nadal: “So chi sono e ciò che ho ottenuto”

Interviste

Rafael Nadal: “So chi sono e ciò che ho ottenuto”

Rafael Nadal si concede ad una lunga intervista per il quotidiano spagnolo MARCA, in cui parla della complicata stagione che ha attraversato e dei problemi di ansia. Il campione spagnolo crede di essere sulla buona strada per tornare ai massimi livelli

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Qui l’intervista originale

Per la prima volta in questa tormentata stagione, Rafael Nadal è riuscito a superare la barriera dei quarti di finale in un Masters 1000 sul cemento, a Shanghai. Intervistato da MARCA, il campione spagnolo cerca di analizzare tutto quello che è successo in questo anno che volge al termine, dove per la prima volta in 10 anni non è riuscito a conquistare un torneo dello Slam.

Pochi giorni fa a Pechino hai raccontato che avete già un piano per il prossimo anno e che speri che funzioni. Di cosa si tratta?
Il piano è quello di lavorare e lo stiamo già facendo in modo un po’ differente rispetto a prima. Stiamo cercando quelle cose che crediamo possano aiutarci ad iniziare la prossima stagione in modo da avere diverse opzioni. Sono molto contento di come mi sto allenando e spero che i risultati possano arrivare.

Quali grandi cambiamenti ci sono nella tua preparazione?
Ci stiamo allenando su cose che avevamo trascurato negli ultimi anni. Quella di cercare di restare vicino alla linea di fondo, di non perdere molto terreno. Cose che ho già fatto a Pechino e che sto provando, anche se ancora non mi riescono in modo perfetto. Ma credo anche che da qui all’inizio della prossima stagione abbiamo il tempo necessario per cercare di perfezionare questi cambiamenti.

Lei ha già visto come si cercava di sotterrare Roger Federer prima del tempo. Crede anche con Nadal si stia cercando di fare lo stesso?
No so se mi hanno messo da parte prima del tempo, ma è un aspetto che non mi preoccupa. Io continuo per la mia strada e non mi importa se mi sotterrano o meno. Alla fine sono solo opinioni e ognuno è libero di avere la propria. C’è gente che si sbaglia, gente che invece ha ragione. Fa parte della vita in generale. Nella vita tutti hanno la propria opinione su qualcosa e anche di più quando sei in televisione. Tutte le opinioni sono valide, ma sempre se c’è rispetto. Ecco, forse questo è mancato a volte.

Alcune conferenze stampa le ha concluse ricordando che dalle domande che ti venivano poste, sembrava che tu fossi il n. 200 del mondo.
Sì, ma sempre in modo positivo. Non mi sono sentito offeso in alcun momento per quello che è stato detto di me. La verità è che ho vissuto delle cose molto positive e per tanto tempo. E che se per anni hai sempre sentito cose positive sul tuo conto e adesso ne sento alcune non altrettanto buone, beh, non ho alcun problema. Io so chi sono e cosa ho fatto. E so bene cosa devo fare per proseguire su questa strada. Quando qualcuno fa tutto ciò che è in suo potere, allora non è obbligato a fare di più. Quindi credo che con rispetto, tutte le opinioni siano valide.

Uno dei commentatori televisivi è John McEnroe, che ha sempre affermato che lei avrebbe bisogno di cambiare allenatore.
Io capisco che quando qualcuno non gioca bene lo si critichi più del necessario. Che quando qualcuno ha una buona attitudine, potranno dirgli che sta giocando male e che è finito, ma sempre con il rispetto che io stesso ho verso le altre persone.

Quindi si sta per concludere la sua carriera con Toni nei box?
Finirò la mia carriera con Toni.

Glielo chiedo perché ho letto l’altro giorno che suo zio lasciava la porta aperta ad un possibile cambiamento nel team se anche il prossimo anno si dovessero ripetere gli stessi risultati del 2015.
Non ho ascoltato nulla, Toni rilascia molte interviste.

