Un primo lunedì di paura all'Australian Open: scommettiamo che non succede nulla?

Editoriali del Direttore

Un primo lunedì di paura all’Australian Open: scommettiamo che non succede nulla?

La solita caotica prima giornata di uno Slam non aveva bisogno del “falso scoop” della BBC che ha approfittato dell’avvio di uno Slam per fare esplodere la sua bomba. Quella dei match truccati, delle combines agevolate dalla mafia russa, con implicazioni presunte anche di quella italiana, perchè spesso spunta fuori una pista “siciliana” per via di qualche cellulare. Sul campo escono subito 9 teste di serie, sette donne e due uomini

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Siccome niente fa più notizia di una cattiva notizia, questa – anche perché diffusa dalla BBC che è fonte più autorevole di Ubitennis e addirittura del mio vecchio blog “Servizi Vincenti” che di questi fatti e presunte combines scrisse a lungo già nel 2007, pubblicando anche una lista di 43 matches sospetti – ha fatto il giro del mondo e oggi non s’è quasi parlato d’altro.

Tanto da costringere il torneo ad improvvisare una conferenza stampa nella quale il CEO dell’ATP Chris Kermode ha detto le solite prevedibilissime e peraltro inevitabilissime cose riassumibili in “rigettiamo l’ipotesi di qualsiasi prova che si sia nascosta per una qualsiasi ragione. La Tennis Integrity Unit deve avere le prove per sostenere la colpevolezza di qualcuno e se queste prove le avessimo mostreremmo tolleranza zero, non nascondiamo niente.
Ci sono stati 18 casi attribuibili a 5 giocatori e ad un official che sono stati bannati dal nostro sport a vita” per concludere a chi, come il sottoscritto, gli faceva presente la contraddizione di un mondo che da un lato teme il mondo delle scommesse con i loro effetti negativi e dall’altro lo alimenta (l’Australian Open ha una società di scommesse fra i suoi main sponsors) “Scommettere non è illegale, noi stiamo parlando di casi di corruzione, è cosa diversa”.

Però Maria Sharapova più tardi nel rispondere anche ad una mia domanda ha detto: “Io scelgo i miei sponsor e preferirei non associarmi ad alcuni…

Novak Djokovic ha detto: “È una situazione border-line…

Come ha giustamente detto Roger Federer “Non so esattamente quali sono le cose nuove che sarebbero emerse. Ho sentito vecchi nomi…quella storia fu affrontata…Se ci diranno i nomi se ne può parlare, ma se si butta lì che c’è un vincitore di uno Slam senza farne il nome…io vorrei sentire i nomi, allora sarebbero cose concrete e puoi discuterne. Era un giocatore? il suo staff? chi? quando? un singolarista? un doppista? in quale Slam? È un nonsense rispondere qualcosa, è pura speculazione. È fondamentale proteggere l’integrità del tennis”.

A proposito di una mia domanda sulla possibilità che un aumento dei montepremi nei challenger potesse essere un deterrente Roger non si è detto d’accordo: “Quanto sia il denaro che metterai nel sistema ci sarà sempre qualcuno che approccerà i giocatori, o altra gente. Se aumenteranno i soldi per chi gioca i challenger, arriveranno a contattare chi gioca i Futures. I soldi non risolveranno anche se sono d’accordo che challenger e futures dovrebbero arrivare a poter aumentare i loro prizemoney. Il problema è nella testa di alcuni giocatori”.

Di nuovo c’è, sembra, che la BBC è entrata in possesso di alcune documentazioni su quei fatti, su quelle indagini, risalenti al 2007 e nei due anni successivi, a una lista di 43 incontri che si consideravano “sospetti” per gli enormi movimenti di denaro che avevano smosso – oltre 7 milioni di dollari per il match fra Davidenko e Vassallo Arguello – ma alla fine di tutto non è stato condannato nessuno e anche se la BBC parla di 16 giocatori compresi tra i primi 50 giocatori del mondo, incluso un vincitore di Slam e otto tennisti presenti all’Australian Open.

Però il responsabile della TIU non ha dato soddisfazione a chi, come lo stesso Federer, avrebbe voluto avere dei nomi. “Non sarebbe corretto”.

Quel che dice la BBC e cioè che la TIU avrebbe autorizzato a giocare tutti questi atleti è stato smentito vigorosamente. Sul fatto che ci fossero cartelli di scommettitori in Russia e in Italia, sia del nord sia in Sicilia, non si è riusciti ad avere risposte affermative.

