La Piccola Biblioteca di Ubitennis. Nick Bollettieri e il suo libro troppo diplomatico

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La Piccola Biblioteca di Ubitennis. Nick Bollettieri e il suo libro troppo diplomatico

Piccola Biblioteca. Recensiamo oggi un libro (discutibile) di un personaggio molto discusso. Per alcuni un guru del tennis, per molti un genio del marketing. Leggendo “Cambiare gioco”, la sensazione è quella di un’autocelebrazione. Più che un libro, forse, una grande operazione editoriale

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Bollettieri N. e Davis Bob, Cambiare Gioco, trad. Carminati C. e Gallitelli E., Mondadori, 2015.

Nick Bollettieri non ha certo bisogno di presentazioni. La sua storia viaggia a stretto contatto con buona parte della storia del tennis degli ultimi 60 anni. Motivo per il quale il suo libro, pubblicato da Mondadori e apparso sugli scaffali delle librerie pochi mesi fa, ha attratto molti appassionati di tennis e curiosi. Attenzione però! Leggendolo, più che al racconto della vita di un uomo di sport, vi troverete davanti a un esempio di autocelebrazione e “perbenismo”: il testo, infatti, seppur arricchito di qualche aneddoto interessante e utile a riattivare l’attenzione di un lettore altresì assopito, si dimostra essere un elenco di brevi racconti, ma soprattutto di ringraziamenti degli atleti passati sotto la custodia del Nick Allenatore, nonché delle persone che, nel corso di una vita trascorsa tra i campi di tennis, hanno finanziato, o comunque aiutato, il Bollettieri “Manager” nei suoi progetti. Si parla, quindi, senza ombra di dubbio di personaggi di tutto rispetto – almeno 10 giocatori diventati numeri 1 al mondo! – ma per i quali si viene a conoscere poco o nulla di nuovo attraverso libro.

L’impronta data ai vari capitoli, del resto, fa emergere, forse non volutamente, ma comunque implicitamente per via dello stile scelto, un “utilizzo” degli attori ringraziati, teso a descrivere le idee e i risultati dell’io scrivente. Uno schema, quest’uso della conoscenza col “Personaggio”, volto a valorizzare le proprie azioni, che si ripete pagina dopo pagina. Perfino nel capitolo dedicato ad Agassi, che in “Open” non ha certo risparmiato critiche a Bollettieri, il coach non riesce ad uscire dal buonismo che contraddistingue ogni incontro con il campione di turno. Emblematica in questo senso la chiusura del paragrafo dedicato al tennista di Las Vegas a pagina 129: “Ma oltre a essere orgoglioso di Andre come tennista, sono altrettanto fiero di lui come uomo. Ha messo su una splendida famiglia con sua moglie Steffi Graf e i loro due bei bambini. (…) Oggi Agassi è un uomo serio e generoso il cui contributo alla società va ben oltre i suoi successi da tennista”.

Inoltre, come si può notare nelle poche righe sopra riportate, lo stile della narrazione è molto semplice, quasi fosse un racconto orale. Tale esagerata semplicità, se ad un primo impatto potrebbe far credere nell’intenzione da parte dell’autore di voler esaltare la complicità e la confidenza con i protagonisti dei singoli capitoli, a lungo andare non fa altro che sminuire l’impatto del contenuto. Troppa la leggerezza, per esempio, utilizzata nelle parti del libro in cui Bollettieri parla dei suoi sentimenti verso i figli e verso le diverse compagne di vita.

Ovviamente, tale analisi del libro non vuole e non può certo togliere il dovuto merito a colui che è considerato da quasi tutto il movimento tennistico un vero e proprio “guru” di questo sport, forse il miglior uomo di marketing di sempre. Quest’ultima caratteristica potrebbe essere la ragione per la quale Nick non ha avuto il coraggio di sbilanciarsi in nessun senso nel narrare le sue memorie, ma ha preferito mantenersi nel terreno del politically correct, così da non scandalizzare o allontanare nessun potenziale futuro cliente o futuro sponsor. Il nostro consiglio, allora, è quello di ricordare Bollettieri così come ce l’hanno fatto conoscere nelle loro telecronache i grandi Clerici e Tommasi e il nostro Ubaldo, ovvero mettere da parte quanto viene fuori dal libro in questione e rimarcare, invece, una delle sue chicche da allenatore: “Butta la palla sempre di là, può darsi che non torni indietro”.

Così facendo speriamo che, magari, un Nick Bollettieri in “pensione” decida, perché no, di scrivere un’ultima e vera autobiografia, senza filtri diplomatici, nella quale esprimere ciò che realmente pensa e ciò che realmente è accaduto dietro le quinte della sua incredibile e unica vita.

a cura di Manuel Calcaterra e Chiara Gheza

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