La Gran Bretagna festeggia...all'italiana. Due Murray più una Konta in semifinale

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La Gran Bretagna festeggia…all’italiana. Due Murray più una Konta in semifinale

MELBOURNE – AUSTRALIAN OPEN. La vera sorpresa però è il k.o. di Vika Azarenka con Angelique Kerber. La mancina tedesca al primo turno aveva salvato un matchpoint. Un ragazzino greco impressiona

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È stata una giornata memorabile per il tennis Brit. Due fratelli Scottish in semifinale, Andy in singolare, Jamie in doppio, più Johanna Konta nel singolare femminile. Mi ha ricordato il weekend “italiano” dell’ultimo US Open, di Flavia Pennetta, di Roberta Vinci. Quanta nostalgia. Cose che accadono ogni 40 anni…
Di fatto non vere sorprese queste britanniche, ma exploit abbastanza annunciati, per come si erano messi i rispettivi tabelloni.
Andy Murray ha superato per l’ennesima volta (la 13ma su 19) David Ferrer, e come in tutti i loro precedenti negli Slam (3-1) il match è finito in 4 set. È durato 3 ore e 20 minuti e David Ferrer era visibilmente contrariato quando dopo due ore e 16 minuti il match è stato interrotto per consentire al tetto mobile di chiudersi: era previsto l’arrivo di un acquazzone che invece non c’è stato. Ironia della sorte.
Nonostante avesse appena perso il servizio, lo spagnolo che –  compirà 33 anni il 2 aprile e che chiamano Ferru proprio perché sembra proprio fatto di ferro – avrebbe infatti preferito evitare di giocare indoor contro Andy Murray.
Lo stesso Murray ha ammesso di avere vantaggio a giocare indoor: “Sono nato e cresciuto su campi indoor, in Scozia l’inverno è rigido, non è come qui in Australia…”.
In Spagna fino a qualche anno fa i campi indoor non esistevano quasi.

Andy Murray affronterà Milos Raonic, che non ha faticato molto per superare Monfils, che era avanti 2-0 nei precedenti. A parte un po’ di braccino – Piatti dovrebbe essersene accorto – sul 4 a 3 poi ha giocato in grande sicurezza. Certo che Ljubicic forse non ha scelto il momento migliore per andarsene e magari adesso i maligni diranno che ci ha guadagnato il canadese. Per Milos, che è nato in Montenegro, sarà la seconda semifinale Slam, avendo perso la prima a Wimbledon contro Federer nel 2014. Parte sfavorito ma i precedenti sono 3 a 3 anche se Murray ha vinto gli ultimi due e l’unico negli slam abbastanza nettamente, ma era tanto tempo fa.

Comunque, era accaduto nel ’97 a Wimbledon che due britannici avessero raggiunto i quarti nello stesso torneo, Tim Henman e Greg Rusedski. Mentre 20 anni prima nel dicembre 1977 Sue Barker e John Lloyd aveva centrato qui le semifinali: ma erano tempi in cui l’Australian Open veniva considerata ancora “the limping leg of the Grand Slam”, la “gamba zoppa” degli Slam, come Rino Tommasi ebbe a definirlo in una lettera che scrisse a Brian Tobin, il presidente della federtennis aussie (poi diventato anche presidente della federazione internazionale). In quegli anni l’Europa aveva addirittura pensato di togliere all’Australia quello Slam, e Roma era candidata a conquistarsi la posizione del quarto torneo più importante dell’anno.
Fu la… miopia internazionale dell’allora presidente federale Paolo Galgani – purtroppo abbiamo sempre avuto presidenti federali d’estrazione molto provinciali e a digiuno della conoscenza dell’inglese…conoscenza imprescindibile per essere ascoltati in consessi internazionali (Francesco Ricci Bitti è stato l’eccezione, e quello fu il motivo per cui Galgani lo nominò, come diceva lui, “Ministro degli Esteri”) – che fece snobbare quell’intenzione che in qualche modo il presidente francese Philippe Chatrier, molto influente nonostante una inclinazione piuttosto sciovinista, pareva disposto ad assecondare.

Jamie Murray era arrivato in finale a Wimbledon e all’US Open con l’australiano Peers. Quindi che sia arrivato di nuovo insieme al brasiliano Soares non è una sorpresa. I due giocheranno contro Mannarino-Pouille che, dopo i nostri Fognini e Bolelli, hanno sorpreso anche i numeri uno del seeding, Rojer e Tecau.