E certo non sarebbe corretto fare dei nomi se non si hanno prove. E le prove non ci sono. Ha ragione chi ha detto “Non c’è sport più facile del tennis nel quale introdurre qualche scorrettezza che infici la regolarità di un match. Basta mettere d’accordo due soli avversari, chiedere di fare due doppi falli in un set, farsi rimontare in un altro, mettersi d’accordo per giocare soltanto il terzo set…”.

Tutto ciò detto…insomma la BBC – e la Buzzfeed _ ha sparato nel mucchio, in momenti in cui altri sport vivono (dal cricket qua al calcio delle serie inferiori, nazionali e non, al basket) momenti di pessima immagine.

La BBC ha certamente nuociuto al movimento tennis, se è vero che oggi io sono stato tempestato da varie radio che volevano reazioni dal mondo del tennis. E di nuovo, davvero di nuovo, non c’è proprio niente.

Anche se nel leggere che ci sarebbe anche una lista di tennisti coinvolti attualmente in attività che la TIU non rivela perché non può accedere ai loro numeri di telefono, ai conti in banca o ai computer, beh si resta abbastanza basiti. Perché se quelle ricerche non si sono potute fare come si fa a provare la loro colpevolezza? Come dei tre match disputati a Wimbledon …

 

Forse val la pena rileggere quanto scrissi nel mio blog nel 2007:

Era l’estate del 2007 quando il tennis finì sulle prime pagine di tutti i giornali a causa dell’ingente volume di scommesse sul match tra Davydenko e Vassallo Arguello nel torneo polacco di Sopot. A seguito di quella vicenda l’Itf commissionò uno studio sul rischio che le scommesse nel tennis potessero sfociare in episodi di corruzione e affidò l’incarico ad una struttura indipendente capitanata da Benn Gunn e Jeff Rees. I risultati arrivarono nel maggio 2008: nonostante l’incontro di Sopot non fosse stato riconosciuto come “truccato”, Gunn e Rees suggerirono alla federazione internazionale di dotarsi di una struttura permanente che vigilasse sul problema delle scommesse. Nel settembre 2008 Itf, Atp, Wta e i tornei dello Slam fondarono la Tennis Integrity Unit (Tiu).

A capo della struttura venne messo lo stesso Rees che in passato aveva lavorato con Scotland Yard contro la corruzione nel mondo del cricket. Nonostante fosse nata come indipendente dagli organi fondatori la Tiu prese sede presso gli uffici Itf di Londra.

Ricordate il caso Davydenko legato al vorticoso giro di scommesse che si accentrò sul match di Sopot 2007 fra il tennista d’origini ucraine e allora più anonimo della Vecchia Russia e l’argentino Martin Vassallo Arguello? Puntate fino ad oltre sette milioni di dollari oscillarono in un modo talmente anomalo che apparve fortemente sospetto agli addetti ai lavori e le scommesse furono addirittura sospese su richiesta di Bet&Fair.

Ma, dopo mesi in cui allo sbalestrato Davydenko fu detto di tutto e di più, al punto che perfino un paio di arbitri fra Parigi-Bercy e San Pietroburgo ritennero di punzecchiarlo e/o di accusarlo di scarso impegno (anche per via di qualche doppio fallo di troppo considerato addirittura …volontario), tutto finì però in una grandissima bolla di sapone, anche se ad un certo punto ad avallare le difficoltà di Davydenko “restio a vuotare il sacco”, come si lesse su un diffuso quotidiano nazionale, si arrivò a scrivere perfino di un possibile coinvolgimento della mafia russa, secondo alcuni “sponsor” dei giocatori d’oltre cortina quando questi erano ancora giovanissimi e impossibilitati a mantenersi sul circuito (e per questi aiuti ricevuti poi ricattabili).

Davydenko si ribellò vivacemente a tutte quelle supposizioni mai provate accusando di comportamento mafioso semmai proprio l’establishment ATP, nonchè il gruppo di betting che dando pubblica notizia della sospensione delle scommesse lo aveva gettato in pasto ai leoni…mediatici.

Ecco qui un articolo-traduzione che scrisse per il mio blog allora il mio ex vice Giovanni di Natale (oggi felicemente “sistemato” presso la tv Fit Supertennis). Mentre di una fantomatica lista di 42 incontri “sospetti” di combines, su cui la Tennis Integrity Unit avrebbe esteso le sue indagini, pur pubblicati anche da uno dei più attendibili ed importanti siti americani e per le quali ci si riferiva anche ad inchieste avviate dall’ex arbitro australiano Richard Ings, non si è mai più saputo nulla di ufficiale.