Carlo Moyá potrebbe essere una delle persone che in futuro potrebbero unirsi alla sua squadra?
Con Carlos ci lega una grande amicizia e i suoi consigli sono e saranno sempre validi. Non so cosa potrà succedere in futuro. È chiaro come stanno le cose e io sono contento così. Oggi io continuo con quello che ho e credo in quello che ho.
Credo di fare le cose per bene e credo nelle persone che mi stanno attorno, e che ancora loro le stanno facendo bene. E sommando un po’ di quello che ognuno di loro ha da darmi, non vedo perché non debba funzionare. E se poi non dovesse funzionare, vuol dire che è quello che doveva succedere. Io faccio ciò che posso. Ho vissuto dei bei momenti e dei momenti brutti, e si devono accettare.
Non è una tragedia e inoltre penso di essere sulla strada giusta per tornare a giocare ad un gran livello. Quale sia questo livello però non lo so. Se tornerò a vincere uno Slam? Non lo so. Però posso dirle che, succeda quel succeda, l’importante è essere soddisfatto con se stesso, e io lo sono.

Durante la sua carriera, una delle chiavi del successo è stata la sua forza mentale, sia nei momenti importanti delle partite che nel tornare dopo un infortunio. Perché crede di aver perso questa forza?
Non ho perso la forza mentale, ciò che ho perso è il controllo di me stesso, delle mie emozioni. Ho avuto più ansia del dovuto. La forza mentale non l’ho persa perché sto lavorando allo stesso modo di sempre, se non di più. Sono molto motivato, ho tanta fiducia e sto lavorando bene perché il fisico me lo permette.

Come si spiega quest’ansia di cui mi parla?
È un insieme di circostanze. Ad esempio… il fatto che sono molti anni che gioco sotto pressione. Le ultime stagioni sono state molto complicate dal punto di vista degli infortuni. Nel 2012, in un momento in cui stavo giocando bene, mi sono infortunato e non sono più tornato fino al 2013.
Poi quella stagione è stata incredibile ma stavo male a livello fisico, ho giocato sempre con molto dolore. Nel 2014 quando credevo di stare meglio, ho avuto i problemi con il polso, l’appendicite… E tutto quello che ti succede ti può creare ansia e la sensazione di non avere più il controllo dei tuoi  nervi quando ti trovi in campo. Ho lavorato molto per risolvere questo aspetto e credo sia quasi del tutto risolto. Ogni volta noto di provare meno ansia e mi sento bene e questo mi permette di godermi l’allenamento, e soprattutto le partite.

È una cosa che ha risolto da solo o ha avuto bisogno dell’aiuto di uno psicologo?
Bene, se ho pianificato di andare da uno psicologo fa parte della mia vita privata ed è una cosa che non direi mai in pubblico. Non ho mai parlato pubblicamente di cose personali. Ho una vita pubblica che è quella sportiva. Quella privata è una cosa che appartiene solo a me e voglio mantenerla ai margini, e il fatto di aver deciso o meno di ricorrere ad uno psicologo fa parte del mio privato.

Da fuori ha dato la sensazione di aver capito presto che il 2015 non sarebbe stato il suo anno.
Nel periodo in cui i miei problemi di ansia non mi hanno lasciato godere del tennis, ci sono state alcune partite chiave per cambiare queste dinamiche. Non ci sono andato molto lontano. A Rio, ero sul punto di raggiungere la finale e ho perso una partita che non avrei mai dovuto perdere contro Fognini. Ho vinto Buenos Aires, vado via con delle buone sensazioni e poi perdo a Indian Wells contro Raonic quando ho avuto tre match point. Vai in semifinale contro Federer e già le cose possono cambiare.
Vado a Miami e lì si ho disputato un match in cui ho avuto molta ansia, contro Verdasco. Non riuscivo a giocare. Ho iniziato bene sulla terra a Montecarlo e a Barcellona è stato un disastro. Ecco che ancora una volta non riuscivo a controllarmi.
Ci sono stati molti momenti complicati. Al Roland Garros mi è toccato Djokovic nei quarti e nonostante stessi già facendo dei passi avanti non avevo il bagaglio necessario per batterlo. Ho vinto Stuttgart. Nel torneo del Queen’s, dove avevo deciso di giocare per non perdere la continuità, ho perso contro Dolgopolov, ancora una volta dopo essere stato in vantaggio per tutto il match. A Wimbledon ho giocato davvero male, non avevo il controllo della mia testa. Prima di andare in America ho vinto Amburgo. Con Feliciano ho perso 7-6 al terzo. Allo U.S. Open ero in vantaggio di due set a zero e 3-1… Analizzo l’anno con tutti questi problemi e vedo che sono il n. 5 della Race.

