WTA Finals interviste, Radwanska: "Non importa come inizi, ma come finisci"

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WTA Finals interviste, Radwanska: “Non importa come inizi, ma come finisci”

WTA Finals interviste, A. Radwanska b. P. Kvitova 6-2 4-6 6-3. Leggi l’intervista e l’audio in originale del post partita

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Congratulazioni.

Grazie a tutti!
Com’è aver vinto questo trofeo dopo l’anno che hai passato?
Semplicemente incredibile! Proprio non me l’aspettavo, specialmente dopo un inizio anno non proprio esaltante. Però come si suol dire “non è importante come inizi, ma come finisci”. Ancora non ho parole per definire le sensazioni avvertite in campo, davvero non me lo aspettavo proprio.
Prima di Singapore non avevi battuto nessuna top5 quest’anno, ora ne hai battute tre in quattro giorni, non male!
Già.
Parlaci del tuo livello quest’anno. Le due sconfitte iniziali potevano trarre in inganno sul tuo livello di gioco tenuto nel corso di questo torneo?
Come ho detto prima ho perso quei match ma non ho giocato male. Sono state partite molto lottate, ma semplicemente non ho sfruttato le occasioni che mi si sono presentate. Non ero abbastanza concentrata e quando qualcosa andava per il verso storto non riuscivo a rientrare in partita. Tuttavia non sono stati match giocati male, specialmente quello contro Maria (Sharapova, ndr.). Sapevo che dovevo restare in forma e riposarmi bene, fattori essenziali per tutte noi. Non so come ma col tempo mi sono adattata alle condizioni e alla superficie, in questi due giorni ho aumentato in maniera esponenziale il mio livello.
La Kvitova è riuscita a vincere il secondo set e a ottenere un break all’inizio del terzo. Come ti sei sentita in quei momenti e cosa hai fatto per fermare la sua ascesa?
Ci sono stati molti break in questo match; nel secondo e terzo set ho perso il servizio molto presto; di certo per entrambe il servizio non è stato la chiave del match. Potevamo capovolgere la situazione da un momento all’altro. Alla fine ero solo un break di svantaggio ma per il resto è stata una battaglia dall’inizio alla fine.
Ti abbiamo visto piangere in campo sia dopo la semifinale che dopo la finale. Hai vinto un grande torneo come Miami e sei arrivata in finale a Wimbledon, quindi ti voglio chiedere perchè vincere oggi è stato così emozionante per te.
L’ho già detto altre volte, questo torneo è diverso dagli altri. Forse mi sono emozionata così tanto perché non mi aspettavo né di essere qui e in secondo luogo di arrivare in semifinale; qui c’è lo zampino della fortuna. Poi ho pure giocato quella fantastica semifinale contro Garbine (Muguruza, ndr.), questa finale vinta, il trofeo… Non me l’ aspettavo per niente, sarà per questo che mi sono lasciata andare in questo modo.
Potendotelo chiedere ora visto che sono passati alcuni mesi, dato che hai avuto tempo per riflettere, per quali motivi credi che la collaborazione con Martina Navratilova non abbia funzionato?
Semplicemente credo che le tempistiche siano state sbagliate. A inizio stagione non mi sentivo bene e non riuscivamo a far combaciare i nostri impegni. Abbiamo deciso insieme di interrompere questo rapporto.
Da questa collaborazione hai comunque appreso qualcosa?
Naturalmente, lavorare con Martina è stato un grande onore, specialmente per la sterminata esperienza tennistica che possiede. Mi ha dato un sacco di consiglio su come migliorare sia dentro che fuori dal campo, abbiamo passato dei bei mesi insieme.
Qui hai giocato un’esibizione nel 2011. Ti ricordi qualcosa e riesci a comparare l’atmosfera di allora con quella di questi ultimi due anni (le WTA Finals si disputano dal 2014 a SIngapore, ndr.)?
Sono situazioni che non si possono paragonare, il pubblico quest’anno è stato fantastico; tifavano per qualunque giocatrice e si poteva percepire il loro coinvolgimento e come si stessero divertendo, amano il tennis. E’ stupendo giocare con questa platea, sono riuscita anche a sentire moltissimi cori polacchi e vedere altrettante bandiere della mia nazione… Fantastico!
Prima di te l’ultima campionessa della WTA Finals a non aver vinto uno Slam lo stesso anno è stata la Mauresmo. E’ successo nel 2005 e l’anno successivo ha vinto due Slam (Australian Open e Wimbledon, ndr.). Come pensi che questa vittoria possa accrescere la fiducia nei tuoi mezzi o aiutarti a vincere un Major?
Sicuramente mi darà più fiducia, soprattutto in virtù del fatto che per vincere uno Slam devi quantomeno battere alcune top player consecutivamente. Forse qui è ancora più difficile perché siamo solo in otto e non hai primi turni facili per abituarti al campo. L’anno prossimo cercherò di iniziare bene approfittando del credito che mi ha dato questo torneo. (Sorride,ndr.)