Innocenti e colpevolisti si scannarono. Chi dedusse che si trattava di accuse infondate, chi insinuò all’opposto che vi fossero casi insabbiati a protezione del sistema e dell’immagine d’uno sport fino ad allora sempre ritenuto “pulito”. Un ex boss della mafia, l’italoamericano Michael Franzese, sostenne che il tennis di vertice era condizionato dalle scommesse e che lo sporto della racchetta era in serio pericolo. e rivelò alcuni trucchetti con cui i malintenzionati avrebbero avvicinato i giocatori per cercare informazioni o possibilità di corruzione.

Per il “caso Davydenko” non erano mancate le audizioni, le carte bollate, tanto lavoro per gli avvocati con minacce di querele da una parte e dall’altra accompagnate da richieste di risarcimenti milionari. Muro contro muro fu eretto allora, e ricordo Ronnie Leitgeb, il manager di Davydenko, a dir poco inferocito con l’Atp. Grazie ai miei buoni rapporti con Leitgeb (ex manager di Andrea Gaudenzi oltre che di Thomas Muster) ottenni a Shanghai, in occasione del Masters di quell’anno, una lunga intervista con Nikolay Davydenko, il fratello Eduard e lo stesso Ronnie Leitgeb.

Dopo mesi di dichiarazioni contrapposte ma anche di lunghi silenzi, alla fine e in conclusione nessuna prova, nessuna condanna. Ma a gestire il tutto era allora l’ATP. La gestione della vicenda non fu esente da pecche e mi risulta che i minacciosi avvocati di Davydenko e Leitgeb abbiano avuto vita piuttosto facile per tacitare chi voleva mettere al bando il buon Kolya.

Il 22 agosto 2008 fu introdotta la grande novità: la Tennis Integrity Unit diretta da Jeff Rees, detective… “laureato” da 32 anni di servizio presso la London’s Metropolitan Police e Scotland Yard, nonché capo del Programma Anti-Corruzione del Cricket Internazionale per sette anni fino alla sua nomina più recente, sancita da parte dei quattro organismi che “governano” il tennis, ATP, WTA, ITF e Grand Slam Committee.

Però l’operazione investigativa di cui si è parlato di più (almeno in Italia…) fra quelle condotte dalla Tennis Integrity Unit ha riguardato sempre “pesci piccoli”. Era stata quella che aveva portato alla squalifica dei cinque tennisti italiani con il “presunto” vizio delle scommesse, tutti accomunati dalla disarmante ingenuità di essersi registrati con carta di credito e relativo piccolo deposito ad una società austriaca di betting.

Il siciliano Alessio di Mauro, ex n.68 del mondo, fu il primo “squalificato” della storia per aver indebitamente scommesso. Il 10 novembre 2007, da n.124 ATP, Di Mauro fu condannato a pagare una multa di 60.000 dollari e fu squalificato per 9 mesi per un’infrazione che poteva comportare una massima pena di 3 anni. Ci furono dirigenti che invocarono punizioni più severe, la FIT si schierò a sua difesa (e poi degli altri quattro italiani successivamente accusati di colpe più lievi nello stesso ambito), ma comunque Di Mauro non venne ritenuto responsabile di aver scommesso su risultati delle proprie partite né di aver tentato di influenzare quelle di altri. Vero patito del betting aveva scommesso più volte piccole cifre dal 2 novembre 2006 al 12 giugno 2007 ed era stato ritenuto “responsabile”-  anche se non vorrei sbagliarmi nel ricordare, ma mi pare abbia ottenuto poi una riduzione della sanzione economica a squalifica già scontata – a seguito di un’investigazione cominciata nell’aprile 2007.

In sanzioni via via calanti, ma da parecchi giudicate “eccessivamente dimostrative” _ e impugnate dagli azzurri _ incapparono successivamente nella “giustizia tennistica del Governing Body internazionale” anche Potito Starace, Daniele Bracciali, Giorgio Galimberti e il compianto Federico Luzzi.

Avevano giocato tutti cifre così modeste (molte scommesse da appena 5 euro…) che si sarebbe dovuto escludere a priori il dolo. Tuttavia, forse anche perché furono i primi ad essere individuati, tutti i cinque italiani furono puniti “esemplarmente” (quindi eccessivamente a detta degli addetti ai lavori) anche se poi attivarono un’azione risarcitoria negli Stati Uniti di cui non si sono più saputi gli sviluppi.