Lei ha già la mente al prossimo Australian Open. Crede possa esserci un momento di flessione a Melbourne?
Non so se sarò al 100% in Australia, di certo non casca il mondo. Ma so anche che se continuo ad allenarmi in questo modo, le cose potranno essere diverse il prossimo anno. A livello mentale mi sento sicuramente molto meglio rispetto a quanto successo durante l’anno, e anche a livello fisico.

Sulla terra Sudamericana ha pianificato di partecipare solo a Rio de Janeiro prima di Indian Wells?
Sì, ma non si sa mai se potrebbero esserci dei cambiamenti in corso.

Il prossimo sarà l’anno olimpico con tutto quello che per lei significano i Giochi. Le piacerebbe poter essere il portabandiera della delegazione spagnola dopo che non è riuscito ad esserlo nei giochi di Londra 2012 a causa dell’infortunio?
Non dipende da me, ma magari riuscissi ad essere portabandiera. Mi piacerebbe davvero. Mi sono perso molti tornei importanti a causa degli infortuni, tornei a cui hanno partecipato i miei avversari, come gli Slam, il Masters, la finale di Coppa Davis. Ma sicuramente la cosa peggiore è stata perdere i Giochi Olimpici a Londra. Primo perché si svolgono ogni quattro anni e poi perché ci tenevo molto ad essere il portabandiera.

Crede sia giusto che un tennista che ha vinto 14 Slam, quattro Insalatiere e l’oro olimpico debba obbligatoriamente prendere parte a tre incontri di Coppa Davis per partecipare a Rio?
Gli altri fanno le regole e le regole si devono seguire. Non so benissimo come funziona il regolamento olimpico per qualificarsi. La verità è che per un motivo o per un altro, dal 2012 non ho potuto competere in Coppa Davis e in molte eliminatorie non è stata una questione di volontà ma di infortuni. Inoltre l’ambiente non è stato buono e adesso ci troviamo in questa situazione.

La Spagna è obbligata ad avere un doppio misto ai Giochi Olimpici. Le piacerebbe giocare in coppia con Garbiñe Muguruza?
Mi piacerebbe molto giocarlo con lei, ma manca ancora molto.

Sembra però chiaro che il doppio lo giocherà con Fernando Verdasco.
Non è ufficiale. Con Fernando abbiamo parlato di iniziare a giocare insieme alcuni tornei da Montreal e poi si vedrà.

È importante per i giocatori che il nuovo presidente della Federazione Spagnola vi sia vicino?
Non è importante che sia vicino a noi. Il tennis non è solo la Coppa Davis o la Federazione, ci sono cose più importanti da fare. Il punto è che la Coppa Davis è una fonte di guadagno molto importante per la Federazione e il tennis professionistico aiuta a creare un seguito, a creare contratti ed entrate. I contratti che si stipulano con le imprese ci sono grazie ai successi ottenuti ed è per questo che bisogna occuparsi del tennis professionistico. L’importante è che un presidente conosca lo sport.

Djokovic, Federer e fra poco anche Murray sono sposati e i loro figli li vedono o li vedranno giocare a tennis. Non le piacerebbe che i suoi figli la vedessero giocare?
Non credo perché non è nei miei piani. Non è una cosa che mi appassiona più di tanto. Ognuno ha i suoi tempi. Sono una persona a cui piace la famiglia, i bambini, ma è anche vero che la mia idea di famiglia è avere una vita più stabile. E al momento con i viaggi non lo è.

Come giudica la notizia della stampa francese che ha scritto che il suo amico Pau Gasol non era pulito all’Eurobasket?
È una cosa che è successa anche a me. Però per mia esperienza dico anche che in Spagna tendiamo a dare troppa visibilità a queste cose. Alla fine quello che c’è scritto in un blog finisce per diventare una notizia di portata mondiale. È sgradevole, ingiusto ed una mancanza di rispetto. Se si deve denunciare che lo si faccia, ma creare questo show mediatico non fa altro che dare una brutta impressione del nostro paese. Creare questa situazione di tensione fa si che la notizia venga divulgata di più. Invece ciò che si dovrebbe fare è dargli meno visibilità possibile, perché il giornalista che scrive una cosa del genere non è preparato e non è serio.

Sarebbe una delusione non riuscire a vincere più uno Slam?
Non può essere una delusione dopo averne vinti 14. Se la mia carriera finisse oggi sarebbe stata una carriera da sogno. Ma questo non mi toglie la voglia di continuare a divertirmi nel tennis, e adesso mi diverto.

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