E non è una sorpresa nemmeno che sia approdata alle semifinali la Brit nata a Sydney, la simpatica ed estroversa Johanna Konta (n.47 Wta), già negli ottavi all’ultimo US Open, perché contro la rivelazione cinese uscita dalle quali Zhang (n.133 e vittoriosa su Halep e Keys, fra le altre) era chiaramente favorita.
Credevamo tutti che avesse solo il doppio passaporto, inglese ed australiano, e lei invece ha rivelato di avere anche quello ungherese: “Sono un po’ la versione femminile di Jason Bourne !!!” e ride alludendo al film interpretato da Matt Damon, “The Bourne identity”.
Ha raccontato di quando a 13 anni decise di andare a Barcellona, a frequentare la Sanchez Academy. “Mentre ero lì i miei genitori decisero che non volevano stare dall’altra parte del mondo e poiché avevano il passaporto ungherese si stabilirono in Europa, in Gran Bretagna. Siccome in Spagna non stavo poi troppo bene andai anch’io nel Regno Unito. Si sacrificarono per me…”
È davvero una ragazza sveglia, intelligente, Johanna. Simpatica anche quando smentisce false leggende metropolitane riguardo al suo essere stata sia nuotatrice e al contempo quattrocentista, come appena detto alla tv australiana. E lei: “Sono aneddoti falsi entrambi. Non ho imparato a nuotare fino a quando avevo 14 anni…soffrivo di infezioni alle orecchie…quindi proprio falso questo! E …ero una discreta ottocentista, non quattrocentista. Sono orgogliosa di avere vinto gli 800 della mia scuola, ragazze e ragazzi, avevo 11 anni… Poi vinsi le gare del distretto e mi qualificai per i nazionali…ma non ci andai perché ormai avevo scelto il tennis. Insomma il tennis era la mia priorità, non ho mai intrapreso altri veri percorsi…Gli 800 metri sono durati poco, iniziati e finiti.”.
Gli inglesi insistono, le chiedono se potrebbe imitare Caroline Wozniacki che ha voluto correre la maratona di New York…”Mai dire mai, ma non è una cosa in cima alla lista delle mie priorità” dice la ragazza che era venuta qui tre volte sperando di entrare in tabellone senza mai riuscire a qualificarsi. Lo scorso anno aveva perso al primo turno delle qualificazioni.

Ma la vera sorpresa del giorno a mio avviso è stata la sconfitta della Azarenka con la Kerber: l’aveva battuta 6 volte su 6, le aveva lasciato solo un paio di set. La Kerber in questo torneo aveva salvato un matchpoint al primo turno con la Doi. A volte certi tornei nascono sotto una buona stella.
Pensavo che la Azarenka (“Ma ero davvero troppo piatta oggi! Ho giocato male ma avrei dovuto trovare ugualmente modo di vincere, ero 5-2,40-0 nel secondo ! Non sono stata attenta, colpa mia, devo essere me stessa…se sono triste e ho bisogno di piangere… devo piangere! ho bisogno di rompere qualcosa spero di non dover rompere nulla…ma potrei anche rompere qualcosa”) fosse l’unica tennista in grado di battere Serena Williams.
Penso proprio che Serena sia stata contenta che la Kerber gliela abbia tolta di mezzo. Non so se abbia stappato champagne….
La semifinale sotto sarà dunque Kerber-Konta, all’insegna del fattore kappa. Che la Radwanska vorrebbe sventolare anche nella semifinale alta, pur avendo perso 8 volte su 8 da Serena.
Vedremo, così come vedremo se Murray raggiungerà la quinta finale in Australia…per perdere anche questa.

Intanto segnalo di aver visto un ragazzino greco giocare molto bene: ma non mi era dispiaciuta la Samsonova e il giorno dopo era stata un disastro, idem il canadese Auger Aliassime e oggi ha preso una stesa. Tsitispas ha dominato l’americano Caruana, ma magari al prossimo turno evaporerà: sulle gare junior mai scommettere. Trovare uno che giochi bene cinque partite di file è un’impresa, e quando succede – come per Quinzi tre anni fa a Wimbledon – non è detto che abbia un seguito.

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