Ora, come accennavo, nel mirino degli investigatori, è entrato Filippo Volandri che, ovviamente, si augura _ così come chi scrive e non poteva esimersi dal farlo una volta avuta la conferma della notizia _ che finisca tutto come per Davydenko, mancato capro espiatorio.

A Volandri sono stati _ come da prassi _ ricordati i punti dell’articolo D.1 del Programma “Uniform Tennis Anti-Corruption” in relazione all’”aggiustamento” deliberato di un incontro (fixing) o di qualsiasi aspetto di un match, nonché le osservazioni che si collegano alle cosiddette “inside information” e si ritrovano nell’articolo B.15 del Programma e relative sanzioni per il giocatore o per sua interposta persona: tutte “carte” che i giocatori avevano ricevuto nel dicembre 2008, anche se pochi le avevano lette.

Volandri, per inciso (non breve) era stato al centro di un altro caso che però non riguardava le scommesse ma semmai il doping (sia pure anomalo): il 13 marzo del 2008, a Indian Wells, infatti lo avevano trovato ad un controllo assunto una dose eccessiva di Ventolin, un farmaco anti-asma che contiene il salbutamolo, un prodotto che non aiuta la prestazione ma può mascherare altri stupefacenti. Fu squalificato per 3 mesi _ la decima squalifica per un caso di doping a un tennista (i casi più eclatanti quelli degli argentini Coria, Chela, Canas e Puerta), ma la prima per un italiano _ e la brutta notizia gli fu comunicata proprio qui a Melbourne quando lui stava per scendere tranquillamente in campo contro Cilic. Dieci mesi dopo però fu accolto il ricorso di Volandri che, soffrendo d’asma, aveva quantomeno un permesso per utilizzare quantità inferiori.

Tornando al caso attuale a Volandri è stato chiesto _ naturalmente _ anche di cooperare all’accertamento della verità riguardo al match con Gabashvili in sintonia con il Programma della Tennis Integrity Unit.

A questo scopo l’investigatore delegato da Jeff Rees, Nigel Willerton, gli aveva inoltrato la richiesta di fornirgli entro metà novembre _ più o meno come accadde a suo tampo anche a Davydenko (che, se non ricordo male, si diceva impossibilitato a fornirli affermando di non sapere come recuperarli in tempi brevi e a distanza di tanto tempo per via dei suoi vari viaggi e il possesso per lui, sua moglie Irina e suo fratello Eduard di varie Sim card russe, tedesche e internazionali…) _ anche tutti i cellulari in suo possesso usati dal 1 gennaio 2010, nonché i tabulati e l’estratto conto di tutte le telefonate fatte da quei telefoni nel periodo 1 agosto-31 ottobre. Inoltre a Volandri si sono chiesti anche i dettagli di tutti i conti bancari a lui intestati supportati da dichiarazioni di resoconto in rapporto agli ultimi sei mesi, inclusi gli eventuali dettagli riguardo ad eventuali scommesse fatte.

A Filippo era stato anche chiesto_ all’inizio dell’investigazione, e presumibilmente allo scopo di poterlo interrogare _ anche il suo programma agonistico per il successivo bimestre. Un incontro con l’investigatore Willerton, presente qui a Melbourne insieme con Jeff Rees, era stato programmato qui durante l’Open, ma non ho certezze che ci sia stato. A Melbourne è stato sconfitto al primo turno dal russo Igor Andreev.

