Le mille fatiche di Djokovic fanno sperare Nishikori. E Federer...

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Le mille fatiche di Djokovic fanno sperare Nishikori. E Federer…

Un torneo sorprendentemente complicato per Novak Djokovic, che dovrà dare fondo alle sue risorse per superare prima Nihikori e poi, forse, Federer. Meno chiuso del solito il match tra Serena Williams e Maria Sharapova

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Alla fine hanno vinto tutti i favoriti, sia nel singolare maschile che in quello femminile. Ma è stata una giornata molto più emozionante di quella di ieri, e per fortuna senza neanche aver dovuto scomodare fattori extra tennistici. Oddio, Anna-Lena Friedsman un po’ di pathos ce l’ha messo e ci ha regalato una nuova versione della battuta “da sotto”, fatta per provare a rifiatare un po’. Agnieszka non si è commossa e si è regalato il sesto quarto di finale agli Australian Open. Una volta soltanto è riuscita a vincere, nel 2014, sconfiggendo Victoria Azarenka, che era la detentrice del titolo rifilandole un 6-0 al terzo. La “Maga” riuscì nell’impresa di perdere quella semifinale con Dominika Cibulkova cavandone solo tre game. Se dovesse ripetere l’impresa, con Carla Suarez Navarro parte da favorita, stavolta avrebbe dall’altra parte o Maria Sharapova o Serena Williams, che finalmente sono riuscite ad incontrarsi in uno slam prima di una semifinale. Sarà l’ottavo incontro tra le due, il ventunesimo complessivo, e i precedenti sono sin troppo noti, visto che Maria non batte Serena dal lontanissimo 2004. Anche questo quarto di finale sembra essere sbilanciato dalla parte di Serena, non foss’altro per via dei pochi game persi dopo l’inizio complicato con la nostra Camila. Però la partita crediamo sia più aperta sia di quanto dicono i precedenti appunto, sia di quanto dicono i numeri del torneo. Le avversarie della russa sono sembrate più toste, soprattutto quella di oggi, Belinda Bencic, che si è fatta travolgere da 21 ace ma che è sembrata quasi pronta per livelli più alti. Dall’altra parte Serena, che sostiene di essere al 130% della forma sembra voglia più del solito accorciare gli scambi. Scelta tattica che però sembra dettata anche dalla consapevolezza di non poter reggere uno scambio lungo. Insomma, non è detto che finisca come le ultime 17 (!) volte.
Il vaso di coccio sembra quindi essere la povera Suarez Navarro, che aveva preso un sonoro 7-0 da Daria Gavrilova. È stata brava la spagnola a ricominciare come se niente fosse e a portare a casa il match. Come detto pronostico chiuso contro Agnieszka, a meno che la polacca davvero non si faccia assalire dai suoi fantasmi. Sul match di oggi Aga non ha tante colpe, Anna-Lena non ci aveva granché impressionato contro Roberta Vinci, ma invece la tedesca è stata praticamente perfetta. Nel terzo set, dopo cinque game di fila si è fermata proprio sul più bello, con psicodramma e lacrime annessi.

Niente psicodrammi ma due durissime battaglie tra gli uomini. Se Federer ha volteggiato contro un avversario che sembra di una diversa categoria, e Nishikori non ha fatto gli errori di Parigi contro Tsonga costringendolo all’impotenza abbastanza rapidamente, Berdych e soprattutto Djokovic, quello che non ti aspetti, hanno dovuto dare fondo alle propri risorse per arrivare all’appuntamento previsto. E se tutto sommato per il ceco ci poteva anche stare, visto che Bautista Agut non è prorpio l’ultimo arrivato, tutti si sono abbastanza sorpresi per le improvvise difficoltà trovate da Nole, che è stato molto falloso e che è venuto a capo di Simon solo nell’ultimo set. A dire il vero lì il serbo ha cambiato marcia, però è forse da qui che bisogna partire per provare a capire se davvero si sono aperte delle crepe nel muro del numero uno al mondo. In questi ultimi dodici mesi, Djokovic ha dato spesso l’impressione di tenere bassi i giri del motore nei primi turni, per poter accelerare soprattutto tra semifinale e finale. In questo è stato forse avvantaggiato da buoni tabelloni e più probabilmente dal netto divario che c’è tra lui e il resto della truppa. Stavolta Nole è incappato in un tabellone un po’ più complicato già dal primo turno, e se con Halys era stato costretto a rifugiarsi nel tiebreak per chiudere in tre set con Seppi quel tiebreak l’aveva praticamente perso, se ad Andreas non fosse venuto il braccino. Simon non è uno che invece si fa intimorire e quindi prima lo ha sovrastato nel tiebreak e poi addirittura l’ha portato al quinto. A questo punto Nole ha smesso di fare calcoli e ha semplicemente mostrato chi è il più forte. Il risultato è che tutto questo lo ha tenuto in campo per quasi undici ore. Nishikori, contro cui dovrà giocare il quarto di finale, c’è stato per poco più di otto ore, cioè praticamente una partita in meno. Ed è solo un quarto di finale, ma Nole potrebbe essere costretto ad una dura battaglia per poi trovarsi di fronte magari Federer che ha praticamente giocato la metà. E non avrebbe ancora finito, visto che l’aspetterebbe in finale probabilmente uno tra Murray o Wawrinka. Insomma per quanto sulla singola partita Djokovic parte favorito il suo vantaggio non è tale da stare tranquilli.