Il trofeo è molto grande e il torneo molto importante, sicuramente il più prestigioso della tua carriera. Hai pure guadagnato $2.000.000, non male!
Sì, direi che non mi posso affatto lamentare!
Che ci farai con questi soldi? Ci hai mai pensato? Puoi offrire più di qualche birra.
Ad essere onesta ancora non ci ho pensato, ma dovrò farlo al più presto. Sicuramente stanotte festeggerò col mio team che è più stanco di me a forza di seguire le mie partite drammatiche. Di certo mi merito anche un po’ di shopping, farò pure quello. Il resto lo terrò per me, penserò dopo come spenderlo.
Niente per noi? (Risate, ndr.)
Per la prima volta non so davvero come rispondervi. (Altre risate, ndr.)
Un mio collega in Cina mi ha detto che Andy Murray ha ritardato la sua conferenza stampa al Roland Garros perché voleva vedere il tuo match. Che ne pensi? Ti capita di vedere qualche sua partita?
Di Andy Murray? Ovvio che sì.
Che mi dici a riguardo?
Purtroppo ha scelto il momento sbagliato, a Parigi è andata malissimo: tuttavia apprezzo chiaramente che alcuni giocatori come Andy vedano le mie partite. Amo il suo gioco, è un giocatore incredibile, mi piace tantissimo vederlo giocare. Ogni volta che lui gioca e lo trasmettono in tv lo vedo, ora ovviamente avrò tempo per gustarmi i suoi match a Londra.
Per tutto l’anno hai spesso ceduto e faticato nei terzi set, mentre negli ultimi 2 giorni hai giocato con una calma che non si vedeva in te da molto tempo, come mai? Perche’ credi che sia successo?
Parli di oggi?
Voglio sapere perchè hai invertito invertito il trend in queste ultime 2 giornate.
Posso dirti che il terzo set di oggi è stato pieno di alti e bassi, ci sono stati molti break e game lottatissimi. Ripeto, il servizio non era la chiave del match, dovevo solo combattere fino alla fine. Non ero molto nervosa perchè pensavo che non avessi niente da perdere, avevo già fatto tantissimo a raggiungere la fine. E’ ovvio che all’ultimo punto senti maggiormente la tensione, ma la mia intenzione era quella di giocare il mio miglior tennis fino alla fine. Credo che per tutto il match ho mantenuto un livello standard molto alto, da parte mia non ci sono stati molti alti e bassi, forse è questo il motivo.
Dunque tutte le giocatrici ti chiamano La Profesora. Ogni volta che vengono qui dicono che sei una delle giocatrici più intelligenti nel circuito, abbiamo raccontato l’aneddoto su Andy Murray. Come reagisci vedendo tutto quest’alta reputazione che sei riuscita a costruirti, tenendo anche conto che non hai mai vinto uno slam e non sei mai stata numero 1 al mondo’
E’ una sensazione stupenda, è bellissimo sentirsi dire queste parole, specialmente da gente con Andy Murray o dalle altre ragazze. E’ davvero una bella reputazione, non posso fare altro che apprezzarlo. E’ fantastico ricevere i complimenti quando mi dicono che il mio gioco è intelligente o molto divertente. Ogni volta mi riempio d’orgoglio come se lo sentissi per la prima volta.
Nel secondo set non hai fatto unforced errors, ma l’hai comunque perso. Sotto 2-0 nel terzo, come sei riuscita a reagire e a tornare in carreggiata?
Credo che nel secondo set Petra abbia giocato un po’ meglio del primo. A inizio match ha fatto un paio di errori banali e in generale ha giocato in maniera molto aggressiva, con una profondità di palla tale da costringermi a correre dietro la scritta “Singapore”. Stava giocando il suo miglior tennis e non potevo fare niente. (Rivolgendosi ai giornalisti) Perchè ridete? E’ così (risate, ndr.)! Ha cominciato a giocare in maniera iper aggressiva e la partita stava volgendo dalla sua parte, poi sono stata in grado di sfruttare le mie chance col risultato che tutti conosciamo.
Nel secondo set Petra ha vinto otto punti di fila, facendoti il break e tenendo il servizio a 0. Sappiamo tutti cosa può fare nelle sue giornate di grazia. Quando sei in quel tipo di situazione cominci a pensare “Oh no, sta arrivando Petra!”, e come cerchi di restare nel match?
E’ vero, già so che picchi può raggiungere in una singola partita e quanto sia potente il suo gioco e il suo servizio. Sfrutta al meglio il fatto di essere mancina, forse è la migliore del circuito, e ovviamente anche la più pericolosa da affrontare. Faceva solo vincenti e non ho potuto fare molto, ecco perchè ho perso il set con quel punteggio netto, non c’era niente da fare.
Traduzione a cura di Benedetto Napoli
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