Sono andato a chiedere lumi nell’ufficio di Bill Babcock, executive director dell’ITF per i tornei del Grande Slam e dei tornei professionistici. Lo conosco da almeno 21 anni (il 1991 è stato il mio primo Australian Open…e anche il suo nell’attuale incarico dirigenziale). Nel corso di un colloquio informale cui accenno unicamente perchè Bill non ha preso alcuna posizione nè fatto alcuna dichiarazione che in qualche modo possa comprometterlo… Babcock ha tuttavia sottolineato come “Adesso non sia più come prima. Dacchè è stato formato la Tennis Unit Integrity, cioè nel 2008, gli investigatori non informano nessuno sul corso delle indagini, ma soltanto al termine di esse. Quindi io non so nulla del caso di cui mi parli e per la verità non dovresti saperne nemmeno tu…_ sorride davanti alla sua segretaria Cathy _ ma sappiamo benissimo che se succede è perchè le notizie trapelano proprio dall’ambiente dei giocatori…quando non accade tramite il tennista stesso, oppure magari attraverso un coach, un amico, un amico di un amico. Così accade che talvolta queste notizie che dovrebbero restare segrete invece vengano alla luce. Io – ha detto ancora Babcock al solo scopo di spiegarmi cortesemente come le cose funzionano _ di un nuovo caso verrei eventualmente informato soltanto se gli investigatori, raccolte tutte le indicazioni possibili, decidessero che è il caso di esaminare la vicenda con noi referenti. Insieme a me verrebbero investiti di un qualsiasi caso in discussione anche Jan Ritchie (direttore di Wimbledon) in rappresentanza dei tornei dello Slam, Gayle Bradshaw in rappresentanza dell’Atp e Diana Myers per conto della Wta. Se poi, venuti a conoscenza dei fatti e dei risultati delle indagini, ritenessimo tutti di dover dare un seguito alla vicenda, allora toccherebbe poi ad un organo giudiziario indipendente di decidere dell’assoluzione o della colpevolezza dell’indagato e sulle eventuali sanzioni. Ma ti ripeto: la procedura ora è molto seria, io non so nulla di quello di cui mi parli e sono contento di non saperne in modo da non avere assolutamente posizioni pregiudiziali. All’epoca del “caso Davydenko” era tutto diverso, era il 2007, l’Integrity Uniti non era stata varata (2008 come abbiamo visto), quella questione fu gestita unicamente dall’ATP”.

Di più Babcock, avvocato del Minnesota, non dice. Ma come gestì la vicenda Etienne de Villiers con l’Atp – pessimamente – lo ricordano in molti.

Insomma vedremo se ci saranno sviluppi o se finirà tutto in un’altra bolla di sapone come, ripeto, si augurano gli appassionati italiani e gli amici-sostenitori del tennista livornese che – val la pena di ricordare – nel 2007 salì fino a n.22 del mondo dopo aver conquistato a Roma le semifinali e un tris di vittorie memorabili a spese di Gasquet, Federer e Berdych prima di soccombere a Mano de Piedra Gonzalez.

Le sanzioni previste per ogni atto giudicato corruttivo possono arrivare ad un’ammenda di 250.000 dollari più una somma di ugual valore a quella incassata da un eventuale complice in connessione con la violazione commessa. Inoltre una squalifica fino a tre anni per una qualunque manifestazione disputata sotto l’egida dei “Governing Body”. Ma in certe situazioni di violazioni recidive e/o particolarmente gravi (4 clausole diverse su un regolamento troppo lungo da spulciare, 68 pagine) esiste anche la possibilità di una squalifica a vita.

Vabbè torno al tennis giocato per ricordare che il bilancio azzurro di questa prima giornata è negativo: due vittorie (Seppi e Vinci) e tre sconfitte (Errani, Giorgi e Lorenzi). Quattro di queste cinque sfide sono andate secondo pronostico. La sola in controtendenza quella persa da Sara Errani, testa di serie n.17, con la Gasparyan n.58.

Degli incontri degli italiani dovreste sapere già tutto, abbiamo dedicato loro ampio spazio. Per il resto se si eccettua la sconfitta di Paire, n.18 ATP e 17 del tabellone battuto dalla wild card americana Noah Rubin n.328 del mondo, un piccoletto di quasi 20 anni e di Long Island-New York- ha vinto tre tiebreak su tre – e il ritiro di Karlovic testa di serie n.22 contro l’argentino Delbonis n.52, le sorprese sono state quasi tutte…donne. Non solo Errani quindi.

Eliminate infatti la danese Wozniacki, anche lei n.18 del mondo ma testa di serie n.16 e finalista qui nel 2011, battuta dalla kazaka Putintseva n.76 Wta; la Stosur testa di serie n.25 e 27 Wta (ma Samantha in Australia è più fragile di quello che era la Mauresmo in Francia) dalla Pliskova più scarsa (Kristyna, n.114 del mondo); la tedesca Petkovic testa di serie n.22 e 25 Wta, eliminata da Kulichkova n.109; Sloane Stephens testa di serie n. 24 e n.26 battuta dalla Wang, qualificata cinese n.102; e infine la Cibulkova che è scesa a n.38 ma era stata finalista qui 2 anni fa: si è arresa a Kiki Mladenovic. La Pavluchenkova, testa di serie n.26 e 28 Wta, ha perso dall’americana Lauren Davis n.103. La Schmiedlova testa di serie n.27 e n.29 WTA ha perso dalla russa Kasatkina n.69.

Sette in una sola giornata, nella prima giornata anzi, non sono poche (senza considerare la Cibulkova). Vero che le più alte in classifica erano la n.16 Wozniacki e la n.17 Errani.

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