Per una volta molto dipenderà anche dalla scelta degli organizzatori. È chiaro che giocare in serata agevolerebbe un po’ il numero uno del mondo, che al solleone di Melbourne, anche se per la verità si è vista sin troppa pioggia in questi giorni, potrebbe non diciamo squagliarsi ma trovarsi ulteriormente in difficoltà. Sembra paradossale che si facciano tutti questi conti sull’aspetto fisico della vicenda, e soprattutto con Nishikori, ma troppo spesso è sembrato che il margine del serbo fosse dovuto sì a fattori tecnici ma appunto anche allo strapotere fisico che Nole ha messo in mostra spesso e volentieri. Nishikori dal canto suo, dopo aver aggiunto il polso ai suoi infiniti malanni, ha trascorso una mattinata tranquilla. Ha mostrato miglioramenti nel servizio e sembra non aver la stessa paura terribile della rete che lo ha attanagliato fino ad un paio di mesi fa. Non è certo diventato un giocatore di volo e vederlo nei pressi della rete è sempre un’esperienza sconcertante, ma sembra voglia provarci di più. Quello che vogliamo dire è che ptorebbe fuori una gran partita e col risultato tutt’altro che scontato.

Seppure per ragioni diverse in fondo anche l’altro quarto non sembra già scritto. Berdych ha battuto Federer già in due Slam però da un paio d’anni non sembra riuscire a trovare la chiave per aggredire il servizio di Roger. Soprattutto il ceco sembra essere in una fase un po’ di stanca: non progredisce e deve subire giocatori che forse prima avrebbe battuto agevolmente. E allora perché non considerarlo chiuso il match? Perché Federer, volenti o nolenti, non è un giovanotto. Se oggi con Goffin ha potuto mostrare tutto il suo incredibile repertorio, con Dimitrov ha giocato maluccio, anche se non ha corso particolari pericoli. Ma il rischio della cattiva giornata è dietro l’angolo e gli basta anche un calo sulle prime di servizio per complicare qualsiasi partita. Certo, il giocatore delle 301 vittorie slam continua ad essere una gioia per gli occhi e ogni volta sembra sempre l’ultima salvo ritrovarselo puntuale lo slam successivo almeno ai quarti di finale e con più che concrete possibilità di vittoria finale.

Domani notte si gioca la parte bassa dei due tabelloni, maschile e femminile. E né Murray né Wawrinka saranno tanto disposti a fare i comprimari. Però hanno due partite molto complicate, perché Raonic pare aver beneficiato del distacco di Ljubicic e Tomic prima o poi dovrà esplodere. Al confronto gli ultimi due ottavi sembrano fatti apposta per dare il quarto d’ora di celebrità a Monfils o Kuznetsov e per ammirare per l’ennesima volta la costanza di un giocatore come Ferrer al cospetto di un Isner che a Melbourne non ha mai superato gli ottavi.

Tra le ragazze c’è molta attesa per Victoria Azarenka, che può buttare la finale praticamente solo con le sue mani. Il ciclone che abbiamo visto in questo scorcio d’anno non dovrebbe temere neanche Angelique Kerber, che dovrebbe vincere il derby.  Nell’ultimo quarto di tabellone Ekaterina Makarova, dovrebbe riuscire a tornare in semifinale come l’anno scorso. Ma certo, il fascino della parte alta dei due tabelloni è ben altra cosa.

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